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venerdì 1 maggio 2015

La Fine

Adesso ci siamo.
Parlando con gli adulti, una delle cose che mi fa maggiormente sorridere è la frase “Sono FELICEMENTE sposato”, con la quale si intende dare un senso abbastanza stabile e definitivo al proprio stato civile, seguita da "Con la mia ATTUALE moglie”, che invece mette in discussione il futuro della coppia, ridisegnando scenari incerti sul proseguimento della relazione. 





Calcisticamente, sarebbe come se ad Agosto 2014 avessimo detto, d’innanzi alle telecamere di Report accorse a Siena per l’ennesimo servizio sulla “Banca del tempo che fu” e molto astutamente posizionate fuori dallo stadio prima del debutto ufficiale della Robur: “Siamo felicemente impantanati in questa attuale serie di merda"…
Per arrivarci a giocare il “tutto tutto niente niente” nelle ultime tre giornate di campionato (e se Dio vuole una è andata), ci siamo dovuti confrontare con una realtà che non conoscevamo e che in tutta chiarezza e onestà non volevamo conoscere. Abbiamo provato a farcela piacere, con mangiate, gite, bevute e weekend lunghi, ma dopo pochissime giornate abbiamo capito che indorare la pillola era come quando da piccoli la mamma ci somministrava la novalgina con lo zucchero: esaurita l’iniziale dolcezza rimaneva una tremenda botta d’amaro, che ci faceva strabuzzare gli occhi e rivoltare la budella.
Tra sogni, paure, deliri e passioni iniziamo l’avventura in un caldissimo pomeriggio di agosto, l’avversario aveva chiesto di non giocare alle 20,30 a causa della concomitanza con la Sagra della pizza… Eccoci qua: benvenuti in serie D! Titubanti ed incerti abbiamo ascoltato lo speaker scandire il nome del primo marcatore, rispondendo col silenzio… E chi lo conosceva il cognome? Ci siamo quasi entusiasmati quel giorno: 4 a 0 secco ed un goal in rovesciata. Però, vuoi vedere che forse forse questa serie D ce la facciamo a gamba zoppa? 

Alla seconda uscita, finalmente di sera, abbiamo avuto il piacere di vedere altri 5 goal bianconeri, peccato che solo tre fossero nostri. A fine partita troviamo anche il tempo per liquidare un paio di distrazioni difensive con il “vabbè” canonico delle sere di fine estate, durante le quali sembra estremamente facile tramutare i sogni in realtà. 
Alla prima di campionato in 11 contro 10 riusciamo a controllare un avversario partito con buone ambizioni di classifica, suscitando però le antipatie del suo ds: in ogni caso, per cominciare, un punto a Foligno può andare anche bene. 
All’esordio in casa ci emozioniamo nel vedere una grande Robur avere la meglio di un'altra compagine piuttosto quotata mentre in terra di Tuscia annientiamo l’avversario sotto i colpi del tridente delle meraviglie. Alla successiva gara casalinga ci prendiamo i tre punti in mezzo ad un milioni di occasioni sbagliate. A Gualdo invece passiamo dall’euforia al mal di testa senza transitare dalla sbornia: in una giornata soleggiata e ventosa di ottobre, ci bastano due sberle fatte bene per farci capire che nessuno ci regalerà niente. Successivamente arrivano tre pareggi consecutivi: non basta l’affetto della gente, non bastano le trasferte di massa, non basta buttare il cuore oltre l’ostacolo. La palla non ne vuole sapere di entrare e alla prima occasione gli altri – spesso - la mettono dentro.
Attese come le ferie d'estate, arrivano finalmente sette gemme preziose. La squadra comincia a girare e le sette stelle di Hokuto ci catapultano in alto: i timori col Bastia, la pirateria di Rieti, la solidità col San Donato, i berci di Trestina, la sicurezza con lo Spoleto, il rimettere a posto le cose di Villabiagio e la conferma con il Sansepolcro ci portano a giocare lo scontro con il Gavorrano da primi in classifica. Tuttavia facciamo di tutto per complicarci la vita! A partire dalla giornata precedente, dove ci facciamo ammonire tutta la difesa titolare. Sembra primavera quel giorno di dicembre e la festosa carovana bianconera contribuisce pesantemente al consolidamento dei fatturati di moltissimi ristoranti della costa. Pronti via e ci ritroviamo sotto 2 a 0. Non senza difficoltà recuperiamo il brutto parziale e affrontiamo le festività natalizie da primi in classifica. 

Proprio quando l’Epifania inizia a portarsele via, arriviamo all’ultima partita del girone da campioni d’inverno… Per salutare quell’evento sventoliamo un marea di bandierine bianconere, esibiamo uno striscione chilometrico e salutiamo un vecchio amico. Il match non finisce bene e nel durissimo impatto con il suolo ci viene ribadito (ancora una volta) che il successo finale è tutto da lottare. 
Riprendiamo la marcia vincendo la prima partita del girone di ritorno, ma purtroppo è soltanto una lampo nel buio perché la squadra sembra stanca e svuotata. Con l’inconsapevolezza del distratto ci ritroviamo, dopo San Giovanni, a leccarci tre ferite sanguinanti. Non stiamo vivendo un bel momento e la querelle del torneo di Viareggio non fa altro che complicare le cose. Se ripenso al voler rinviare ostinatamente una partita per l’assenza del portiere, per poi qualche mese dopo ritrovarci a mettere il nostro destino nelle mani di un cittino, mi ci scappa proprio da ridere. Nonostante tutto, fra rinvii e posticipi serali giocati a temperatura polare, vinciamo sempre in casa e non perdiamo fuori: con qualche sofferenza teniamo. Dietro fiutano il sangue e raddoppiano gli sforzi. Siamo primi da soli, anche se i secondi sono solo qualche gradino più in basso. 
In terra pisana stacchiamo la spina prima di entrare in campo, praticando la prima eutanasia ad una partita di calcio della storia. Vuoi il vento, vuoi il campo, vuoi che ti pare, giochiamo una delle peggiori partite dell’anno e riusciamo per una volta a mettere d’accordo chiesa e comunità scientifica: peggio di così non potremo più fare. 
Ed invece arriva la sciagurata trasferta di Bastia, dove niente gira per il verso giusto e riusciamo a non perdere soltanto perché l’avversario è da seconda categoria, con un portiere sovrappeso e una manica di ragazzini in campo. Si rischia anche la frattura tra squadra e tifoseria: per un momento il pubblico, da tutti considerato l’arma in più della Robur, sembra diventare (pazzesca 'sta cosa!) una zavorra. 
Tutti ci aspettano con il Rieti, perché – dicono – è arrivata la nostra fine. Come l’araba fenice invece rinasciamo dalle nostre ceneri, inaugurando una striscia di 6 vittorie consecutive: giocando di giorno, di notte, col fresco, con caldo, in rosso ed in bianconero a quattro quarti. Magari segnando un po’ meno, ma concedendo pochissimo all’avversario, segno forse di maturità e sicurezza.
Come la sposa conta le ore che la separano dall'entrata in chiesa accompagnata dal babbo, noi stiamo contando i giorni che ci separano da domenica, perché questo racconto non è ancora terminato.

Adesso ci siamo.

Siena – Gavorrano: per mettere un punto dopo la parola FINE!

2 commenti:

  1. Correggi immediatamente: "per mettere TRE, dicasi TRE PUNTI dopo la parla fine!"
    Per dio, eh....
    Con affetto e bava alla bocca
    Stefano Ricci

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  2. Certo, hai perfettamente ragione!
    # tutti al Rastrello
    M.

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