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martedì 21 aprile 2015

Castelfiorentino

La mente umana è proprio strana e il suo complicato meccanismo è decisamente impossibile da decifrare. Quante volte avrei voluto cogliere il significato dei pensieri, tradurre le emozioni o spiegare le sensazione. 


Spesso ci rifugiamo nelle parole di cantanti e scrittori per capire cosa stiamo provando e leggendoli abbiamo la percezione di conoscerci un po’ meglio. Altre volte, stanchi di non capirci niente, diamo la colpa al tempo, alla società, allo stress o al governo. In molti casi, tuttavia, non sappiamo mai dare una risposta certa sul perché una determinata situazione apra un file nell’hard disk celebrale del nostro cervello, riesumando un preciso ricordo. Sappiamo solo che il recettore nervoso periferico capta uno stimolo esterno e lo invia immediatamente al cervello, il quale lo elabora, trasformandolo in suoni, profumi e immagini. Da li in avanti però, è materia da psicologi. Perché il risultato finale dell’associazione “stimolo/pensiero” a volte può essere diabolico.
Il mio cervello da questo punto di vista è veramente uno stronzo: non appena decodifica la mia immagine riflessa nello specchio, manda un imput alla bocca, dicendogli di sorridere a presa di culo. Ed è sempre lui che qualche attimo prima del mio primo bacio, associò il profumo di bucato della maglietta della poveretta al pupazzo di Bim Bum Bam, facendomi scoppiare in una fragorosa risata buttata in faccia alla malcapitata, la quale non mi ha mai più voluto rivolgere la parola. Vaglielo a spiegare… 

Io per anni sono stato sull’orlo di consultare uno strizza cervelli o rifugiarmi nella preghiere di un sacerdote, ma dato che i primi costano e i secondi mi hanno sempre liquidato con tre atti di dolore (che per anni ho dovuto far finta di recitare poiché non è mai voluto entrarmi in mente), mi sono sempre buttato su un bicchiere di vino rosso, perché da alticci mezzi brilli, si sa, è tutto più chiaro e anche i segreti più nascosti vengono a galla.
Durante la partita Robur Siena – Villabiagio (che ancora non capito se si scriva attaccato o staccato), ho avuto veramente voglia di un quartino di rosso: appena giunto in curva, guardando la gente in trepida attesa per l’inizio del match, mi è venuta in mente la parola "Castelfiorentino". Ora, io lo capisco che il sabato facciamo un po’ più tardi, la domenica mattina si dovrebbe dormire ben oltre le 8 e a pranzo ci permettiamo qualche stravizio che normalmente non ci è concesso durante la settimana, ma quel pensiero proprio non c’entra niente. Con il contesto, con il momento, con la partita. 

