Il canale youtube di wiatutti!

giovedì 26 aprile 2018

De Luca raccontato da Stefano Osti

Clamorosamente fermi sul principio secondo cui Wiatutti è un blog che non segue le consuete regole dello spazio-tempo così come lo conosciamo, pubblichiamo oggi un articolo che parla di un evento di circa un anno fa, ovvero le Leopoldelle deluchiane, svoltesi a maggio 2017! Ebbene sì, arriva il tanto atteso intervento di Stefano Osti, che ringraziamo per averci inviato questo scritto così denso di amore verso il nostro amato Paolone.

Circa alle ore 18,30, in anticipo sul programma previsto, prendo la parola, a braccio, raccontando tutta una serie di aneddoti e storie che nel periodo di mia permanenza nel Siena con Presidente Paolo De Luca ho vissuto personalmente. “Ho conosciuto di persona l’Ingegnere dopo pochi giorni il mio ingresso in società, avvenuto mercoledì 3 settembre 2003. Fui contattato dalla sera alla mattina da Walter Scapigliati e Claudio Mangiavacchi, rispettivamente direttore generale e vicepresidente, e convocato a pranzo al ristorante “Fuori Porta”, allora gestito da Paolo Corsi, lunedì 1° settembre. Mi fu riferito che avevano deciso di sostituire il segretario Sandro Maffei per alcune incomprensioni sorte negli ultimi tempi e culminate nel dopo partita di Perugia - Siena, disputata il giorno precedente, gara di esordio nel campionato di serie A. Ascoltando le parole degli interlocutori, cominciai a capire in quale ambiente sarei entrato, un gruppo di lavoro direi “molto familiare” che si catapultava in una organizzazione ai massimi livelli e nel quale sarebbe tuttavia servita un’ampia professionalità oltre ad un folto gruppo di collaboratori. Ero già stato segretario del Siena dal 1980 al 1987, in tempi, oserei dire pionieristici, e questo improvviso ritorno, dopo avere attraversato oltre quindici anni di carriera in giro per l’Italia e in ogni serie, dalla coppa Uefa ai dilettanti, mi emozionava veramente."
"Devo dire che come è avvenuto per grandi personaggi della nostra Italia, anche per l’Ingegnere le migliori gratificazioni ci sono state post mortem. Gli ultimi tempi, contrassegnati dalla malattia, lo hanno visto lontano fisicamente da noi, ma vicino con il pensiero, sentendone peraltro l’assenza. Oltretutto lo aveva segnato la vicenda della temporanea mancata iscrizione nell’estate 2006, quando per una settimana abbiamo temuto di perdere il titolo sportivo per mancati versamenti di imposte, tasse e contributi previdenziali per circa quattro milioni e mezzo di euro. Ed il mancato aiuto di Mps, che poteva anticipare la somma di così breve tempo, portò ad un punto di penalizzazione ed a sei mesi di squalifica al legale rappresentante. Ricordo sempre le lacrime che, di nascosto da tutti, versò il pomeriggio in cui capì che Mussari gli aveva negato l’aiuto richiesto. E la contestazione dei tifosi a lui ed al figlio Ciro in piazza Salimbeni fu per lui “alto tradimento” al suo amore per la Robur."
"Dall’esterno ha dato talvolta l’impressione che esistessero due Ingegner De Luca: quello della gioia allo stadio e nelle feste dei club bianconeri e quello che talvolta esplodeva d’ira in sede quando qualcosa non andava per il verso giusto. E quando si incavolava, diciamo così, tremava tutto. Anche se, quando si accorgeva di avere esagerato, veniva fuori il primo De Luca, quello più quieto e festoso. Ricordo che una volta, era un lunedì mattina dopo una partita in casa persa malamente, si scatenò urlando a tutti per cose effettivamente giuste ma anche per inezie che poco richiedevano simili reazioni. Al suo ritorno, la settimana successiva, si presentò in sede suonando la trombetta e portando dei piccoli regali per tutti i dipendenti. Aveva capito che forse aveva esagerato, ma sicuramente che in società poteva contare su persone di spessore. Era un modo per scusarsi e per ringraziare. Fu una giornata veramente divertente e piacevole".
