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mercoledì 10 ottobre 2018

Pane e Capoeira

Seconda partita, secondo pareggio e secondo 0-0. Secondo è una parola che comincia proprio ad infastidirmi. Ancora una volta di domenica sera, ancora una volta all’ora di cena. A ripensarci, però, dalla noia più che fame mi ci prende il sonno. Per fortuna direi, almeno mangio poco, spendo meno e non ingrasso: niente pasta, niente tramezzini e soprattutto niente pane. Al massimo mi accontento di un secondo, tanto ultimamente ci sono abituato. Magari toh... ci metto sopra anche due verdurine: bollite. Pane... Solo a pensarci mi assale la malinconia. Per dimenticare dovrei fare una cosa stupida, tipo drogarmi. O al limite ballare.
Se il buon giorno si vede dal mattino, la stagione appena iniziata sarà mooolto lunga e perigliosa. Anche Atzori grosso modo cominciò così. E pensare che i tifosi dell’Arezzo ce l’hanno messa tutta anche questa volta per farci sentire importanti. Forse ancor più importanti di quanto effettivamente non meritassimo (è giusto scritto così?). Al fischio finale si sono addirittura lasciati andare a boati fragorosi ed esultanze convinte, manco uno 0-0 a Siena fosse la finale dei play-off. Finale che noi abbiamo giocato e loro guardato alla tv, temendo, sperando, pregando di non rivivere quelle immagini strazianti di una Robur di nuovo nel calcio che conta. 
Perché la vita al di la dal Sentino scorre così: due partite all’anno contro il Siena e tutto il resto è contorno. Ottimo tra l’altro col secondo, ma sempre senza Pane. Però nonostante tutto non ce la faccio ad odiarli. Anzi, tutt’altro: i dottori dicono faccia bene ogni tanto vedere la gente felice, quindi contenti loro, contenti tutti. Poveretti, va riconosciuto che per mesi s’arroventano il cervello a studiare cori, offese e striscioni, arrivando persino a scriverli in un Italiano corretto e decente. Magari i caratteri sono un po’ piccoli e rendono difficile la lettura. Ma forse sono solo io che sto invecchiando. Comunque dicevamo, l’impegno va sempre apprezzato. Bravi, continuate così. E poi l’odio è un sentimento prezioso, da dispensare con parsimonia e riservare soltanto ad alcune persone, a loro modo, speciali. Gli Aretini invece non mi stanno nemmeno antipatici (che non vuol dire assolutamente che mi siano simpatici) con quella parlata un po’ così, unico caso di tutta la Toscana che non fa nemmeno ridere il forestiero (quello per intenderci del "mi dici coca cola con la cannuccia corta corta").
Bene, ho già scritto 350 parole senza aver detto ancora niente. Se non avessi già quaranta anni e non fossi così pelato, mi candiderei alle prossime elezioni. Parlare senza dire è un dono particolare: fai bella figura e ci rientri sempre. Come chi fa gli sconti dopo aver ricaricato i prezzi. Che poi non capisco cosa ci sia di male ad essere pelati (o fare gli sconti). Anche il nostro Vaira se lo chiede, soprattutto quando pensa al suo amico Pane; uno dei pochi superstiti del gruppo dell’anno scorso. 
Gruppo che aveva reso ben sopra le proprie possibilità e per tanto smantellato pezzo per pezzo, come una costruzione della Lego. Fuori i secondi, dicono nella boxe all’inizio di ogni ripresa. Tutti, meno che uno, perché l’amico Pasquale non si tocca. E poi, diciamocelo chiaramente, il Pane è un qualcosa di sacro, come il vino o forse anche di più. Sì va bene, sarà scarso (e lo è), ma non puoi non volergli bene. Un po’ come gli Aretini, anche lui lotta e s’impegna. Non ci arriva, ma ci prova. Poi va a finire che al 128’ minuto di una semifinale mi impazzisca e prenda un goal assurdo. Ripeto, ci sta, fa parte della vita: per giustificare la presenza di Buffon, ci deve essere da qualche parte un Pane buttato là, duro e insipido, come pan grattato sparso sullo sformato. Eppure non dobbiamo odiare nemmeno lui. C’ha fatto perdere un campionato, ma che volete che sia? C’è di peggio nella vita. Pensate agli Aretini. Oppure "pensate ai bambini del Biafra", come diceva la nonna quando da piccoli leccavamo la nutella senza toccare il pane. W il Pane sempre: quello quotidiano, quello di chi dice sempre ciò che pensa, tipo pane al pane, vino al vino, quello di Marcellino pane e vino, quello nostalgico della vecchia sana vita di una volta fatta di pane e di salame. No, bisogna smettere di pensare male e di addossare tutte le responsabilità della mancata vittoria della scorsa stagione al portiere. Troppo facile: andateci voi in porta! E poi almeno la domenica, per accompagnare