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mercoledì 2 maggio 2018

La porta

Quanto è lungo un minuto? Boh, dipende da quale lato della porta del bagno ti trovi. Sabato sera, sole pressante, ossibuchi e chinotto. Il sogno di mesi finisce in un minuto.

Il campionato sfuma e iniziano i play off, insulso epilogo mutuato da discipline sportive aliene al calcio, instaurato esclusivamente per allungare la frittata e far durare dieci mesi una competizione mediocre, che in realtà ne meriterebbe sì e no sei. 
Campionato che da fresco e luminoso ha virato su tonalità tristi e malinconiche in poche settimane, per alleviare le quali l’unico vero antidoto è la soddisfazione per il raggiungimento di uno strepitoso secondo posto… Che detto proprio in questa città poi, dove l’unico secondo buono è quello servito con le verdure subito dopo la pastasciutta, a me fa venire l’orticaria. Bravi tutti e avanti così: tanto, come diceva lo spot, "two is megl che one". 
A proposito di gelati e gelatai: nel frattempo l’Empoli riè volato in Serie A con quattro turni di anticipo, dimostrando a tutti che i fatti contano sempre di più delle parole. Complimenti a loro e complimenti anche alla Commenda Livorno. 
Dalle nostre parti invece, alla lenta ed inesorabile (a quanto pare) agonia della primavera bianconera ha posto rimedio il dr. Pane - per troppe e troppe e troppe volte incapace di difendere l’unica porta che doveva rimanere chiusa e senza ombra di dubbio il peggior portiere della storia del Siena, perlomeno quella degli ultimi trenta anni (e non me ne voglia il vecchio Pinna) - decidendo di staccare la spina al nostro sogno, passato da vivo e vegeto a malato terminale nel giro di un paio di turni. Per una volta anche religione e scienza sono d’accordo. A questo punto chiusa una porta non ci rimane che sperare che se ne apra velocemente un’altra, esattamente come davanti alle toilette occupate. 
Già, in fondo sperare è la penultima cosa che rimane ai disperati, dopo di che soltanto la preghiera potrà dar loro conforto. Mi resta soltanto difficile però, capire perché quel portone aperto, spalancato, divelto, non sia stato imboccato quando era possibile farlo, anziché arrampicarci su specchi unti e bisunti, dai quali per scivolare giù basta un attimo. Ecco che allora un campionato lungo un minuto può veramente dilatarsi in un tempo lunghissimo, denso e melenso. Non so come finirà questo torneo; se lo sapessi ci avrei già scommesso su tutti i miei risparmi. Ma qui non siamo a Ritorno al Futuro e di almanacchi dei risultati sportivi non se ne vede neanche l’ombra. Le tante similitudini tra questa stagione e quella del '99/00 si sono sciolte come neve sotto i colpi di calore violento di questa primavera assolata. 
A mio modo di vedere, la gente non ha mai amato questa squadra. O forse, provando a spiegarmi meglio, la gente non ha mai creduto in questa squadra. Lo dimostrano le presenze effettive allo stadio, che, nonostante la classifica, non hanno mai subito un’impennata decisa. Lo dimostra lo scarso entusiasmo nelle trasferte. Lo certifica il risultato finale, perché da queste parti il popolaccio non è capace di rallegrarsi per un secondo posto. Da altre parti d’Italia forse sì, ma a Sienina no. E poi non è molto intelligente celebrare un campionato buttato alle ortiche. E anche sabato scorso, nonostante l’importanza della posta in palio, il numero dei seggiolini vuoti era di gran lunga superiore di quelli occupati. Questione di stimoli forse, o di cromosomi, ma basta vedere le curve di Pisa e Livorno per capire che non tutti i posti sono uguali. La coincidenza quasi chirurgica con la quale sono stati mancati tutti gli obiettivi acchiappa spettatori è stata perfetta: dal Livorno in casa alla trasferta di Arezzo, abbiamo fallito tutti gli appuntamenti in grado di riportare la gente allo stadio (parlo dei grandi numeri, delle migliaia di presenze, non dei soliti di sempre). A niente è valso vincere ad Arzachena o a Viterbo, come a niente varrà essere arrivati secondi: perdere la guerra costa sempre il doppio! E se pensiamo che bastava pareggiare alcune delle partite malamente perse per centrare lo stesso la promozione, mi viene proprio da piangere.
Ok lo ammetto, durante la partita col Piacenza, che per quanto mi riguarda al primo goal poteva anche finire, mi sono perso. Vuoi il caldo, vuoi la noia, vuoi l’amarezza, ho smesso di seguire il gioco e mi sono concentrato su altro. Dai miei profondi pensieri è emersa una sola e assoluta verità: "Siamo chi siamo" è stato l’ultima canzone decente di Ligabue! E così, per tutto il secondo tempo, ho lasciato che le parole di quel pezzo mi rimbalzassero in testa, senza controllo. "Siamo chi siamo, la nebbia agli irti colli forse sale, non ci si bagna nello stesso fiume, non si finisce mai di avere fame". Fame: forse sta proprio qui la differenza fra noi e gli altri, perché per lunghi tratti abbiamo dato l’impressione di non averne; e non mi riferisco alla gente sugli spalti. Noi tifosi siamo chi siamo da anni e lo saremo anche per il futuro, perché in questo calcio moderno, fatto più di numeri che di passioni, siamo rimasti l’unico elemento costante nel tempo, mentre tutto il resto passa. "Di tutte quelle strade, averne presa una, per tutti quegli incroci, nessuna indicazione". Chissà, forse aver azzeccato uno dei tanti crocevia mancati durante questo girone di ritorno ci avrebbe resi tutti più felici. 
Il campionato finisce e siamo un anno più vecchi. Anche questa è andata, potremo dire. Vedendo molti personaggi che gravitano intorno alla Robur, giocatori, dirigenti, etc, mi chiedo quale sia il confine che separa le persone autorevoli da quelle autoritarie. Scelte sbagliate perpetrate nel tempo, prese di posizione, intoccabilità di certi elementi, continua e costante ricerca di vendere alle masse una versione della verità diversa da quella reale. L’autoritario impone, l’autorevole convince. Affermare poi, alla vigilia della partita della vita, che "nonostante tutto il campionato è già vinto" credo sia una limpida dichiarazione di resa. Un armistizio preventivo grazie al quale mettersi l’anima in pace. È qui che il confine fra autorevole e autoritario si fa netto. In questo momento storico, forse non c’è l’autorevolezza per affermare le proprie idee e conseguentemente patiamo l’autoritarietà di determinati soggetti, più impegnati a coltivare l’interesse proprio che il bene comune. Fermare un portiere dopo tre/quattro errori gravi si può. Sostituire i giocatori simbolo durante un periodo no si può. Rivedere le proprie convinzioni, nel senso biblico del termine, si può, perché cambiare idea, qualora la propria si riveli errata, è da uomini intelligenti. Morgia lo fece e ci vinse un campionato. Magari la D non sarà la C, ma il concetto credo rimanga valido lo stesso. 
Basta così poco per modificare la realtà e renderla meno brutta: è sufficiente aggiungere "senza di te" sotto la scritta "non sostare" dipinta sulla porta del garage, per trasformarne un divieto in una dichiarazione d’amore. Ma noi "siamo chi siamo": accontentiamoci, come sempre abbiamo fatto negli ultimi anni, che tanto meno capisci, meno patisci.

