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martedì 19 aprile 2016

Ritorni, sorprese e domande

Tra i ricordi più nitidi della mia adolescenza, passata più che altro a sognare ciò che non sarei mai diventato ed a nascondere le carte delle caramelle all’orzo sotto i cuscini del divano del salotto,
c’è una “meravigliosa” reclame televisiva partorita dalle menti geniali di gente che qualche anno più tardi il buon (è una battuta!) Silvione avrebbe portato a sedere in Parlamento.

Tale spot, trasmesso fra un “Ok! Il prezzo è giusto” e “La ruota della fortuna”, in una manciata di secondi riusciva, senza perdere di vista il messaggio commerciale, a descrivere alla perfezione il cambiamento epocale che stavamo vivendo. Erano i primi anni ’90 e io dall’alto dei miei 12/14 anni, ridevo di gusto di fronte al teleschermo, mentre scorrevano le immagini della pubblicità del Nuovo Atlante del Mondo a fascicoli, edito dal Corriere della Sera, giornale che avevo visto soltanto abbandonato sopra ai tavolini del bar di piazza, visto che in casa mia entravano soltanto Gazzetta dello Sport e Corriere di Siena. Eh sì, che ci volete fare, d’altra parte siamo sempre stati una genìa di colti allitterati… 
Nella simpatica storiella, ambientata sullo sfondo dell’estrema campagna ucraina, la tranquilla quiete giornaliera di una vecchia signora veniva spezzata dal frastuono di una navicella spaziale di ritorno da una imprecisata missione e dalle grida di giubilo dell’astronauta sovietico, entusiasta di tornare a calpestare il suolo della “Madre Russia”. La signora, leggermente indispettita, rispondeva: “Macché Russia, questa è Ucraina!”, mentre l’astronauta – il quale evidentemente era partito prima del crollo delle repubbliche del Patto di Varsavia – tentava di ribattere con un incerto: “Ma l’Ucraina è Russia”, aggiungendo anche: “Questa è Russia e là c’è Cecoslovacchia: Praga”, indicando con il braccio una direzione precisa. L’anziana, senza badarlo più di tanto replicava: “Questa è Ucraina e là c’è Slovacchia: Bratislava!”. Lo spot finiva con l’astronauta che esclamava: “Allora questa è America!”, indicando un paio di jeans indossati da un ragazzino. 
No, in realtà allora non lo era e forse non lo sarà mai, soprattutto se consideriamo quanto distante ancora sia il concetto di libertà da quelle parti e la strana involuzione che tale diritto ha subito anche a casa nostra. Sì, ho proprio paura che nonostante il tempo scorra, il mondo non riesca a cambiare. 
E allora che facciamo? Dobbiamo per forza inventarci qualcosa per non pensare al peggio: parliamo di Robur via, forse è meglio (forse!)... 
Se l’astronauta di cui sopra fosse partito per la sua missione la sera in cui festeggiavamo la salvezza con mister Sannino - avvenuta dopo un ottimo campionato di Serie A, corredato anche da uno strepitoso cammino in Coppa Italia, interrotto soltanto da un’oscura manovra colma d’interessi economici e quintessenze personali - avrebbe lasciato la Robur a rappresentare Siena nel calcio che conta, un babbone scricchiolante ma ancora in piedi e tante altre piccole cosine, che riuscivano a fare di “casa nostra” il posto più bello del mondo, al loro posto. Se poi per qualche strano caso del destino – valli a capire te questi aggeggi cinesi! – nel pieno della sua missione il nostro eroe avesse perso il contatto radio con la terra (e già ce lo vedo, sudato davanti al microfono, a gridare “Ampugnano, we have a problem”) e fosse stato costretto a restare lontano da tutto e da tutti per qualche anno – come per Tom Hanks in “Cast Away” - il ritorno sarebbe stato piuttosto spiacevole.
Giungendo in città, sarebbe bastata un’occhiata al primo giornale disponibile per scoprire che il Sindaco di Firenze, diventato nel frattempo Presidente del Consiglio senza passare dalle urne (esattamente come accade spesso nell’Ucraina di cui sopra) aveva invitato la gente ad astenersi dall’andare a votare per un referendum dal quesito “incomprensibile” (o è parso soltanto a me?) e che gli scellerati errori politici provocati dall’Occidente avevano finito per ammassare migliaia di persone ai confini continentali, pronte ad invadere l’Europa per scappare dal dolore di una vita da oppressi. Con questi presupposti, avrebbe pensato che forse forse era meglio rimanere nello spazio. 
Addentrandosi all’interno del quotidiano, in cerca delle pagine di cronaca sportiva locale, non avrebbe trovato la voce "AC SIENA" nè in serie A, nè in B, nè in C; anzi, a dirla tutta non avrebbe trovato nemmeno la serie C. Incerto si sarebbe fermato un attimo sul nome Robur Siena pensando: "O chi so’ questi?". Nell’apprendere tutta la storia, avrebbe sentito la bocca dello stomaco chiudersi. Leggendo poi le dichiarazioni della dirigenza del post partita di L’Aquila, città che – penserebbe – in tutti questi anni avranno certamente ricostruito dopo il terremoto del 2009, sarebbe sicuramente rimasto un po’ incerto vedendo da una parte un Siena quinto in classifica e a detta del buon presidente Ponte (o Mezzaroma che fine ha fatto?) in piena corsa play off e gli attacchi dello stesso ai giornalisti, accompagnati dalle bizze di un giocatore sconosciuto che da 9 mesi (fra un po’ nasce) ce l’ha con i tifosi e di un mister vagamente noto - “Stai a vedere che forse è quello che giocava a Siena negli anni ’90?” - che difende la sua integrità morale e non perde mai l’occasione per sputare inutili parole al vento. Il tutto condito dalle foto di una quindicina di eroi, sperduti nel settore ospite dello stadio abruzzese… Esattamente come a inizio anni 90!
E allora? Avrebbe chiesto al primo passante: che succede? Come mai sull’homepage del sito campeggiano ancora le foto di giocatori fuggiti da mesi? Perché tutta questa confusione? Cosa c’entrano adesso l’onestà e le querele? Perché di calcio giocato non ne parla mai nessuno? Ma poi, perché siamo in Lega Pro?

L’Aquila – Siena 1-2: ci risiamo! Quando si vince, si parla a casaccio. Pessima abitudine per chi si è dimostrato totalmente incapace di chiedere SCUSA di fronte a memorabili figure di merda. Signori (mister, giocatori e società), secondo voi il tifoso gode di più a fischiare o a battere le mani? Pensate veramente che ci faccia piacere questa situazione o vorremmo essere senza voce e in cima alla classifica? Rispondete, anzi no: tanto fra qualche settimana sarete soltanto un triste e lontano ricordo, da chiudere dentro allo stanzino degli spogliatoi.


Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

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