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lunedì 18 luglio 2016

Fate silenzio

Ma mica starete continuando a pensarli nelle zone fuori città, sì... laggiù in quei campi lontano da occhi ed orecchie indiscreti, mentre si esercitano a sparare alle bottiglie di birre da quattro soldi appena bevute per sconfiggere l'afa di Bagheria!? 

Mica penserete che stiano ancora chiusi in qualche luogo isolato intenti a registrare a mano nomi e incassi tra Palermo e Messina?! 
Credete che siano ancora con il coltello a serramanico nascosto nel gilet rigorosamente nero, mentre biasciano in un dialetto sconosciuto ordini e piani in una casa di Corleone? 
Vi sbagliate di grosso, miei cari amici che festeggiate la morte di quell'uomo dai capelli bianchi e dal volto segnato da un ghigno sinistro e che tutti conoscono con il nome di Bernardo Provenzano. 
Voi vi consolate sperando che nell'aldilà abbia già incontrato quello che senza dubbio rappresenta la vittima più insopportabile dei suoi ordini scellerati, il piccolo Di Matteo, sciolto nell'acido dopo essere stato strangolato per vendetta verso il padre informatore delle forze dell'ordine e così vi sentite più al sicuro. Non fatelo! Non lo siete!
Ascoltate bene quello che Provenzano ripeteva spesso in dialetto stretto ai suoi scagnozzi, per ammonirli sul comportamento da tenere: fare silenzio. 
Voi non sentite nulla provenire dalla Sicilia, vero!!?? Non si sentono gli echi degli spari o il fragorio delle bombe. Ascoltate, ascoltate bene. Sentite che silenzio!? 
È lo stesso silenzio in cui i nipoti, i figli, gli amici del defunto boss stanno adesso studiando in una biblioteca di un'università, forse Harvard o Yale. 
Già, loro non stanno più a sparare a vecchie bottiglie di birra, mentre biasciano in un dialetto sconosciuto ordini e piani. Loro studiano e si evolvono. Si insinuano nelle istituzioni e nelle posizioni di prestigio. Non vestono abiti neri e cappelli calati sugli occhi. 
Loro hanno capito che per sopravvivere avrebbero dovuto crescere ed evolversi e lo stanno facendo, nel silenzio più assoluto, perchè mentre noi non abbiamo capito che la cultura rappresenta lo strumento più importante di lotta, loro della cultura stanno facendo il mezzo di una loro rinascita e di una nuova affermazione. 
Che sia chiaro a tutti cari amici: non c'è nulla da festeggiare. Abbiamo seppellito solo un morto, non la mafia.

L'Intronata

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