"Una mattina stava discutendo animatamente con l’arch. Scapigliati per questioni organizzative che lo riguardavano. Terminati gli urli, che sentivo dalla sala riunioni (la sede era in via Montanini all’87), e dopo alcuni minuti di silenzio, mi bussa alla porta Cecilia Tarabochia dicendomi che mi voleva il Presidente. Mi sentii gelare il sangue nelle vene. Vado in presidenza e trovo in piedi lungo il muro il rag. Magini, responsabile amministrativo, Cecilia e l’allora assistente del presidente Serena Mocenni, oltre a Walter Scapigliati, seduti di lato, il Presidente seduto di fronte a me. Cominciò a farmi delle domande che mi apparivano strane, sull’organizzazione generale, alle quali rispondevo nella maniera migliore possibile ma forse un po’ stranito dall’apparente bizzarria della situazione. Improvvisamente il Presidente si alza in piedi e, completando la frase iniziata: "Bene, allora se è così, per farla corta e per farla breve", cantando "O CARO OSTI PORTACI DA BERE". E così arrivano Magini e Cecilia con una bottiglia di spumante e un vassoio di paste, concludendo in maniera direi folle questo incontro che serviva solo per fare un piccolo “show” che divertisse tutti. Incredibile".
"E come dimenticare l’ultima domenica prima di Natale 2003, dopo lo 0-0 casalingo con il Bologna, quando fece il giro dalla tribuna alle curve e alla gradinata per brindare con tutti i tifosi alle festività natalizie ed al nuovo anno? Un gesto che, ricordo, fu accolto con sorpresa anche dai dirigenti del Bologna ed apprezzato".
"Nei rapporti di lavoro con i dipendenti più vicini a lui, come Magini, il direttore sportivo Perinetti e me, l’Ingegnere amava lasciare ampio spazio di manovra lavorativa. Anzi, talvolta dava l’impressione che non aveva voglia di prendersi responsabilità, invece era il modo per far capire a noi che si fidava ciecamente e che solo noi potevamo capire se un’azione o una decisione erano giuste da intraprendere".
"Di gag ce ne sono veramente carine, talvolta apparentemente strampalate, ma che nascondevano una stretta logica su quello che lui voleva ottenere e che fosse fatto. Siamo in trasferta ad Udine, Hotel La’ di Moret, alla vigilia di Udinese - Siena, novembre 2004. Perinetti aveva convocato per un colloquio il direttore sportivo dell’Arezzo Fioretti. Questi, originario di Udine, si era fermato a casa dopo aver seguito la propria squadra a Treviso, che disputava allora la serie B. Obiettivo di Perinetti era intavolare una trattativa per acquisire le prestazioni dell’attaccante amaranto Spinesi, capocannoniere della serie B. Avvisato in camera, il Presidente scende nella saletta in cui si trovavano Perinetti e Fioretti, assiste alla discussione operativa, intervenendo talvolta sulle cifre di valutazione del calciatore. Poi si scusa per andare "un attimo in bagno". Non l’abbiamo più visto. Fenomenale. Trattativa rimandata a tempi migliori, ma mai più riallacciata. Era il modo per far capire che non ne voleva sapere di farla. Lo rivedo prima di cena: mi prende da parte e mi fa: "Ma chi cazz’è ‘sto Spinesi?Maradona ?". Da schiantare dal ridere. Oppure, un paio di mesi dopo, nella sede di via Peruzzi, quando si presenta il Presidente del Valerengen di Oslo, squadra norvegese interessata a Tore Andre Flo. Accadeva in quel periodo che Gigi Simoni non utilizzava Flo con continuità, anzi gli faceva fare molta panchina. Il giocatore non era contento di questa situazione ed aveva chiesto di tornare in Norvegia. Da qui la trattativa che era già a buon punto. L’Ingegnere era venuto per ratificare l’operazione, accompagnato dal figlio Dario. Dopo lunghe discussioni, alla presenza dell’agente di calciatori Morabito, che fungeva anche da traduttore, improvvisamente esce dalla stanza: "Chiedo scusa, torno subito". Dopo quindici minuti buoni, non rivedendolo tornare, vado a cercarlo non trovandolo, così come Dario. Vado fuori nella strada: non c’è più la sua auto con cui era arrivato. Era fuggito di corsa, non voleva perdere il giocatore, aveva fatto capire che Flo non doveva essere ceduto. Fu convinto quindi il calciatore, che dalla successiva domenica, entrato con l’Inter dalla panchina, fece una doppietta: non uscì più di squadra. Anzi dopo poco tempo fu esonerato Simoni e sostituito con Gigi De Canio".
