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venerdì 7 dicembre 2018

Bene e Niente

Ci sono due risposte che hanno contraddistinto l’adolescenza di ognuno di noi ex ragazzi nati sul finire degli anni '70 o al massimo all’alba degli '80, cresciuti a merendine, Sabrina Salerno e stragi brigatiste (o di quell’altri, che tanto non fa grande differenza, perlomeno di mandanti...). E, badate bene, non sono risposte qualunque. La nostra adolescenza è stato un periodo piuttosto felice.

Seguivamo su RTV 38 le avventure di Stilly e lo Specchio Magico, l’economia galoppava a ritmi di crescita vertiginosi (da Cinesi verrebbe da dire oggi, agli albori degli anni '20 del terzo millennio) e i soldi circolavano in abbondanza, anche perché in realtà stavamo spendendo anche i debiti, vivendo decisamente al di sopra delle nostre reali potenzialità ed il futuro sembrava un luogo così invitante che faceva quasi rabbia dover per forza vivere nel presente. In casa, nella stragrande maggioranza delle famiglie, lavorava soltanto il babbo. E nonostante gli sguardi perplessi e preoccupati dei millennial, i soldi di un solo stipendio erano più che sufficienti per campare in maniera più che dignitosa. Panni decenti, scarpe nuove e felicità a grappoli. Eravamo belli come i bambini delle pubblicità. E, spesso e volentieri, se il capo famiglia non era un briaco dedito alla compagnia di signorine dalla dubbia moralità e al gioco d’azzardo, oltre a quindici giorni al mare d’estate e una casina di proprietà, ci gli ci scappava anche di mettere da parte quei due soldini che in futuro sarebbe serviti da caparra per l’abitazione del figlio, orgoglio di famiglia ed unico erede al debito. 
Perché il sogno dell’italiano medio è sempre stato quello di comprarsi la casa... A mezzo col Monte per almeno venti anni però, perché, nonostante la corsa all’accumulo, giusto una caparra c’è scappata, dato che nel frattempo, in attesa che vincesse il Bruco, gli anni trascorrevano lenti e se una volta un modesto appartamento costava circa 60 mesi di stipendio, con il passare dei giorni è arrivato a valere oltre 200 salari mensili, con conseguente sfacelo del precario equilibrio sul quale era basata il nostro stile di vita. Precario sì, ma bello. 
Sì lo ammetto, quegli anni là, nei quali la pubblicità della Barilla salvava i gattini dal temporale e associava furbescamente il marchio alla casa, innescando dei chiari meccanismi commerciali in noi compratori del domani, erano proprio bei momenti. Quasi mi dispiace che ai nostri figli o ai nostri nipoti, sia impedito viverli. Innanzitutto a noi ragazzi, era concesso rompersi i coglioni. Ciondolare da una stanza all’altra non era vizio, ma una vera e propria passione. Oggi non è più permesso. Le ore devono essere tutte piene, delle peggio cose a volte. Catechismo, compiti, corso, di danza, tennis, chitarra, argh... liberate i vostri figli, vi supplico ! In fondo sono loro che fra tanti anni dovranno spingere la nostra carrozzella e lavorare fino a tardi per pagarci una pensione che non riscuoteremo mai. Inoltre, a differenza del passato, in casa gli stipendi devono essere almeno due, altrimenti sono cazzi (basta fare un giro al supermercato per accorgersene), quindi i genitori non possono più abitare la vita dei ragazzi, che di conseguenza non possono restarsene da soli in casa e non hanno più un secondo di tempo libero. Il cane si morde la coda, e gira o rigira lo prende sempre in culo. Ci si vede a cena, quando va bene. Addio quindi alle casalinghe, addio al profumo di sugo di martedì. Mangiare bene e con calma è un lusso oramai confinato soltanto alla domenica. Se ripenso agli gnocchi di patate mangiate a metà settimana, mi vengono le lacrime. 
