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lunedì 28 aprile 2014

La folle estate del 1985

Ci eravamo lasciati all’ultimo intervento con il termine del campionato, vittorioso, 1984/85 e la conseguente promozione in C1. 
Ma anche con la spada di Damocle di un processo sportivo per illecito sportivo. 




L’evento si riferiva alla partita Imperia – Siena, terminata 2-2, e giocata sul neutro di Savona per la squalifica del campo dei nerazzurri liguri di ponente. 
Era la penultima giornata di campionato, la domenica successiva i bianconeri di Ferruccio Mazzola avrebbero ospitato l’ormai già salvo Civitavecchia e con 3 punti in due gare (ricordiamo che vi erano ancora i 2 punti a vittoria) sarebbe stata C1 matematica. Peraltro l’Imperia era coinvolto in zona retrocessione in un maxi - gruppone, dove con un solo punto di differenza si trovavano Savona, Civitavecchia, Montevarchi, Spezia, Carbonia, Vogherese, Olbia, Nuorese e appunto Imperia. Nell’ultima giornata, i liguri sarebbero stati impegnati a Prato, con i lanieri impegnati nello sprint finale con l’Alessandria per la seconda promozione in C1.
Il fattaccio fu che il direttore sportivo bianconero Efrem Dotti stazionò per tutta la gara vicino all’uscita del tunnel degli spogliatoi, nei pressi della bandierina del calcio d’angolo lato sinistro, dalla parte delle due panchine. Con una radiolina, che secondo me ed altri faceva finta di tenere accesa, ai giocatori locali che si trovavano nei pressi della zona di campo suddetta si rivolgeva così: “Oh, il Montevarchi perde, il Civitavecchia perde, lo Spezia perde, la Vogherese perde”, un cinema così per tutta la partita. Addirittura, nell’intervallo, facendo finta di sbagliare spogliatoio, finì nelle stanze dell’Imperia dicendo ai presenti, volendo far credere di rivolgersi alla sua squadra: “In fondo alla classifica perdono tutti, all’Imperia basta il pareggio, forza che ci mettiamo a posto!”. Incredibile, fu letteralmente gettato fuori dallo spogliatoio! Quindi il buon Efrem si precipitò nelle nostre stanze a commentare i veri risultati, assai negativi per l’Imperia. 
La partita finì in parità, 2-2 e l’aria pesante negli spogliatoi del “Bacigalupo” di Savona quando erano terminate tutte le partite della 16^ di ritorno era la prova che i dirigenti liguri ritenevano la retrocessione in serie D purtroppo ad un passo. Oltretutto avevano i confronti diretti sfavorevoli con molte delle squadre coinvolte nella bassa classifica.
In settimana, a Siena si preparava la domenica della grande festa, mentre intanto usciva una notizia un po’ pericolosa: l’Inter, con cui avevamo avuto sempre buoni rapporti, migliorati ancora con l’arrivo di Ferruccio Mazzola, aveva promesso il portiere Gianni Marco Sansonetti, classe 1965, al Siena. Perché pericolosa? Perché Sansonetti, nella stagione 1984/85, era il portiere dell’Imperia e la domenica precedente avevano fatto discutere alcuni suoi interventi nella partita che sarebbe stata incriminata e terminata 2-2.
Nel frattempo, la mia preoccupazione saliva alle stelle, solo pensando al fatto che l’ultima giornata si sarebbe giocata Prato – Imperia, che il Prato avrebbe dovuto vincere per disputare almeno lo spareggio con l’Alessandria, insieme al 2° posto con 40 punti (il Siena alla vigilia dell’ultimo turno aveva 42 punti), che l’Imperia sarebbe retrocesso in Serie D e che quindi non c’era migliore occasione per i dirigenti liguri, spettatori della performance di Efrem Dotti e delle soffiate giornalistiche della settimana, per riferire al Prato la possibilità che il Siena potesse essere denunciato per illecito sportivo, coinvolgendo anche propri giocatori (Sansonetti ed il capitano Schiesaro). Non riuscii a godermi in nessun modo i preparativi della festa finale.
Nessuna profezia fu così facile. 
