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domenica 8 febbraio 2015

Mi scusi Presidente

Mi scusi presidente ma le ruberò pochissimo tempo ed in men che non si dica, sparirò. Il suo collega predecessore ci ha rubato 110 anni, mentre io non Le porterò via che 5 minuti. Ed inoltre nevica e a forza di guardare fuori mi sembra di essere diventato mio nonno, quando apriva la porta di casa, facendo raffreddare la cucina e arrabbiare la nonna. E poi partite da vedere non ce ne sono, quindi un momentino di pace per leggere queste due righe può anche trovarlo. 


Purtroppo presidente, se lo lasci dire, non è in buona compagnia: il ricordo di chi ha occupato la Sua poltrona negli ultimi 20 anni è bruttino. Anzi, qualcuno è meglio che giri alla larga da Siena per qualche lustro. A metterli tutti insieme pare di vedere Carletto il principe dei mostri, l’uomo lupo, Franky e Dracula. Tutti eccetto uno, naturalmente; che tra l’altro lei conosce bene, in quanto c’ha convissuto per qualche tempo. Certo, potrebbe dirmi, siamo tutti “finocchi col culo dell’altri”- ma non me lo dirà, lo so. E poi lui era un comunicatore, uno che scaldava i cuori. E ne sappiamo qualcosa, vero presidente, di come un “comunicattore” possa arrivare in alto. In politica, nello spot, ovunque. 
Mi scusi presidente, ma avrei bisogno di togliermi qualche dubbio e solo Lei potrà farlo. Sempre più spesso ho l’impressione di guardare la realtà attraverso un vetro appannato - come quando da ragazzi in classe era caldo e fuori infuriava l’inverno e si scriveva le parolacce sulla condensa delle finistre. Io provo a toglierla quella condensa, ma essa si riforma più spessa di prima e non riesco più a capire dove finisce la verità ed inizia la bugia. Non riesco a distinguere chi è amico da chi non lo sarà mai e mi rimane difficile scorgere chi rema contro per interessi personali da chi invece ha a cuore il bene di tutti. Ma lei un progetto vero e proprio ce l’ha?  
Mi scusi presidente se cerco conforto interpellando Lei, trattandola quasi da fratello maggiore, ma non so proprio a chi altro potermi rivolgere. Era bello, presidente, gli anni indietro accendere Sky per vedere le immagini della partita della Robur. Dalla boccuccia di Ilaria d’Amico usciva spesso il nome Siena. Certo, con quella bocca la signora potrebbe dire qualunque cosa, ma la parola Siena si incastrava in maniera incantevole in mezzo a quelle labbra. Adesso invece per rivedere i goal della Robur devo cercare su you tube il canale di Mirko Loche. Con tutto il rispetto, la differenza è grossa.
Lo sa presidente, ne abbiamo viste tante in questi 14 anni: abbiamo preso parte all’unico campionato di serie A senza la Juventus e nello scudetto vinto da Carletto Ancelotti col Milan, noi c’eravamo. E un pezzetto del triplete di Mourinho sa dove è stato vinto? Sì presidente, proprio a Siena. Certo, abbiamo avuto anche Ze Love e Nanni (e il Monticini disse uno), ma insomma: nel più ci sta il meno. No presidente? 
Ma poi ci siamo svegliati: il postino ha suonato il campanello e c’ha recapitato il conto e un lasciapassare per l’inferno. Abbiamo provato sulla nostra pelle l’entusiasmo artificiale di una sbornia; in seguito alla quale però è rimasta solo la bottiglia vuota ed il mal di testa. Ecco presidente, lei potrebbe - o poteva - essere la nostra aspirina, utilissima per alleviare la sofferenza di gente abituata a pagare le delusioni in contanti e a vivere i sogni a rate. 
Ci dica presidente: cosa l’ha spinta a ritornare a Siena? In una delle città più oligarchiche d’Europa, dove il governo dei pochi, invisibile e latente, si adopera per mantenere intatte le proprie rendite di posizione. L’avrà capito, presidente, Siena è il più macchiavellico e gattopardesco esempio del “tutto tutto niente niente” italico, dove è fondamentale cambiare TUTTO per non cambiare NIENTE, spruzzando di calce fresca il muro muffato e parallelamente continuare ad ingrassare. In questa città si muove il cavallo e si copre la torre solo e soltanto per proteggere la regina, prodiga di piaceri per i soliti - fedeli - alfieri. E ai pedoni, non pensa mai nessuno. Ma lei che ruolo ha in tutto ciò? 