E così, per tutto il primo tempo mi arrovello l’anima cercando un nesso logico che possa placare il mio io. Al 35° minuto arrivo a dubitare sulla mia sanità mentale. Guardo mio figlio che segue la partita normalmente. Gli ultras fanno il tifo, i ragazzi giocano, quelli vestiti di rosso buttano via il pallone e il cielo si copre… Ma nessuno pare accorgersi del mio dramma. 
Durante l’intervallo, subito dopo la lettura dei risultati dagli altoparlanti esce la frase “M2O compilation”. Mi scuoto: vuoi vedere che… Niente! Era solo un abbaglio, perché immediatamente viene corretto il tiro e ricomincia la solita solfa anni '80.
Inizia il secondo tempo e mi ritrovo in attesa di un segnale. Che puntualmente arriva al 5° minuto: uno a zero per loro. Dice a Poggibonsi si stiano buttando nell’Elsa dalla felicità. Ma quell’assillo non mi lascia nemmeno per un attimo. La parola "Castelfiorentino" non mi vuole abbandonare. 
Forse lo svantaggio ci fa bene, perché ad un tratto posiamo la sciabola, rimettiamo la spada nella custodia e prendiamo la pennata. Sei occasioni da goal limpide in altrettanti minuti: roba da allenamento del giovedì. Ma niente, il pallone non ne vuole sentire di entrare. Il portiere ospite – quasi omonimo di quell’altro demente del Trestina e ugualmente simpatico – fa di tutto per farsi benedire moglie, mamma e nonna. Tutte le cose che deve fare le fa a rilento e commette un errore gravissimo: comincia a perdere tempo in maniera spudorata quando alla fine mancano ancora 40 minuti. Inoltre, come direbbero gli Inglesi, pare abbia parcheggiato il bus davanti alla porta e non c'è verso di smuoverlo… Nemmeno con le cannonate. 
Minuto 12, tiro parata, tiro traversa, tiro e che cazz… Il cuore perde un battito, la palla schizza via dal piede di Fioretto Zane e comincia la sua corsa, rompe due vetri del bus, decapita l’autista e si insacca inesorabile alla sinistra del Cecca2. A vederlo da dietro è sembrato più un tracciante bellico di fabbricazione tedesca o un razzo sparato da una barca in panne al mezzo al mare. Se non ci fosse stata la rete a fermare la palla, molto probabilmente sarebbe finita in Via Garibaldi. Dalla nascita del tiro alla sua morte sono passati pochi istanti, ma mi sono stati sufficienti per scandire bene tutte le singole lettere della parola "CASTELFIORENTINO". Boh… Non ci capisco più niente. 
Ricomincia la partita. Passa un quarto d’ora dove tutti i cuori bianconeri bestemmiano all’unisono. Io però sono confuso: sbaglio i cori, scambio i giocatori, provo a leggere una frase del Fedelissimo senza accorgermi che lo sto tenendo al contrario. Palla lunga dalla metà campo, Super Mario ruba 7 metri su 10 al birillo col caschetto e infila il perditempo in diagonale. All’improvviso, come se il goal avesse il potere di spazzare via i miei pensieri - alla stregua di una ventata di tramontana soffiata contro la nebbia della Valdarbia - mi libero e fo una cosa che non avrei mai pensato di fare davanti ad un figlio. Mi catapulto giù per le scale schivando tutto ciò che trovo, manco fossi Marc Girardelli a Bormio 3000, arrivo alla balaustra e ci monto a cavalcioni urlando non so bene cosa (francamente ricordo soltanto “O perdilo ora tempo” e poco altro). Ritorno al mio posto con la mente sgombra e l’animo finalmente sereno. Mi sento sollevato. Mio figlio mi guarda sbalordito con la bocca aperta, sembra Bernadette di Lourdes dopo la prima apparizione della Madonna. 
Con qualche sussulto finisce la partita. Sono in pace con me stesso. Solo adesso noto che il ragazzo ha disubbidito alla mamma e non si è messo il giacchetto (però... me ne accorgo presto) e allora patteggio: io non dico niente sul giacchetto e lui sorvolerà sull’esultanza barbara. Dopo una breve trattativa, me la cavo con un gelato di Grom. La stabilità familiare è salva.
Torno a casa e accendo il pc. Aspetto che windows si avvii e all’improvviso lo sfondo del desktop prende vita: la coreografia di un Siena - Fiorentina di una vita fa appare nella sua bellezza e la scritta bianca "SIENA" su sfondo nero troneggia in mezzo allo schermo. In basso a sinistra – all’altezza della bandierina del calcio d’angolo - noto un qualcosa che non avevo mai vista prima: c’è uno striscione con scritto “A CASTELFIORENTINO batte un cuore GHIBELLINO”. La mente è umana è proprio strana.
Dopo un lungo giro torneremo dove meritiamo, più forti e più agguerriti di prima. Ci grideranno falliti con la speranza di ferirci, ma sarà soltanto un grido di paura. E quando saremo tornati a casa, avremo ancora la forza per rivolgere un saluto a chi ha permesso la nostra caduta: stai tranquillo, ci vediamo nei tuoi incubi!

Tutti uniti insieme avanzeremo!

3 commenti:

  1. Non ci crederai...ma anche io alla venerda età di 57 anni ("vecchio ultras" davvero) al 1° gol del Siena mi sono catapultato in fondo alla curva per gioire e per offendere il loro portiere... Anche io ho abbandonato il mi figliolo e l'ho lasciato lassù in alto da solo... Poi BOLGIA al secondo nostro gol! Mi sono scatenato... ho perso la voce... ma che libidine!! (e il figliolo si è anche un pò incazzato col me... vecchio babbo ultras...)

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  2. Io al mio ho anche detto: e ancora non hai visto niente!!! Poi mia moglie ha letto il blog e mi ha sequestrato il biglietto per San Sepolcro...
    M.

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