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mercoledì 19 febbraio 2020

Draghi sulla Britannia

Il 23 maggio 1992 Falcone muore assassinato dalla mafia. Il 2 giugno 1992 il gotha della finanza angloamericana ("British Invisibles") si incontra sulla nave "Britannia", panfilo della Regina d'Inghilterra. Il 2 giugno 1992 con un referendum popolare la Danimarca rifiuta di ratificare il Trattato di Maastricht.
Sul natante era presente anche Mario Draghi, allora Direttore Generale del Ministero del Tesoro. Il quale definì fin da subito l'invito "molto esotico". Il suo discorso tenuto sul "Britannia", vera introduzione alla conferenza, è stato pubblicato trenta anni dopo integralmente da pochi mesi su Il Fatto Quotidiano.
Nel corso degli anni, molti outsiders hanno pubblicato libri sull'evento. Tutti, all'unisono, definiti grandi complottisti dai Bravi, soprattutto del mondo dei media, alcuni dei quali arrivati perfino a negare che la conferenza fosse effettivamente avvenuta, fino allo sdoganamento urbi et orbi di qualche anno fa di Cossiga. Ma alcune parole di Draghi vanno ben oltre tutto ciò che i teorici del complotto in questi anni hanno potuto dire. 
In quella Conferenza sulle Privatizzazioni, che aveva lo scopo smaccato di riunire manager, investitori e decisori pubblici, Draghi tenne un discorso sulla vendita delle aziende pubbliche italiane. "Per una intera giornata di navigazione", scrive Draghi, "mi sarei trovato in contatto con quelli che potenzialmente sarebbero stati i miei clienti per i mandati da dare per le privatizzazioni". Ed il primo cliente fu la Goldman Sachs, dove - per puro caso - proprio Draghi fece carriera, come poi dopo Prodi e Monti. Tutti quelli cioè che dopo pochi anni dettero clamoroso impulso alla scia delle privatizzazioni.
Nella "teoria della schock economy", i banchieri sanno che, a fronte di eventi traumatici, si possono meglio adottare misure altrimenti difficilmente passabili in condizioni normali. Vista in questa ottica, la riunione sul "Britannia" svolta solo dopo dieci giorni dalla morte di Falcone, vergognosa sul piano etico, assume una diversa interpretazione: un Paese sconvolto dal lutto non ha sicuramente la voglia di approfondire questioni che paiono secondarie, come una "pacifica" crociera su un panfilo inglese.
Ma cosa disse Draghi? Molte cose. Alcune scontate, altre meno prevedibili, tante gravissime. Una fra tutte, la seguente: "Lasciatemi concludere spiegando, nella visione del Tesoro, la principale ragione tecnica – possono esserci altre ragioni, legate alla visione personale dell’oratore, che vi risparmio – per cui questo processo decollerà. La ragione è questa: i mercati vedono le privatizzazioni in Italia come la cartina di tornasole della dipendenza del nostro governo dai mercati stessi, dal loro buon funzionamento come principale strada per riportare la crescita. Poiché le privatizzazioni sono così cruciali nello sforzo riformatore del Paese, i mercati le vedono come il test di credibilità del nostro sforzo di consolidamento fiscale. E i mercati sono pronti a ricompensare l’Italia, come hanno fatto in altre occasioni, per l’azione in questa direzione. I benefici indiretti delle privatizzazioni, in termini di accresciuta credibilità delle nostre politiche, sono secondo noi così significativi da giocare un ruolo fondamentale nel ridurre in modo considerevole il costo dell’aggiustamento fiscale che ci attende nei prossimi cinque anni". "Dipendenza del nostro governo dai mercati stessi": mai fu più chiara l'intenzione di svendita della nostra economia agli squali della finanza mondiale. Un vero e proprio sacrificio sull'altare di questo indefinito Dio del Mercato, che oggi ci ha completamente fagocitati. Il tutto in nome dell'abbattimento della Bestia da sconfiggere, il debito pubblico. Debito pubblico che oggi sta galoppando ancora a ritmi sostenuti e crescenti. Sconfessando così tutte le teorie fondanti della svendita del patrimonio statale.
Ma bisognava fare rapidamente. Draghi doveva fare carriera, per poi arrivare presumibilmente dove in questo momento si trova. L'Itaglia doveva essere spogliata dei suoi gioielli (che pure dovevano essere riformati). Ma soprattutto, il processo di integrazione europea stava subendo un clamoroso contraccolpo, con la mancata ratifica danese del Trattato di Maastricht. Bisognava serrare i ranghi, decidere in fretta il nostro destino. Ed ecco infine, ancora nelle parole di Draghi, cosa significava l'adesione incondizionata al progetto europeo: "In alcuni casi, per trarre beneficio dai vantaggi di un aumento della concorrenza derivante dalla privatizzazione, potrebbe essere necessaria un’ampia deregolamentazione. Questo processo, se da una parte diminuisce le inefficienze e le rendite delle imprese pubbliche, dall’altra parte indebolisce la capacità del governo di perseguire alcuni obiettivi non di mercato, come la riduzione della disoccupazione e la promozione dello sviluppo regionale. Tuttavia, consideriamo questo processo – privatizzazione accompagnata da deregolamentazione – inevitabile perché innescato dall’aumento dell’integrazione europea".
Ah, una postilla. Pare che sul "Britannia" ci fosse anche un omino chiamato Soros. Il quale omino pare abbia guidato l'attacco speculativo alla lira di tre mesi dopo, nel cosiddetto settembre nero del 1992, facendoci perdere 50 miliardi di lire utilizzate per rintuzzare tali attacchi speculativi. Il tutto comportò l'acquisto dei nostri gioielli di famiglia da parte degli acquirenti angloamericani con un risparmio di circa il 30%...
Ah, una postilla. Mario Draghi mantiene la carica di Direttore Generale del Tesoro fino al 2001, mentre diviene anche Presidente del Comitato Privatizzazioni, che procede alla privatizzazione delle maggiori aziende nazionali. Poi nel 2002 è Vicepresidente (!) con competenza sull'area europea di Goldman & Sachs (che aveva acquistato in blocco, en passant, l'intera proprietà immobiliare dell'ENI). Nel 2006 diventa Governatore della Banca d'Italia. Nel 2011 Governatore della Banca Centrale Europea.




