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venerdì 7 ottobre 2016

La rivincita del brutto

Sul finire del giorno, mentre le ombre dei passanti si allungavano sopra ai marciapiedi di città e nelle cantine di campagna il mosto si faceva vino, immersi nelle note di "Wonderful Tonight" di Eric Clapton fuoriuscite dallo stereo di una pizzeria al taglio, il brutto ed il bello camminavano pensierosi, l’uno accanto all’altro.

Si conoscevano da anni, ma non erano mai stati amici. Raramente si rivolgevano la parola, senza tuttavia detestarsi. I loro gomiti quasi si sfioravano, mentre procedevano spediti incontro ad un tramonto caldo e rassicurante, abitato da stormi di uccelli neri in attesa di migrare altrove. Provenivano da mondi paralleli dello stesso universo dove l’uno è satellite dell’altro, annaspando intrappolati nella fugace consapevolezza che il primo non potrebbe esistere senza il secondo.
Il brutto si soffermò un attimo a guardare gli ultimi raggi di sole, parzialmente oscurato da nuvole spesse colorate di arancione. Il bello si voltò spazientito da quella sosta imprevista. Visibilmente contrariato, incrociò le braccia all’altezza del petto, picchiettandosi con l’indice dalla mano sinistra il bicipite destro. Il brutto parve non accorgersi dell’irritazione mostrata dall’altro e continuò a fissare lo spettacolo dell’aria che cambiava colore pochi attimi prima che il buio spengesse la luce. 
"Che meraviglia", esclamò emozionato.
Il bello, come sentitosi chiamare in causa, alzò gli occhi al cielo e con aria indifferente chiese: "Cosa?".
Lasciando cadere la domanda nel vuoto, il brutto sbatté le palpebre e riprese a camminare, oltrepassando il compare senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Infastidito da quel comportamento, il bello scosse la testa e lo rincorse: "Sai benissimo che non puoi ignorarmi", sibilò non appena lo raggiunse. "Non si può vivere senza di me".
"Sì che posso", gli fece eco il brutto, chiudendo apparentemente la questione. Tuttavia, dopo un attimo di silenzio, continuò: "Nel mio mondo, fatto di insicurezze e pensieri al condizionale, non ho bisogno di te per ricordarmi che esisto. Perché la mia bruttezza può esistere anche senza la tua bellezza! Nella bilancia della vita, ricordati che sono io a tenerti in equilibrio, lasciandoti libero di attirarmi verso di te soltanto per trovare le conferme che ti permettono di vivere sereno. “Non è bello ciò che è bello” dice la gente comune, perché il bello fa discutere, mentre il brutto mette tutti d’accordo. La bellezza è relativa, dicono! Ma tutti sanno riconoscere il brutto: perché esso è assoluto. Tu sei lo stimolo, io sono il fastidio. Per secoli quelli come me si sono sforzati di assomigliarti, cercando il modo per entrare a far parte del tuo mondo, fatto di certezze e azioni all’indicativo. Ti ho ammirato di nascosto, sognandoti la notte come Piombino fa con l’Elba, ricevendo in cambio soltanto indifferenza o compassione, come Elba fa con Piombino. Tu non sai cosa significa attirare l’attenzione negativa della gente, suscitare disgusto, celarsi allo sguardo degli altri per non dover affrontare il loro giudizio, pregare tutti i giorni di non doversi più guardare allo specchio. Tu ignori tutto di me, da dentro il tuo emisfero fatto di moine e complimenti, nemmeno riesci ad immaginare quanto sia difficile avere più rimpianti che rimorsi. Ma nonostante tutto non potrà mai esistere il bello senza il brutto. Io per te sono necessario molto più del superfluo, anche se non ci crederai. Come la fatica per il riposo, la notte con il giorno, il lunedì con la domenica, il freddo con il caldo, il nostro mondo serve soltanto per giustificare il vostro, stabilendo le regole e fissando i confini. La storia va così dalla notte dei tempi. Non è bello essere brutti, non credere a chi dice il contrario. Nessuno ci ridarà mai quella sicurezza strappata via dai vostri sguardi curiosi, carichi di disgusto o compassione. Niente si crea e niente si distrugge - ci dissero - perché tutto si trasforma. Solo il brutto ha il potere di rimanere immutato, per sempre. Tu, col passare degli anni vedrai sfiorire la tua bellezza come la mimosa dopo l’otto marzo. Io rimarrò qui ad aspettarti, per guardarti negli occhi e chiederti che effetto farà non essere più belli. E forse quel giorno smetterai di sentire la puzza che per anni hai portato sotto al naso e, guardandomi meglio, mi troverai un po’ più normale; quasi simile a te. Ricordati, un bello può diventare brutto, un brutto invece è per sempre… Ma quando tu sarai come me, avrò finalmente la mia vendetta".
Dopo aver ascoltato il silenzio, il bello chiese: "Di quale vendetta parli?". 
I fari di automobile illuminarono per un secondo i lineamenti sgraziati del brutto che si contrassero in un ghigno: "L’unica che conosco: la rivincita del brutto".
La parole caddero come macigni sulla pavimentazione della strada. Il bello fissò il suo interlocutore e, appoggiandogli una mano sulla schiena, lo invitò a proseguire: "Andiamo", gli disse a bassa voce, intimorito dalle parole appena udite: "Il cammino è lungo e manca ancora molto".

Racing Roma – Robur Siena: esattamente undici anni dopo da quel meraviglioso 2 a 3 rifilato alla Roma, torniamo di nuovo nella città eterna per giocare a calcio. In realtà dopo quella data ci siamo stati decine di altre volte, ma nessuna ci ha regalato la stessa emozione. Giocheremo in un altro campo, contro un’altra squadra. Il mondo che c’era il 2 di ottobre del 2005 non esiste più. E forse non è mai esistito. Non ci sono più i Negro, i Chiesa ed i Colonnese. Non c’è Taddei che segna ed esulta come non avrebbe dovuto. Non c’è Portanova, non c’è De Canio, non c’è De Luca. Non c’è più niente che ci lega a quegli anni là, se non qualche fotografia e un po’ di ritagli di giornale, nascosti dentro una scatola di scarpe, assieme alla catenina d’oro e al diario dell’ultimo anno delle superiori. Solo il ricordo vive, dentro di noi, indelebile ed immortale. Avanti Robur, esci dall’incubo e ricordati chi eri.

Tutti uniti insieme avanzeremo

 

Mirko

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