- Riccardo, presentati al grande pubblico di Wiatutti.
- Salve, mi chiamo Riccardo Manganelli e sono uno degli autori del libro "Roy, il pittore che odiò Siena", Betti Editore. L'altro autore è lo psichiatra Andrea Friscelli, con cui ho già collaborato, illustrando la copertina del suo libro "La notte che crollò la torre" (che tra l'altro ha sollevato qualche polemica per come l'ho interpretata) e realizzando tutte le illustrazioni interne di un altro suo libro, "Il villaggio delle anime perse", di cui "Roy" costituisce il seguito.
- Abbiamo letto "Roy". Anzitutto, formalmente, mi pare una novità quasi assoluta per quanto pubblichiamo dalle nostre parti: un formato graphic novel, che alterna sapientemente testo a disegni. Quale la genesi e la ragione di tale scelta?
- Innanzitutto la storia di Roy è una storia vera. Il tutto nasce dalle ricerche di Friscelli nell'archivio dei pazienti del San Niccolò, così come per il precedente libro. La storia di Roy era talmente particolare che meritava un testo solo per lui, visto che aveva scritto un libro di denuncia nei confronti del suo ricovero in manicomio, ripubblicato appunto in appendice, da cui ricaviamo notizie preziose sul funzionamento dei meccanismi di ricovero, le cure e quant'altro relativo alla vita all'interno del San Niccolò. In più, Roy aveva un livello culturale decisamente alto, proveniva da Vienna ed era pittore di professione come lo era stato il padre. Ho quindi proposto ad Andrea ed all'editore di provare un esperimento letterario, nel quale si intrecciava una graphic novel da me realizzata con la parte scritta da Andrea. Quindi il libro presenta la storia di Roy riscritta da uno psichiatra e parallelamente scorre il mio racconto fumettato che narra il tutto sotto una prospettiva distopica.
- Ecco, analizziamo allora la tua parte, quella del disegno. Cosa volevi trasmettere?
- Ho solo cercato di ripercorrere le sensazioni e gli stati d'animo di un individuo, in particolare modo un pittore che viveva di arte, che da un giorno all'altro si trova catapultato e prigioniero in una struttura per la cura delle malattie mentali di inizio secolo; è chiaro che questa ricerca viene condizionata dalle mie percezioni sulla libertà, sull'arte contemporanea e sul funzionamento del pensiero umano in genere. Sinceramente devo ringraziare l'editore per avermi dato totale libertà sia nello scritto che nella grafica, ciò mi ha permesso di spaziare sulle tematiche che la storia vissuta da Roy mi faceva riemergere di volta in volta.
- La storia di Roy fa comprendere che la libertà non è assicurata per sempre, quindi può venir perduta anche quando meno te lo aspetti (Roy viene internato improvvisamente in manicomio senza che lui ne capisca il motivo). In seguito il protagonista viene dimesso dall'ospedale psichiatrico e quindi riacquista la sua libertà, ma ciò non significa che essa farà andar bene le cose nella sua vita. La libertà non va confusa con la fortuna o con le proprie capacità, anche se sicuramente ne rende più efficace l'effetto. Circa l'aspetto arte, viene naturale affrontarlo. Roy faceva il pittore, proveniva da Vienna, dove in quel periodo vivono Klimt e Schiele e dove si sviluppa la "secessione viennese". Lo stile pittorico di Roy è accademico, quindi il protagonista fa fatica a cogliere il cambiamento, non solo artistico, ma anche concettuale, che investe l'Europa in quel periodo. Ciò mi ha dato lo spunto per decontestualizzare il periodo in cui è ambientata la storia ed affrontare la tematica dell'arte contemporanea liberamente, dove ciò che rende un oggetto un'opera d'arte non dipende dalle sue caratteristiche materiali ma dal luogo che occupa. Per questo richiamo in aiuto il famoso verso di Mallarmé "nulla avrà luogo se non il luogo stesso" e cito due artisti come Malevič e Duchamp in rappresentanza dei due estremi in cui l'arte moderna si divide fin dalle sue origini.
- Come sfondo della storia, c'è una Siena che pare poco ospitale, chiusa e non avvezza alla comprensione del "diverso". Qualche richiamo ai nostri giorni?
- A mio avviso la diffidenza nei confronti del "diverso" è legata a molteplici fattori e varia con i contesti economici e sociali. Più si abbassa il livello culturale ed il grado di alfabetizzazione, più aumenta il grado di diffidenza ed intolleranza per ciò che non si comprende e che esce dai propri schemi e comportamenti pavloviani. La mancanza di benessere economico non aiuta di certo ad alzare il livello culturale di una comunità. Il periodo storico in cui avviene la vicenda Roy non coincide con un momento prospero per Siena, tutt'altro: siamo nella Siena narrata da Tozzi, con l'avvento del XX° secolo il sistema economico della mezzadria, che sosteneva l'area senese, fu soggetto a profondi cambiamenti che ne minarono gli assetti tradizionali, tanto da incrinare per sempre quel modello e quel mondo. Alla fine credo che la diffidenza, che poi sfocia nell'intolleranza, sia un meccanismo di difesa per una comunità in crisi e lo trovo un sintomo di fragilità e di grande debolezza.
- Ultima domanda. Soffermiamoci sulla figura di Roy, personaggio particolare, a cavallo di una linea sottile del borderline. Quanto è stato difficile dal punto di vista figurativo renderlo fruibile per un pubblico vasto?
- Roy l'ho interpretato come un personaggio senza sfumature, non ha grigi, o è bianco o è nero, non ha ombre nel mondo che si è creato, per cui ho cercato di rendere in immagini ciò che percepivo dai suoi scritti e da quelli di Andrea Friscelli, che lo affrontava da psichiatra. Più che spiegarlo o interpretarlo, ho certo di disegnare le sue emozioni e le sue paure, che poi divengono, in parte, inevitabilmente le mie.
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