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martedì 7 luglio 2015

Calati juncu ca passa la china

Antico proverbio siciliano, significa letteralmente: "Piegati giunco finchè non è passata la piena".
Ah, mai detto fu più felice, per stare chiotti chiotti nei momenti di difficoltà.



Eh sì, il proverbio è molto semplice, ma pregno di sostanza, soprattutto perché raccoglie una filosofia elaborata in secoli di sofferta sopravvivenza.
Il senso sta nell'accettare il passaggio di un momento negativo, sapendo poi che, dopo l'acquattarsi, il giunco non solo sopravvive, ma si fortifica e si consolida.
Bisogna tuttavia procedere verso un momentaneo atto di umiltà, di consapevolezza e di forza interiore in attesa di rafforzarsi e rifarsi su chi ci fastida o ci vessa.
In termini pratici, non è proprio una pratica che tutti possano praticare.
In generale, bisognerebbe ad esempio saper anzitutto capire bene come distribuire le proprie (ed a volte scarse) energie. Detto che l'energia non può essere infinita - sebbene esistano pratiche che la possano rielaborare in tempi rapidi - è deleterio concentrarla verso chi ci vuole male, anche perché, così facendo, si dà risalto agli stessi nostri nemici, conferendo loro visibilità, importanza, forza (ogni riferimento allo stantio baccagliamento contro associazioni pseudo-animaliste è puramente casuale).
Poi, bisognerebbe meglio comprendere il contesto degli avvenimenti. Pensate ad una piena... Ogni anno può essere di diversa portata, può fare più o meno danni, può scorrere con velocità alterna. Insomma, non tutte le piene sono uguali! Ecco, ci sta che, quando la piena arriva forte, il giunco si debba flettere ancora di più, cercando di adattarsi a ciò che gli va incontro. Flettere, flettere, capendo quando sia il momento di rialzarsi, onde evitare di spezzarsi (ogni riferimento all'inutile opposizione becera ed a-contestualizzata ad attacchi esterni a certi tipi di eventi tradizionali è puramente casuale).
Fondamentale è poi la comprensione dell'ambiente che ci circonda. Pensate ad un giunco solitario ed ipotizzate che venga investito da una piena. Pensate ora a due giunchi, poi pensate a diciassette giunchi ed ipotizzate che tutti vengano investiti da una piena. I diciassette giunchi devono e possono unirsi per farsi scudo dalla stessa, coscienti delle proprie diversità, financo delle proprie rivalità; ma mai devono essere nemici. Poiché la diversità degli altri giunchi diventa lo specchio reale di ognuno di essi, l'uno abbisogna degli altri, soprattutto di quelli fisicamente ad esso più vicini (ogni riferimento a diciassette contrade di un giochino di epoca medievale è puramente casuale).
Importantissima è poi la comprensione dei rapporti di scambio. Immaginatevi diciassette giunchi compatti e decisi alla condivisione, nel bene e nel male, delle regole del gioco in quel momento stabilite. Capiterà a volte che un giunco possa spuntare delle condizioni migliorative alla propria situazione esistenziale, altre volte succederà il contrario. Ma il tentativo dovrebbe essere sempre quello di flettere, flettere, una volta per uno, in modo tale da arrivare tutti insieme al traguardo indenni e più forti di prima (ogni riferimento a giunchi birichini, che effettuano manovre non consentite dal contesto è puramente casuale).
Infine, attenzionissima alla piena. Dentro la piena ci può essere di tutto: tronchi, fango, pezzi di merda, acqua. Di solito la piena (lo dice la parola stessa) è un agglomerato informe di cose che non hanno nè capo e nè coda, di informazioni non coerenti, di messaggi devianti. Ma quanto più la piena è "piena" di questa roba, tanto più è pericolosa; e tanto più il giunco rischia di spezzarsi. Ovvio che bisognerebbe evitare che la piena fosse potente e torrenziale. Ovvio che non bisognerebbe aggiungere detriti a quelli già esistenti (ogni riferimento a testate giornalistiche che pubblicano sul proprio sito online filmati di baruffe e discussioni è puramente casuale).

Ecco, ora capirete bene (forse) quanto il giunco sia ormai prossimo a spezzarsi in due...

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