Termina il campionato, il Siena (3-0 al Civitavecchia) va in C1, Prato ed Alessandria vanno allo spareggio, Olbia, Nuorese ed Imperia retrocedono in serie D con 29 punti causa confronti diretti negativi (sempre a 29 punti terminavano anche Spezia, Carbonia e Vogherese, salvi per i confronti diretti favorevoli). Il Prato fa un esposto all’Ufficio Indagini, un Ispettore di tale Ufficio Federale, Marcello Magni, pratese, lo spinge fino al Procuratore Capo, allora il Dottor Corrado De Biase, che trasferisce gli atti per le indagini al Vice Procuratore, l’Avv. Carlo Porceddu. Particolarità: l’Ispettore Federale Magni era un impiegato della Bruzzi Petroli, quindi dell’azienda che aveva visto nei suoi massimi dirigenti Artemio Franchi, purtroppo deceduto come tutti ricordiamo il 12 agosto 1983. Fine della protezione? Questa era la nostra paura. 
Nel frattempo, si parla di alcuni mesi indietro, la compagine societaria aveva subito alcune variazioni. Vi erano dei nuovi soci, inizialmente in affiancamento al dottor Danilo Nannini, poi in seguito, al termine della stagione, in sua sostituzione. Il Notaio Fabiani e suo figlio Federico (purtroppo deceduto in giovane età per cause naturali), il Notaio Gilardoni, l’avv. Battista e l’Avv. Max Paganini, il quale assunse la carica di Amministratore Delegato con Danilo Nannini Presidente pro-tempore (nel vero senso della parola). 
Quindi la nuova compagine societaria si trovò subito di fronte ad un bell’impiccio. L’accusato principale fu Efrem Dotti, ed essendo dirigente provocava la responsabilità diretta della società nell’allora eventuale processo. I nuovi Soci, con poca attenzione, pensarono di poter scaricare Dotti, credendo di risolvere i problemi, ma alla luce degli inquirenti fu un tentativo che peggiorò la situazione.
Intanto si svolgevano degli interrogatori, soprattutto ad Imperia, con il Presidente Rivaroli ed il suo braccio destro Cocco che attaccavano il Siena, Dotti e i loro calciatori Sansonetti e Schiesaro, presunti colpevoli di essere addivenuti ad accordi economici per pareggiare una partita che l’Imperia avrebbe dovuto tentare di vincere.
Nel frattempo il Prato rincarava la dose, raccogliendo delle testimonianze false da parte di giornalisti, asserenti che Sansonetti era da tempo un giocatore del Siena e che quindi questa era la prova provata della colpevolezza. Neanche la vittoria nello spareggio con l’Alessandria per 3-2, che promuoveva in C1 anche i lanieri di Andrea Toccafondi, fermava l’offensiva contro il Siena. E anche l’Olbia si costituiva quale terzo interessato nella vicenda, sostenendo in tesi che sia Siena che Imperia erano colpevoli per mezzo di propri tesserati, e quindi reclamando la permanenza in C2, in ipotesi che il Siena dovesse essere retrocesso all’ultimo posto e quindi comunque con i galluresi confermati in C2.
Avevamo tutti contro, a partire dall’opinione pubblica, che ci dava già spacciati. La stampa nazionale (non era ancora il tempo del web) già considerava l’Alessandria in C1 al nostro posto, con squalifiche esemplari per tutti i coinvolti.
Tuttavia dovevamo dare un segnale di tranquillità, ed al calciomercato di luglio 1985 Efrem Dotti con le indicazioni di Ferruccio Mazzola compose la squadra per la C1 con acquisti non altisonanti ma di assoluto gradimento dell’allenatore. Arrivarono Claudio Fermanelli (“il genio”) dal Parma, via Como, il difensore Frascella ed il portiere Sansonetti dall’Inter, l’altro difensore esterno Willy Pederzoli dalla Lucchese, Ravazzolo (mezzala) e Molteni (attaccante) dal Derthona, il difensore Porru dalla Nuorese, l’attaccante Ugo Ricci dal Cynthia Genzano, serie D, ma già calciatore con Ferruccio Mazzola. Rispetto all’anno precedente avevano lasciato il bianconero Calcaterra e Monti, tornati all’Inter, il portiere Ielpo, alla Lazio, Desolati, Ghedin e Mirra (attuale assistente del “diversamente direttore sportivo” della Robur) per fine contratto, Sciarpa ceduto al Latina, Perinelli ceduto alla Spal, ed alcuni giovani mandati a farsi le ossa in serie D: Pistella al Poggibonsi, Fabbri al Certaldo, Bucelli alla Figlinese, Grassi al Cynthia. In più arrivò, per fine contratto con il Pescara, il portiere Luciano Bartolini, classe 1949, destinato a far da chioccia a Sansonetti, per il quale l’Inter, così come per Frascella, aveva destinato un ottimo premio di valorizzazione a fine stagione.