Sto vaneggiando presidente e le chiedo venia ancora una volta, ma le cose da dirLe sarebbero molte e ho pochissimo tempo. Quest’estate disse che aveva in mente un progetto triennale per riportarci nel calcio che conta… Lei pensava alla serie C, io francamente per “calcio che conta” intenderei la B. Ed infatti la risposta della piazza l’ha costretta a rivedere i programmi. Nel calore e nell’entusiasmo non saremo mai dilettanti. E anche in fretta ha dovuto rivederli, perché aveva 8000 occhi che lo fissavano e Le chiedevano una risposta. Diciamoci la verità, per vincere questo campionato non occorre disporre della rosa del Real Madrid. Anzi, sono convinto che la squadra primavera del Siena di qualche anno fa (quella di Giannetti e Larrondo per intenderci) avrebbe lottato per la promozione. Il futuro, presidente, passa necessariamente dal settore giovanile, scuola calcio, pulcini, esordienti, giovanissimi e allievi nazionali + una primavera (o beretti o juniores, la chiami come vuole) competitivi, tutti allenati da gente competente e preparata e non da vecchie glorie in attesa della pensione: Empoli insegna, presidente. Ma Lei a questa squadra, lo vuole dare un futuro? 
E se a questi ragazzi presidente, dessimo anche un casa dove allenarsi, creando un vero e proprio centro sportivo, una Sienello “de noi altri”, potrebbe veramente sembrare un segnale di rinascita a tutto tondo, figlio di un progetto ambizioso in grado di attirare investitori seri e non speculatori improvvisati. Per quest’ultimi il Suo consiglio potrebbe essere: statevene pure a casina, tanto la vacca è morta e da munge ‘un c’è più niente. Forse, ma forse anche no. Vero presidente? 
L’ha visto presidente lo stadio di Udine? Ogni volta che la televisione trasmette le partite dell’Udinese mi vengono i brividi: secondo me finiscono di costruire prima quello dei palazzi dell’Expo di Milano. A volerle fare le cose, si fanno; anche nell’eterna incompiuta Italia. Ma parliamoci chiaro presidente, uno stadio all’Isola, ma anche alle Badesse o a Pian dei Mori, sarebbe una sconfitta. Ma poi lo ha visto il progetto di 10 anni fa? Perché, mi domando io, dovremo costruire uno stadio monco? Per farci cosa presidente? No, non si faccia fregare la prego. Ed ancora, l’ha visto Venezia che fine ha fatto. Sembra Scampia quello stadio. E io ho tanta paura di fare la stessa fine. Che cosa immagina presidente quando pensa al domani della Robur? 
Lo sa vero, che nella conca del Rastrello ci starebbe tutto presidente? Uno stadio a misura d’uomo, parcheggi, centro commerciale e una multi sala per le domeniche senza Robur. Se n’è accorto presidente che Siena è l’unica città del mondo senza un cinema serio? E i concerti? Un bello stadio in quel posto, attrezzato e moderno, potrebbe ospitare tutta una serie di eventi musicali in grado di occupare quegli spazi vuoti della primavera, dell’estate in mezzo ai due palii e del primo autunno. Sa quanti soldacci maledetti entrebbero nelle casse? Sarebbe il caso di battersi per una cosa del genere, presidente. Perché il domani presto diventerà oggi e il tempo – pur essendo galantuomo – manca sempre. E non lo si può comprare, ma solo vendere. 
Abbiamo percorso un angolo giro presidente, e dopo 16 anni siamo messi molto peggio di quanto non lo fossimo nel 1999. Abbiamo bisogno di toglierci di dosso questa etichetta di “dilettanti” il più velocemente possibile. E per farlo dobbiamo rivedere anche delle scelte assai discutibili del recente passato: non si può andare a Rieti partendo la domenica mattina alle 7. Sembravamo la gita degli anziani in pellegrinaggio a Loreto. E qualche volta sarebbe anche il caso di alzare la voce e zittire qualcuno che parla troppo. Nolenti e dolenti, siamo sempre la Robur. 
La saluto con un augurio presidente e mi auguro che non si sia fatto fregare tornando a Siena. E SOPRATTUTTO mi auguro che non sia tornato per fregare noi, presidente. E mi faccia il piacere: ci confermi che il prossimo anno – in caso di vittoria del campionato – potremo partecipare alla serie C, perché un conto è giocare a Villa Biagio di passaggio e un altro è dire: ci vediamo “quest’altr’anno”! 4000 abbonati non si fanno tutti gli anni, occhio! 
Diriga bene e vedrà che nel suo futuro ci sarà sempre vento in poppa e sole in faccia. Buon lavoro presidente.

Ps. Quando è toccato a noi, ad Agosto, i quattrini (pochi o tanti) li abbiamo tirati fuori. Ora tocca a Lei. Altrimenti, Le richiedo, ma a Siena cos’è venuto a fare?

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