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venerdì 29 aprile 2016

La notte della verità

"Dio, fa che non venga stasera", pensò a voce alta, osservando la sua immagine ritratta nello specchio con occhi colmi di lacrime, dai quali traspariva un velo di stanchezza.
L’ombra del mascara nero colato sulle guance ed il rossetto sbavato agli angoli della bocca distorcevano la bella espressione del volto in un ghigno malefico, mentre i capelli, bloccati sulla nuca da un lapis giallo e nero, scoprivano completamente le piccole orecchie a punta.

Sovrastando la musica, il suono delle sue parole echeggiò nell’appartamento deserto, penetrandole a fondo nel cervello. Vergognandosi del pensiero appena formulato, si lasciò cadere sul letto, ponendo fine al riposo del gatto, che seminascosto dal copripiumone colorato emise un brontolio irritato. "Non venire ti prego. Non venire", continuò a supplicare fra sè e sè, aggrappandosi disperatamente a quella preghiera, mentre la sua lucidità mentale, seduta in bilico sull’orlo dell’abisso della disperazione, cominciava a scivolare verso il basso. Dalle casse dello stereo la musica dei “Rats” fuoriusciva a bassissimo volume. 
"Chiara, ho letto il tuo messaggio sui gradini della scuola, devi vincere". E per un secondo, dimenticandosi del gelo che le attanagliava le ossa, tornò con la mente ai baci scambiati di nascosto sugli ultimi seggiolini del pullman durante la gita della prima superiore e sorrise amara ripensando al tempo in cui credeva nell’amore. 
"Chiara, ho speso quell’assegno guadagnato in qualche modo, devi vincere". Destandosi dal malinconico ricordo dell’adolescenza, si soffermò un secondo sui panni sparsi sul pavimento ed il cuore smise di battere per alcuni lunghissimi secondi. Il vestito corto sfacciatamente scollato, che avrebbe dovuto mettersi fra qualche ora per uscire con lui, era tutto stropicciato e una profonda smagliatura squarciava una calza autoreggente. L’altra non sapeva dove fosse. 
Non era pronta per i suoi progetti e forse non lo sarebbe mai stata. Fissando la foto sul display del telefono, nella quale rideva felice alla “Festa in collina”, si sentì morire. Presto Alessandro, il suo ragazzo, le avrebbe chiesto di sposarla e lei non poteva arrivare a tanto. Tanto più che qualche ora prima la sua vita aveva preso una piega decisamente inaspettata e la situazione le era sfuggita di mano. “Basta” si disse “è l’ora di farla finita; non posso più andare avanti così”. Sollevata da quella decisione, tirò su col naso e iniziò a raccogliere i panni. Non ci sarebbe stata nessuna cena fuori questa sera e il cameriere avrebbe atteso invano il loro arrivo. All’improvviso si ricordò di non essersi nemmeno preoccupata di acquistare un regalo per i trenta anni del suo fidanzato. Si era promessa di farlo nel primo pomeriggio, prima di andare dal parrucchiere. Ma uscendo dall’ufficio, con la coda dell’occhio aveva notato un ragazzo dall’aria strafottente gironzolare intorno alla sua auto. 
Affondando la faccia nel vestito spiegazzato, annusò la stoffa lucida in cerca del suo odore. Si conoscevano da tempo, ma non si erano mai frequentati. A stento ricordava il suo nome: eppure c’era appena andata a letto. E nel farlo non si era sentita né sporca, né in colpa. Non c’era stato imbarazzo fra di loro: avevano fatto sesso a luce accesa e si era lasciata ammirare mentre indossava per gioco il vestito sexy e le calze velate. Per una perversa forma di rispetto più per se stessa che per il suo ragazzo, aveva tenuto gli occhi chiusi mentre graffiava la schiena nuda del suo occasionale amante. 
Compose velocemente un numero di telefono, sperando di sentire il suono familiare di una voce amica. Il "pronto" che udì le parve un qualcosa a metà fra lo stizzito e il meravigliato. 
Senza pensare esclamò: "Aiuto! Ho fatto una cazzata". 
"Un’altra?", le chiese la sua interlocutrice, più divertita che incuriosita. 
"Sì, no. Cioè, boh! Non lo so. Dovevo andare a comprare il regalo al mio ragazzo ed invece sono finita a letto con uno che nemmeno conosco! E adesso sono confusa da morire. Vorrei finirla con Alessandro, ma tutta la mia vita gira intorno a lui. Non so che fare". 
Dopo qualche secondo, l’amica la incalzò: "Continua", sperando, dentro di sè, di farle dire ciò che voleva sentire. 
Lei non si fece attendere: "Avevi ragione tu, quando dicevi che era meglio lasciar perdere, perché prima o poi sarebbe arrivata l’ora di crescere e diventare adulti". 
All’altro capo del telefono l’amica sorrise perfida, pensando: "Te l’avevo detto che non faceva per te". "Per anni ho placato i miei capricci con i soldi del suo stipendio. Pensando che le monete potessero comprare tutto. A volte mi sveglio presto, molto spesso dormo fino a tardi: ma a lui va bene sempre tutto. La mia presenza è sufficiente a farlo felice. Quando va in bagno al mattino, non ho più voglia di alzarmi per salutarlo, come le prime volte che dormivamo insieme. Noi siamo sempre stati quelli del domani: “un giorno staremo insieme", ci dicevamo da piccoli. "E tutto sarà magnifico”, pensavo dentro di me. E poi ci siamo messi insieme per davvero e abbiamo fatto contenti tutti. 
"Tranne me", la interruppe l’amica, che da sempre aveva osteggiato il loro rapporto, fino ad arrivare a compromettere la decennale amicizia. Per poi aggiungere: "Lo sapevo che un giorno mi avresti dato ragione. Sei sempre stata una stronza e te ne sei sempre fregata degli altri. Anche stavolta hai succhiato il meglio di lui e poi hai fatto la zoccola con il primo che passava. E adesso vuoi andartene? Chi se ne frega!Scusami, ma a differenza tua, io ho da fare". E con voce mielosa, pose fine alla conversazione augurandole una buona serata. 
Le parole dell’amica la colpirono al volto come una serie di montanti, incredula si ritrovò senza voce a fissare il telefono, incerta di aver udito veramente quelle frasi. Certo, fra di loro ultimamente i rapporti si erano un po’ raffreddati, ma non avrebbe mai immaginato una reazione simile. Appoggiando l’apparecchio sulla spalliera del divano, fu colpita dei colori dalla grande foto appesa sul muro del salotto. In un frammento felice di una vita precedente, era ritratta abbracciata al ragazzo che nel giro di qualche mese sarebbe diventato il “suo” ragazzo, mentre agitava la sciarpa del Siena durante la prima trasferta di serie A. Fra qualche ora, pensò, avrebbe dovuto sostituire quella foto con qualcos’altro. E il pensiero le fece salire la tensione. Infilandosi una vecchia tuta sformata, aspettò in silenzio seduta su una sedia, divorandosi le unghie laccate di verde. Un minuto prima dell’orario prestabilito, il suono del citofono squarciò il silenzio domestico. 
"Sì?", rispose lei senza voglia. 
"Scendi, dai", propose lui con voce allegra, "Siamo quasi in ritardo". 
"No!", lo contraddisse lei. E cercando dentro di sè un po’ di forza, continuò: "No Ale, vieni su, ti prego: dobbiamo parlare". E dopo aver pigiato il pulsante di apertura del portone, scoppiò a piangere... (to be continued)
 

