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mercoledì 15 aprile 2015

LA FOLOSA COMMEDIA. Inferno, Canto X (Eretici)

"Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l’inferno e de la pena de li eretici, e in forma d’indovinare in persona di messer Stefanata predice molte cose e di quelle che avvennero, e solve una questione".

(Anonimo commentatore dantesco del XIV° secolo)

Lapo mi guidò allora tra le tombe della città di Dite, costeggiando le mura piene di erba infuocata. Incuriosito dalle anime che si trovavano all'interno delle tombe, tutte scoperchiate e senza nessun demone che le vigilasse, chiesi a Lapo se si potesse incontrare qualcuna. 
"Of course", rispose con calma la guida. "Le tombe verranno chiuse definitivamente il giorno del giudizio universale, quando le anime risorgeranno e si riprenderanno i corpi nella valle di Josafat". 
Lì giacevano i seguaci degli epicurei, che avevan proclamato la mortalità dell'anima.
All'improvviso una voce si alzò da un sepolcro; parlava con un leggero accento tosco fiorentino: "Oh quell'omo, oh icche tu sei toscano? Oh icche tu sei di Firenze?". Un po' spaventato, mi avvicinai a Lapo, che mi rassicurò: "Dont worry, be happy. Stai tranquillo. Voltati e look at him".

Da quella tomba, si erse con il solo mezzobusto - stile Maria Giovanna Elmi - un'anima brutta, spelacchiata. Inguardabile, in una parola. Si chiamava Stefanata dei Biserti. Lapo mi invitò a parlare con lui in maniera dignitosa. Chiesi allora a Stefanata chi fossero l'anime de li mort... sua. Lapo mi fulminò con lo sguardo. "Tu sei tifoso della Robur? Tu sei nemico mio. Come tutti i tuoi concittadini", tuonò l'anima eretta, "tutti nemici mia vu' sie'e". 
"Lascia perdere i miei concittadini", risposi, "e guarda piuttosto ai tua. E come correvan fuori porta Camollia...".
Accanto alla tomba di Stefanata si affacciò un'altra anima, mi guardò come cercando qualcuno accanto a me. Ma non avendo visto nessun altro, si mise a piangere chiedendomi dove mai fosse suo figlio. Lo riconobbi, era il babbo del Fornarin, grande amico di Stefanata.
Dopo questo breve intermezzo, Stefanata riprese il discorso, blaterando ancora sui suoi avi, che non erano più riusciti a rientrare in Arnoville e stronzate simili (cuanno ce vo, ce vo...). Non facendosene una ragione, mi chiese poi perché ce l'avessi così tanto con la sua città. 

"Lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso tale orazione fa far nel nostro tempio. Ma ora bando alle ciance e rivelami una cosa importante: perché certe anime sanno leggere il futuro?".
"Noi si vedon le cose quando sono lontane nel tempo, ma in modo impreciso. Poi, quando sono vicine, esse diventano invisibili e certi avvenimenti o non si vedono proprio, o si fan finta di vedere. E per non passar da bischeri si dice a tutti, in maniera convincente, che va tutto bene. Per questo ci piace ripetere in coro W tutti, per questo io stesso mi sono impegnato da una vita a farlo dire o scrivere sui giornali dell'Inferno. Qui va tutto bene, non vi preoccupate".
Questa cosa mi abbattè assai, ma Lapo mi rincuorò, dicendomi che in Paradiso qualcuno mi avrebbe spiegato meglio la questione...

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