"Fu molto triste vedere Ciro De Luca, una settimana prima della scomparsa del Presidente, anche se noi non capivamo che lo stato di salute era ormai compromesso a quel punto, venire in sede a portare via tutti gli oggetti di proprietà lasciando la stanza sgombra di ogni cosa. Era praticamente alle porte il passaggio di proprietà con il gruppo Lombardi Stronati ma questo evento ci lasciava un brutto presagio. Alla domanda che feci a Ciro su come stava papà, la risposta fu: "Ottimamente". Lì capii che c’era qualcosa che ci sfuggiva".
"La notte di Reggio Calabria, quella fra venerdì 30 e sabato 31 marzo 2007, ancora la ricordo con i brividi. Eravamo alloggiati all’Hotel Altafiumara, a Villa San Giovanni, alla vigilia della partita con la Reggina, in anticipo al sabato pomeriggio alle ore 18. Il mare nello stretto era agitatissimo. La notte faticai a dormire, il vento sbatacchiava gli avvolgibili con una forza immane, sembrava che volesse sfondare le porte e le finestre. Il mattino dopo, circa alle ore 9,30, mi telefona Giorgio Perinetti, che era in viaggio da Palermo verso Reggio: "E' con profonda commozione che ti comunico che è morto il Presidente De Luca". Rimango attonito e non riesco a capire da dove iniziare a fare qualcosa. Quindi chiamo in Lega, avviso, tramite la sua segretaria, il Presidente Antonio Matarrese e faccio chiedere immediatamente, con un fax dalla sede, di poter osservare un minuto di silenzio di poter indossare il lutto al braccio. Chiedo alla segretaria presente in sede in quella mattina, Angela Del Santo, di attivare tutte le procedure che erano state adottate un mese e mezzo prima, alla morte dell’ex Presidente Danilo Nannini. Chiesi di far fare i manifesti da affiggere in città. Dopo alcuni minuti mi chiama Angela dalla sede avvisandomi che Pierluigi Fabrizi, da poche ore divenuto massimo esponente dopo il passaggio di proprietà con il gruppo Lombardi Stronati, aveva vietato i manifesti: come se non fosse morto nessuno, invece se ne era andato il Presidente del Grande Sogno della serie A. Avevamo fatto sempre i manifesti, anche quando erano scomparsi semplici collaboratori della società, sullo stile delle Contrade, ma per Paolo De Luca niente di questo. Fu un segnale forte di quello che avremmo visto dopo poco tempo. Non pensammo neanche per un attimo di chiedere di non giocare a Reggio Calabria, la squadra era turbata, ma Vergassola, Chiesa e Portanova, a nome di tutti, dissero che dovevamo giocare, proprio per rendere onore al nostro Presidente che ci aveva lasciato così repentinamente. Grazie al Presidente Foti della Reggina avemmo in dono le fasce a lutto che non riuscivamo a reperire, giocammo e vincemmo 1-0, gol di Valerio Bertotto. Nel finale di gara, nella nostra area, un possibile fallo da rigore sul calabrese Bianchi fu lasciato correre dall’arbitro Morganti. Ho sempre creduto che non si fosse sentito di darci rigore contro in quella giornata. A questo proposito vorrei raccontare l’aneddoto che riguarda l’arbitro Emidio Morganti di Ascoli Piceno. Il campionato precedente, stagione 2005/2006, sempre un Reggina - Siena che terminò 3-3, casualmente dirigeva ancora Morganti. Il Presidente De Luca era presente in quella occasione a Reggio Calabria e chiese di andare in panchina come accompagnatore. Preparai tutti i documenti che sarebbero serviti per presentare la squadra ed accompagnai l’Ingegnere nello spogliatoio arbitrale per il saluto e per firmare così davanti a loro la distinta di gara. Due chiacchiere di rito e la sua solita simpatia contagiò subito i quattro arbitri e guardalinee, così come al termine della partita per i cordialissimi saluti. Dopo un anno, sempre Morganti si trovò ad arbitrare Reggina - Siena, il giorno della scomparsa del Presidente. All’arrivo allo Stadio “Granillo” ci accolse con un abbraccio il Presidente Lillo Foti, quindi mi recai subito nello spogliatoio arbitrale da Morganti e dai suoi assistenti. Lo