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martedì 28 febbraio 2017

Autan, Vavavuma e amori finiti

Giunto all’ennesimo volo della mia mediocre carriera professionale, ho giusto il tempo di controllare sul telefono il risultato della partita del Siena, prima di impostare il dispositivo in modalità aereo, disconnettermi dal mondo e decollare verso un luogo rispetto al quale l’idea di casa è un po’ più definita. 
Soprattutto se confrontata con questo piccolo scalo regionale, sperduto da qualche parte nel profondo Sud e dimenticato da tutti, anche dallo sciopero dei tassisti.
Non ricordo bene cosa sognavo di diventare ai tempi delle superiori, ma sicuramente non immaginavo di girare l’Italia per parlare di vino.
Sulla strada verso l’aeroporto, la voce di Michelle Zarrillo fuoriusciva dalle casse del taxi, accompagnando il lento scorrere della campagna al di fuori dai finestrini, mentre il tassista parlava al telefono, stringendolo fra orecchio e spalla, infischiandosene di leggi, polizia e passeggero. A volte ho veramente l’idea di vivere in un Paese a due facce. Tra un’imprecazione e una parola incomprensibile, sono riuscito a cogliere distintamente una frase della canzone, che si é piantata al centro della mia mente rimbalzando come una pallina matta. "Quanti sono i giorni belli di un amore", esclamava il cantante romano. E pensando alla brutta piega che potrebbe prendere l’idillio fra tifosi della Robur (per lo meno una parte, quella schietta e trasparente) e l'attuale proprietà, sorrido amaro. Dai ragazzi, oggi prendiamoci i tre punti!
L’architettura della sala d’aspetto ha tutta l’aria di non capire bene a cosa serva. A guardarla attentamente pare una stazione dei treni, se non fosse per i cartelloni pubblicitari delle compagnie aeree, sovrastati da una fila di monitor luminosi sui quali viene costantemente aggiornato il programma quotidiano di arrivi e partenze. Il mio volo si chiama AZ qualcosa, lo cerco controllando l’elenco del monitor più vicino a me. Perché mai un volo dovrà chiamarsi come un dentifricio, mi chiedo ripetendo la rituale domanda che da anni accompagna i miei viaggi.
La Robur sta perdendo in casa con il Racing Roma, nome che fa senso soltanto a pronunciarlo, figuriamoci a perderci. Sono ultimi in classifica ma vengono da alcune vittorie. Noi invece siamo in pieno deserto e di questo passo rischiamo veramente di rovinarci la domenica, la primavera e forse anche tutta l’estate. Dopo aver superato i controlli di rito, mi accomodo sulla poltroncina della sala d’aspetto, scegliendo un posto vicino alla stazione dei carica batterie. Collego il cavetto e aspetto di leggere il goal del pareggio. Per la prima volta dopo qualche anno non sono allo stadio. L’indifferenza tuttavia appare leggermente più potente del dispiacere.
Alla mia sinistra prende posto un buffo signore tarchiato. Indossa un maglioncino a losanghe anni '70 e sul volto porta fiero un bel paio di mustacchi. Sembra il personaggio di un vecchio spot televisivo visto durante la mia infanzia, quello nel quale una Citroen vinceva la gara contro l’aereo e un Messicano gridava: "Vavavuma!". L'uomo mi guarda e, come fosse un mio vecchio amico, inizia a parlare. In pochi minuti ho come l’impressione che stia entrando a far parte della mia vita. Di questo passo finirà col conoscermi meglio di mia madre, penso atterrito. Anche se in realtà metà delle mie risposte sono palesemente inventate. "Ma che c’hai da guardare sempre 'sto telefono?", mi chiede con la sua aria da mariacho. E mentre mi accingo a rispondergli, me lo immagino armato di chitarra mentre intona "La Cucaracha" e devo far finta di starnutire per non ridergli in faccia. "Controllo il risultato del Siena", gli rispondo senza distogliere lo sguardo dal display. "Che fine ha fatto il Siena?", mi chiede malizioso, rivelando finalmente un leggero accento romano. La domanda è la medesima udita decine di volte ma questa volta, senza un motivo, brucia un po’di più. "Annaspa in Lega Pro". E chiudo la questione.