Infine, per chiudere il cerchio e tornare al discorso di apertura, c’erano due domande che mi venivano sempre rivolte in quegli anni là, alle quali rispondevo sempre nello stesso modo: "Com' è andata oggi a scuola? BENE. Che avete fatto? NIENTE". E per mortificare le aspettative dei miei genitori, che in realtà incarnavano uno spaccato piuttosto rappresentativo di una bella fetta di popolazione normale, ho ripetuto quelle risposte per anni: almeno dalle elementari alla fine delle superiori. Oggi non è più così. Sta cambiando tutto, ed anche molto in fretta, e le vecchie buone abitudini vengono rapidamente dimenticate. Come andare allo stadio la domenica per esempio, visto che sempre più spesso la gente se ne scorda. Poco importa che la Robur sia prima, ultima o in finale dei play off. La gente ha altro da fare e nolente o volente allo stadio non ci va più. 
Come domenica prossima per esempio, anche perché la Robur giocherà a Olbia, contro l’ennesima squadra del Regno di Sardegna di questo campionato, che a forza di darci delusioni per me è diventato una sorta di Impero del male. Quindi almeno domenica prossima evitate di andare al Rastrello, perché tanto lo trovereste chiuso. E poi ci saranno tanti altri appuntamenti per riempire la noia del giorno del Signore: mercati, corsa ai regali, manifestazioni... E a proposito di questo, nota personale, in un paese dove Cosa Nostra è sempre stata più potente della nostra cosa, forse potrebbe essere un ottimo momento per difendere la propria identità, le proprie radici e i propri confini, dimostrando a tutti che l’unione della forza non c’entra niente con la violenza della rabbia. In ogni caso, con tutti questi eventi in programma non ci sarà che l’imbarazzo scelta. Un colpo di qua e uno di là e la domenica passerà. E alla sera ci domanderemo: che com’è andata oggi? Bene! Che abbiamo fatto? Niente. Credo addirittura che se esclamassimo queste due parole ad alta voce, potremmo riconoscerci tra simili coetanei; come una sorta di parola d’ordine. Altro che social network o posta del cuore. 
Come il costo delle case tuttavia, col passare degli anni tutto è cambiato. E la mutazione è così evidente, che se si chiedesse ad una citta di quindici anni alla fine di un giorno feriale "che avete fatto oggi", ella risponderebbe: "Alla prima ora matematica ha interrogato, le seconde due la prof non c’era, dopo diritto ha spiegato e poi c’era ginnastica". Se invece la stessa domanda venisse rivolta ad un coetaneo maschio, sicuramente risponderebbe: "Un po’ di schemi, i tiri in porta e la partitella". Luce e buio, notte e giorno, Yin e Yang. Stupore e costernazione. A volte non sembrano nemmeno lo stesso mammifero. E dopo secoli di chiacchiere, trattati e filosofia, forse la vera differenza tra maschi e femmine sta tutta in questa risposta! Ma pensate che se piovesse dal cielo un marziano, avrebbe qualche possibilità di capirci qualcosa degli esseri umani? Mah, è tutto così complicato. Bei tempi quando bastava un "Bene" ed un "Niente" per vivere felice. Perciò: come andrà la partita del Siena? Bene. Che farà a fine anno? Niente! E vivremo tutti tranquilli, sereni e riposati. Ma sicuramente non felici.

Olbia - Siena: ci risiamo. Non so se guardare le squadra davanti o quelle dietro. E giunti oramai a ridosso di Natale, non credo sia un bel segno. Torniamo in Sardegna dopo la figuraccia di domenica scorsa. Vorrei vincere, ma vorrei anche smettere di utilizzare questo brutto condizionale!

Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!


Mirko

4 commenti:

  1. eh si,se il Sienino della Durio e dei 4 gatti rimasnti a farsi prendere per il culo non vince domenica è un problemone di pe' ride, si!
    ps.al terzo anno di "programma" cosa per cosa avremmo dovuto lottare?
    mmmmmbeeeeiiiiiii!!!

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    1. Caro anonimo, ognuno ha i suoi problemoni. Brataiiiiiii

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    2. Sicuramente si riderà parecchio quando la Durio si leverà di torno...

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  2. Vorrei un confronto fra Roby di Tressa e quello che riderà

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