Finito il tempo paliesco, si inizia a riannodare il nastro dei ricordi. E per chi, come me, (anche) stavolta non ha partecipato in modo completo al mondo delle gioie e dei dolori legate alla contesa, non resta che parlare di "eventi secondari".
Sì, io sono uno di quelli che considera la presentazione del drappellone un evento minore in relazione a quanto succederà da lì a poco, nei giorni successivi. Questo sia perché sono sempre stato una capra (in stile sgarbiano) in fatto di arte (soprattutto pittorica) e poi perché, francamente, della beltà del cencio mi importa poco, in assenza di vittoria sul tufo.
Però intendo quanto sia importante quel momento, all'interno dell'Entrone. Non tanto in termini di tecnica pittorica o altre seghe da esperti d'arte, quanto soprattutto come parte di un rito comunitario ed indentitario, in cui il popolaccio zozzo conta assai più delle signorie sedute in prima fila, perché sarà proprio fra le mani del popolaccio zozzo che quel cencio sarà calato alla fine della gara vittoriosa. E della perfetta iconografia delle immagini mariane, a me - e al resto del popolaccio zozzo - importa davvero pochissimo, credetemi.
Da incallito lettore e collezionista di fumetti, ero assai curioso di vedere se Milo Manara avesse prodotto uno strappo grossolano con la tradizione senese, ovvero se - tanto per essere diretti - la sua Madonna fosse stata rappresentata un po' svestita, forse anche con un pezzettino di culo ignudo ben in vista. Sì, perché questi erano i discorsi mostruosi nelle ultime settimane che correvano fra gli strati popolari, al di là dell'immancabile dialettica sull'iconografia delle immagini mariane.
Insomma, un po' tutti ci aspettavamo un Palio trasgressivo, considerato il passato fumettistico di Milo Manara.
Ed invece...
"La vera trasgressione consiste nel rispetto", ci hanno riferito l'artista stesso e Daniele Magrini. Un rispetto che ha trovato, come ci ha spiegato Manara, un perfetto modello nell'Assunta di Tiziano degli inizi del 1500. Un rispetto che ha portato a verificare nei minimi dettagli cosa potesse piacere al popolaccio zozzo, pur mantenendo le caratteristiche peculiari del proprio modo di dipingere.
Ed ecco questo Palio con una Madonna dai tratti tipicamente manariani, ma totalmente rispettosa, nella visione dell'artista, delle aspettative del popolo senese, che difatti la ha applaudita in maniera spontanea.
Ora, questo Palio girerà per le vie cittadine per qualche giorno, poi troverà collocazione nel Museo di contrada, insieme a tanti altri gioielli artistici. I quali, ben oltre il loro intrinseco valore artistico, rimanderanno emozioni ai contradaioli soprattutto in funzione dei loro ricordi e dei loro filtri, che non sono certo quelli di un critico d'arte, improvvisato e non.
Il Palio è popolare, non è una kermesse artistica. Il cencio si bacia, si stropiccia, si tocca. Il Palio è sudore, bestemmie, lacrime e dolore. Quando avremo bisogno di una lezione di storia dell'arte ad oltranza, ci rivolgeremo a chi di dovere. Magari a un laureato ad hoc. Al momento, si applaude o si fischia.
"La vera trasgressione consiste nel rispetto” mi pare una stronzata tipica dei tempi attuali. Delle due l’una: o si hanno pretese artistiche nella realizzazione del drappellone, e allora oltre al Palio occorre rispettare chi lo realizza e la sua arte (cosa non avvenuta nell’agosto 2018), o non se ne hanno e quindi vale il tuo discorso incontestabile sul Palio “popolare”. Mi pare che le modalità di scelta dell’autore, la presentazione corredata da critici dell’arte dai tromboni spianati ed il fatto di finire in un Museo, sia indice di un indirizzo consolidato verso l’opera d’arte, vera o presunta che sia. Io amo Manara, Miele è la mia ragazza preferita ed avrei voluto essere Giuseppe Bergman, ma proprio per questo il suo Palio mi pare incredibilmente piatto. Manca completamente quel lato “onirico” e surreale presente nei suoi fumetti, quell’hellzapoppin che mi ha sempre affascinato e che per me avrebbe potuto trovare spazio in un Cencio. Una Madonna con le fattezze delle sue meravigliose ragazze non basta, per me Manara ha avuto paura e per questo non ha rispettato se stesso. Del resto le critiche ci sono sempre state e non vedo quindi perché proprio adesso dovrebbero terminare.
RispondiEliminaPs peccato non poter avere un Palio di Bonvi o di Jacovitti o di Bunker...
AB
Ci mancherebbe altro, W le critiche! Vero, Manara forse ha rispettato poco se stesso, ragione per cui, a mio avviso, vale ancor di più la fase del rispetto verso l’altro (cioè noi). Sul discorso Palio in quanto opera d’arte, mi sa che stavolta davvero, da non Senese, capisci poco ciò che intendo dire. Tanto per farti un esempio, fosse per me il Palio si presenterebbe fuori dall’Entrone, senza sedie riservate, cazzi e mazzi. Ma capisco di essere un troglodita, per cui va bene così.
EliminaDa non senese penso che tutte le cose abbiano dei pro e dei contro. Anche la solennità ha un suo fascino e contribuisce ad aumentare il desiderio. Comunque era Magnus, non Bunker (che tra l'alro è vivo)...
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