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giovedì 23 aprile 2015

San Sepolcro o Sansepolcro?

L’ignara straniera, neo vicina di casa, ignora. 
Ignora tutto ciò che è successo a Siena negli ultimi anni. Ignora la banca, ignora il calcio, ignora il basket… Ignora e vive felice. A volte vorrei ignorare anch’io. 




È venuta - la signorina dai capelli rossi, occhi verdi e lentiggini alla "baciami subito" (tanto per non rievocare lo stereotipo dell’Inglesina all’estero) - in Italia per imparare la lingua e conoscere le bellezze del nostro paese. Voleva prendere alloggio in centro, ma non facendo “Windsor” di cognome si è dovuta accontentare di un appartamento nella cintura sub-urbana (quelli bravi la definirebbero così), che in realtà sarebbe campagna periferica, dove d’estate la sete d’acqua degli uomini va di pari passo con la sete di sangue delle zanzare e d’inverno dal freddo umido s’agghenghisce. 
Tuttavia essendo aprile Lei ancora non lo sa e io non vado certo a dirglielo! Ed inoltre qualche anno addietro una nota agenzia immobiliare con i conti guasti aveva descritto questi luoghi “il nido ideale per il vostro futuro”, anche se in realtà la cosa più bella che c’è, è la strada per andare via… Ma anche di tutto questo, Lei non sa niente. 
Purtroppo non sa nemmeno una parola di italiano e io – col mio inglese da immigrato – non sono certo il soggetto più indicato per aiutarla. Mi incontra per le scale, mi saluta e mi chiede come va. Inizia un simpatico dialogo dell’assurdo fra due squilibrati: a vederci da fuori sembriamo i presentatori del telegiornale per sordomuti. Vuole imparare l’italiano e conoscere la storia di Siena, di che campa non lo so! Da dove cominciamo? Dall’italiano, penso. Però è un casino… Proviamo a formulare delle frasi: “Mi chiamo Jessy”, “Vado a lavorare”, “Mi piace il rosso”. Ok, assimilate! La ragazza è intelligente (sicuramente molto più di me). Poi “Lei mangia una pesca” e “Domani andiamo a pesca”. Mi guarda affranta e di colpo tutti i progressi fatti si seccano come creta al sole. Ma è un frutto o uno sport? Ecco… No… In realtà sarebbe… 
Ma dico io, abbiamo un vocabolario di migliaia di pagine, c’era bisogno di dare due significati diversi alla medesima parola? Perché confondere le idee di una povera ragazza del Dorset, che beve vino e tifa per l’Everton (ma poi perché l’Everton?). La nostra lingua è piena di parole dal doppio significato, siamo un popolo ambiguo e biforcuto e a volte non ci capiamo nemmeno fra di noi. 
Pensando a come trasportare l’acqua, pensiamo ai SECCHI, che non sono tuttavia uomini emaciati e sottopeso. E se vogliamo organizzare una festa piccante è meglio invitare una bella TRENTINA alta e bionda o una trentina di ragazze un po’ più bruttarelle? E se l’acquirente ACCETTA l’offerta il boscaiolo con che lavora? Tra le altre cose poi, quest’ultima categoria di lavoratori – un tempo in disgrazia e oggi in ripresa a causa della crisi – risulta particolarmente subissata: se un gruppo di donne del Senegal vengono definite SCURE, il taglialegna rimane un’altra volta senza arnesi? 
No ragazzi, abbiamo più doppi sensi che sensi unici, con il risultato che spesso provochiamo dei sinistri orali, ai quali non c’è compagnia assicurativa che possa rimediare. Il sentimento che provo per i miei cari non è la stessa sensazione che provo mentre AFFETTO il prosciutto e mi fa fatica pensare ad un CARROZZA trainata da due soprallassi con dentro una MOZZARELLA gigantesca che frigge. Francamente pensavo di essere meno stolto, ma il mio COMPLESSO è una condizione psicologica provocata da una FATTURA di una strega (golosissima di liquori beneventani) e non è un COMPLESSO musicale al quale chiedere FATTURA.
Ma una cosa la so per certo. E quando la mia Inglesina preferita me la chiederà, saprò cosa rispondere: SAN SEPOLCRO significa anche “Dobbiamo vincere”. Senza se e senza ma. 
Non ci sarà la musichetta della Champions ad accompagnare la nostra gita, non ci saranno sogni di Rock and Roll (tanto per abusare di Ligabue), né parentesi da aprire. Sarà il momento di mettere un punto alla nostra stagione e cancellare i troppi puntini di sospensione del nostro recente passato. Saremo responsabili del nostro destino e, come sempre, non dipenderemo da nessuno. Non dovremo stare con l’orecchio incollato alla radio o peggio ancora, controllare il cellulare ogni trenta secondi. Il risultato degli altri non ci sarà mai di conforto, perché da sempre siamo abituati a contare solo sulle nostre forze. E seppur simili, la parola FORZE ha un significato totalmente diverso dalla parole FORSE… Perché il tempo dei "forse", dei "però", dei "vediamo" è finito. Adesso è l’ora di vincere per il nostro futuro. Perché noi vogliamo un futuro. E lo pretendiamo certo, il futuro. Alla stregua di un grande amore, abbiamo fatto un giro immenso ma stiamo tornando… Nei luoghi che ci competono. E per farlo non possiamo aggrapparci ai calcoli, quelli li vogliamo tenere fuori dalla nostra avventura, anche perché non ci piacciono e spesso li sbagliamo. Abbiamo 4 punti di vantaggio sulla seconda e tali dovranno rimanere. Per poi vivere una settimana di passione in attesa del Gavorrano. Non sarà una Genova e forse nemmeno un San Donà, tuttavia sarà un punto di partenza.
Perché a differenza dei nostri rivali, e qui non potranno mai asserire il contrario, la Lega Pro non sarà mai per la Robur una punto d’arrivo. Lo dice la storia, lo dicono i numeri, lo dice la passione di migliaia di persone che per 10 mesi hanno raggiunto posti dimenticati dal Dio, incuranti del sole, del vento e della pioggia. Sacrificando impegni e affetti, rimettendoci un bel po’ di denaro e a volte anche senza divertirsi minimamente, ma solo con l’obbiettivo di continuare a sognare. Abbiamo fatto le corse a comprare i biglietti, ci siamo emozionati, abbiamo condiviso gioie e amarezze, felicità e frustrazione. Abbiamo assunto forme impensabili per la categoria: tutti insieme abbiamo creato un essere vivente unico, formato da centinaia di teste, che si è mosso per le strade del Centro Italia con il suo carico di goliardia e civiltà. In ogni campetto abbiamo raccolto un pezzo del nostra lampada, adesso ci rimane soltanto di assemblarla e sfregarla pian pianino, pronunciando le magiche parole: SIENA TRIONFA IMMORTALE! 
Popolo bianconero, in attesa del calcio giocato, godiamoci la trasferta.

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