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martedì 22 maggio 2018

La UE di Walter Funk

Le più grandi teorie complottiste (che chiaramente trovano d'accordissimo chi vi scrive) ipotizzano che questa UE degli eurotecnocrati, degli euroburocrati e degli euroalcolizzati lussemburghesi sia solo un'appendice non tanto dei famosi primi Trattati Europei (Roma del 1957, Maastricht del 1992 e via...), quanto di strategie che partono da più lontano.
Non scomodiamo l'era dei Babilonesi (anche se...) e ci fermiamo al 1938, anno in cui Walter Funk fu nominato da Hitler a capo del Ministero per gli Affari Economici del Terzo Reich, per approntare una strategia che potesse garantire alla Germania il predominio economico a supporto di quello militare sull'intero continente europeo.
Piano Funk fu denominato il programma che il Ministro attuò con tutte le proprie forze fino al 1945.
Il caposaldo ideale prevedeva essenzialmente di realizzare l’autonomia continentale dal punto di vista delle materie prime e dei processi di trasformazione, in una sorta di autarchia dell’area europea in cui però la Germania avrebbe funzionato da motore trainante. In parole povere, si prevedeva la subordinazione dell’apparato produttivo di tutto il continente europeo in funzione della supremazia della Germania, versa la quale, come centro dominatore, sarebbero dovute affluire le risorse delle zone periferiche.
Fulcro di questo sciagurato piano doveva essere la nascita di una moneta unica, non ancorata all’oro con un sistema analogo al gold-standard, ma sostenuta da un sistema di compensazione europeo fra l’import-export dei paesi partecipanti, dove naturalmente alla Germania sarebbe spettata l’assoluta determinazione dei relativi flussi attraverso l’imposizione della sua politica economica supportata dal predominio militare conquistato e consolidato. E, chiaramente, la nuova moneta unica avrebbe avuto un totale controllo da parte della Reichbank (della quale Funk ebbe la presidenza), in una sorta di artefatta politica di svalutazione del marco "travestito" da moneta generale.
Secondo l'idea dell'economista Paolo Savona, la Germania doveva divenire il "paese d'ordine" in Europa a sviluppo prevalentemente industriale (con qualche concessione per la Francia), mentre gli altri Stati, soprattutto quelli mediterranei, dovevano concentrarsi sulla produzione agricola e rappresentare mero serbatoio lavorativo, mentre le varie monete nazionali sarebbero confluite verso l'area del marco, per seguirne le regole.
Vi ricorda qualcosa tutto ciò?
Al tempo, Hitler e Funk presupponevano che tali scellerate teorie fossero spinte dalla conquista militare. Ma forse bastava meno. Bastava comprare un gruppo minimalista di politici, economisti, lecchini, giornalisti, burocrati. Falli parlare, metterli alla testa degli snodi di produzione ed informazione ed il gioco sarebbe stato fatto. A pensarci bene, potevamo risparmiarci milioni di morti innocenti...

3 commenti:

  1. Esatto é proprio così
    Non hanno però tenuto conto di una sola cosa, dell invasione dei popoli afro-arabi che hanno fatto risvegliare il popolo dal loro stato di "addormentati decennali" e così appunto il popolo si é ribellato al sistema che altrimenti sarebbe stato un armonia di precisione matematica

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  2. I doich sono più forti nell'economia industriale. C'è poco da fare.
    Leggo e scrivo mentre sono,guarda caso, a Berlino.
    Solo dalla finestra dell'albergo vedo una decina di gru, dopo neanche venti anni l'area dove sorgeva il muro è stata completamente ricostruita, tranne alcuni tratti dove fa da monumento. Da noi saremmo sempre a discutere tra cantieri incompiuti, corruzione,ecc.
    La vecchia DDR ormai esiste solo nei libri, da noi la questione del mezzogiorno esiste dalla fondazione del regno d'Italia.

    Poro Mario (in trasferta)

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    1. Mah, io ci lavoro a stretto contatto e, almeno nella mia azienda, fanno abbastanza cacare. Ma se proprio sono più forti, nessun problema, anzi. Stiano da soli e ci facciano uscire dall’euro. Ci vogliono bombardare? Che ci bombardino, che ci sgozzino, che ci fottano. Ma che non ci cachino più.

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