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giovedì 17 maggio 2018

Il Sistema Salerno

Quell'aria settembrina davanti al mare aveva messo subito di buon umore gli ospiti di quella cena a Raito, frazione di Vietri sul mare. In fondo, lo scenario era spettacolare: la costiera amalfitana si snodava alla vista dei commensali sulla destra, Salerno era adagiata a sinistra.
Sì, me la immagino produttiva quella serata del settembre 2006 a villa Amato, gli imprenditori pastai che avevano tirato su un impero dalle fondamenta fragili su quella parte di Campania Felix. De Luca, Ceccuzzi, Mussari, Del Mese, Amato: un vero parterre de roi a tavola quella sera, per stabilire grandi finanziamenti ad una balena che ormai si era già spiaggiata.
No, non voglio ripercorrere storie già conosciute (per opera, nella nostra città, solo ed esclusivamente dei tanto vituperati bloggers). Ma siccome ho trascorso un fine settimana a Salerno - sì, è lo stesso di cui parla l'Eretico di Siena in un articolo di qualche giorno fa, siamo andati insieme - mi faceva piacere portare alla vostra attenzione qualche legame fra noi e loro che serve ad unire uno o due puntini che mi paiono interessanti.
Salerno è città che mi ha colpito, in positivo. Vincenzo De Luca, nel corso degli anni, l'ha trasformata, spesso in meglio. Qualcuno ha parlato di Rinascimento salernitano, fra riqualificazione del lungomare, apertura di tanti locali in centro storico, movida senza scippo, strade pulite, attenzione alle periferie.
Tuttavia...
Tanti gli aneddoti su De Luca stesso. Ex dalemiano, fassiniano, veltroniano, bersaniano e ora renziano: sempre sul carro dei vincitori. Ecco chi è “Vicienzo 'o funtanaro”, dalla passione di immettere fontane un po' dappertutto per abbellire l'ambiente urbano. Personaggio particolare, Vicienzo, da film di Sorrentino. Conosciuto (ed apprezzato) per il suo forte decisionismo - da qui il soprannome di "sceriffo" e di "Pol Pot" - De Luca lo mise subito in atto, fin dal suo primo incarico a sindaco nel 1993, quando in 48 ore abbattè il vecchio cementificio sul lungomare cittadino, approfittando della caduta di alcuni calcinacci. E poi i blitz anti-rom, i manganelli in dotazione ai vigili urbani, le faide contro gli ambulanti di strada. Nel 1999, durante lo svolgimento di una riunione del direttivo dei DS a Napoli, narra la leggenda che uscì per Piazza Plebiscito ed incominciò a contare i passi da un capo all'altro e poi decise che lui, a Salerno, ne avrebbe fatta un'altra di un passo più grande, la più grande di tutta la Campania.
Ma è proprio negli anni '90 che De Luca stabilisce e consolida il suo metodo di governo, basato sull'estensione del proprio potere personale in modo capillare in tutti i gangli produttivi della città. Società partecipate, aziende, amministrazione comunale, politici, imprenditori: tutti sono chiamati alla partecipazione del Potere, ma senza poter interferire più di tanto. O si è con De Luca, o si è contro De Luca. E chi è contro De Luca finisce su un binario morto, oppure è costretto ad andarsene da Salerno.
Qualcuno inizia a descrivere un Sistema Salerno, ratificato poi in un interessante libro scritto nel 2016 da Andrea Pellegrino e Marta Naddei. 
Esisterebbe pertanto un Sistema Salerno, così come un Sistema Siena. Andiamo a verificare.
Andate a vedervi su youtube sul tema una conferenza del saggista e politico Isaia Sales, che parla senza mezzi termini di "sistema totalitario all'interno di un sistema democratico, chiuso ad una oligarchia ed aperto agli interessi economici, inclusivo delle classi dominanti ed esclusivo per tutte le altre", con la tendenza a far man mano scomparire il bilanciamento dei contro-poteri propri delle democrazie. Sistemi questi peraltro abbastanza noti nelle città di media grandezza - lo sa bene Siena attraverso il fulcro di MPS - perchè lì ci si conosce un po' tutti e coloro che devono controllare chi delinque sono amici di chi, appunto, dovrebbero controllare. 
