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martedì 10 novembre 2015

Il Piano Triennale

Anche stavolta, in regola con la modalità secondo la quale di solito opera Wiatutti, facciamo un salto temporale all'indietro ed andiamo a riprendere un'intervista di qualche giorno fa al Direttore Generale della Robur Siena, avv. Andrea Bozza.



Contesto: intervallo del match ad Arezzo di Coppa Itaglia.
Intervistato da una delle mummie del servizio televisivo nazionale, il pacato Bozza risponde - un po' come tutti nel mondo del pallone - con frasi fatte, come è normale, appunto, che sia.
Finché, fra il lusco ed il brusco, interrogato sulle potenzialità della squadra, si lancia in una affermazione che è passata pressochè inosservata, ma che a mio avviso è assolutamente da approfondire.
La Robur Siena, secondo le parole del DG (non di uno qualunque, pertanto), a partire da quest'anno avrebbe un Piano Triennale per andare in serie B!
Ordunque, che io mi ricordi, non avevo mai sentito parlare di programmazione futura dall'inizio dell'avventura in Lega Pro; anzi, l'impressione è sempre stata quella di una certa "navigazione a vista" da parte di una società, che ha parlato indifferentemente di mantenimento della categoria, ambizione ai play-off, sogni di promozione.
Che io sappia (lo so, l'ho letto...), l'unico documento che parlava di triennio era il famoso libello consegnato da Ponte l'anno scorso all'Amministrazione Comunale, in cui, per l'appunto, si disegnava un piano triennale alla conquista della Lega Pro.
Piano naufragato (meno male...) con la repentina promozione della Robur fra i professionisti, per cui ipotizzo che Bozza non facesse in questo caso riferimento al medesimo.
Ora, io non do un giudizio sui 3 anni da passare per il consolidamento e la promozione in serie B, non dico cioè che essi siano pochi o tanti, ma faccio una domanda - che poi è sempre la solita da un annetto a questa parte: con quali risorse ci manteniamo in Lega Pro per questi anni?
Consideriamo che la premessa è l'arrivo a fine campionato ad un deficit sicuro (parole di Ponte), che si aggirerà, più o meno, sul milione e mezzo di euro.
Chiedere se e come questa società sia in grado di far fronte a questa spesa penso sia legittimo da parte della tifoseria, sebbene, a mio avviso, dovrebbe essere la carta stampata a prendere l'iniziativa.
Rispondere, da parte della società, potrebbe rappresentare un vero e proprio vantaggio, perché magari potremmo essere edotti del programma che porti la Robur ad autosostenersi, magari senza ricorrere a continue iniezioni di capitale fresco da parte della proprietà.
Perché prima o poi, Ponte o l'emiro del Kuwait, se non costruiscono qualcosa che possa dare profitti o rendite almeno nel medio periodo, oggettivamente non hanno senso di esistere, perché di mettere quattrini si stancheranno.
La società si è in parte capitalizzata, dallo scorso anno (quando, per un errore colossale iniziale, quello di non tenere un intero settore giovanile già formato negli anni precedenti, siamo partiti con niente in saccoccia); ma ancora, evidentemente, non basta. Di riqualificazione dello stadio (che non si farà mai, sappiatelo...), o di cittadella dello sport - tanto per parlare di attività che possano fornire una rendita - nessuno ne parla più; non abbiamo neppure uno sponsor, sebbene a mio avviso sposti poco lo stato dell'arte.
Mentre Ponte è sempre ufficialmente ancorato alla ricerca di un socio di minoranza ed il suo DG si lancia in una affermazione che forzatamente, in un'azienda, fa riferimento ad un business plan, fatto di costi e di ricavi.
Riponiamo dunque la domanda, la solita.
Qualcuno cortesemente può fornire una risposta?
Ne saremmo grati.

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