Il canale youtube di wiatutti!

martedì 12 maggio 2015

Ecco il segnal...

Centomila volte meglio…
Di Roma, ma anche e – soprattutto – di Mezzaroma!






Le cose più belle della vita, non sono cose: sono momenti. Momenti in cui il tempo rimane sospeso, il cuore perde un battito e il respiro diventa affanno. Momenti da ricordare, da portare dentro, da conservare gelosamente, da raccontare ai nipoti. Istanti durante i quali non importa come ti chiami, da dove vieni e dove vorrai andare; non importa se sei alto, grasso, povero o fortunato, perché per una volta "essere (o esserCi) è più importante di "avere".
In tempi dove la forma conta sempre di più della sostanza, sostituendosi ad essa fino a diventare sostanza lei stessa, ecco che all’improvviso è meraviglioso riscoprire il dolce sapore dell'impalpabile sostanza della vittoria, giusta ricompensa per chi ha saputo lottare per dieci mesi senza badare alla forma, credendo in un qualcosa che va al di là di una palla bianca che rotola su di un campo verde. 

In questi dieci mesi abbiamo chiuso un cerchio lungo sedici anni, che ci ha regalato emozioni fortissime e delusioni cocenti, immense gioie e lancinanti dolori. Abbiamo avuto la fortuna e la sfortuna di vivere tutto e il contrario di tutto. Se fra qualche anno un bislacco scrittore decidesse di scrivere un romanzo incentrato sull’imprevedibilità della vita e le sue strane complicazioni, non mi meraviglierei se decidesse di ambientare la sua storia nella Siena degli anni 2000, per raccontare del Siena Calcio (e ognuno è libero di utilizzare il nome che vuole) e del suo emozionante viaggio nel destino, con l’andata gratis ed il ritorno a carico della collettività. Un percorso senza pause dalla lucida follia al quadrifoglio, passando per la fine dell’impero senese di occidente e la decadenza del suo “groviglio armonioso”, con buoni e cattivi, eroi ed infami e pavidi e codardi.
Ed è così che, ridendo e scherzando, durante gli ultimi minuti della partita di Massa - mentre aspettavamo che il nostro baffuto Virgilio ci comunicasse ufficialmente la nostra fuoriuscita dagli inferi - mi sono trovato senza volerlo, a pensare a Siena – Saronno di tanti anni fa. Da quel pomeriggio di giugno di tempo ne è trascorso tanto e l’acqua passata sotto i ponti ha avuto modo di arrivare al mare e tornare indietro. Ricordo che uscimmo dallo stadio con la sensazione di chi è riuscito a nascondere l'amante un attimo prima del ritorno della moglie, perché in cuor nostro sapevamo di aver raggiunto l'agognata salvezza per il rotto della cuffia, grazie solo ad un pareggino striminzito. Ma la cosa che invece non sapevamo era che in quel 6 giugno avevamo visto posare la prima pietra di un "ponte" che ci avrebbe portato nel calcio che conta del terzo millennio. Perché senza quel pareggio e quella salvezza, la storia avrebbe preso un’altra piega e la versione che noi tutti oggi conosciamo, sarebbe rimasta un sogno di pochi visionari capaci di credere ai miracoli.
Se quella sera di fine primavera ci avessero confessato che a distanza di undici mesi avremmo vinto il campionato e nel giro di quattro anni saremmo arrivati in serie A, avremmo invitato il nostro interlocutore al Robert the Bruce per bere una pinta di birra chiara e mandarlo amichevolmente affanculo. Erano tempi strani e non sapevamo sognare; le nostre “battaglie” erano decisamente locali e i nostri confini si chiamavano C1. Tutti gli anni vedevamo due squadre salire e due squadre scendere, invidiavamo le prime senza compatire le seconde. Eravamo stretti in un limbo immobile, dove il motore veniva tenuto al minimo, affinché "con niente" fosse possibile ottenere "poco più di niente". E noi, guardando sempre il bicchiere mezzo pieno, avevamo quasi imparato a farci bastare anche quel "niente". 

Poi da quel pomeriggio qualcosa cambiò e fu come rompere con il passato. La stagione successiva bastarono pochi azzeccati innesti per trasformare una carretta sgangherata in un trattore ultimo modello, capace di dominare e vincere quel campionato che fino a qualche mese prima ci rifiutava, relegandoci nella parte destra della classifica.
E adesso? Cosa succederà? Cosa avrà in serbo per noi, il domani? Sono proprio questi pensieri che mi hanno accompagnato durante i festeggiamenti allo stadio, durante il ritorno verso casa e durante quei pochissimi minuti di corteo che ho visto, prima di scappare a rifiatare dopo tanto correre, manco avessi giocato io. Perché a volte è bello anche starsene da soli, distante da tutto e da tutti. E sentire da lontano i cori squarciare il silenzio di una strepitosa serata di maggio, dove anche le luna guardando in basso sorrideva compiaciuta, non ha fatto altro che rendere ancor più speciale la bellezza di quel momento.
Quella della ROBUR è stata la vittoria della gente perbene, che non conosce trucchi o stratagemmi, che combatte tutti i giorni per dare un senso alla propria esistenza, difendendo le proprie idee e tutelando le cose che ama. Proprio come quel 6 di giugno, abbiamo chiuso un cerchio aprendone immediatamente un altro: fra qualche anno potremo essere di nuovo qui a dire “tutto cominciò quella domenica a Massa”.
Nel frattempo siamo cresciuti (invecchiati è brutto, ma maturati è falso) ed i segni del tempo cominciano a farsi vedere. I capelli, chi li conserva ancora, si sono piano piano ingrigiti, abbiamo smesso di controllare la bilancia e se facciamo tardi la notte, al mattino successivo sono dolori. Ma nel nostro cuore sappiamo che in realtà non è cambiato niente, perché sono ancora sufficienti una maglia, una sciarpa e una bandiera per farci sentire a casa.
Massese – Siena 0 a 2. Si chiude un'era e se ne apre un’altra.

Tutto il resto non conta più!

2 commenti:

  1. Molto bello..............complimenti sinceri.
    Estrapolo questo passaggio:
    "e del suo emozionante viaggio nel destino, con l’andata gratis ed il ritorno a carico della collettività."

    Calzante a bestia..........m'è garbato proprio tanto.
    E la collettività se n'è fatta carico e siccome ha fatto nuovamente il suo e si ricorda ancora quello che Siena può fare, anche in ambito calcistico, ora non lo accetta più di mandare il motore al minimo perchè sappiamo sognare ma soprattutto sappiamo quello che valiamo e che possiamo dare ma anche ciò che possiamo e dobbiamo pretendere.

    Gianluca

    RispondiElimina
  2. Bello, mi è piaciuto. Io abbozzo una risposta parziale alla domanda "cosa succederà domani". Secondo me parecchio dipenderà da che tipo di tifosi vorremo essere. Spero che saremo quelli che pretenderanno conti in ordine ed investimenti per il futuro, anziché pretendere che si spenda per delle gioie effimere. Spero che saremo abbastanza maturi da rinunciare a una promozione o a un giocatore bombolone per poter fare investimenti che paghino nel futuro. Come fa l'Empoli, che non se la passa affatto male. Poi, è logico, i tifosi possono il giusto, ma noi cominciamo a fare il nostro e poi si vedrà.

    RispondiElimina