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giovedì 1 agosto 2019

Quando una donazione diventa un problema

Ooooh, finalmente, dopo quasi un annetto soporifero, in Consiglio Comunale si inizia a vedere qualche incazzatura, qualche discussione, qualche confronto tosto.

Il tutto su una questione anomala, ovvero una donazione di un Signora X, che "dota" potenzialmente il Comune di centinaia di opere d'arte da esporre nel grande contenitore del SMS.
Una cosa che, al di là dei costi accessori da garantire in cambio dell'accettazione della donazione che possiamo oggettivamente considerare accessibili (35.000 euro o giù di lì), di per sé poteva essere accettata come un evento positivo tout court. Se ci pensate, trattasi di una imponente dotazione di opere d'arte, dal profilo qualitativo altalenante ma comunque "spendibili" nella maggioranza dei casi, che fra l'altro vanno a coprire un arco temporale contemporaneo, nel quale oggettivamente il borgo polveroso difetta, in primis dal punto di vista dell'approccio psicologico e quindi materiale.
Al di là degli screzi fra maggioranza e minoranza, quindi, quale è il reale problema che ha portato e porterà presumibilmente ad un confronto aspro e periglioso?
A nostro avviso - e siamo nella fase della ripetizione compulsiva - trattasi del mancato progetto che ruota intorno al fulcro della politica culturale senese, il Santa Maria della Scala. Sempre lui, ancora lui. Il complesso museale a partire dal quale, in un'ottica immediatamente futuribile, potrebbe essere composta l'offerta cittadina artistica, che non implichi Ferrari o banchetti di cibarie.
Pensate solo ad un primo problema. Le centinaia di opere d'arte occuperanno uno spazio (che pare l'Avvocato abbia già individuato). Ma l'occupazione di uno spazio comporterà dei costi, diretti e indiretti. Ma i costi dovranno essere collocati all'interno di un programma. Ma il programma dovrà essere inerente ad un progetto. E così via, in un loop che non ha opzioni di soluzioni.
Come scrivevo qualche mese fa, la collocazione del Santa Maria della Scala come fulcro della politica culturale locale è diventata una assoluta priorità per questa Amministrazione. Non più procrastinabile dopo il passaggio paliesco agostano, dato che sono gli eventi che spingono in tale direzione. Fra chi di questa roba ne sa (e che andrebbe coinvolto) e chi di questa roba non ne sa ma dice che l'avrebbe fatta lui (bona), finché questo grande nodo non sarà affrontato e risolto, non solo sarà difficile definire una collocazione logica della donazione, ma le discussioni aumenteranno esponenzialmente.
Ma visto che, dopo la fase dell'asfaltatura di notte, delle rotonde, della rimozione dei pali su un muro pencolante e della rimessa in sesto di una colonna di una cinquantina di mattoni (cose normalissime, cui però ormai non eravamo più abituati), ci pare che si stia passando al vaglio della seconda fase di azione, quella delle cose "serie" (progetti di riqualificazione urbana, di miglioramento della viabilità, ecc), ora probabilmente è il tempo giusto anche per il Santa Maria della Scala.

1 commento:

  1. Analisi centratissima, come però lo era a mio parere la tua proposta di utilizzare Piccini proprio per lo sviluppo del polo museale. La proposta mi pare caduta nel vuoto pneumatico ed anzi proprio Piccini oggi è in prima fila nella battaglia del S.Maria a combattere all’arma bianca contro la giunta. Mi pare che il sindaco stia manovrando sul polo non come un civico che tenti di sfruttare le professionalità migliori su piazza (risolvendo anche il problema dell’unico vero oppositore “cum grano salis”) ma come un cummenda abituato al “ghe pensi mi”. Non siamo messi bene se la realizzazione del progetto S. Maria della Scala, cardine del superamento del turismo mordi e fuggi, si deve ridurre ad una sfida su chi è più esperto di arte e regolamenti tra il sindaco ed il suo prepreprepredecessore.

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