Tuttocuoio – Siena: - 2! Ci hanno tolto anche il gusto di offendere Lucarelli. Che brutta annata! 

Tutti uniti insieme avanzeremo! 


Mirko

5 commenti:

  1. Ennesimo bellissimo racconto che narra,a quanto pare,una storia contraddistinta da una protagonista alquanto maiala ed attaccata al vil denaro come ce ne sono tantissime a giro.
    Ed,altrettanto ovviamente,il becco sarà come sempre l'ultimo a sapere di esserlo(io spero la barcocchi bene bene,almeno la "puerca" si potrà godere la "parità"dei sessi et alia).
    Attendo,con impazienza,il seguito perché può essere d'insegnamento anche per quelli come me che,nella loro "vita sessuale",si sono ritrovati più spesso nella parte del "ragazzo dall'aria strafottente".
    Concludo ricordando le parole di un Grande Contradaiolo scomparso della mia Contrada,il quale soleva dire,che al mondo vi sono 3 tipi di uomini:
    1-chi è stato becco.
    2-chi lo è.
    3-chi lo sarà.
    Alla faccia delle quote rosa,eh!

    Cuorenero.

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    1. Effettivamente attendiamo tutti con grande ansia il seguito. Anzi, i seguiti, dato che pare che i racconti in generale rispetto alla storia saranno addirittura 4!!!
      Occhio, perché quindi le possibilità di essere becchi / fare i ragazzi dall'aria strafottente / trovare le maiale si moltiplicano.

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    2. Ma sarà meglio appartenere alla categoria 1 o alla 3?
      Alla 2 non ci voglio nemmeno pensare, tanto è risaputo: se occhio non vede, cuore non duole.

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  2. i suoi 'to be continued' valgono più o meno quanto un due di coppe quando a briscola comanda bastoni.

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