La Robur con la N tra Ac e Siena spacca in due il Monte e si prende prepotentemente l’intera posta. No, ricominciamo da capo perché a questa non ci crede nessuno.
La Robur in maglia nera domina i bianchi laziali e guadagna meritatamente i tre punti. A proposito di maglia nera, ma non è che i nostalgici delle sdrisce hanno avuto l’ultima parola? Vabbe’, ricominciamo un'altra volta perché nemmeno così va bene. Anche perché bianchi contro neri, sembra una partita di scacchi. O di dama. Certo dalle nostre parti torri e cavalli non mancherebbero, però dai, il paragone mi pare comunque un po’ troppo forzato. E poi di che dama vogliamo parlare? Almeno, fino a prima della pandemia, a noi poveri timidi bruttini pieni di complessi che abbiamo sempre dovuto sudarcela (e non mi fate essere più esplicito perché tanto avete capito), bastava fare un giro per il corso per vedere due dame tirate a lustro: un tacco, una gonna corta, uno scollo a v. Certo, c’era anche qualche damigiana, ma noi non siamo mai stati di bocca bona. Adesso invece… Adesso invece niente: le citte o se ne rimangono chiuse in casa a farsi i selfie da mettere su Instagram oppure, quando escono per andare alla Coop, lo fanno vestite come Messner quando rampicava il Monte Bianco. E a noi quindi non resta che l’immaginazione. Ma anche quella assai tarpata perché, diciamocela tutte, con queste mascherine siamo diventati di colpo tutti belli.
Io personalmente non mi sono mai sentito tanto a mio agio in vita mai quanto adesso: mascherina, cappello e occhiali da sole. Praticamente 6 mesi fa mi arrestavano per terrorismo e adesso invece sono perfettamente a norma di legge. Vuoi vedere che forse avevano ragione le donne talebane? Il loro burqa non era un simbolo religioso, ma un DPI (dispositivi di protezione individuale, per tutti colori che non avessero fatto il corso sulla 626) che le proteggeva dalla prima ondata, dalla seconda ondata, dalla terza, etc. etc. Terza ondata che sicuramente ci sarà a metà inverno, diciamo tra la befana ed il festival di Sanremo, che quest’anno non vincerà Diodato (di potassio). Mi fa sorridere che nell’anno più silenzioso della storia repubblicana, dove la gente è dovuta starsene a casa per mesi, la canzone che ha vinto il Festival (sembra passato un secolo ma non sono nemmeno 10 mesi) si chiamava "Fai rumore". Anche lui, come le talebane, forse lo sapeva. Sapeva che la gente nel silenzio della primavera si sarebbe riversata sui balconi per cantare "Azzurro", riesumando dall’armadio la canzone ufficiale di tutte le gite fatte ai tempi delle scuole elementari. "Andrà tutto bene", scrivevamo sulle lenzuola legate alle ringhiere, senza capire che invece di questo passo andrà tutto all’asta.
Sì ok, dicevamo della partita. S’è vinto col Montespaccato e a pensare a che brutta fine abbia fatto il Monte di Siena, spaccato, credo calzi proprio a pennello. Dunque, io non so bene chi fossero loro, però me li voglio immaginare come un’arcigna compagine guidata dal duo Tataranno-Gambale, ai quali si fa trovare sempre pronto il grande Svidercoschi, che ha un cognome da pinguino di Madagascar. Va da sé quindi che gli altri giocatori della rosa fossero Skipper, Soldato, Rico etc. etc. "Mi piace se ti muovi, mi piace quel che muovi. E allora: muovi!’’. Vabbe’, chiusa la parentesi ‘Wiatutti Children’ dedicata ai più piccoli (pss.. ehi, dico a voi: Babbo Natale non esiste!), riprendiamo il racconto.
Ci sono dei giorni di dicembre che il sole ti fa fare pace con l’inverno, con un cielo così sereno che sembra di poter frugare tra i pensieri della luna. L’assenza di nuvole ci trasporta velocemente ad altre temperature, che in realtà, nonostante il tepore, si dimostrano piuttosto rigide. Sul rettangolo di gioco, immersi nei cori di una curva che oggi più che mai ricorda il perché fino a qualche anno fa si chiamasse Jolly, presentiamo una formazione parecchio differente da quella di domenica scorsa, anche se me ne accorgo soltanto al trentesimo del primo tempo. Ma quanti giocatori abbiamo in rosa? Boh, dicevo fra me e me imprecando sottovoce per non disturbare la citta che ripeteva storia (smettila, la sai! Esci che hai 17 anni e arrivare a 40 è un attimo e poi te ne penti!). Vediamo: il computer è vecchio ma va, la connessione c’è (bei tempi quando la Marcuzzi faceva la pubblicità della Omnitel), quindi a questo giro non dipende da me. E allora aspetterò. Poi, finalmente arriva il collegamento che vinciamo già 1 a 0. E dato che la partita finirà proprio 1 a 0, direi che mi sono perso parecchio. Ma non importa. Occorreva vincere e vittoria è stata. Nel mezzo francamente mi sono un po’ annoiato, vuoi il solicchio che entrava dalla portafinestra lasciata imprudentemente aperta per permettere al cane di andare in terrazza e rompere i coglioni a tutti i passanti, vuoi il limoncello di fine pasto, vuoi tanti altri mille motivi, ma non è stata certo una partita da ricordare. L’ha sbloccata su rigore un ragazzo macedone con un bel paio di orecchie. E di domenica, tra il secondo e l’ammazzacaffè, una macedonia ci potrebbe anche star bene. C’era mai stato nella Robur un giocatore della Macedonia del Nord (mele, pere) - da non confondere con quella del Sud (aranci, chinotti, banane)? No, non c’era mai stato. E lui per festeggiare questa prima volta, ha visto bene di regalarci un goal. E decisivo per giunta. Certo, il rigore l’aveva angolato un pochino tanto che manca poco lo sbaglia, ma per l’erede di Alessandro Magno questi sono solo dettagli, giusto per aggiungere un po’ di spettacolo e drammatica suspense ad un pomeriggio di fine zona arancione (forse… Giani, che vogliamo fare?) pigro e svogliato. Poi, da lì in avanti, un niente cosmico per 70 minuti: un tiraccio, un liscio, un pedatone e poco altro. Lisci lisci fino al 90° minuto, con qualche grattacapo nel finale, figlio di un insicurezza dettata dalla paura di vincere e causata dal non aver chiuso prima la partita. Che poi chi l’ha detto che fare 2 goal corrisponda esattamente a chiudere la partita proprio non lo so. Perché basta un attimo, si tira i remi in barca (utilissima per la terza ondata) e zac, quelli ci rimontano e poi magari ci riprendono anche per il culo come gli spiritosoni di domenica scorsa. Ma no, non stavolta. A questo giro s’è vinto e va bene così.
Siena - Montespaccato 1 a 0: tre punticini. Piano piano, lemme lemme, zitti zitti… che fatica! E ritocca sudare fino a maggio!
…su quei gradoni (prima o poi), li ci troverai!
Mirko
O vediamo se questi scarponi si fanno prende pel culo anche dal Cannara...
RispondiEliminaMa di che stai parlando?!
EliminaMa tanti tanti tanti anni fa, quando tutta la provincia di Siena andò in trasferta a Cannara, che da quanti s'era manco ci si entrava, che si fece? Si perse?
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