"Un vile, un vile affarista... Non si può nominare Presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman Sachs, grande banca d’affari americana... e male, molto male io feci ad appoggiarne, quasi ad imporne la candidatura [per la Banca d’Italia?] a Silvio Berlusconi... È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul “Britannia”, dell’industria pubblica... la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era Direttore Generale del Tesoro".
(F. Cossiga su Draghi, "Uno Mattina", 24.01.2008)

6 commenti:

  1. Del senno di poi...
    Che poi lo dica Cossiga, l'unico che sicuramente nel 1992 poteva indirizzare gli eventi in maniera diversa, mi fa proprio ridere.
    Il mondo in quegli anni ha preso quella direzione. E' la nostra storia, e sicuramente non si è decisa sul Britannia pochi giorni dopo la strage di Capaci, ma si è decisa in decenni di politiche che hanno prodotto dapprima il deficit ingestibile e poi i tentativi di riforma (che oggettivamente non hanno prodotto risultati, anzi).
    I tuoi articoli partono da una visione negativa, senza se e senza ma, dei nostri ultimi 30 anni di storia italiana. Io non la vedo così, abbiamo vissuto anni difficili, con notevoli "scuri" ma anche con "chiari" oggettivi. Le difficoltà, le dismissioni dell'industria pubblica, la crisi ciclicamente molto presente ha anche liberato nuove energie, portando innovazione e creando distretti industriali e terziari rilevanti a livello mondiale. La nostra crisi attuale (oggi sì che la mia visione è totalmente negativa) non è economica, ma sociale, ed è frutto del benessere diffuso ed insostenibile di cui abbiamo beneficiato. Avremmo dovuto tutti fare un passo indietro, facendo rinunce vere e lavorando fino allo sfinimento, come avevano fatto i nostri nonni, che se pure avevano poco prima della guerra, si erano trovati con niente in mano dopo la guerra civile. La realtà è che non siamo più in grado di farlo, siamo un popolo demograficamente, eticamente, moralmente, politicamente e socialmente morto. La colpa non è di Draghi o di Soros, ma soltanto nostra ed è per questo che vedo il sovranismo come il prolungamento di un'agonia e l'immigrazione come l'unica soluzione possibile, se la storia ci insegna qualcosa.
    AB

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    1. Beh, che il commento di Cossiga ti faccia ridere, sposta poco la questione. Cossiga rilascio’ un giudizio, che ad oggi mi pare poco controvertibile.
      Chiaro che il mondo non cambia per la riunione sul Britannia. Ma la cosa importante è che la riunione ci fu e che Draghi disse certe cose, sulle quali, come sempre quando si tratta di argomentare nello specifico delle questioni, non esprimi alcun commento.
      La mia visione negativa non è riferita agli ultimi 30 anni, ma parte dagli anni ‘60, quando il mondo iniziò a prendere la deriva (secondo me) che oggi si è ben configurata (e verrà presumibilmente di peggio). Ed è vero, la mia bocciatura è totale, questo mondo non mi piace.
      Oggi la crisi è anche sociale, perché derivata da quella economico-finanziaria, con la politica a fare da burattino: ciò era assolutamente preventivabile, ma chi lo diceva anni fa era tacciato di essere un complottista (come ora).
      E assolutamente non condivido la balla del lavorare di più, bla bla bla. No, si lavora troppo e spesso male. Ed è certo tutta colpa nostra, soprattutto per non avere mai protestato seriamente per quanto stava accadendo.
      Sovranismo e immigrazione: ma basta, su... Sempre le stesse cose.