vidi profondamente commosso e turbato, e ricordò con emozione proprio la giornata di un anno prima, quando era sostato con lui a discorrere amabilmente nel suo spogliatoio. Prima della gara al riconoscimento Emidio Morganti ebbe il cuore e lo spirito di fare le condoglianze alla squadra. Ed è per questo che ancora oggi sono convinto che Morganti si sia volutamente voltato dall’altra parte nel momento del contatto nell’area del Siena, pensando al nostro Presidente. Ed al termine in tutti noi vinse la profonda commozione, dopo una vittoria sofferta che ci manteneva in buona posizione per una salvezza che sarebbe arrivata all’ultima giornata, con la vittoria sulla Lazio per 2-1. Furono presenti per la prima volta ad una partita del Siena i nuovi dirigenti Lombardi Stronati, Sepe e Provenzani. Scesero negli spogliatoi al termine e vedendo che tutti piangevano a dirotto quasi con fastidio fu detto da uno di essi: "Ma è una partita di calcio", come se la scomparsa del nostro amato Presidente fosse un dettaglio. Lo era certamente per loro, che fin da allora non fecero mai nulla per rimanerci almeno simpatici. Tutti si ricorderanno le lacrime di Daniele Portanova all’intervista a Novantesimo minuto sulla Rai e l’Italia sportiva intera capì in quel momento che per il Siena non se ne era andato solo il suo ormai ex Presidente ma l’immagine stessa del Sogno che si era avverato ma che si sarebbe piano piano trasformato in incubo. Fin dalla formalissima celebrazione nella partita successiva, in casa con l’Udinese, quando, a parte tutto il pubblico che visse con commozione il prepartita, tutti i nuovi dirigenti non vedevano l’ora che terminasse il minuto di silenzio".
"Altra storia da raccontare. Partita Fiorentina - Siena, aprile 2007. Arbitro Stefano Farina. Nel secondo tempo richiama a distanza Mario Beretta, il quale fa finta di niente e gli volta le spalle mentre gli parla dalla sua posizione. A quel punto capisco che sta per accadere qualcosa, conoscendo Farina. Mi alzo dalla panchina per provare ad intervenire, arriva di volata Farina che manda via Beretta. Fine della storia? Neanche per sogno. Dopo la partita sono nello spogliatoio arbitrale a chiedere venia per Beretta. Che cosa mi viene in mente? In occasione dell’ultima partita del 2006 prima di Natale giochiamo in casa con l’Atalanta, arbitro Stefano Farina. A seguito della ritardata iscrizione al campionato avevamo preso non solo un punto di penalizzazione ma anche sei mesi di squalifica per il Presidente. L’Ingegnere voleva andare negli spogliatoi a salutare la squadra e far loro gli auguri di buone Festività natalizie, ma la squalifica glielo impediva. Quindi chiesi a Farina di parlare con gli Ispettori della Procura per autorizzare l’ingresso del Presidente negli spogliatoi. Accettò di buon grado, anzi volle prima salutarlo lui. Quindi a Farina ricordai quell’episodio, con il ricordo di entrambi del nostro Presidente, che era scomparso da meno di un mese, e lo ringraziai di avere avuto in quella occasione tatto e sensibilità. Fu contento delle mie parole e, commosso visibilmente nel ricordo del Presidente De Luca, si mise a scrivere il rapporto sull’espulsione di Beretta davanti a me, dicendomi che in base a quanto stava trascrivendo il nostro allenatore non sarebbe stato squalificato. Lo salutai cordialmente, prendendo atto che esistevano due Farina, quello in campo particolarmente nevrotico e a tratti odioso, e quello fuori, come si era manifestato nel suo spogliatoio. E in quella occasione il tramite di tutto era stato in nostro caro Presidente De Luca. Purtroppo solo pochi giorni fa Stefano Farina è deceduto per tutti improvvisamente, ma era malato da tempo, il tutto tenuto nella privacy famigliare. Questa notizia mi ha fatto ricordare l’episodio che ho appena raccontato. A proposito: Mario Beretta fu solo ammonito dal Giudice Sportivo".
