Pensate solo alle dinamiche che hanno portato alla serata di Fusaro & Socci (ma soprattutto di Fusaro): budget di 3.000 euro dell'assessorato sociale riservato ai due in relazione ai fondi sull'intervento a sostegno dei minori (!!!), intervento di un gruppo di privati (?) a coprire il budget dopo la contestazione delle opposizioni, Fusaro scambiato per un fascista (nova), Socci scambiato per un neo-marxista (diamine), fine del pensiero unico, colpo di coda del pensiero unico, 150 sarde & friends nel congelatore di Piazza San Francesco, esponenti di Comunione e Liberazione che plaudono alla lotta di classe, pienone alla serata culturale.
E soffermiamoci proprio su questo ultimo punto. Alla fine i numeri sono sempre quelli che contano, al di là delle chiacchiere o di come tutti noi la pensiamo. Più di 500 persone per la presentazione di due libri è numero rimarchevole, oggettivamente. Segno che Siena ha bisogno, oltre la casacca che indossa chi espone, di tale eventi, di carattere sovra locale.
Alla fine, si è parlato pochissimo della sostanza della serata; quasi niente della presentazione dello spettacolo di Fusaro. Lo facciamo in grande rapidità noi, con tutti i limiti ed i pregiudizi che abbiamo. Per la prima parte, alla quale io non ero presente per scelta, rimandiamo al bel reportage de L'Eretico di qualche giorno fa.
Ordunque, "Bibbiano, il gender è tra noi", questo il titolo dello spettacolo del giovane filosofo. Ovvero, quanto di più fuorviante si potesse scegliere, constatato il discorso generale. Già, perché quanto esposto da Fusaro non è stata che una dotta esposizione del contenuto di un suo libro edito due annetti fa, intitolato "Il nuovo ordine erotico. Elogio dell'amore e della famiglia". Pubblicazione a mio avviso molto interessante, soprattutto nella sezione riferita al concetto di amore. Seguendo rigidamente il metodo di dialettica hegeliana, intercalato da intermezzi di buona musica, nell'esempio del teatro civile di greca memoria, Fusaro parte dal suo cavallo di battaglia, ovvero le storture della società neo e iper liberista, per declinare il discorso sul concetto di amore, baluardo di resistenza alle derive di quanto il mondo-merce ci propina. L'amore - richiamato da quanto già enunciato da Platone, Aristotele e Kant - è un sentimento che non si vende, non si sostituisce, non si compra. L'amore di un genitore verso il figlio, ad esempio; oppure l'amore dell'amante verso l'amata. L'amore è sempre per due e così rappresenta il contraltare dell'individuo monadico, astratto e senza legami che il mondo capitalista prevede. Amore che, sul versante societario, si declina nella famiglia tradizionale, eterosessuale, cellula etica originaria, creatrice di vincoli di comunità e baluardo anticapitalista.
E fin qui, il discorso ha una sua coerenza più o meno solida. A nostro avviso, è il salto che vi andiamo a descrivere che non quadra, o perlomeno è sottoponibile ad ampia critica.
Sostiene Fusaro che uno dei metodi per attaccare la famiglia tradizionale, come nucleo fondante della società civile, è oggi l'ideologia gender, neutra e unisex, che mira al godimento personale, egoistico e distruttivo, liberista e mercificabile: in sintesi, la base di un nuovo ordine amoroso, basato su prestazioni occasionali e sul consumismo erotico. L'ideologia gender affida cioè all'individuo la scelta dell'identità sessuale promettendo emancipazione ed uguaglianza, ma in realtà producendo smarrimento e perdita di identità, esaltando così la scelta individualizzata del panconsumatore, che non conosce limiti né misura.
A nostro avviso, tesi un po' stiracchiata, sebbene potenzialmente contestualizzata nel discorso fusariano. Non sappiamo soprattutto se la famiglia tradizionale, nella sua declinazione patriarcale, abbia poi prodotto tutto questo gran bene nella società contemporanea. E che l'orientamento eterosessuale non sia l'unico fondante della società civile non lo si sa a partire dal 1989 - ossessivo spartiacque di due mondi per Fusaro - se è vero che proprio in età antica greca (quella che così tanto piace al filosofo) l'omosessualità non solo era praticata, ma rappresentava appunto una base della cultura identitaria classica.
