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venerdì 8 maggio 2015

Per ricordarci da dove veniamo

È un ricordo un poco vago di tanto tempo fa,

quando dei bianconeri parlava la città.




E fu un’annata strana, vissuta a perdifiato,

con tanta gente in curva e qualche diffidato.

Prima di ogni trasferta, a fine anni '90,

si riempiva con il vino la bottiglia della Fanta.

Da Settembre fino Maggio e da Lucca a Reggio Emilia

con l’unico miraggio di una grande mirabilia.

La gloria all'improvviso però non ci s’aspettava,

ci rideva la classifica ma non ci si fidava.

Col semplice entusiasmo di chi 'un c’è abituato

ci si trovò un bel giorno a vince' il campionato.

Si fermò tutto quanto, per almeno 7 mesi,

e dalle nostre donne 'un si venne mai compresi.

Tant’è che un po’ per moda, per rabbia o per amore,

cominciarono anche loro a sentirne un po’ il calore.

Calore che noi altri, avevamo già provato,

dal Brescello al Fiorenzuola, da Carrara fino a Prato.

E se ci fu da sceglie', tra Robur ed amante,

puntammo senza dubbio su Voria e Colasante.

Senza capirci niente o senza voler farlo,

fu strepitoso viverlo e fu naturale amarlo.

E con lo stadio pieno di gente bianconera,

cantammo la "Verbena" fino a tarda sera.

E quando ci svegliammo il seguente lunedì,

capimmo finalmente di esse' in serie B.

Noi s'era sempre quelli di Arezzo e Pontedera,

si capisce poco oggi figuriamocene allora,

ma tra scetticismi acuti e paura di volare,

arrivammo in poco tempo a girare lo stivale.


E oggi come ieri, risiamo qui davanti,

con l’animo sconvolto e le gambe un po’ tremanti.

Si comprano i biglietti, da bere e du' panini,

si lava bene il vetro e si riempiono i pulmini.

SI sceglie anche la musica che dovrebbe portar bene,

ma dopo tre chilometri ricominciano le pene.

Indossiamo la maglietta di tanto tempo fa,

quella che ci s’aveva la prima in seria A.

Sembra passato un secolo da quel giorno di Perugia,

che diventano ben tre se ripenso anche Scucugia.

Nonostante che siam grandi e portiamo dietro i citti,

si guarda la partita ancora sempre ritti.

E domenica da capo, ancor ripartiremo,

con l’unico obiettivo di montare su quel treno.

Treno dei desideri o treno della speranza,

perché del San Donà non si senta la mancanza.

Adesso che siam grandi e la gente ci rispetta,

abbiamo anche capito che quel treno non aspetta,

lo devi prende' al volo, altrimenti se ne va,

e poi vallo a capire quando ripasserà.

Lo dico da tre mesi e non penso d’esse scemo:

insieme, anche stavolta,




tutti uniti avanzeremo.



Massese - Robur Siena: per ricordarci da dove veniamo!

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