De Luca è stato molto abile a capire che se la politica mette in soggezione gli altri poteri, il gioco è fatto, basta trovare il terreno di intesa. Ed a Salerno, non essendoci una banca importante come a Siena, il terreno di intesa è stato il Comune e la speculazione edilizia ad esso legato, il ciclo dell'edilizia, dei lavori pubblici, degli appalti. In un primo momento infatti il Comune diventa dispensatore di un ruolo economico, indebitando il bilancio pubblico ma garantendo agli imprenditori edili lavoro e, di rimando, ricevendo consenso: chi comanda viene così asservito e controllato in modo quasi militare. Dopo, il Comune può diventare esso stesso un'autonoma macchina imprenditoriale, attraverso le società miste. Pensate che nel 2006 a Salerno esisteva un esercito di 350 persone impiegate nei CdA delle società miste, che in tutto erano ben 45: in questa maniera, un grandissimo numero di individui era in qualche modo legato come dipendente dal sindaco De Luca (anche molti rappresentanti dell'opposizione partitica). Fino ad arrivare a dei paradossi incredibili, con ricche consulenze assegnate al figlio di De Luca per una variante al piano regolatore, vagliato dal padre sindaco!
In più, il ceto elettorale di De Luca non apparteneva ad un'area di sinistra, ma di centrodestra; anomalia che impedì ancor di più il consolidamento di una seria opposizione, che difatti non ha mai schierato il meglio contro De Luca, anzi di fatto ha desistito. Da qui addirittura l'abdicazione in una tornata elettorale anche della lista del M5S... 
Niente contro-poteri, quindi: niente contrasto dell'opposizione, niente critica dalla stampa e niente controllo della magistratura. Tutto terreno libero perché De Luca potesse scorrazzare a suo piacimento.
Mmh... Ma dove mai ho risentito tutte queste cose?
Ed alla luce di questi (ed altri) fatti, la cena a Raito può trovare una nuova chiave di lettura. De Luca era il reuccio di una Salerno lanciata oltre l'ostacolo, Mussari e Ceccuzzi erano i reucci di una Siena lanciata oltre l'ostacolo. E mentalità simili si attraggono, soprattutto se cementate da amicizie comuni.
Secondo il pm, Amato avrebbe pagato i costi del palco in Piazza del Plebiscito per il comizio di chiusura della campagna elettorale di De Luca del 2005 ed in cambio avrebbe chiesto buoni uffici presso l’amministrazione comunale per una variante urbanistica relativa a un immobile del pastificio di proprietà delle imprese. De Luca avrebbe fornito rassicurazioni sul favore del Comune alla trasformazione del vecchio stabilimento di Mercatello in complesso residenziale di lusso; Del Mese avrebbe invece sfruttato la sua amicizia con Franco Ceccuzzi per fare pressione sul Monte Paschi. Mussari avrebbe concesso il placet al finanziamento di 19 milioni di euro all'azienda salernitana per lo spin off immobiliare. I 19 milioni servirono alla neonata immobiliare Amato Re per acquistare dalla spa l’ex pastificio di via Picenza. La società madre, già sull’orlo del dissesto, perse un immobile che avrebbe potuto soddisfare almeno in parte i suoi creditori, mentre sulla vecchia fabbrica Mps otteneva un’ipoteca di 32 milioni.
Ma del processo per il crack Amato non se ne parla più, in attesa di una probabile prescrizione. Capita...



"Io sono orgoglioso. In questo Paese siamo tutti indagati, non c’è un amministratore che non abbia avuto un avviso di garanzia. Chi non ce l’ha sennò è una chiavica" (V. De Luca)

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