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giovedì 6 ottobre 2016

Qualche perplessità sul Museo... pardon, la Galleria del Palio

E dopo un articolo introduttivo di Roberto Cresti, un altro di un cortese lettore favorevolissimo al Museo del Palio, diamo voce a chi invece, su tale progetto, manifesta "qualche perplessità" (cit.).
Ci invia questo pezzo un altro afecionado, che ci pone alcuni quesiti. Leggiamoli!

Caro Wiatutti,
anzitutto grazie di ospitarmi nel tuo spazio. Sono nato a Siena, ma da molti anni vivo e lavoro a Milano. Ma la mia città resta una sola ed anzi la lontananza penso che abbia contribuito a rendermela ancora più amata. Questo blog, insieme ad altri, è uno strumento che mi aiuta a mantenere un filo diretto con ciò che rappresenta la mia radice.
Dopo aver letto alcuni articoli pro Museo del Palio (o, per dirla nello slang smartizzato, "Galleria del Palio"), sono a proporre alcune mie idee, volte a scatenare un acceso dibattito sul tema...
Un Museo, seppur organizzato e fatto vivere in senso moderno, resta sempre uno spazio che tende a catalogare, definire ed etichettare. Penso che sia molto pericoloso continuare a cristallizzare un fenomeno vivo (anzi, vivissimo) come il Palio, che deve campare anzitutto di passione e di emozione. Il Museo cioè si fa con la testa, il Palio vive - o muore - di pancia e di cuore. In realtà, l'istituzione della cosiddetta Galleria altro non sarebbe che un ennesimo ed ulteriore passo verso questo fenomeno, che potremmo definire di normalizzazione di uno dei pochissimi eventi ancora relativamente poco regolamentato; o perlomeno non regolamentato come questo mondo consumistico richiederebbe. Un mondo, ricordiamo, che ti guarda per un attimo, ti mastica e poi ti sputa alla velocità della luce.
È vero, il turista che arriva a Siena (non necessariamente nei giorni palieschi) poco o nulla sa del nostro "giochino". Ma sperare che una sosta di qualche ora dentro il nostro Museo possa sanare questa sua condizione, mi pare mera utopia. Il Palio è complesso per definizione, anzitutto perchè anti-storico e quindi, per la massa vorace, anti-logico. Non basterebbe una lectio magistralis a spiegare, ad esempio, cosa succede al canape, i movimenti dei fantini, le salve, gli accordi. Questa utopica posizione porta a pensare che, in fondo, ci sia altro di più contorto, che miri a farci sentire l'impellenza della realizzazione del progetto.
Progetto che, ancora una volta, cade difatti calato dall'alto, nonostante la prosopopea retorica della partecipazione della città e dei cittadini. L'idea è politica, le persone che la propugnano sono sempre le solite inadeguate (quelle cioè che non distinguono una cazzottata da una rissa, o una società di contrada da un club...), il comitato scientifico, seppur composto probabilmente dalle menti più esperte sull'argomento, parte sempre da una base "professorale" e non "popolana". Il rischio che ci sia un'edulcorazione delle informazioni-base è alto, l'ipotesi che la politica cittadina giochi ad accaparrarsi consenso non è poi così peregrina. D'altronde, già Wiatutti mi pare abbia più volte avvertito del rischio che non solo il mondo del Palio, ma soprattutto quello delle Contrade, corre nel senso della cooptazione di un ambiente ancora teoricamente libero ed indipendente (teoricamente...) all'interno delle logiche partitiche "alla senese". Nel Palio girano i soldi, le Contrade sono serbatoio di voti: entrambi i mondi creano potenziale consenso, entrambi i mondi sono pertanto molto appetibili dal Potere. L'operazione InContrada è lì ad insegnarcelo.
Le stesse dinamiche di sviluppo del progetto e di assegnazione dei lavori (in corso) paiono già preliminarmente delineate, senza nessun tipo di ipotesi di cambiamento in corso d'opera. Chi mette i soldi ha campo libero nell'organizzare, fare e disfare: rischioso, molto rischioso. Siena ha già molto dato, in tal senso, con una accelerata evidente negli ultimi anni. La città, soprattutto nei suoi tratti più intimamente identitari, è stata letteralmente messa in vendita, in modo anche grossolano. Le dinamiche sarebbero le medesime anche in questo caso.
Ed a proposito di InContrada, passiamo all'ultima mia considerazione, che riguarda la mancata valorizzazione di quelli che già sono diciassette musei spettacolari sul tema, i Musei di Contrada. È vero che il progetto della Galleria del Palio ha alla base un dichiarato rimando anche alla loro visita, ma inevitabilmente il focus dell'operazione sarà sintonizzato verso la Galleria stessa ed i Musei di Contrada faranno solo da contorno, generando così più confusione nel visitatore che curiosità. Esiste già, in maniera più o meno palese, una dichiarata disponibilità delle Contrade ad aprire i propri spazi museali agli Ospiti, che tali devono restare. Non Clienti, non Utenti, non Turisti, ma Ospiti non paganti, che al massimo potranno ritenere, in maniera assolutamente non cogente, essi stessi se devolvere un'offerta post visita oppure no. La politica si dovrebbe cioè impegnare a studiare soluzioni, ad oggi totalmente inesistenti, per una valorizzazione di questi diciassette gioielli, ma non in senso commerciale, quanto meramente divulgativo. Ed utilizzando esclusivamente persone (professori, ma anche no), che possano spiegare a chi vuole (e non a chi deve) scoprire cosa sia la vita di contrada, o anche cosa fosse, o cosa si desidera che sarà. Lì, in contrada, il Senese potrà essere disponibile all'accoglienza. Per tutti coloro che vogliono vedere uno spettacolo, esiste già Mirabilandia. E per tutti coloro che vogliono incassare l'obolo, c'è già Opera.

Marco Virale



PS: gnamo via, vi dirò la verità... il pezzo me lo so' scritto da solo... Ma, visto che lo fanno tutti, per una volta ho voluto anche io provare l'ebbrezza di pubblicare una lettera falsa di un lettore falso. Comunque m'è venuta bene, no? Ma poi, Marco Virale nato a Siena ed emigrato a Milano... ma come mi è venuto in mente? Mah...

3 commenti:

  1. Io lo avrei firmato Josè Altafini.

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  2. Mi sembra che le contrade siano da un bel po' di tempo territorio di caccia della politica con i dirigenti spesso proni per raccattare favori. Come dimenticare l'esempio di quel grande e plurivittorioso capitano che ha fatto montare un fantino solo per fare piacere al ricciolone calabrese.....

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