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venerdì 16 dicembre 2016

L'ultima domenica

Per salutare l’ultima domenica di “Nanni Colella col casaccone arancione” da allenatore della Robur, non nascondo di aver a lungo pensato ad un’apertura ("intro" la chiamerebbero i più giovani) importante, piena zeppa di vocaboli difficili ed avverbi totalmente (eccone per l’appunto uno) inutili.
Poi questa mattina, ascoltando casualmente i primi venti secondi di Ziggy Stardust di David Bowie, ho realizzato – se mai ce ne fosse stato bisogno – che certe cose vanno lasciate fare a chi le sa fare. Quindi niente intro, schiena dritta e pedalare.
Anche perché domenica prossima ci attende il Pro Piacenza - che piú di una squadra di calcio parrebbe una di quelle app a pagamento (Piacenza invece è la versione gratis) – per quello che in molti hanno giá definito uno scontro diretto. Diretto per cosa, tuttavia, non lo so ancora. Invece, di parlare di Piacenza e delle sue tante, troppe, squadre in Serie C proprio non mi va. Anche perché non riesco affatto a capire come sia possibile per una cittá piccola, mantenere due (dico due) societá in Lega Pro (con quello che costa e soprattutto con quello che dà), quando ne potrebbe avere una seria in Serie B. Boh, discorsi inutili destinati a morire un secondo dopo la loro nascita. 
E allora, visto che a Piacenza dovremo tornare nei prossimi mesi, rimando l’appuntamento con l’approfondimento geografico colturale sulla cittadina padana e mi dilungo cinque minuti a parlare dell’esonero del nostro ex Mister. Che, se non fosse stato per l’ostinazione con la quale ha riproposto il suo assurdo 3-5-2, l’assoluta incapacità di leggere la partita e indovinare i cambi, le battute sagaci in conferenza stampa e quell’aria da ‘’salviamo il salvabile’’ mostrata ad ogni intervista, forse poteva addirittura arrivare a starmi simpatico. Ed infatti nel momento in cui il bisbiglio dell'esonero è diventato certezza, da qualche parte in fondo al cuore, ho avvertito un po' di dolore. Perché? Per tanti motivi.
Innanzitutto, inutile negarlo, la sua sorte era stata chiaramente segnata al 90’ minuto della partita con la Lucchese. L’assenza del Petit Prince in sala stampa non lasciava alcun dubbio, perché, essendo quest'ultimo un chiacchierone che parla del Siena con la stessa superficilitá con la quale un briaco parla di topa, ho proprio l'impressione che fosse stato ''consigliato'' di non rilasciare nessuna dichiarazione. Soprattutto durante la trattativa segreta con il nuovo Mister, avvenuta in una settimana atipica, con tre partite in sette giorni. E la risposta di quest’ultimo durante la sua presentazione credo abbia fugato qualsiasi dubbio. La società Robur Siena, almeno da dieci giorni, stava tramando sotto traccia alle spalle di Colella. Che invece si ostinava a dire in conferenza: "Va tutto bene, stiamo rispettando i programmi". Certo il buon Dolci avrá pensato alla promozione in Serie B del suo Como, nata proprio dal suo esonero, oppure sará stato costretto dalle pressioni della proprietà, che ultimamente mi pare ogni giorno piú lontana; tuttavia, dopo aver bleffato di domenica, ha aspettato il lunedì per scoprire le carte. Ed a questo giro fra le mani non nascondeva nè un full nè un poker, ma una parola che comincia con ''Es'' e termina con... fallimento.
Fallimento personale e professionale di un signore di mezza etá che aveva deciso di puntare tutto su se stesso, accettando l’avventura di Siena a discapito di un tranquillo contratto firmato con una società di provincia del Nord Italia. Eppure il significato che l’italiano medio e mediocre (qual è il sottoscritto) affibbia alla parola fallimento non è affatto corretto. Da sempre siamo abituati ad additare il ‘’fallito’’ come una persona incapace di far funzionare un qualcosa, che commettendo una lunga serie di errori finisce per danneggiare e far, appunto, fallire quel qualcosa. E non importa se quest’ultima sia una società, una banca, un negozio, o un sogno. Invece io sono convinto che il fallito sia colui che, nonostante tutto, c'ha provato. E fallire dopo averci provato è comunque molto meno grave che non provarci affatto. Perché se non avesse accettato Siena, avrebbe sicuramente vissuto con un rimorso assai piú grande del rimpianto con il quale dovrá fare i conti nei prossimi anni. Forse mister Colella non arriverà mai ai successi di Lippi e Conte, ma visto che non mi costa niente, glielo auguro di cuore. Del suo passaggio a Siena ci resterà soltanto un derby vinto col Livorno al 96’. E di questi tempi, credo che sia necessario accontentarci. Se avesse avuto le palle, avrebbe potuto dimettersi e rinunciare ai soldini dello stipendio per poter dire a tutti che la società l’aveva abbandonato senza proteggerlo e che un ragazzino di venti anni che si crede Pep Guardiola voleva fare il suo mestiere. Poteva inoltre aggiungere che i tifosi della curva sono una massa di bifolchi e che la tuta xxl non gli si appoggia affatto sui fianchi. Francamente posso immaginare perfettamente il disappunto che avrá provato nel venir licenziato a pochi giorni da dicembre, soprattutto dopo che aveva ordinato tutta quella roba su Amazon, inserendo Siena come indirizzo di spedizione.
Battute a parte, credo che per tutti (Lei compreso) una fine col patimento sia stata meglio di patimento senza fine. Quindi mettiamoci una pietra sopra e non pensiamoci piú. Buon Natale Mister Colella e felice 2017. E se in questi giorni dovesse fare il presepe, eviti di mettere tre re magi dietro a cinque pastori e due angioletti. Quel modulo non paga.

Pro Piacenza – Siena: benvenuto mister Scazzola. Le auguro che il suo lavoro possa ridare dignità ai nostri sogni. 



Tutti insieme uniti avanzeremo. 



Mirko

2 commenti:

  1. Io ho messo due palle grosse sotto un puntale enorme:va bene lo stesso?

    El Cinico "gingolbel".

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  2. P.s. Mi piacerebbe mostrare il mio albero di Natale a Nina:chi ci pensa al randevù?

    El Cinico(ti lovva tutta).

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