Qualche tempo fa conversavo amabilmente con l’amico al-Mutanabbi
(mi fa un po’ impressione chiamarti così……), quando a
bruciapelo mi pose la seguente domanda:
“Ma tu che ne pensi del concetto di senesità di cui oggi si fa un gran parlare? Sai, mi piacerebbe approfondirlo sul mio blog nelle sue varie sfaccettature…”.
“Ma tu che ne pensi del concetto di senesità di cui oggi si fa un gran parlare? Sai, mi piacerebbe approfondirlo sul mio blog nelle sue varie sfaccettature…”.
Confesso candidamente che lì per lì rimasi un po’
spiazzato dal quesito e biascicai qualcosa su Montaperti, il Palio,
la Siena ghibellina, ma anche un po’ guelfa, senza dimenticare i
vari miti da sfatare che ancora oggi gravano sul passato della nostra
città. Mentre la chiacchierata proseguiva, però, ebbi un sussulto e
aggiunsi di non sapere esattamente cosa diavolo fosse la senesità,
pur essendo senese purosangue (ma vedo che anche il programma di
videoscrittura sottolinea il termine “senesità” in rosso, quindi
è un sostantivo che non conosce; meno male, sono in buona
compagnia…), ma ritenevo che per un’analisi più compiuta sarebbe
stato necessario innanzitutto chiedersi cosa fosse la città nel
passato, e come fossero i suoi abitanti. Ovviamente partendo dai
tempi remoti fino ad arrivare ai più prossimi a noi, in modo da
comprendere e cogliere gli inevitabili cambiamenti avvenuti nel corso
dei secoli.
Porsi, insomma, domande quali: come erano i nostri avi,
quali virtù ma anche quali vizi e difetti avevano, erano veramente
migliori e più bravi della presente generazione, come spesso si
tende a pensare, oppure, semplicemente, erano più attaccati e
attenti alla loro città?
Ancora: la comunità senese era davvero
chiusa e ostica (altro convincimento che spesso circola oggigiorno)
o, piuttosto, era più aperta di quanto si ritenga comunemente?
E
infine, direttamente collegato a quest’ultimo aspetto: cosa
pensavano di noi gli altri, i forestieri?
Ecco, a mio avviso solo
attraverso un’analisi di questo tipo si può arrivare ad una
corretta conoscenza, interpretazione e rielaborazione del concetto di
senesità, forse utile anche in chiave attuale. Avendo condiviso
queste considerazioni, al-Mutanabbi mi ha offerto gentile ospitalità
nel suo blog per tentare di approfondire questo spinoso argomento.
Tranquilli, però: non leggerete alcuna lezione o tediosa
dissertazione, uno studio serio e scientifico del tema, peraltro
auspicabile, lo delego di buon grado a chi di dovere. Mi limiterò a
raccontare qualche aneddoto, a mio parere significativo e
illuminante, sul carattere, l’indole, l’animo dei senesi nel
corso dei secoli. Partendo da molto, molto lontano…
Della città in età etrusca e romana si sa ben poco, anche se
recentemente qualche squarcio di luce ha illuminato almeno un po’
questo periodo altrimenti oscuro. Qualche ritrovamento archeologico,
venuto alla luce soprattutto negli ultimi anni durante il restauro
del complesso di Santa Maria della Scala, qualche reperto, il nome
della colonia senese rintracciato qua e là in fonti scritte o
epigrafiche, e poco più.
Ma se siete curiosi di conoscere qualche
episodio di natura militare, politica o anche solo di vita quotidiana
avvenuto nella colonia “Sena Iulia” durante i lunghi secoli
dell’Impero Romano, sappiate che la vostra comprensibile sete di
sapere rimarrà inesorabilmente senza risposte. Perché di cosa
avvenne effettivamente in quel periodo, come vivessero e cosa
facessero gli abitatori della Siena di allora nulla si sa.
Ad
eccezione di un solo avvenimento, per narrare il quale si scomodò
addirittura il grande storico Cornelio Tacito che lo riportò in
un’opera fondamentale per la storiografia romana come le
“Historiae”. Perché nella piccola e periferica colonia senese
intorno all’anno 70 d. C. era capitato un episodio deprecabile e da
stigmatizzare, come si direbbe nel linguaggio politically correct di
oggi, che meritò il doveroso e severo intervento delle autorità,
con tanto di processo e condanna. Un caso, pertanto, che non poteva
mancare nelle “Storie” di Tacito, che appunto raccontano per filo
e per segno tutti gli eventi più significativi avvenuti negli anni
69 e 70 (solo questi due perché fino a noi sono pervenuti i primi
libri delle “Storie”). Cosa mai avranno combinato i senesi del I
secolo d. C., per cosa furono processati i colpevoli, quali
ladrocini, corruzioni, disastri avranno mai commesso per guadagnarsi
tanta attenzione?
In verità, niente di tutto ciò, i senesi salgono
per la prima volta sul proscenio della storia
per un evento certamente grave, che colpendo un personaggio
importante dell’epoca ebbe ovviamente delle conseguenze (per
fortuna, altrimenti mai lo avremmo appreso), ma anche divertente (a
quasi due millenni di distanza si può dire) e che almeno a mio
giudizio è assai emblematico dell’indole senese. Nessun commento,
vi traduco testualmente quanto scritto da Tacito: “Il senatore
Manlio Patruito presentava denuncia per essere stato malmenato, nella
colonia di Siena, da una folla di gente e per ordine dei magistrati;
ma l'offesa non finiva qui: in sua presenza l'avevano circondato di
pianti e lamenti, recitando la commedia del suo funerale, fra un coro
di insulti e oltraggi, che ricadevano su tutto il senato. Convocati
gli indiziati e istruita la causa, i responsabili vennero puniti, con
l'aggiunta di un decreto del Senato, col quale si richiamava la plebe
di Siena a un comportamento corretto”.
Dunque, ricapitolando: per
motivi sconosciuti i senesi erano imbufaliti (eufemismo)
probabilmente più con l’autorità centrale che con il malcapitato
senatore, reo di essere il rappresentante di quel potere, questi
viene a Siena forse proprio per risolvere o capire meglio la
questione che li tormentava, e viene percosso ben bene; attenzione
però, non perché qualche solito senesone non sta mai fermo con le
mani, ma perché questo è l’ordine impartito addirittura dai capi
locali della colonia. Non contenti, dopo gli schiaffi, lo
sbeffeggiano fingendo il suo funerale, becco e bastonato..., e poi
giù con i cori di insulto, rivolti a tutto il senato romano
chiaramente.
E per la prima volta nella storia, e non sarà l’ultima,
il popolo di Siena viene richiamato a tenere un comportamento più
consono al sentire comune e soprattutto a rispettare le autorità
superiori.
S’inizia bene, non c’è che dire...
Roberto Cresti
Roberto Cresti
Nessun commento:
Posta un commento