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giovedì 2 ottobre 2014

Le personalissime ragioni di un NO - parte seconda

Torno a scrivere a distanza di un mesetto sul tema - sempre più attuale - della canditatura a Capitale Europea.
Mancano ormai pochi giorni, in un mese di cose ne son successe.





Personalmente, mi sono dato (e mi darò ancora) tempo per riflettere e capire, analizzare e studiare.
E sono giunto a qualche conclusione, che sicuramente sarà fallace, ma che vorrei condividere con il gigantesco pubblico di Wiatutti.
Orbene, il primo pezzo che vergai qualche tempo fa era ammantato di zozzi pregiudizi e sordidi ammonimenti: in pratica, dicevo che non mi fidavo di coloro i quali sarebbero andati a maneggiare i finanziamenti per i vari progetti.
Sono stato benevolmente ripreso e riportato sulla via della ragione, per cercare di vagliare alfin i progetti presentati, quasi volendo definire un atto di fede e di fiducia verso chi ha a cuore le sorti della mia città.
E pertanto ho taciuto e cercato di capire cosa viene proposto, perché io la fede incondizionata ce l'ho solo per pochissime cose.
Le mie riflessioni.
1) L'idea di fondo del Prof. Sacco, che penso sia "l'ideologo" maximo del progetto, mi piace moltissimo. Partire dalle nostre ricchezze stereotipizzate e rinnovarle, soprattutto alla luce delle opportunità che la tecnologia offre oggi, è una bella intuizione. Staccarsi insomma dalla monotonia del "Chi 'un n'è di Siena stianti" mi trova da sempre molto concorde.
2) Ma, personalmente, trovo assai ostica la metodologia di comunicazione dell'idea. Prendo come esempio il sito di Siena canditata, estrapolo e leggo: "Concept del progetto: Il concept di Siena 2019 si concentra sul patrimonio intangibile come piattaforma di apprendimento ed innovazione sociale. Il patrimonio è socialmente vivo, animato dalla comunità, e i suoi componenti sono in una relazione simbiotica. L’inclinazione senese per il patrimonio culturale intangibile come motore del cambiamento sociale ed economico è un punto ideale di partenza per fare uso della partecipazione culturale a livello comunitario per ridare energia alla città e dare inizio ad un nuovo ciclo". Sì, benissimo... ma che vuol di'? Il linguaggio comunicativo, oramai, è importante come e forse più dei progetti stessi: inutile avere a disposizione un'idea splendida, se non la si sa comunicare bene alla massa dei fruitori. L'impressione è che, a partire dal lessico utilizzato, la canditatura sia come imposta dall'alto, poco comprensibile e pertanto poco fruibile alla massa. Che se ne resta distante, viste anche le (logiche) ritrosie a dar fiducia a chi ha finora tendenzialmente distrutto.
3) I progetti, da 10, sono diventati 12. Bene, meglio così. Il mio problema - che penso non sia solo il mio - è che non si capisce cosa si voglia fare. Andate sul sito predetto e cliccate sulla sezione "Progetti". Apparirà una griglia, tutta in inglese, che a me ha fatto venire un giramento di testa. Ammetto: aspettavo di capire cosa mi si proponesse e non c'ho chiappato molto. Eppure le basi filosofiche sottese, così come enunciate, sono interessantissime: cultura-salute-felicità, cultura-(in)giustizia sociale, cultura-turismo intelligente. Ma non si capisce un aspetto fondamentale: come in pratica si possano raggiungere gli obiettivi preposti, con quali mezzi, attraverso quali finanziamenti, spendendo come, dove e quando. Mi si dirà, immagino, che è troppo presto per dirlo...
4) Altra sensazione: manca, di base, da capire e da far capire l'interpretazione del termine "cultura". A me pare che i progetti presentati siano interessanti da un punto di vista accademico, ma poco impattanti da un punto di vista pratico. Siena - lo dice più volte anche il sito stesso - ha bisogno di ripartire davvero. A mio avviso, ha bisogno di essere stravolta, destrutturata, disossata, soprattutto sul piano culturale. Anche in maniera "cattiva". Perché a Siena, in questo momento, la gente non vive bene, le persone non sono felici. Ecco, la sensazione che ho è che quanto presentato sia "carino", ma poco innovativo. Essere Capitale Europea della Cultura vuol dire, come spesso è successo in altre città europee, stravolgere i vecchi schemi, agevolati dal grande flusso di denaro, che ti permette di fare anche ciò che normalmente non si potrebbe.

Io, ancora oggi, non sono convinto. Mi scuso ancora con i miei concittadini, che mi odieranno per questo mio autolesionismo di base. Ma sono così, che ci posso fare?










"Il Santa Maria può restare chiuso per due mesi.
Valentini: Non sarebbe un dramma, lo fanno anche gli alberghi"
(Corriere di Siena, 02.10.2014)



"E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam"
(E. Jannacci, "Ho visto un re", 1968)

1 commento:

  1. si parla di cultura, ma noi senesi siamo acculturati? siamo,a mio avviso, "popolino ricco e tendenzialmente ignorante" non in senso di maleducazione, ma nel senso di conoscenza delle cose. abbiamo chi più chi meno (ovvio! ) vissuto un un' era artefatta, dove si è percepita una ricchezza che non era quella reale. quando una persona vive nell'agio o l'ambiente che frequenta è agiato, ha meno "mordente" e si accontenta spesso di un ruolo (lavorativo o sociale) che è 1/1000 di quello a cui realmente potrebbe ambire. per anni e anni la stragrande maggioranza dei senesi si è accontentata di quello che passava il convento "per amor di Sienina bella" senza scoprire la bellezza del mondo, del mettersi alla priva,del riuscire a imporsi a tutti i costi. la prova ne è che siamo una città ricca e "sistemata" (in tutti i sensi) ma di persone che fuori città contano qualcosa o hanno fatto recentemente qualcosa se ne contano sulle dita di un a mano. dico qualche nome: i Nannini in musica e F1,Corradi nel calcio, Inaudi-Arca-Diele nel cinema/spettacolo:alcuni di questi sono emeriti sconosciuti, altri considerati gazzilloroni e guardati storto perchè partiti a cercare fortuna altrove. mi immagino un po' di loro conoscenti, al tempo, "ma do vai? lasci Siena e la contrada? qui c'è tutto.."" come se altrove fosse tutto marcio. chi e' rimasto, sicuramente non è andato incontro a un livello culturale alto, che come abbiamo visto veniva combattuto e mal visto (a meno che non fosse.....cultura di groviglio...), e quindi si è generalmente appiattito senza tendere al bello, all'arte, al sapere. ora, quindi, noi siamo generalmente "popolino" o "popolo zozzo", i voli pindarici e i neologismi sacchiani non ci sostengono, proprio perchè a malapena una persona un po' piu' dotta sa cosa voleva dire "beaconizzare il centro storico". poi la cultura la fa l'approccio a tutto ciò che è ritenuto cultura, non la partecipazione a un evento, la condivisione di un link su facebook/twitter di un qualcosa di "altolocato"" o i baffi arricciati, come vedo fare a molti (presunti) acculturati locali. professor Sacco, si fidi,parli come se davanti avesse un gruppo di capre, vedrà che la cittadinanza risponderà maggiormente e recepirà molto meglio ciò che propone.
    con stima
    Bozzon

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