E Bibbiano? Bibbiano, nello spettacolo di Fusaro, non c'è. Ovvero, c'è a margine, roba di 5 minutini scarsi, a rappresentare il primo esempio dei tanti della deriva verso la quale si andrebbe incontro. Ma soprattutto Bibbiano, per Fusaro, non è fatto politico o giuridico, è solo una questione di umanità, è roba da bestie, di quale colore politico non interessa.
Insomma, tanto rumore per nulla, verrebbe da sintetizzare. Furbo Fusaro a porre Bibbiano in primo piano, meno furbi tutti coloro i quali hanno gridato allo scandalo senza prima ascoltare e poi criticare, in un crescendo che ha fatto solo il giuoco del giovane filosofo.
Roba da circo mediatico, roba da circo politico. Il caos, proprio di una città prevedibile, ancora totalmente impreparata all’ascolto, alla discussione ed alla critica (anche feroce) di quanto per decenni non sia stato dentro alla narrazione dei vincitori. E caos che però per noi è normale e giusto che esista, come sempre accade nelle epoche di transizione.
Per cui, w Fusaro, no?
"L’amore, dunque, si pone come tentativo della singolarità di raggiungere un’unità che le annulli, ma che le innalzi a una diversa prospettiva, quella del duale: dove l’unità stessa, raggiunta, lungi dall’annichilire l’individualità degli amanti, la potenzia e la porta alla sua pienezza d’essere, innalzandola al grado di una Totalità differenziata a cui si apre l’esperienza duale del mondo"
(D. Fusaro, "Il nuovo ordine erotico. Elogio dell'amore e della famiglia", 2018)
Dico la mia a me Fusaro piace abbastanza soprattutto per la critica alla società moderna del pensiero unico e mondialista PERÒ: criticare il capitalismo a priori come principio di tutti i mali è semplicemente miope e fuorviante...Non ero presente alla presentazione del libro quindi posso dire poco però ribadisco il mio pensiero in merito: ' il capitalismo va regolamentato soprattutto nei suoi aspetti speculativi e illegali' non si può creare a mio avviso un alternativa che soddisfi l' esigenze di libertà dell'uomo e al contempo contenerle in parte altrimenti l ' alternativa sarebbe l'anarchia oppure ancora peggio il comunismo sovietico. Ripeto che andrebbe tutelato di più il lavoratore e la legalità cosa difficile ma non impossibile soprattutto se si superano gli egoismi nazionali di pochi paesi usa e Russia in primis.
RispondiEliminaNon conosco granché Diego Fusaro, per cui non escludo che al giovane e intraprendente filosofo non dispiaccia utilizzare i meccanismi per arrivare alla ribalta conquistata, peraltro grazie anche a doti non comuni. Credo però che nessuno possa contestare il fatto che il soggetto dimostra coraggio e competenza nel cannoneggiare i principi guida e i diktat del pensiero totalitario che ci sta rimodellando tutti quanti.
RispondiEliminaMi limito ad esprimere la mia sorpresa nel constatare punti di contatto, su temi fondamentali attualissimi, fra il filosofo e Antonio Socci, l'altro protagonista della conferenza. Fusaro è di formazione marxista, Socci invece è imbevuto di cattolicesimo - due mondi distanti fra loro - eppure i bersagli dei loro attacchi sono gli stessi: il capitalismo globale che annienta la libertà dell'uomo, la rivoluzione nichilista dell'etica sociale, la perdita di identità e di sovranità nazionale degli Stati a favore di poteri ombra tecnocratici europei e mondiali.
Fusaro credo sappia mettere bene in evidenza le contraddizioni e gli abusi dei padroni del vapore, per cui, evviva il filosofo (marxista) torinese.