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martedì 20 gennaio 2015

Bellezza e onore


Più o meno negli stessi anni in cui il Sommo Poeta si divertiva a prendere in giro i Senesi, questi mettevano in cantiere e realizzavano rapidamente due autentici “monumenti” della città, entrambi emblematici, ognuno a suo modo, di quella miscela di grandigia e finezza, orgoglio e misura, rafforzata da una notevole consapevolezza politica, che era alla base della civiltà senese del tempo. 


Ci riferiamo alla grandiosa tavola raffigurante “La Maestà”, commissionata dall’Opera del Duomo a Duccio di Buoninsegna nel 1308 ed elevata sull’altare maggiore della Cattedrale tre anni dopo, nonché al Costituto volgarizzato redatto per volontà del Governo dei Nove tra il 1309 e il 1310, ricorrenze entrambe festeggiate in coincidenza del loro recente settecentesimo anniversario. 
Riguardo al Costituto, in quell’occasione si focalizzò l'interesse soprattutto sull'importanza e il significato di aver volgarizzato una così vasta raccolta di norme fino allora scritte in latino, rendendole così più accessibili al popolo. 
In queste brevi righe, invece, vogliamo rivolgere l’attenzione su un concetto politico presente in diverse disposizioni statutarie, ossia l’intento di rendere più bella la città, criterio che l’amministrazione doveva adottare nelle principali scelte urbanistiche, cui spesso venivano abbinati altri principi, non meno significativi, quali la dignità, l’onore e la decenza. 
La nuova volontà politica, peraltro, si era già manifestata in alcuni ordinamenti della fine del secolo precedente, e raggiunse il suo apice nella decisione di costruire il palazzo comunale nel Campo, assunta, si legge testualmente, “per l’onore del Comune di Siena et beleça de la città”. Dunque il nuovo edificio era sì utile e necessario, doveva essere sufficientemente ampio e funzionale, ma soprattutto doveva essere “bello”. 
E se l’esempio addotto potrebbe apparire non così significativo, trattandosi della nuova sede del governo cittadino del momento, va tuttavia sottolineato che in quegli stessi anni l’obiettivo di perseguire la bellezza nell’edilizia urbana lo troviamo presente in altre opere per così dire “minori”. Così capita di imbattersi in deliberazioni dove si stabilisce di raddrizzare due nuove strade in modo da consentire ai cittadini di edificare la propria dimora lungo di esse “per beleça de la detta via”. Oppure, siccome la strada Francigena ai piedi del castello di Monteriggioni presentava un tracciato piuttosto difficoltoso, specie d’inverno, si richiedeva il parere di quattro esperti affinché fosse “più bellamente et utilmente per lo Comune acconciata”. 
Come detto, però, fu nel Costituto del 1309/10 che venne approvata una riforma complessiva dell’urbanistica senese, dove in svariati capitoli è palese quanto fosse grande la preoccupazione dei Nove di provvedere alla bellezza della città. Con un caso a mio giudizio clamoroso se rapportato all’epoca di cui stiamo parlando, un’autentica “intuizione” di cui ancora oggi godiamo i benefici. 
In una di queste disposizioni si dichiara espressamente e solennemente che tra le “bellezze” di cui ciascuna città dovrebbe essere dotata, andava annoverata un’area libera, un “prato” di notevoli dimensioni “a deletto et gaudio de li cittadini et de’ forestieri”, dove poter organizzare anche le fiere “per onore et utilità” della città stessa. E siccome altri luoghi “onorevoli” della Toscana avevano ormai a disposizione un prato di questo tipo, a differenza di Siena, che per la sua particolare conformazione ne era sprovvista, e dato che i forestieri anche per questo motivo preferivano recarsi in queste altre località, “per onore, prosperità et acrescimento de la città” si ordinava di acquistare un terreno posto tra le due porte di Camollia per ricavarci uno spazio verde del genere. Si tratta, l’avrete intuito, del “Prato di Camollia”, oggi piazza Amendola (ma per tutti i Senesi piazza d’Armi), un sito sufficientemente ampio, pianeggiante e prossimo alla città, che per secoli è stato destinato agli usi più disparati, dalla fiera del bestiame, ma anche di altri tipi, al pubblico passeggio, da luogo per le impiccagioni all’assegnazione dei cavalli nei Palii di fine Seicento-Settecento, da campo di Marte a poligono del tiro a bersaglio; senza dimenticare che in un campetto qui ricavato, si esibì la “Robur” nei primi anni della sua vita calcistica e ancora negli anni Trenta del Novecento in attesa dell’ultimazione del “Rastrello”. Certo, la costruzione della caserma Lamarmora tra il 1934 e il 1937 ne ha limitato sensibilmente l’ampiezza e la fruibilità, ma ancora oggi conserva il ruolo di prezioso spazio verde a ridosso della città. 
Nel Costituto del 1309/10, insomma, la bellezza assurge a categoria estetica, e a ragione si potrebbe parlare di un nuovo estetismo urbanistico dichiarato, confessato. Ma oltre a questo, nella ferrea volontà politica di perseguire la bellezza era ben presente anche un’istanza agonistica, che si palesava nell’affermazione dell’onore, nel mostrarsi anche in questo campo al pari se non superiori alle altre città, specie se toscane. 
Quindi, riprendendo gli esempi sopra proposti: la costruzione di un nuovo palazzo pubblico è un’impresa grandiosa e costosa, e deve essere bello e onorevole anche per catturare l’ammirazione (e l’invidia?) del mondo comunale circostante. I provvedimenti inerenti la miglior sistemazione possibile della Francigena nei pressi di Monteriggioni, e più in generale la sua messa in sicurezza in vari tratti nei pressi della città, sono primariamente rivolti a chi la strada la frequenta, provenendo da vicino o da lontano. Il prato, poi, è un progetto che porta indelebile la firma del Governo dei Nove, un ceto di mercanti che ben conosceva il valore delle fiere per l’epoca, e a cui certo non sfuggirono le implicazioni, l’indotto e i benefici economici che sarebbero scaturiti da istituirne una di forte richiamo anche a Siena.


Roberto Cresti

2 commenti:

  1. allora:
    -opera pubblica bella
    -sistemazione di una via di comunicazione laddove manifestava criticita'
    - realizzazione di un' area urbana per grandi eventi e per attrarre interessi e persone su Siena

    oggi:
    -centro storico abbandonato,salvo restauro di facciate di palazzi importanti (negli anni 80 e 90 lo stesso palazzo pubblico era nero come un caminetto!!) ma comunque non attentamente monitorato, il che comporta vie trasandate,pullulare di compro oro e mercatini cinesi,take away e negozi in franchising che comportano arricchimento minimo alla comunita', gestione quanto meno discutibile della spazzatura,vandalismi e aggressioni notturne,casini nell' immediata periferia
    - strade da rifare,viabilita' da secondo mondo (dopotutto ancora esiste l' asfalto),parole a vanvera su vie di comunicazione (la ferrovia, mettiamocelo in testa,non e' raddoppiabile!!!! )
    -area eventi:sarebbe guarda caso l' area del Rastrello insieme alla fortezza e ai giardini della Lizza,ma se non ci guadagna il pd col cavolo vedi muovere un sasso.eppure,in una zona cosi' vicino al centro con piu' parcheggi (e meno cari!!!!!) con un po' di negozi e attivita' (multisala,disco-dancing,bar, ristoranti) attrarresti molte persone su Siena. e le persone,nonostante la crisi,spendono .....
    Bozzon bridge

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  2. Grande tristezza per l'oggi e grande Orgoglio del nostro passato.

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