Era da circa un annetto che avevo messo nel mirino la trasferta di Latina.
Anzitutto per visionare la città, poi per capire, al punto in cui siamo arrivati, se questo sarebbe stato veramente l'ultimo atto di un campionato travagliato.
E così, partiamo.
Fra scherzi, battute e lazzi, analizziamo le circa mille modalità di fallimento, deprimendoci anche un po'.
Dopo un rapido incontro presso un autogrill, nel quale viene prepotentemente mostrato il vessillo di San Prospero, ripartiamo alla volta dell'Agro Pontino.
Che, ad un certo punto, ci si presenta con tutto il proprio splendore. Una Maremma moltiplicata per cento volte, in sostanza. Percorriamo strade imbandierate di pini marittimi, che farebbero la gioia dei comitati ambientalisti e scoiattolisti locali, pensando di transitare per Marina di Grosseto o Principina, fino a vedere, in lontananza, dei veri e propri esempi di eco-mostruosità, che costellano la capitale pontina.
Latina è splendida, piena di edifici di stampo littorio, pesantemente costruiti di blocchi di marmo ciclopici, provenienti direttamente dall'epoca atlantidea.
In mezzo, un grattacielo listato di strisce blu, tipo il film "Tron" e, mi pare, due dischi volanti di cemento armato (di cui uno sovrastante lo stadio), che sembrano depositi di acqua, ma in realtà sono due radiofari millenari, che, sparati verso la cintura di Orione, davano nell'antichità la giusta rotta di atterraggio a navi aliene, come le piramidi egiziane.
Estasiato da cotanta bellezza, entro nello stadio, che ha una curva in tubi innocenti distante circa 700 metri dal campo. La controparte latinense sprofondava verso Terracina, tanto era lontana ed invisibile.
Inizia il match, non prima di aver ballato "Just can't get enough" dei Depeche Mode, che mi piacerebbe fosse messo a tutta gallara anche a Siena.
La Robur ha un inizio tipo Italia-Inghilterra di Fantozzi, triangolando, passaggiando di prima intenzione, stando benissimo in campo. Rosina, immarcabile, si muove alla velocità della luce.
Grande tifo sugli spalti, umidità epocale, che farà da preludio ad una covata di zanzare pericolosissima, che diventerà devastante nei mesi estivi.
Punizione e gol di testa dell'immenso Giacomazzi, che gioca contemporaneamente regista, trequartista, centrale difensivo.
Fine del primo tempo, commenti rassicuranti fra di noi, inizio di approccio di rapporto con gli steward, che si presentano in giacca e gravatta nera tipo Blues Brothers.
Ripresa. Giochiamo anche meglio, dilaghiamo, non ci fermano nemmeno i tanti calcioni nei garretti. Rosina segna una rete splendida, così si tramandava, dato che dalla nostra postazione, forse, si sarebbe potuta vedere con una lente astronomica.
Ma mancava qualcosa... Entra Rafa Jordà, immenso ed inamovibile. Prova due scatti, ma corre come colui il quale ha mangiato da poco un cocktail di gamberi scaduto da sette anni. Si vocifera che, data la difficoltà ad alzare le gambe, avesse giocato la partita di Bari poco prima.
Ma il suo mestiere è fare goal. Io ne ho pronosticati ben 80 in questo campionato. E così, su una palla assurda in area avversaria, lo spagno-cinese si rivolta in un fazzoletto e mette dentro una rete impossibile, da 2 centrimetri a porta vuota.
L'esultanza è immensa, io mi trovo in un secondo letteralmente in mutande, tanta è la gioia di vedere segnare uno dei giocatori più forti che abbia mai avuto la Robur.
La letizia dura interminabili minuti, fino al coro finale, sul quale vi lascio a riflettere, che mi perseguita anche in questo momento: "Ha segnato Jordà... Come cazzo si fa?".
almuta,sei forte, ma a volte non ti va bene niente! se segna jordà non va bene, se non segna peggio.... stai invecchiando un po' male....senza rancore
RispondiEliminaAmmetto l'invecchiamento incarognito. Ma, in realtà, quando segna Jordà, sempre bene mi fa.
Eliminanoi a lavoro cantiamo tutti i giorni questo coro da quando è arrivato a Siena
RispondiElimina"jordà,jordà,jordà......tanno visto dal Manganelli a tirare la bambà!!!!!!
number one