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giovedì 19 marzo 2015

LA FOLOSA COMMEDIA. Inferno, Canto IX (Eretici)


"Canto nono, ove tratta e dimostra de la cittade, la qual si è nel sesto cerchio de l’inferno e vedesi messa la qualità de le pene de li eretici; e dichiara in questo canto Virgilio a Dante una questione, e rendelo sicuro dicendo sé esservi stato dentro altra fiata".

(Anonimo commentatore dantesco del VIV° secolo)


Avevo delle perplessità, l'arrivo nella città infernale mi aveva messo un po' di paura. Anche il vate Lapo mi sembrava preoccupato, mentre aspettavamo l'arrivo del messo celeste. Scuotendo il testone, mi diceva: "Questo messo celeste non viene. Don't came. Ha dato buca. Ma forse ci sta che tra poco arriva. Non viene. Non viene. Non viene. No via, forse sta arrivando".
Mah...
Per ingannare il tempo dell'attesa, chiesi a Lapo se mai nessuna anima del limbo fosse scesa fino al basso inferno.

"Mi sembra di sì. Io penso che yes. Someone c'è arrivato. Stai quiet, I know the street. Ho pure l'ombrellino, lo vedi? E poi ho una versione strepitosa di Google Maps. Impossibile perdersi. Almeno spero, perché il mio strumento a volte non funziona tanto bene". 
Mah...
"È necessario passare dalla città, perché la palude che la circonda è una zona a traffico limitato. Senza il bollino dell'infernoparking non si può passare".
Lapo continuava a parlare, ma io non lo ascoltavo, stavo guardando le mura della città. Ero attratto in particolare dalla visione delle tre furie infernali, le Erinni, di sangue tinte e con i capelli serpentini. Sembravano Giamaicani impauriti. Lapo le riconobbe subito: "Quella a sinistra, con i capelli brizzolati, è Bindologera. Quella a destra è Alettacchè e quella al centro e Boldrifone". Lapo mi disse di girarmi e di non guardare, mettendomi le dita negli occhi per essere più sicuro di non essere pietrificato, dato che le Erinni stavano invocando Carolidusa.
All'improvviso un frastuono. Sembrava la marcia dell'Aida, una furia che faceva tremare anche le sponde, un vento così impetuoso da abbattere le foreste. Era il messo celeste. Assomigliava alla Bonazza. 

Come le rane innanzi a la nimica biscia per l'acqua si dileguan tutte, al suo arrivo scapparono tutti, anche un iracondo coi boccoli ed un altro con una poltrona attaccata al culo. Il messo si avvicinò alla porta della città e con un bastoncino di Capitan Findusse aprì la porta, facendo allontanare tutti con un mostruoso cazziatone per averci impedito il passaggio. Alla fine se ne andò via, ignorandoci. Peccato perché due colpi glieli avrei dati volentieri. Mi sentii arrivare allora un nocchino. "Don't puoi to have pensieri sconci here".
Entrammo in città e vidi che c'erano tombe come quelle del Laterino. Tenute un po' meglio, ad essere sinceri. Da lì, oltre a vedere altissime fiamme, si sentivano voci di lamenti: "Ohiohi, va tutto bene. Ahiahi, non è stato rubato nulla qua. Ahiohi, chiedeteci scusa". Chiesi a Lapo chi ci fosse dentro quelle tombe: "Sono le anime degli eresiarchi e dei loro adepti. Le fiamme possono essere alte a seconda dell'eresia che hanno fatto". 
Vidi Lapo muoversi a destra e lo seguii.

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