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lunedì 16 giugno 2014

La distruzione col controdolore di Francesca Bardi

Altro bel contributo al dibattito sul ruolo dei bloggers a Siena e sul concetto di "Senesità".
Stavolta tocca ad una gentil donzella erudirci su qualche dinamica che non riusciamo, a mio avviso, a percepire nella giusta maniera. L'invito pertanto è a leggere il pezzo, che sicuramente può dare più di uno spunto di riflessione




Bella, romantica, evocatica la tua domanda: "Abbiamo forse obbedito ad un termine che ci ipnotizza?".
La risposta per me è sì. Chissà se sia stata la “senesità” a generare il blocco, o viceversa. Sta di fatto che il cortocircuito tra questi due elementi ha generato un vuoto alquanto notevole.
Ciò di cui parla Folagra, ovvero "una comunità che possiede un'immagine di sé stessa fortemente idealizzata e positiva" e che quindi si limita a dare la colpa all'esterno, rimanendo immobile, è certo Siena, ma anche l'Italia... E prima di tutto è l'essere umano, nel momento in cui l'inconscio si ferma ad un'immagine idealizzata di sé e che, per non affrontare i propri fantasmi, si concede alibi e menzogne, per colmare le proprie lacune, dà la colpa all'esterno. Si crea così un essere umano che ha deciso di non avanzare, ma di crogiolarsi nelle false convinzioni di una falsa identità, un essere umano a cui torna infatti utilissimo lo strumento dell'indignazione fine a se stessa, che lo libera dalla responsabilità dell'analisi.
Ciò va a stuzzicare il nostro ego, facendoci credere che sia molto facile essere buoni, essere eroi, essere dalla parte dei giusti.
In una città dove queste dinamiche sono portate all'esasperazione, i propri limiti prendono forza, la paura del nuovo e del diverso si trasforma in superiorità morale, l'essenza viene relegata ad un ruolo marginale e quasi inesistente.
La parola tradizione è talmente piena di sé che si svuota e lascia il posto al vecchio in senso di patetico, triste.
La menzogna spesso diventa la verità incontrovertibile, fino al paradosso che, se dici ciò che pensi, sei uno iettatore o peggio.
In tutto questo, i bloggers, con il loro lavoro, hanno confermato con dati, circostanze, cifre, date, nomi, ironia ed energia "incazzosa"/buona ciò che l'istinto portava ad intuire, scorgendo ed osservando certi comportamenti che invece altrove volevano essere fatti passare per normali.
Alla lunga, però, la rete dà l'illusione di agire senza farlo e si rischia davvero di cadere nel" voyerismo passivo", fino all'atto estremo di non contemplare più neanche il fatto che ci siano persone che nel loro piccolo battagliano ogni giorno con piccoli gesti quotidiani; e il fatto che non lo scrivano in rete, non vuol dire che ciò non accada. Folagra dice che "il carisma dei bloggers ha inibito l'intervento attivo di coloro che la denuncia avrebbero dovuto risvegliare". Giustissima osservazione, da cui mi permetto di discostarmi di una sfumatura .
I bloggers non hanno propriamente scatenato la reazione, ma l'hanno semplicemente risvegliata e messa in moto in coloro che sono già predisposti per loro natura a questo modo di fare, che comprende l'indignazione fine a se stessa, quasi sinonimo di protagonismo malato. Altri, per istinto e indipendenza di pensiero, hanno tratto ispirazione e alimentato punti di vista che già avevano dentro e piccoli o grandi comportamenti che avevano già messo in atto nel quotidiano, anche prima dell'avvento della rete.
Questa è la parte costruttiva. Non sta ai bloggers decretare l'evoluzione o la regressione di una mente; essi sono lo strumento che può mettere in moto un processo - lo dico senza voler togliere nulla alla loro funzione, anzi aggiungendone un valore – perché se fossero monoliti, blocchi fermi di pensiero che "indottrinano" seppur in positivo le menti degli altri, non svolgerebbero la loro funzione. Il loro compito sarebbe in un certo senso vano, perché ogni volta si dovrebbe iniziare daccapo.
Il motivo pregnante è quindi il seguente: fluidificare il pensiero, non creare, ma mettere in moto consapevolezza.
In quale maniera? Io partirei da un punto: visto che cercando di creare, creare, creare, alla fine tutto si è svuotato di significato, per ricostruire proporrei di ripartire dalla distruzione, lucida e consapevole, non disperata, ma energica e scanzonata.
In una città passatista (ma non passata) e sofferente, io vorrei applicare cioè il futurismo e il "controdolore" di Palazzeschi: "Maggior quantità di riso un uomo riuscirà a scoprire dentro il dolore, più egli sarà un uomo profondo. Non si può intimamente ridere se non dopo aver fatto un lavoro di scavo nel dolore umano".
* 
Vista da questa angolazione, Siena è un pozzo profondo di felicità.
Non è la fine, siamo solo all'inizio.


Con stima e affetto

Francesca Bardi

* A. Palazzeschi, "Il controdolore", 29.12.1913


2 commenti:

  1. Ciao Francesca


    Voglio rispondere al tuo intervento, prendendo per esempio, una dichiarazione (9 Giugno 2014) di Alessandro Profumo, presidente del Monte dei Paschi.

    Per Alessandro Profumo, la ¨senesita´¨ nella strategia aziendale dalla banca più antica del mondo, sembra avere una doppia valenza:
    1)- "parlando di aggregazioni non è importante la senesità, l'italianità o la milanesità, sono cose assurde, è importante la strategia di impresa perché tu hai successo con i tuoi punti di forza".
    2)- "La senesità, è importante perché a Siena abbiamo il 47% di quote di mercato e il restante 25% in Toscana. E perché da Siena viene il gruppo dirigente"

    In merito a questa dichiarazione, le mie risposte e domande sono le seguenti:
    - La banca nella sua ultima campagna pubblicitaria, ci ricorda che sono ancora, oltre 5 milioni i clienti del Monte. Io sinceramente non credo che Siena, abbia il 47% delle quote di mercato, mi sembra strano. Ma tant'è', sembra.
    - Inoltre, veramente, il gruppo dirigente del Monte, viene da Siena?

    Quindi anch'io, come hai fatto te all'inizio dell'articolo non posso che rispondere, SI.
    Il termine senesita' e' un termine che ipnotizza l'interlocutore, lo lascia disorientato, Serve, secondo me, a cancellare quello che viene detto dopo, perché' la mente si concentra in particolare, solo su quel termine: senesita'.
    Ma poi sinceramente, suona bene? Per me, mica tanto.


    Mps, conta più strategia d'impresa di senesità - Profumo | Reuters
    http://it.reuters.com/article/italianNews/idITL5N0OQ3QI20140609

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    1. ciao Marco!hai perfettamente ragione e devo dire che in queste dichiarazioni da te riportate da profumo,il termine senesita' e' riuscito nel suo grande intento ipnotizzatore potente come un acido lisergico o una supercazzola.un abbraccio.franci bardi.

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