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mercoledì 1 giugno 2016

La dotta citazione di Eurispes

Non so a voi, ma a me è balzata fortemente agli occhi una citazione di Siena e del Palio che ho letto in un articolo qualche giorno fa all'interno del cosiddetto "Rapporto Italia 2016" dell'Eurispes.

Ammetto che l'evento, di metà gennaio, mi era sfuggito; ma meglio conoscerlo tardi che mai.
L'Eurispes anzitutto è "un ente privato italiano che si occupa di studi politici, economici e sociali, ed operante nel campo della ricerca politica, economica, sociale e della formazione" (fonte Wikipedia), assai criticato, da molte parti politiche, a seconda dei risultati delle proprie ricerche, ma oggettivamente ben considerato dalla gente che conta (e che quindi piace).
Ogni anno emana il cosiddetto Rapporto Italia, che fotografa la situazione del nostro Paese in maniera più o meno esatta, ma basata su dati certi e provati.
Quest'anno il presidente Fara ci dice che l'Itaglia è "rallentata da una diffusa e radicata sindrome del Palio di Siena la cui regola principale è quella di impedire all’avversario di vincere, prima ancora di impegnarsi a vincere in prima persona. Sempre senese era l’anima nel XIII Canto che dice a Dante: «Fui molto più lieta delle sfortuna altrui che della mia fortuna»".
"E vabbè, ci verrebbe da rispondere, "una più o una meno...".
Ormai infatti pare che a tutti, al primo o all'ultimo arrivato, sia permesso di aprire bocca e di parlare di Siena, del Palio e delle sue tradizioni, cioè di materia che, se non la si vive o perlomeno non la si conosce per esperienza vissuta, è oggettivamente difficoltosa da decriptare. Ma, lo ripeto, ormai ci siamo abituati, pare che spararci addosso sia divenuto uno sport nazionale.
Badate bene... Wiatutti è tutt'altro che senesone e nazionalista e non si piange mai addosso (chi lo legge, lo saprà), ma certo su questa cazzata che Fara ha scritto - oltretutto in un documento di divulgazione internazionale - non si può passare oltre.
Sì, è una cazzata! Ma lo sappiamo noi (e solo noi) che l'impedire all'avversario di vincere non è la regola principale del nostro giochino e che pertanto una sindrome da Palio di Siena non ha de facto base su cui esistere... ma ora vallo a spiegare a chi ha letto ed ha divulgato il rapporto...
Il quale oltretutto sposta l'attenzione su una falsità evidente, dato che il problema dell'Itaglia, devastata da corruzione, inefficienza, nepotismo, e chi più ne ha più ne metta, non penso proprio sia l'invidia da Palio, in stile "problematica tciaffico" di Palermo nel famoso film di Benigni.
Sarebbe stato splendido aver aperto una mattina un foloso quotidiano locale ed aver visto vergata una netta ed avversa affermazione di qualche nostro amministratore, del tipo: "Fara... ma che sta a di'?", ma ciò non è successo e non succederà mai.
Ed allora il problema resta e va gestito; prima o poi, va gestito. 
L'istinto sarebbe quello di (continuare a) dire che si fa come ci pare e che il mondo non ci deve rompere i coglioni, chiudendosi in un guscio di apparente protezione autoreferenziale. Ma ciò non basta, è l'evidenza dei fatti che lo dimostra. E allora non vedo davvero altra soluzione, come già affermato più volte in questo blog, che avviare una onesta e corretta divulgazione di ciò che siamo e di ciò che facciamo, senza più rintanarci nelle mura delle nostre menti, ma anzi destrutturando molti falsi miti nati e cresciuti negli ultimi e folosi anni.
Con la doppia consapevolezza di essere ormai senza più alcuna protezione e circondati da un mondo (ed ora anche l'Eurispes) pronto a giudicare senza aver voglia di osservare o capire una anomalia, che probabilmente deve essere sanata il prima possibile.

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