Domande sbagliate e risposte corrette

Tutti noi, durante il nostro breve passaggio terreno, siamo continuamente costretti a muovere o a ricevere centinaia di domande. Domande serie, scomode, curiose o inutili. 

Se è vero come è vero che domandare è lecito e rispondere è cortesia (e qui chiamo in causa le centinaia di ragazze alle quali ho rivolto una certa domanda, senza ricevere in cambio nemmeno una incerta risposta), spesso rispondiamo “pere” a chi ci chiede “mele” solo per il quieto vivere, per non creare uno scontro o per evitare di esacerbare - ed in tanti anni giuro che è la prima volta che utilizzo questo brutto vocabolo - un rapporto. E decidiamo di accettare "banane” se chiediamo "caffè” solo per non inceppare un meccanismo che, apparentemente, funziona. 
Quante volta nel rapporto di coppia, con gli amici, in famiglia o sul lavoro, ci arrampichiamo sugli specchi o crediamo alle favole pur di rispettare il “quieto vivere”?
E in tutto questo parlare a volte ci troviamo di fronte a quesiti le cui risposte non posson essere né giuste, né sbagliate. L’amore esiste o è un'invenzione dei cantautori? Riusciremo mai ad essere felici o la felicità è soltanto la sublimazione di un ricordo? Dopo la morte che ci sarà?
Alla vigilia di Siena – Prato, importantissima partita del primo campionato regionale di Lega Pro della storia del calcio italiano, ci troviamo di fronte un importante quesito, rispetto al quale sarà complicato trovare la risposta giusta; anche perché, a mio modo di vedere, quel quesito è sbagliato.
Rispetto allo scorso anno, circa 800 cuori bianconeri in cerca di emozioni forti hanno deciso di abbandonare il proprio status di abbonato, rifuggendo al privilegio del posto in prima fila e mancando inesorabilmente l'appuntamento con la prelazione. E dalla stanza dei bottoni qualcuno ha chiesto: dove sono andati?
Già, dove sono? Degli 800 mancanti, qualcuno avrà cambiato città per lavoro (2 % e 16 li abbiamo trovati). Qualcun’altro sarà passato a miglior vita: essendo ottimista dico 1 % e altri 8 ce li siamo giocati. Un buon 5% (40) non digerisce il calcio spezzatino o non sopporta di rinunciare alla mountain bike. Il 3% (24) ha rifiutato la tessera del tifoso: sono per lo più vecchi anarchici che non hanno voluto essere schedati e il 6% (48) voleva lo stadio all’Isola; ma quest’ultimi tuttavia non fanno testo perché sono tutti tirchiacci della Valdarbia che volevano andare allo stadio a piedi (e magari dopo una giratina al Centro Commerciale). Ecco presidente, vede che i numeri saltano fuori velocemente? Un buon 10% (80) lo scorso anno aveva fatto l’abbonamento “tanto per”, solo per dare un contributo simbolico alla causa, senza praticamente venire mai allo stadio e un altro 20% (160) invece ha preso la calcolatrice e ha dimostrato che se il biglietto per una curva costa 11.00 € e l’abbonamento 110.00 € e magari 3 o 4 partite le perde, forse viene meno la convenienza di sborsare una cifra "importante” a scatola chiusa e senza diritto di recesso. Diciamoci la verità: la scelta delle tariffe è stata un tantino infelice. O no? Infine possiamo anche ipotizzare che una buona parte di abbonamenti regalati lo scorso anno non sono stati rinnovati. E il resto?
Il resto sono scontenti, presidente. Scontenti della gestione, della comunicazione, dal settore giovanile, di qualsiasi cosa. Scontenti e delusi. Tutto qui. E questo è un segnale!
Io mi fermo qui presidente, anche perché l'abbonamento l'ho fatto e non vorrei annoiarla. E poi chi sono io per giudicare? Quindi, non continuo con percentuali e la smetto con i calcoli. Tuttavia, prima di salutarLa, Le chiedo: ma se anziché lamentarsi di averne persi 800, ne avesse attratti 2500 nuovi, con un bel progetto e con discorsi chiari, adesso ne avrebbe 1700 in più, o no? 
Vede presidente, forse quella domanda è veramente sbagliata. Mi dia retta: non cerchi di capire dove sono andati; si concentri sul perché se ne sono andati.

Siena – Prato: per far esplodere nuovamente la voglia di Robur in ognuno di noi.
Tutti uniti insieme avanzeremo. Con l’abbonamento o senza.