Non saprei come definire la condotta autolesionista di chi governa l'Assessorato al Turismo di Siena: forse "tafazziana" (e qualora L'Accademia della Crusca non accettasse il nuovo aggettivo, userei "tafazziolosa").
Su Wiatutti, in una delle rubriche footballofile (scomodiamo ancora i luminari della Crusca?), c'è chi si diletta a stilare una fantasiosa classifica includendo le squadre toscane di tutti i campionati professionistici di calcio in un girone unico. Nella Toscana Ligg (La British Language Academy ci direbbe che si scrive "League") il contestato e bistrattato Siena, pur nello squallore della sua stagione mediocre (eh, eh NDR), si è comunque difeso finendo nella parte più dignitosa della classifica.
È di questi giorni una graduatoria che raffronta le presenze turistiche dei Comuni toscani del 2014 con quelle del 2015. Vince Firenze - anzi domina - ma non è una sorpresa, lo sarebbe se non l'avessimo trovata lassù. Segue Pisa: vabbè, c'è la Torre e ci passa l'autostrada, vuoi che quelli che atterrano al Galileo non facciano una capatina per la foto di rito fingendo di reggere il pinnacolo pendente in quel dei Miracoli? A questo punto ci si aspetterebbe di trovare Siena, un terzo posto vale sempre un onorevolissimo bronzo. Invece sul gradino più basso del podio ci sale Montecatini con le sue specialità: acqua bona, cialde ed escort mozzafiato. Sarà medaglia di legno? Macchè! Quella va a Castiglion della Pescaia con i suoi settemila abitanti ed un turismo di villeggianti estivi. Al quinto posto troviamo Orbetello e la sua laguna, poi scorrendo in basso ecco la ridente Grosseto (immagino Marina, perché, a meno che gli archeologi non abbiano ritrovato una antica città sotterranea, neanche un masochista cieco progetterebbe un soggiorno nella capitale della Maremma maiala). Siena se la gioca con San Vincenzo e Marina di Bibbona, che insieme fanno meno abitanti di Viale Cavour, e Capoliveri che, come risaputo, è raggiungibile da autostrade a quattro corsie, dispone di un aeroporto internazionale ed ha un porto turistico da far impallidire Miami.
Ho sempre ammirato chi è riuscito a far affluire turisti in massa giurando d'essere in possesso della falange di un santo, la scheggia del crocifisso custodito in una teca tempestata di pietre preziose, o la ciocca della beata anoressica. Il caso forse più eclatante dell'escursionismo religioso è senza dubbio Medjugorje, un paesello bruttino circondato da fosse e pietraie. Da una trentina d'anni circa, sei filibustieri, fingendo di vedere la Madonna ogni sera all'ora del tè o su appuntamento, hanno trasformato il villaggio di pastori bosniaci in una specie di Las Vegas cattolica. L'Oscar per i migliori imbonitori del nulla va assegnata senza dubbio agli scozzesi di Loch Ness, che da circa un secolo vendono pacchetti che includono gite sul lago alla ricerca di un mostro inesistente il cui avvistamento più convincente è una foto sfuocata, una sorta di blob che pare più che altro uno pneumatico da TIR, ma che gli esperti del posto giurano sia la schiena di Nessie emersa dalle acque. Negli USA, il locale yankee potrebbe anche accompagnarti tutto fiero e patriottico a visitare il mausoleo sorto attorno al cappello appartenuto al minatore ignoto o al museo dedicato alla padella più aderente dell'universo.
Fossimo un popolo dotato dell'arte dell'arrangiarsi, anche noi potremmo sfruttare il turismo gonzo, la creatura mostruosa, il Balzanodonte mangia bambini che bivacca nei bottini, le “Sacre Particole Bioniche” custodite a San Francesco che hanno curato più d'un malato terminale: è sufficiente donare un obolo, avere fede e sopratutto tanto culo. Ma il Senese - si sa - non è nemmeno in grado di rubare, tanto che per far fallire la Banca più antica del mondo ha dovuto assumere ladri professionisti forestieri, mentre i cittadini hanno assistito al sacco passivi ed abulici come polli d'allevamento.