Siena - Piacenza 0-2: mah… Buoni play off a tutti, belli e brutti.

Tutti insieme uniti avanzeremo. Lo scrivo ancora, ma ci credo sempre meno.


Mirko

6 commenti:

  1. Per favore mettete un silenziatore ad Anna Durio e Federico Trani, ogni volta che aprono bocca dicono cose insensate. E poi Mignani che da bravo Yes Man ha dimostrato fino a dove ci si possa spingere pur di fare carriera che io francamente vedo molto poco luminosa.
    Carlino

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  2. su molte cose non sono daccordo. per quanto riguarda gli spettatori, a siena, in c, come in qualsiasi altro posto, la gente viene meno, che tu vinca o perda. mancano i giovani, i 3oenni portati alo stadio dalla serie a, quelli che dopo juve e milan non hanno voglia di veder giocare e magari perdere con il gavorrano o il pontedera. a siena abbiamo, in quanto a numeri, il terzo posto del girone. per quanto concerne l'entusiasmo per le tasferte, mi sembra che ci sia stato e parecchio, se si pensa che oggi si possono vedere le partite in tv e le grandi distanze di certe trasferte. un conto è fare centinaia di km per vedere la juve o il toro, un altro per giocare con il giana erminio. se non si vuol comprendere questi fattori, si è un po' troppo negativi e non capisco il perchè. a tutti piacerebbe riveder e lo stadio pieno, ma con il pontedera non riempirci mai, mettiamocelo bene in testa. io rimango abbastanza soddisfatto del campionato del siena, e ancora non è fintio. se poi uno dice"voglio vincere sempre e comunque" ok, va bene

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    1. Se poi con il Pontedera ci perdi e con il Gavorrano pareggi... allora si che lo stadio si svuota facile....e comunque quando ti servono su un piatto d'argento la serie B bisogna sfruttare l'occasione al volo !!! Ma quando ci ricapita ?

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  3. Caro Mignani ti sei dato un 8 pieno in pagella. Solitamente i voti non ce li diamo da soli

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  4. Ripongo grandi speranze nei play off; del Sud tirol e del Mestre pero'.Noi siamo già campioni così, Michi, Anna e Fede se lo dicono da soli.Ora poi c'è l'inaugurazione del " centro sportivo". Ci sarà anche la banda!E il prossimo anno sarà quello della consacrazione, lo ha detto Capitan Marotta "l'insostituibile".Inizieranno anche i lavori nel Greppo della menzana!

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  5. Forza ! Avremo l'onore di essere fra le 8 migliori squadre che disputeranno i play off !

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