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martedì 1 marzo 2016

La piccola auto grigia

La musica contenuta nella chiavetta usb inserita nello stereo dell’automobile fuoriesce dalle casse dell’altoparlante ad un volume decisamente troppo altro per l’angusto spazio dell’abitacolo.
Le malinconiche parole del cantante rimbalzano sul rivestimento del tettino e sulla plastiche del cruscotto e puntano dritte verso il cervello, colpendolo con un fuoco incrociato. Appena fuori dai finestrini, un mondo diverso e distante consuma lentamente la sua domenica, mentre il grigiore opprimente delle nuvole basse non ammette speranze: per il temporale sarà solo una questione temporale.

L’apertura dello sportello libera in pochi istanti l’interno dell’auto dal peso di tutti i decibel accumulati durante il viaggio, che si disperdono velocemente nell’aria umida, quasi come fossero uno sciame di calabroni. Le orecchie stentano qualche attimo prima di riprendere a funzionare correttamente. Per terra una serie di strisce blu disposte a rettangolo disegnano il perimetro della macchina ricordando a tutti che lì vicino ci dovrà essere un parchimetro. Dentro la testa la musica sparata a tutto volume rimbomba ancora come un lunghissimo eco e distrae il cervello impegnato nel difficile compito di ricordare il titolo della canzone. Il tonfo metallico delle monetine nella pancia dell’apparecchio automatico lo riporta alla realtà e l’abitudine lo costringe a guardare l’orologio: è di nuovo in ritardo, come sempre del resto. 
Fosse stata una donna, avrebbe avuto una marea di figli. Una piccola auto grigia gli passa vicino a forte velocità. All’interno una ragazza con i capelli scompigliati e il telefono incastrato tra spalla e orecchio pare sorridere divertita. La visione ha il merito di infondergli subito un leggero buon umore. Muove lentamente i primi passi in direzione di qualcosa, quando di botto gli torna in mente il titolo della canzone: “Lei, Lui, Firenze!” esclama a voce alta, mentre il polso impone alla mano destra una rotazione verso l’alto e il pollice sfrega contro con il medio, emettendo un schiocco fastidioso. Bruscamente il buon umore sparisce. 
Avrebbe bisogno di un appiglio al quale aggrapparsi per evitare di pensare. Prova ad immaginare quale verso di Vasco potrebbe descrivere la situazione, ma deve aver smarrito l’ultimo backup della sua memoria e le uniche parole che gli vengono in mente sono proprio quelle di Brunori. Cerca con lo sguardo la piccola auto grigia, che ferma al semaforo aspetta il verde. La nostalgia è un ponte tra ciò siamo e ciò che eravamo e un sicario armato di malinconia lo sta percorrendo per saldare un conto aperto col destino. Un fiume di emozioni rompe l’argine della memoria e irrompe nel presente. D’improvviso riaffiorano ricordi sopiti dal tempo, nei quali sogni troppo modesti e orfani di un lieto fine venivano calpestati da una realtà amara e abilissima a smentire l’immaginazione. 
La piccola auto grigia ha girato l’angolo e non potrà più aiutarlo. Come Alice con il bianconiglio, decide di seguirla ugualmente. Il viale scorre dritto, immerso dentro eleganti palazzi dal tetto rosso. Al centro della strada una folla di podisti caracolla verso il centro città: sembrano scappare da qualcosa o da qualcuno mentre lui sembra proprio andargli incontro. In fondo al lungo rettilineo, nel punto in cui la strada piega lentamente a sinistra, gli pare di scorgere l’auto grigia ferma di fronte ad un bar. Prova a raggiungerla, ma come l’inizio dell’arcobaleno, ad ogni passo appare sempre più lontana. Stanco e deluso si guarda intorno perplesso: Siena appare decisamente invecchiata ed i militari presenti ad ogni incrocio le donano un triste sfondo anni ‘70. Dall’interno di un locale una voce lo inviata ad entrare. Varcata la soglia, si sente subito a suo agio. Dal fondo della sala un’allegra compagnia lo invita a sedersi: si parla di Robur, di Spal, di mostri che ritornano e di Aldo Agroppi. Finalmente si sente libero di ascoltare senza il dovere di dire qualcosa per forza. Il cattivo umore è sparito, portato via lontano dalla piccola auto grigia. Per un tempo che pare infinito, si perde nei racconti del passato, nelle poche certezze del presente e nei progetti del futuro. Per quasi due ore nessuno dei commensali controlla il cellulare, come se il piacere di stare e sedere a quel tavolo creasse una realtà parallela, nella quale una carbonara ben condita, un bicchiere di vino rosso e tanta voglia di stare bene riuscissero a filtrare tutto il brutto del mondo reale. Con un moto di curiosità spia di nascosto tutti i presenti, provando a fissare qualsiasi dettaglio che lo aiuti a ricordare più sfumature possibili. 
Con la pancia piena la “brigate delle 18 uova” lascia il locale e si sposta verso lo stadio, ma non in banda: ognuno se ne va da solo o al massimo in coppia, verso il suo posto, verso il suo rito, verso la sua solita scaramanzia, come se niente fosse cambiato, la Spal fosse la Juve e vivessimo ancora quei momenti la.

Siena – Spal 0 – 0: tra messaggi contrastanti, dichiarazioni poco felici di piccoli sconosciuti e disegni nebulosi ancora molto incerti, rigiochiamo finalmente una partita degna di tale nome, togliendoci lo sfizio di fermare la capolista e restituendo al Pisa una parte dei punti meritatamente sottratti durante la nostra scorribanda autunnale. Per una volta il cuore ha avuto la meglio sulla testa e la maglietta a fine partita è risultata fangosa e sudata. Dopo il 90° scopriamo anche che la nostra storia è legata storicamente alla serie C (come se Berlusconi appena preso il Mila avesse detto ai tifosi: "Oh, eri in Serie B, ma che volete la Coppa dei Campioni!!") e facciamo la conoscenza del Giana Erminio di Gorgonzola (che dovrebbe essere tipo un Villabiagio con i bachi verdi) e intuiamo che la comunicazione potrà essere un problema anche per il futuro. Benvenuto presidentino del domani (altrimenti Ponte chi lo sente): se il buongiorno si vede dal mattino, si sta freschi! 


Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

1 commento:

  1. Bel pezzo! Brunori è uno di quei cantanti sconosciuti sottovalutati,a me non dispiacciono le sue canzoni. Ricordo una volta una persona mi disse che non riusciva più a sentire la musica in macchina a volume elevato,forse a causa di una precedente vita a lavorare dietro un bancone,mi fece sorridere quella frase,mi sembrava una scusa,con gli anni ho capito che se non apri un po'il finestrino in effetti tendi ad assordarti! Ma tanto io giro sempre col finestrino abbassato e la musica che ancora spacca i timpani! Le persone non cambiano ma si adattano un po'..adesso che vivo a Firenze (viola merda) certe canzoni le ascolto con un orecchio diverso,e questo pezzo di Brunori fa sempre piacere risentirlo,mai quanto il pezzo di Graziani però! Dal raccordo alla tramvia metropolitana,strana la vita! Continua a scrivere,ti riesce sempre bene.

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