Siena in realtà non avrebbe nulla da inventarsi per attrarre turisti, i nostri avi ci hanno consegnato un gioiello incastonato in una sorta di eliso paradisiaco intriso di storia, arte, bellezze mozzafiato e prodotti degni dell'ambrosia degli Dei. Ci hanno pensato i contemporanei a far sorgere palazzine e costruzioni disarmoniche, antiestetiche e prive di ogni logica. Potevano almeno cercare di eclissarle... Viceversa, chi desidera ammirare il genio dei predecessori, si trova costretto ad attraversare le oscenità erette dai contemporanei. Una contrapposizione disarmonica a tal punto da far rendere ancora più ampia la forbice tra la grandezza della Siena d'una volta e la pochezza di quella odierna.
Potrei partecipare alla Sagra delle Banalità annunciando che la soluzione sarebbe di ben amministrare il patrimonio sconfinato di cui disponiamo. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di impegnarsi più di tanto. Non siamo seduti, come molti affermano, su una miniera di diamanti, ma su molto di più, su un deposito di pietre preziose già estratte, tagliate e pronte ad essere vendute. Stare qui ad elencare le magagne che hanno portato alla riduzione di ben 85.000 turisti in un anno non avrebbe neanche molto senso, perché sono visibili e note a tutti e si rischierebbe di essere ripetitivi fino a rischiare di logorare la verità.
A Siena il visitatore viene accolto da vie d'accesso con lavori lasciati a metà, buche, sterpaglie e rotonde fatiscenti. È evidente l'assenza di una cartellonistica adeguata in più lingue, che servirebbe ad incanalare i turisti accompagnandoli nei posteggi che dovrebbero servire come punto d'approdo ospitali con percorsi ben segnalati ed alternativi per far conoscere tutto il centro storico e non solo i soliti luoghi e monumenti più celebri. Ma perché stupirsi? Un Assessorato al Turismo che comprendesse qualcosina non collocherebbe il suo ufficio APT in Piazza Duomo, utile quanto un banchetto dei rifornimenti posto oltre il traguardo del percorso podistico, efficace quanto un mal di testa lancinante: chi ci lavora parla un ottimo italiano, mastica un inglese imbarazzante e non sa nemmeno dire buongiorno in nessuna altra lingua.
L'arte senese andrebbe mostrata, anziché celata in quei musei foschi dove le lampadine bruciate non vengono mai sostituite e gli impianti d'aria condizionata mai sistemati. Per questo le opere artistiche più viste in città non sono i capolavori dei maestri del Medioevo, ma quelle del fantasmagorico Hip Hop che ha esposto i suoi ghirigori degni di un bambino ritardato sui muri di ogni contrada ed è salito alla ribalta delle cronache anche perché invisibile ed inafferrabile.
L'Assessore al Turismo, la biondina smart che verrà ricordata per i mercatini di Natale, se ne sta arroccata nel suo ufficio come Hitler nel suo Fuhrer bunker a rimirare i plastici della Berlino futuristica, anche lei prigioniera di un mondo fatato dove il turismo aumenta di numero e di qualità e dove a breve verrà inaugurato il Museo del Palio privo di Palii. Ma forse è giusto così, in fondo i Senesi l'hanno votata e tutto va bene.
Ai locali gli stranieri non piacciono molto, i turisti sono considerati molesti come i piccioni cacaioli, anche se adesso, con il MPS che ha chiuso i rubinetti, va di moda affittare loro la cameretta, mentre gli studenti del sud orinano lungo le vie della movida pantanetese ed i più ingrati pretendono addirittura un contratto di locazione per le topaie che pagano a peso d'oro: inaudito! L'altro giorno ascoltavo una senesona di quelle DOCG, tutta folosa e montepaschina, la capigliatura stile zucchero filato e la borsetta un affronto alla fame nel mondo, che si vantava - ma poi come! - d'aver spedito una famiglia di turisti in direzione di Porta Romana: “M'hanno chiesto indicazioni per il Duomo, e io l'ho mandati dalla parte opposta, ma si può veni' a Siena e 'un sape' dove si trova il Duomo? Hanno a sta ma a casa sua anziché veni' qui a pigliacci pel culo”.
Ab uno disce omnis.
Dario Castagno
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