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martedì 13 giugno 2017

Piazza o non Piazza?

Mmmh, brutta, brutta storia... Che non poteva far altro che emergere, sia chiaro. E che, se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, forse è stata portata all'attenzione anche "troppo tardi".
Qualcosina c'è da mettere a posto, nella gestione del movimento delle masse che trasmigrano intorno a Piazza del Campo per due volte l'anno in estate. Molto è già stato fatto, in un'orgia di iper-regolamentazione che ha finito per intaccare il reale senso della magia paliesca (penso soprattutto alle prove di notte).
Brutto dire che certi tempi non torneranno più; ma c'è un fondo di verità.
Wiatutti in questi anni lo ha scritto e riscritto, che il percorso della nostra Festa stava indirizzandosi verso una deriva, se fosse stato lasciato totalmente da parte lo spirito di auto-organizzazione che lo ha contraddistinto per secoli e ci fossimo affidati in toto (o quasi) alla mano di altri. Bene, ora davvero iniziamo a soppesare le conseguenze di questa attività.
L'aver (s)venduto in gran parte l'anima al racconto mediatico di massa - ed a mio avviso c'entra solo in parte l'avanzare impetuoso della tecnologia - e l'aver voluto rendere il Palio un evento di risonanza internazionale porta oggi a considerare, in maniera non più procrastinabile, la gestione della questione sicurezza.
Il mondo è cambiato, oggi il Nemico è percepito in maniera diffusa ed impercettibile, gli episodi di terrorismo vero o indotto ci hanno fatto perdere la tranquillità di goderci in santa pace un pomeriggio in una grande città, un concerto, una passeggiata sul lungomare dopo cena.
L'essere stipati in 20.000 in una piazza con scarse vie di fuga è un problema. Punto.
Che va gestito, perché può essere gestito. Ma è un problema. Anzitutto dobbiamo avere la percezione del problema, come giustamente fa rilevare in questi giorni un articolo de L'Eretico di Siena.
Storicamente (e ci fermiamo soltanto alla parte di storia molto contemporanea) non è la prima volta che il mondo passa questi stati di alta inquietudine. Per cui, anzitutto, metterei al bando le reazioni "di pancia", che vorrebbero lasciare libera la piazza. Libera in tutti i sensi, mi verrebbe da dire. Perché così come la giusta reazione per i fatiscenti terroristi è quella di reagire (anche brutalmente, per ciò che mi sia consentito) e di non lasciare assolutamente spazio a repliche, ecco che la nostra Festa va proseguita, secondo i tempi ed i rituali consoni, che evidentemente servono anche da deterrente per eventuali turbative.
Smettere e svuotare la Piazza non va bene, quindi.
Ma riconquistarla, certo che sarebbe importante!
Come vedete, utilizzo sempre l'aggettivo "nostra" quando parlo di Festa. Perché, nonostante l'apparenza, nostra lo è ancora. Se non altro nello spirito della contrada. Poi, se abbiamo deciso di "donarla" con tanta (troppa?) generosità all'esterno, quello è un altro discorso.
Ebbene, niente ci impedisce di tornare indietro. Non esiste cioè una legge scritta, soprattutto in un'epoca in cui anche le Istituzioni di Pubblica Sicurezza hanno iniziato a muoversi con divieti o imposizioni nette, che non ci faccia decidere di smollare su alcuni punti che riteniamo condivisi; proprio perché condivisi non lo sono. Scegliamo cioè di applicare alcune misure giuste e di buon senso.
Che senso ha, ad esempio, tenere uno spazio a portata di chiunque, come Piazza del Campo nei giorni di Palio? Che sia gratis per coloro che esibiscono un documento di identità con residenza locale e che sia a pagamento (ma non ad un prezzo solo simbolico) per gli altri, che vogliono gustarsi uno spettacolo che al mondo non si vede da nessun'altra parte.
Che siano installati dei tornelli - non ci vuole un cazzo - con pre-filtraggio e scanner personale. Lo subiamo sempre noi tifosi, abbiamo timore di imporlo anche ad altri in simili assembramenti?
Ha senso poi continuare a rimandare l'immagine, seppur spettacolare, in mondovisione di un giochino incomprensibile alla stragrande maggioranza degli spettatori? Ce ne frega davvero qualcosa essere visti ad oltranza, in un gioco di massificazione voyeuristica che non paga e non pagherà mai?
Ed infine, torniamo a dare il pallino in mano ai contradaioli, i soli (i soli) che sanno davvero cosa fare e come fare, sia per storicità, sia per esperienza, sia per DNA. Torniamo "a fare i cazzi nostri", anche assumendoci le nostre belle responsabilità, dato che tornare all'antico non vorrebbe dire andare verso la deregulation totale.
Sarà cioè meglio che non fare niente, oppure abbandonare il Campo?

10 commenti:

  1. ""L'essere stipati in 20.000 in una piazza con scarse vie di fuga è un problema"". Non è un problema, è il problema, perché gli stipati in Piazza del Campo "con scaese via di fuga" non hanno, in realtà, alcuna via di fuga. Il problema esiste ed è difficile da risolvere perché bisogna assolutamente salvare la festa senza mortificarne in alcun modo il fascino, sradicandola dalla tradizione. Puoi mettere tornelli, usare scanner, ma non esiste uno strumento in grado di misurare l'imbecillità delle persone perché non capiti quel che è successo a Torino dove un urlo ha generato il panico. Mai abbandonare il Campo; controlli al massimo ed anche di più, ma tutto deve andare avanti come sempre.

