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mercoledì 1 aprile 2015

Il mio Paolone

Quella sera mi ricordo distintamente che non ebbi la voglia di uscire, sopraffatto com'ero dalla disillusione, dalla stanchezza mentale, dalla delusione.
"E poi, chi cazzo vuoi che ci vada a San Miniato", mi ripetevo ossessivamente.



E quindi conobbi Paolone, come tanti di noi, solo a distanza, dal cosiddetto tubo catodico.
Quella sera in me non scoppiò l'amore, ma sicuramente una fragorosa simpatia. Vedevo questo ingegnere napoletano lottare contro tutto e contro tutti (appunto, trattavasi di un "Uno contro tutti") e pensavo quanto fosse nobile, da parte sua, l'affrontare di petto una folla inferocita, che chiedeva - giustamente - spiegazioni di una situazione spiacevole, perché non chiara.
Paolone quella sera dette il primo di molti esempi al popolo che poi dopo lo accolse come uno di loro, dimostrando come la capacità di comunicare, unita alla lucida follia di un Creatore, potesse cambiare totalmente la carte in tavola.
Insomma... stavamo retrocedendo, fallendo (e chi più ne ha, più ne metta) e questo misteriosissimo "Mister X" ci stava dicendo che presto saremmo saliti di categoria????
No, qualcosa evidentemente non tornava. Scoprii poco dopo che era vero: qualcosa non tornava, ma non in lui. In noi.
Di riffa o di raffa, i risultati arrivarono, la squadra ritrovò l'epica vis pugnandi che tanto piace a noi Senesi del popolo zozzo. Il faccione di questo ingegnere struffato, che sorrideva con un ghigno benevolo, iniziò ad entrare sempre più nella nostra quotidianità.
Ben presto al gruppo con cui da qualche tempo andavo a vedere le partite della Robur venne in mente una "sconvolgente" idea, per noi che non amiamo il contatto con giocatori, allenatori o tantomeno dirigenti: invitare Paolone in un eremo sperduto, nel mezzo della splendida campagna senese, per una cena fra amici.
Ecco, quella sera, Paolo mio, io ti ho amato tanto. Ma quasi nel senso carnale del termine. Insomma, eri bellissimo! Giacchettina blu scuro, camicina bianca, capellini al vento. Mi ricordo che era l'ultima giornata di calciomercato ed al telefono comprasti "un grande gggiocatore" (cit.), quel Nicola che poi, destino, venne ad abitare un pianerottolo sotto a casa mia.
Che spettacolo Paolone quella notte! Non so, ora come ora, mentre già un lacrimone mi scende sulla guancia, penso che quella sera è stata la più bella della mia vita.
Te ne andasti felice, struffato, ti s'era dato noia giocando, ti eri fatto dare noia giocando, emozionato dai nostri regali, una splendida scultura che ti ritraeva festante e soprattutto quel pamphlet che, ci dissero poi, amavi portare sempre con te e che raccoglieva le nostre dediche più personali.
Mi ricordo che io ti scrissi le parole de "La cura" di Battiato. 
Canzone che si dedica solo ai grandi amori.

Smack, un bacio nella pelata.



"Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare"
(La Cura, F. Battiato, 1996)

7 commenti:

  1. Bravo, bravo, bravo .... non so chi ha scritto il pezzo ma chiunque l'abbia scritto sappia che gli voglio bene! Cecco

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    1. Che belle parole.Complimenti!!
      Il tempo che passa non cancella i ricordi!
      Mir(k)o

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  2. Ti sei dimenticato di citare le IMPRECAZIONI che gli uscirono furibonde dalla bocca quando arrivò all'Eremo dopo aver percorso quasi 2 km di sterro sulla sua amatissima PORSCHE. Buonasera a tutti lo disse... DOPO!

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  3. orgoglioso di poter dire: io c'ero! (Franz)

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  4. Una serata fuori da.ogni tempo e dimensione. Filo

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