"Vorrei concludere con un piccolo racconto di una sera a cena con la squadra in ritiro a Udine. Hotel La’ di Moret, novembre 2003, primo anno di serie A, allenatore Beppe Papadopulo. Sabato sera. Cenano i calciatori e si attarda il tavolo dirigenziale. A quel punto Papadopulo dice all’ Ingegnere: "Presidente, prenda il bicchiere, le voglio offrire una grappa" e così fece. Il mattino dopo scendo dalla camera e mi trovo con il Presidente al bar dell’hotel. Mi prende da parte e mi dice: "Sto cazz’ ‘e Papadopulo! Mi offre una grappa! Ma se pago io?!!". Uno spettacolo di battuta che mi strappò un grande sorriso. La partita finì 1-1, gol di Flo".
"Ogni anno, alla commemorazione della scomparsa, il 31 marzo, ci rechiamo sempre a visitare la tomba dell’Ingegnere, a salutare i famigliari presso la loro abitazione a Posillipo e a partecipare alla Messa di suffragio. Siamo un gruppo di amici che ha conosciuto il nostro Presidente fin dentro il nostro cuore, ma soprattutto che ha avuto la fortuna di conoscere la Signora Paola e i Suoi carissimi figli Ciro, Dario, Alessandro e Selvaggia. E solo chi ha conosciuto a fondo la Famiglia De Luca può capire perché il nostro ricordo non morirà mai".
All’applauso dei partecipanti, Luciano Sardone e Simone Bernini fanno presente che, prova tangibile di quanto appena detto, è la presenza di Dario De Luca con la sua compagna Isabella, in sostituzione di Selvaggia, impossibilitata a giungere a Siena per ragioni di famiglia. Dario, a conoscenza del fatto, è partito da Napoli nel primo pomeriggio, giungendo a Siena ad incontro iniziato. Ma non per questo meno gradito. Ed il luogo particolare in cui è avvenuto questo incontro commemorativo è simbolicamente quello stesso in cui 15 anni prima si era tenuta una prima assemblea pubblica dell’Ingegnere con i tifosi.
Prende quindi la parola Dario De Luca, ringraziando tutti i presenti della loro partecipazione e tutti coloro che, sul palco, hanno voluto ricordare il suo amato papà. Facendolo anche a nome della mamma Paola e dei fratelli. Spiega che alla sua famiglia fa molto piacere che la città sportiva di Siena si ricordi sempre con grande affetto degli anni in cui sono stati raggiunti grandi risultati sportivi, grazie all’impegno della Presidenza De Luca. Ma ricorda anche con amarezza che tuttavia la città “non sportiva” non l’ha mai voluta aiutare, anzi creando ostacoli finanziari, come narrato da Osti nell’episodio della ritardata iscrizione al campionato 2006/2007. Dario conclude comunque ricordando le grandi soddisfazioni ricevute in quegli anni da parte della gente comune, semplici cittadini, che hanno nutrito e nutriranno sempre affetto verso la Famiglia De Luca.
A conclusione breve intervento del Prof. Giovanni Buccianti, che ricordò un episodio in cui il Presidente, a lui che era venuto in sede per acquistare 2 biglietti di tribuna a 50 euro l’uno per Siena - Inter, glieli volle regalare. Ma a questo proposito, perché presente, prendo la parola e concludo così: "Caro Professore, il Presidente glieli regalò i due biglietti. Ma appena lei uscì dalla sede venne da me e mi dette 100 euro da mettere in cassa. Volle far capire il valore dei soldi e la difficoltà di mandare avanti una società. Soprattutto fu un segnale anche a noi, per farci capire che si può solo regalare il proprio e non l’altrui".
Sono quindi avvenuti brevi interventi di semplice saluto e ringraziamento a Dario De Luca. Dopo di che ha voluto salutare tutti gli intervenuti per rientrare subito a Napoli, fra gli applausi di tutti i presenti.
Anche Luciano Sardone, conduttore della giornata, e Simone Bernini, organizzatore del riuscitissimo evento, salutano calorosamente tutti i presenti, ringraziando degli interventi Marco Bianciardi, Tommaso Refini e Stefano Osti.

2 commenti:

  1. ...Lo era certamente per loro, che fin da allora non fecero mai nulla per rimanerci almeno simpatici...
    Anche a noi semplici tifosi! E da me non presero mai un abbonamento.
    Mirko

    RispondiElimina
  2. Bella serata che non mi sono perso....forse la presenza di tifosoni storici della Robur sarebbe stata doverosa....ma meglio così, meglio pochi ma veri !
    Grazie PRESIDENTE !!!!

    T & N

    RispondiElimina