De amicitia: sulla trasformazione dei cani da guardia in cani di compagnia

Riceviamo e pubblichiamo. Con una postilla. Questo articolo mi arriva il 16 luglio 2020 sulla posta di Wiatutti. Che colpevolmente non apro da qualche mese. Uno di questi giorni mi ricordo della sua esistenza e guardo: vi trovo questo interessante scritto. Che quindi pubblico oggi, scusandomi con l'estensore della mia mancanza. Il senso rimane intatto anche a distanza di qualche settimana, al di là di singoli eventi. Con calma, replicherò.

“You just call out my name

And you know wherever I am

I'll come running, to see you again

Winter, spring, summer or fall

All you have to do is call

And I'll be there

You've got a friend”.

Carole King, 1971

Partiamo da un evento, uno a caso ma non troppo: la gestione dell’Aessepì della giunta De Mossi. La premessa è semplice: con il nuovo corso, quello civico e trasparente, la giunta aveva nominato ad inizio 2019 l’organo di governo: Monica Crociani, presidente, Franco Laghi Pasini, vicepresidente, Elena Burgassi, Marco Serrecchia e Paolo Convito, consiglieri. Lo aveva fatto secondo prerogative e statuto, tutto regolare, scegliendo persone competenti e segnando una separazione non di metodo ma di area di appartenenza. 

Cosa fa l’Aessepì di Siena? Non inezie, gestisce Campansi, Butini Bourke e Pendola, farmacie comunali, parte delle cure intermedie, mense scolastiche e centro diurno dell’Alzheimer. 

Un pezzo bello grosso, insieme a quel che resta della Fondazione MPS e alla Parcheggi, della “holding” Comune di Siena.

Ma cosa succede il 12 giugno del 2020? Si dimette tutto il Consiglio Direttivo senza spiegazioni e la Giunta vara un cambio di statuto (e chiunque ci bazzichi, sa che dietro i cambi di statuto “volanti” di associazioni, enti o società si nascondono quasi sempre manovre poco chiare e fregature nei confronti di chi ne fa parte perpetrate da chi ne ha il controllo). 

Nessuna spiegazione di merito e qualche dichiarazione di metodo (mi pare che si voglia ulteriormente legare il Consiglio Direttivo alla maggioranza e il Direttore “operativo” al Consiglio), ma senza che nessuno abbia detto perché si è scelta questa strada. Il Consiglio Comunale, con la solita maggioranza bulgara vara il cambio di statuto e parte il secondo giro di valzer di nomine in un’anno e mezzo. 

Dietro sembra che ci sia la rimozione della attuale Direttrice, a quanto pare largamente riconosciuta come capace e adatta all’incarico (immagino quindi che il problema sia politico, anche perché a Siena da un paio d’anni, si può solo immaginare, qualcuno che le cose le dica addritto proprio non c’è). 

Insomma roba grossa, a mio parere l’ennesima dimostrazione di una gestione dell’amministrazione comunale autoreferenziale ed opaca, assolutamente deludente rispetto alle premesse non nei risultati (quelli li giudicherò a fine mandato, sperando di apprezzare un cambio di passo che ancora proprio non vedo) ma nelle modalità, inaccettabili da chi con il voto aveva chiesto coinvolgimento e partecipazione.

Ma perché scrivo questo commento?

Lo scrivo perché a Siena emerge ciclicamente, dalle ultime elezioni, una polemica sui blogger anti-groviglio. Si tratta di blog (persone) che per anni si sono oggettivamente presi in carico l’onere di controllare e spesso contestare un sistema politico-amministrativo incancrenito, travolto dal triplice fallimento del Monte dei Paschi e dalla conseguente eutanasia della Fondazione. 

Prima delle elezioni i blogger compatti si sono schierati a favore del cambiamento (almeno così avevamo capito). 

Dopo le elezioni invece la diaspora: il Bastardo è scomparso nel vuoto cosmico, il Santo fotografa judoka, tramonti e lastre sdrucciolevoli, l’Eretico si è trincerato dietro un profilo istituzionale (al momento parecchio comodo) e Almuta, eroico, è rimasto col cerino in mano (la fiammella dei watchdog) a presidiare la prima linea. 

Il cambio di passo è stato eclatante, e non basta cavarsela con la litania sul perché non fanno altri quello che fino a due anni fa facevano i Quattro dell’Ave Maria.

È stato talmente eclatante da non poter passare inosservato. Prendo a caso una serie di titoli del 2018 delle “Cronache da Foloso City”: “E ora Brunino ci spieghi il senso della ciclabile a Isola d’Arbia” (4 aprile), “Un nuovo assessore per due mesoni, ci necessitava” (28 marzo), "Leggerissimi problemini a MPSI...” (22 Aprile), “Wiatutti vuole andare a cena con Brunooo” (21 Marzo). La rubrica sarà pure ridanciana, ma prima le risate venivano fatte su argomenti scottanti e con chiari intenti di polemica politica. Oggi invece? Game over.

Forse il problema è che per qualcuno fare polemica contro gli “amici”, quelli per i quali si è fatta campagna elettorale (come non pensare a questo punto che non era il cambiamento l’obiettivo, ma “quel” cambiamento), quelli con cui si va a cena, quelli con cui si fa serata in contrada, è parecchio, ma proprio parecchio più difficile che farla contro i soldatini dell’apparato.

L’amicizia, che bella cosa, intere società, organizzazioni complesse, in regioni bellissime come la Sicilia, la Calabria o la Puglia, si basano sull’amicizia; anche associazioni iniziatiche più o meno segrete si basano sull’amicizia. 

Parliamo d’altro va: chi ha comprato la Robur?

AB