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    1. Sì. Tuttavia, per me un conto è se fra quei 20.000 c'è la metà (e anche più) di persone che, venendo da fuori, NON SANNO COME FUNZIONANO LE COSE. Un conto se ci fossero 15.000 persone, di cui la stragrande maggioranza cosciente di ciò che succede. Ma la domanda è: ma se in Piazza ci sono 15.000 persone e non 20.000 a qualcuno reca fastidio? Qualcuno è meno ganzo? Qualcuno perde visibilità?

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  2. Direi; è la nostra festa.
    Come le feste del Patrono che facciamo nelle nostre Contrade o qualsiasi altra ricorrenza che vogliamo celebrare noi PROTETTORI.
    Quella nel Campo è la Festa di tutte le Contrade e non da ora per questo argomento dovrebbero essere le Contrade ad imporsi al Comune e non viceversa......PERCHE' SE NON CI STA BENE NON CI SI PRESENTA IN PIAZZA E NON SI CORRE!

    MA BISOGNA RAGIONARE PENSANDO ALLA FESTA E NON AI CAZZI PROPRI DI OGNI CONTRADA.

    Forse non abbiamo protetto a sufficienza; cerchiamo allora di farlo prima che sia troppo tardi.

    Gianluca

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    1. In sintesi e con molta efficacia hai sintetizzato il senso dell'articolo

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  3. Quello che è successo a Torino ė stato un chiaro esempio di incapacità della sindaca grillina Appendino che ha permesso la vendita di bottiglie di vetro come birra in piazza nonostante appunto non si poteva venderle ma abusivamente i venditori ambulanti hanno difatto riempito la piazza di vetri di bottiglia di cui ricordiamo appunto che la maggior parte dei 1500 feriti di piazza San Carlo sono stati feriti appunto nella calca proprio per colpa di questi frantumi di vetri.
    Un altra cosa agghiacciante da rimproverare alla sindaca del movimento 5 stelle è il fatto della totale assenza di forze dell ordine, polizia ecc il che, se veramente fosse stato presente un terrorista, altro che 1500 feriti, ci sarebbero stati 1500 MORTI.
    E stiamo parlando di Torino che storicamente ha fatto sempre di esempio per tutte le altre città italiane.
    Morale della favola: se Torino è conciata così, non oso immaginare le altre città italiane come saranno "preparate" quando il pericolo terrorismo sarà di fatto cosa concreta.
    Si salvi chi può.

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    1. Dio bonino,calma e sangue freddo! Giuro che di Torino so poco, ma a lume di naso mi pare che la problematica non sia solo della sindachessa, ma anche dei responsabili delle forze dell'ordine (questore in primis). La finisco qui perché non sono ferrato in fatto di responsabilità specifiche. Sono convinto però che una cosa del genere difficilmente potrebbe capitare dentro Piazza del Campo, se piena di gente consapevole.

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    2. Quindi la colpa è del sindaco che ha permesso la vendita di bottiglie in vetro agli abusivi?
      Abusivi con permesso, questa mi mancava! e pensano pure di essere competenti.

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    3. Ho parlato con persone presenti, il servizio di controllo accesso funzionava, le bottiglie venivano fatte togliere ed era in auge il divieto di vendita delle bottiglie di vetro. Il problema era che i poliziotti permettevano ai venditori abusivi di passare a dei "colleghi" dentro la piazza le bottiglie di vetro che portavano.

      Comunque il problema non è il vetro o non vetro (anche se glielo spiegate voi ai commercianti del centro che i giorni di palio fino a dopo la prova del pomeriggio non possono servire bibite nel vetro) ma il problema è la psicosi ... se uno si sistema la cintura dei pantaloni ci sta che di fianco ci siano 2-3 psicotici che iniziano a gridare e scappare generando il panico.

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    4. Gli abusivi non ci dovevano essere senza se e senza ma. Se c erano mi spiace ma la colpa va attribuita a qualcuno.
      Che poi, a ben vedere cosa sta succedendo a Roma con lo scandalo immigrati che vendono ai turisti bottigliette d acqua illegali, molto probabilmente quegli abusivi a Torino non erano neppure italiani.
      Io vi dico solo una cosa poi fate come volete.
      Il palio è una festa un evento meraviglioso che solo i senesi sanno davvero cosa sia.
      Però la vita umana è più importante ed in quella piazza può capitarci chiunque in quei giorni. Ripeto chiunque.
      I tempi sono cambiati. Prestate massima all erta e adottate tutte e ripeto tutte le misure di sicurezza che si possano utilizzare, anche a discapito dello spettacolo, non importa. La vita è più importante.

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  4. Il problema è che per un senese il Palio non è uno spettacolo ma è parte integrante della vita ...

    Con questo credo che chi di dovere prenderà le misure che ritiene più opportune, ma quello che a me fa paura nel mondo di oggi è la psicosi che si sta generando e che è il preambolo della capitolazione di fronte al terrorismo

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