Il pareggio non arriva ed il volo sta partendo. Abbandono Vavavuma alla sua curiosità e osservo la ragazza seduta alla mia destra. Indossa un paio di leggins neri su di una felpa grigia. Le cuffie infilate dentro le orecchie la separano dal mondo e tra le mani regge un libro di Francesco Guccini. Distogliendo lo sguardo dalle pagine scritte fitte, mi guarda, sorprendendomi a fissarla. Pare stizzita ma cerco di rimediare. "Scusa, com’è il libro?". La domanda sembra infastidirla ancora di più. Anche perché pare esattamente posta per attaccare bottone. "Non lo so. L’ho appena preso", mi risponde con una voce fastidiosa, da zanzara dei cartoni animati. Con un gesto teatrale, apro il mio piccolo trolley celeste e, fra il caos di una valigia fatta senza voglia, ne estraggo una copia identica. La ragazza sorride e liberando l’orecchio sinistro dalla cuffia esclama. "Allora dimmelo tu cos’è!". Deve avere 25-30 anni. Ma il fatto che abbia intenzionalmente utilizzato il tu, mi rallegra. Mentre sto per risponderle, il telefono mi informa del pareggio del Siena. Tiro un sospiro di sollievo. Mancano pochi minuti alla fine. Dai ragazzi, ce la facciamo! Le parole di Zarrillo rimbalzano nella testa, Vavavuma sta importunando una signora grassoccia armata di tablet e Autan (la ragazza con la voce da zanzara) sta ancora aspettando la mia risposta. "Non lo so. Me l’hanno regalato qualche giorno fa e ancora non ho avuto il tempo di iniziarlo".
Dall’altoparlante chiamano il nostro volo. In fila indiana ci avviamo al gate per l’imbarco. Con un gesto cavalleresco, forse anche un po’ forzato, faccio passare Autan, che sorride e ringrazia. Vorrei aggiungere qualcosa di spiritoso, sperare di sederle accanto durante il volo, ma la voce di Zarrillo mi blocca: non siamo certo due ragazzi ingenui in un mondo di canzoni e di poesie. La saluto amichevolmente strizzando l’occhio sinistro e la guardo scomparire dalla mia vita. Nel frattempo Vavavuma, abbandonato dalla sua corpulenta amica, mi chiama con quel modo orribile dei commilitoni al c.a.r.: "Siena, è finita la partita? Che ha fatto la Robur?". Nel silenzio, tutto l’aeroporto pare fermarsi ad aspettare la risposta: abbasso lo sguardo verso lo schermo del telefono, speranzoso di potergli gridare in faccia una notizia buona. Come se una piccola soddisfazione personale potesse cancellare tre anni da dimenticare, passati fra dilettanti e dilettantismo. Leggo 1 a 2. Ed il mio fine settimana finisce lì. "Ha perso", rispondo senza nemmeno curarmi di capire se la partita sia terminata o meno. Soppesando la mia risposta, il baffuto compare non sembra contento. Mi guarda e con fare sibillino esclama: "Ma non lo avete ancora capito? Quelli là ve stanno a prende' pel culo". Dopo di che mi saluta con una pacca sulla spalla, come fuori dalla chiesa prima di un funerale.

Siena – Racing Roma: 1 a 2. Visto che il pesce puzza sempre dalla testa, ritengo l’attuale proprietà la prima e unica responsabile di questo sfacelo. Basta con la storia dei due milioni, vi prego. A forza di sentirla si sono stancati anche i tifosi dell’Emmas Villas. Tra cinque partite, difficilissime e tremende, rischiamo di avere gli stessi punti di oggi. Adesso possiamo parlare di obiettivo salvezza?

Tutti uniti insieme avanzeremo (anche in Eccellenza)


Mirko

4 commenti:

  1. Mirko ma la lochescion era in Sicilia o in Calabria?
    E tu primo invece questo anno dove andrai a fare la tua consueta gita fuori porta?

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    1. Calabria! Da Firenze con scalo a Roma... Se andavo in auto forse facevo prima.
      Mirko

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  2. Ho già prenotato villeggiatura estiva a Recco e Rapallo.

    Siamo,io,il mio Sandokan ed Egisto,ognuno col suo bel trolley color merda sciolta.

    Volete sapè chi è Sandokan?

    La custodia di Egisto,off course.

    El Cinico(on tour).

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  3. Io mi sa che vo a fare un giretto a Nova Gorica con Egisto

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