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giovedì 7 agosto 2014

Bella gente

Alla fine, ce l'abbiam fatta!
Ieri, per me, forse ancor più degli eventi di una settimana fa, si sancisce la reale rinascita del calcio a Siena, con la presentazione di gran parte della nuova compagine societaria.



Presentati in un colpo solo, difatti, allenatore, direttore generale e consigliere tecnico.
Salto per questioni pratiche il commentino su quest'ultima figura, Marcello Pisaneschi (colui che ha messo in contatto presidente e allenatore, amico di Ponte e pertanto uomo fidato), di cui scopriremo nel corso del tempo gli incarichi specifici e mi concentro, intanto, su mister Morgia.
Detto "Baffo" - francamente non si capisce da dove provenga il nomignolo, mah... - d'impatto Massimo Morgia è uno da Robur.
Poche seghe baggiane, tanta praticità, molta umiltà, ma di quella vera, quella dell'uomo di campo e dell'uomo normale, differente a pelle da quella artificiosa, tanto per fare un esempio, dell'orrido Sannino.
Di Morgia vorrei approfondire strada facendo, dato che sto raccogliendo preziose testimonianze che si trovano in rete, soprattutto di coloro i quali hanno avuto modo di stragli accanto, che siano giocatori, collaboratori o tifosi.
Di lui si sa che ama giocare a calcio, in maniera leale, corretta e sportiva. Cercando di segnare tanto e di arrivare a farlo anche con il bel giuoco. La tattica del 3-4-3, che spesso pare abbia adottato, la dice lunga su quanto intenda proporre.
Dicevamo dell'uomo, che riesce a tradurre sul campo la propria interpretazione della realtà, arrivando ad un football fatto di "coraggio, temperamento" (in una parola, Robur) e soprattutto "condivisione", concetto che mi trova sempre e costantemente d'accordo ed è ciò di cui precisamente abbiamo bisogno noi tifosi in questo momento storico.
Luigi Agnolin è stato, per gente della mia generazione, un piccolo grande idolo, una faccia conosciuta e, per parte mia, sempre amata. Lo ricordo poco nella parentesi senese (era l'uomo di Pastorello), di più nelle altre realtà in cui ha fatto - bene - calcio: Roma, Verona, Perugia.
Agnolin, come Morgia, è uno "incazzoso", corretto ma duro, leale ma chiaro, ai limiti della crudeltà. E si è visto subito, con le poche parole della prima intervista: siamo nudi, siamo poveri, non abbiamo niente, ma sappiamo cosa fare e dove andare. Usando parole che mi piacciono, come "trasparenza", "umiltà", "basta rammarico". Uno schietto, insomma, come quando faceva la differenza, tecnica e comportamentale, sui campi di serie A da fischietto invidiatoci dal mondo intero. A pelle, un grande direttore generale.
Infine, parlo dell'artefice di tante fatiche, il presidente Ponte.
A me pare, presidente, che Lei abbia iniziato bene, non tanto come tempi e modi di comunicazione (che devono essere migliorati e che ora sicuramente miglioreranno), ma soprattutto perché ha, da subito, messo le carte in tavola.
Ha presentato due assi per la categoria: l'allenatore che l'anno scorso ha dominato ed un direttore generale dallo straordinario carisma. Come a dire: siamo la Robur, siamo arrivati, fateci largo.
Inoltre - e questo a me piace di più - ha dimostrato a noi, delusi e titubanti appassionati, che le cose per bene possiamo iniziare a farle, o perlomeno a pensarle, anche senza i grovigli che ci hanno tolto l'anima. Che le attività condivise e di spaccatura rispetto ad un passato merdoso possono essere subite innescate. Che a volte è bello essere considerati folli, anomali, irregolari, perché non inseriti all'interno della conformità delle regole. Che parlare di "etica, trasparenza e rispetto delle regole" a una Siena, che difficilmente accetta tali condizioni, si può ancora fare.
Io spero che Lei possa resistere a lungo e che si possa togliere molte soddisfazioni. Personalmente, sic stantibus rebus, in me troverà sempre un alleato critico, ma fidato.


Ah, dimenticavo: grazie per la scelta della maglia inquartata.

1 commento:

  1. Condivido ogni singola sillaba.
    AVANTI ROBUR!!
    Saluti
    DocJ

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