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lunedì 25 luglio 2016

Il boom di Antonio Ponte

Venerdì 22 luglio, ore 21,30. Presso lo Studio legale di Mandarini dr. Alfredo, Via del Giglio 14, 53100 Siena.
Sono momenti concitati, di altissima tensione al tavolo della trattativa.
Presenti, fra gli altri: Ponte-Durio-Amato-Valentini.
Fra una proposta ed un'altra, Ponte esclama improvvisamente: "Vado a mangiare qualcosa".
Si alza, nella stanza c'è un gran caldo. Gli altri restano lì per lì un po' attoniti.
Ponte scende le scale e spalanca il portone. Davanti gli si parano una trentina di tifosi, alcuni dei quali sostano in strada già da alcune ore.
Qualche bercio, qualche intimazione a firmare il rogito di cessione della società. Ponte, capo in cassetta e barba lunga, sfila via nella sua magliettina azzurra, non accennando a proferire parola.
Sta per dileguarsi in lontananza, quando da una finestra qualcuno urla: "Non ha firmato, non lo picchiate, riportatelo indietro". A quel punto viene respinto indietro, qualcuno pare gli sbarri anche la strada con una transenna stradale.
Il Presidente tenta, con qualche abile finta di corpo, di passare lo sbarramento, ma il breve tentativo di fuga viene interrotto. A forza viene ributtato dentro il palazzo e chiuso il portone. Un suo autista viene bloccato anch'egli e restituito alla notte.
Passa qualche minuto, qualcuno si riaffaccia alla finestra: "Oh, ma Ponte dove è andato?".
La gente si guarda attonita, qualcosa evidentemente non torna.
Si riapre il portone ed una sorpresa si svela davanti agli inferociti tifosi: Ponte è lì, nelle scale, nascosto nella penombra, che aspetta ancora di rientrare in stanza!
Due berci, il Presidente risale e poi la trattativa riprende.
Ecco, io capisco davvero tutto. Ma mi chiedo come ci si possa ridurre in queste condizioni, pur di possedere qualche euro in più, anche se qui siamo davanti ad un racconto di pura fantasia.
La farsa di Ponte che evidentemente tenta di scappare dalla sala delle trattative mi ha ricordato una delle scene finali del film "Il boom", con Alberto Sordi nella parte di un piccolo imprenditore edile che, indebitatosi a causa di una manifesta incapacità nel mondo del business, promette a una ricca signora di donare un occhio per il di lei cieco marito. Sordi, arrivato in sala operatoria, cede al panico e, dopo una breve e preoccupata chiacchierata con i medici, scappa terrorizzato a gambe levate dall'ospedale.
Un saluto ad Antonio Ponte, che ha saputo farci così divertire. Mi mancherai.




"Guardateli, sempre in disparte stanno, loro sono gli unici a non essersi accorti di questo bbbbbooommmmrnm... Siamo tutti impazziti, ma loro non si sono accorti di niente, sono felici..".

(A. Sordi, "Il boom", 1963)

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