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    2. Caro Almuta, ognuno ha le sue fisse. Riguardo alle parole di Draghi ti posso dire che privatizzazioni e deregolamentazione ci sono stati, lo sconquasso sociale c’è stato, è tutto davanti ai nostri occhi, ma si è trattato di un processo mondiale e nessuno ne è rimasto immune. Trovo però ridicola l’idea che si trattasse di un complotto globale studiato per impoverire la classe media. Si trattava della messa in pratica di teorie che prevedevano sicuramente un arricchimento dei potentati economico-finanziari ma che non prevedevano un tale collasso sociale. A sparigliare le carte sicuramente ci si è messa la ”web-globalizzazione“, i cui effetti non erano in quel momento neanche lontanamente prevedibili. Quello che mi sconcerta non è il Draghi nel ‘92, ma quello di oggi, che come tutti i politici veri si è reso conto di come lo squilibrio tra il mondo della produzione e quello della rendita finanziaria abbia portato a crisi economiche e sociali. Lo sa, insieme a molti altri, lo dichiara dimostrando di esserne consapevole, ma insieme al mondo politico di cui fa parte non mette in atto alcuna misura collettiva (non italiana, mondiale) per cercare di correggere la rotta. Non si tratta di ritornare a vagheggiare un passato che non tornerà più, usando il calesse al posto dell’aeroplano o i segnali di fumo al posto degli smartphone, ma di governare un mondo totalmente fuori equilibrio.
      AB

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    3. I “processi mondiali” non sono cose naturali, non è erba che cresce in un prato dopo la pioggia, il sole che sorge, la morte che arriva per tutti. Non si tratta di roba ineluttabile, ma di conseguenze/cause di precisi intendimenti, di strategie, di volontà, di decisioni.
      Non si trattava (solo) di voler impoverire la classe media, ma di ciò che il Potere anela da sempre, ovvero il controllo delle masse. Normale, non si inventa niente. Ogni era ha le sue metodiche e procedure in tal senso.
      Ed il collasso sociale non solo era inevitabile, ma presupposto. Non si può restare sorpresi, come se tutto ciò non si sapesse, non è accettabile (perlomeno, io non accetto). “Ops, ma guarda un po’ che è successo... Dopo anni di politiche volte all’impoverimento dei più, abbiamo un problemino sociale”: ma gnamo, via...
      Ma come non erano prevedibili gli effetti della globalizzazione? Ma c’e gente (tutta di sinistra, al tempo), che lo scrive dagli anni ‘90. Taluni dagli anni ‘60. Comunisti, socialisti, che al tempo (20 anni fa...) si dichiaravano a favore dei particolarismi, considerati ricchezza in antitesi alle dinamiche globaliste e neo-liberiste: oggi si sarebbero chiamati sovranisti, probabilmente.
      Ed il Draghi di oggi, se segui la traettoria ed il CV, è solo ultima espressione di quanto seminato negli anni precedenti, non esiste cesura ma anzi clamorosa continuità. E lo testimonia, come scrivi, il fatto che non prenda, lui e gli altri rettiliani, alcuna misura correttiva contro la deriva. Si chiama capitalismo, baby. Anzi, la forma degenerativa del capitalismo, che nasce in assenza di opposizione.

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  2. È ciò che dice Galimberti la presa della società da parte della tecnica che supera ogni morale e aspetto dell' uomo per portare al massimo l ' efficienza in """"teoria """"" a servizio dell'uomo.IL TRAMONTO DELL' OCCIDENTE nel suo libro lo spiega benissimo. Il pensiero occidentale impregnato di avidità e pragmatismo estremo di origine anglosassone distruggerà se stesso ed infatti....gli stati uniti cercano di conquistare il mondo " esportando democrazia " ( a suon di bombe di ogni genere) alla stregua dei peggiori capi nazzisti e per farlo con soldi illimitati vendono il loro debito pubblico alla Cina la quale ringrazia svalutando la propria moneta per aumentare l export. Poi arriva Trump e prova a distruggere questo perverso sistema con le ' pistole ad acqua ' ovvero i dazi che a nulla hanno portato in termini di vantaggi nazionali .....Quindi sì siamo destinati ad essere conquistati dai cinesi così come gli italiani si sono svenduti agli americani per meri interessi di pochi ...chi è autolesionista verso il nostro popolo italiano colpevolizzandolo farebbe bene a vedere cosa era l ' Italia prima e dopo certi eventi degli anni 90. Sono solo semplici fatti.

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  3. OH NON A CASO IL RENZINO VORREBBE NUOVO GOVERNO CON A CAPO DRAGHI APPOGGIATO DA ITALIA VIVA FORZA ITALIA ECC...UNO SCHIFO TOTALE !!!

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