un secondo, ci vorrebbe sempre un po’ di Pane: salato, ben cotto, rustico, con le noci. Bianco, pugliese, toscano. In tutte le grammature possibili. A ciascuno il suo Pane. Come ripete spesso il direttore Vaira, pensando alla canzone di Giusy Ferreri: "Cercavo un uomo calvo e ho trovato te, Contini è troppo forte non giochi e buonanotte, per me rimani a Sienaaa, non vai all’Arzachena, nemmeno al Cesena, Pane e Capoeira". Perché il pane fa mensa, fa intimità, fa famiglia. Una tavola senza niente da mangiare è una tavola triste, ma basta un po’ di pane per renderla allegra (oddio, mi sembra di essere Papa Francesco). Pane da gustare, da cuocere lento e da dividere con gli altri. Ecco, su questo ultimo punto sarei particolarmente d’accordo. Perché non dividerlo come fece il buon Gesù che tutto vede e tutto perdona, con qualche altra squadra del nostro girone? 
Anche se di questo passo, dopo aver visto 0 tiri in porta contro una squadra ridotta in 9 - il nero suo che non finiva la partita s’è visto prima che l’arbitro fischiasse l’inizio - con buona probabilità non riusciremmo a vincere nemmeno con Pane prestato agli avversari. Prima regola del calcio: per fare goal occorre tirare. Perché da sola la palla in rete non ci va. Ma avete notato i tiri in porta durante il riscaldamento? Ma ce ne fosse uno dei nostri che prende uno spicchio di specchio due volte a fila. Siena che gioca tanto ma non tira mai. Tre passaggi di lato e ricomincia da dietro. Possesso palla e passaggini sega. Una, due, tre, mille volte. Sempre lo stesso gioco, sempre le stesse soluzioni. E oramai l’hanno capito anche i frati di Sant’Antimo. E ancora: gioco, passaggi e fraseggi ma comunque 0 tiri. Come dire, l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto. Manovra complessa, che a tratti sembra più un esercizio di stile che il mezzo per arrivare ad un fine. Siena barocca, ridondante, inutile, zeppa di orpelli e tediosa prosopopea. Per lunghi tratti abulica, rarefatta, sconclusionata: troppo impegnata a rincorrere la forma per badare alla sostanza, si specchia in una bellezza effimera, quasi noiosa. Come una ragazza bella che non ha niente da dire, se ne rimane tutta la festa seduta ai margini della pista, sbattendo le lunga ciglia, in attesa di un qualcuno che provi a riempire il vuoto che porta dentro. Anzi, vuoto che porta davanti, perché lo scorso anno il Livorno avrà fatto sicuramente molti meno passaggi di noi, ma ha totalizzato quasi il doppio dei goal. E sappiamo tutti chi è arrivato secondo. Mangiatela col pane ogni tanto ci dicevano i vecchi, quando a quindici anni cominciammo ad interessarci alle donne, tanto e 'unnè ricotta e la dita 'un ci rimane, aggiungeva qualcun’altro. Vedete, questo pane si ripropone di continuo, come la parmigiana di melanzane. Il campionato è ancora lungo, ma a vederci adesso sembriamo strani come quei ballerini brasiliani di Capoeira, che durano una fatica bestiale per fingere di picchiarsi ma non si toccano mai. A me non piace molto la Capoeira, piace invece la boxe, perché ogni tanto nella vita un colpo va tirato. E spesso ne basta un solo, diretto e ben assestato, per vincere l’incontro. E Pane forse ne sa qualcosa. Scommettiamo?

Siena - Arezzo: 0-0 ritonfa e due. Un altro gran bel punticino faticosamente strappato ad un’agguerrita e temibile compagine. Peccato per quelle due espulsioni, perché giocare con due uomini in più effettivamente c’ha un po’ frenato. Così come il rigore, che è sempre meglio sbagliare, perché noi non si vole l’aiuto di nessuno. Mah, fate voi!

...tira in porta e marca il gol! (sì, ma tira però!!).


Mirko

5 commenti:

  1. Pasquale Pane ha volutamente distrutto il sogno di un' intera città. VOLUTAMENTE! Ma ancor peggio hanno fatto Vaira e Mignani che lo hanno difeso. Siete tutti da prendere a pedate in culo! Vi meritate lo stadio VUOTO!

    Paolo

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    1. Grazie Pane! Grazie Mignani! Grazie Vaira! Mi avete schifato

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  2. Ho paura che tra un mesetto se continua così rimarranno solo i leccaculo..ops scusate il francesismo...

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  3. STADIO VUOTO + INTIMISSIMI CLUBBE

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  4. Come disse la Durio? Ve lo ricordate? "Sono orgogliosa di aver confermato il Secondo posto" Brava ti dico io… Me allo stadio un mi ci rivedi…

    Luca

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