Gag clamorosa al calciomercato a Milano, Centro Congressi di Milanofiori: io e Dotti ci rechiamo presso gli uffici della Lega di Serie C per il deposito di alcuni contratti, all’interno dei quali spesso sostavano per controlli a campione alcuni Ispettori dell’Ufficio Indagini. Appena è il nostro turno (si entrava a chiamata, tipo “seggio elettorale”), il buon Efrem ad alta voce: “Oh, era l’ora di farci entrare, state attenti perché c’è in giro quel pelo rosso di Porceddu, è il più stronzo di tutti”, ed io, voltato lo sguardo dietro la porta di accesso, faccio: “Buon pomeriggio avvocato”. Era l’avvocato Carlo Porceddu, che naturalmente aveva sentito tutto, facendo finta di niente. Io dico sottovoce a Efrem: “…..Ssss zitto, per favore”. Dopo il deposito, uscendo anche Dotti vede Porceddu, il quale gli dice con tono severo: “Caro Dotti, presto la dovrò interrogare, si prepari bene….”. Fuori dalla porta Efrem rise nervosamente, a me si gelò il sangue nelle vene.
Quindi fatta la squadra e programmato il ritiro precampionato a Sangemini (Terni), con soggiorno presso l’Hotel Duomo ed allenamenti al locale campo sportivo, di buona consistenza per terreno di giuoco e struttura generale.
Intanto arrivano i deferimenti. Le accuse sono di illecito sportivo consumato da parte dell’A.C. Siena per mezzo di suoi tesserati, il direttore sportivo Efrem Dotti, i calciatori Calcaterra, Onofri e Sansonetti (ora al Siena ma deferito come Imperia). Responsabilità diretta del Siena, responsabilità oggettiva a carico dell’Imperia a causa della partecipazione dell’illecito dei calciatori Sansonetti e Schiesaro. Le prove sembrano schiaccianti. Il Collegio difensivo si prepara alla battaglia presso la Commissione Disciplinare della Lega di Serie C, presieduta dall’avv. Orsenigo. Il legale del Siena era l’avv. Carlo Catenaccio, quello di Dotti (posizione fondamentale a carico della Robur) fu l’avv. Massimo Carignani. Parteciparono alla preparazione degli atti anche l’avv. Battista, l’avv. Paganini e il dottor Nannini, che seppur ormai defilato, non si perse nessuna seduta presso la Disciplinare.
Il facente funzioni pubblico ministero era l’avv. Carlo Porceddu che, con terribili tono e frasario, elencò tutte le violazioni commesse dai tesserati. Si passò agli interrogatori di parte dei convenuti, con gli interventi del presidente dell’Imperia Rivaroli e del dirigente Cocco, i quali furono particolarmente astiosi nei confronti del Siena ed anche nei confronti del loro capitano Schiesaro. Per motivi tecnici la seduta fu sospesa e rinviata di due giorni. Fu la nostra fortuna.
Infatti in quei giorni il capitano dell’Imperia Schiesaro volle telefonare a Cocco, chiedendogli spiegazioni sul comportamento suo e del presidente Rivaroli. Cocco disse che era tutta una messa in scena per tentare di salvarsi dalla retrocessione, che il Prato aveva fatto capire che avrebbe “partecipato alle spese”, che Rivaroli non poteva accettare che l’Inter avesse già ceduto Sansonetti al Siena senza che prima fosse lui ad essere interpellato. Insomma, aveva detto quanto bastava per rendere nulle tutte le accuse. Ma il colpo di genio di Schiesaro fu di avere registrato integralmente la telefonata con Cocco.
Il giorno convenuto viene ripresa la seduta con il termine degli interrogatori. Stavolta tocca ai calciatori ed a Dotti.
Dopo essersi svolto l’interrogatorio di Porceddu a Dotti, quest’ultimo uscì dalla stanza e si recò in saletta d’aspetto, dove attendevo io con un paio di funzionari della Lega. Qui ebbe un malore improvviso mentre stava raccontando con concitazione le fasi dell’interrogatorio. Fu chiamata la Misericordia e trasportato all’Ospedale di S.Maria Nuova, vicino al Duomo e vicino alla Lega, allora in Via Roma n. 3. Sembrava una cosa seria, forse un ictus, lo stress d’altra parte era stato eccessivo in quei mesi.
Intanto proseguiva la seduta ed al termine di tutti gli interrogatori fu richiesta l’ammissione a prova della registrazione telefonica. Porceddu contrario, ma la Commissione l’accolse. All’ascolto vi fu il tentativo di aggressione di Cocco e Schiesaro, con momenti di vero caos, con il presidente Orsenigo che minacciò di chiedere l’intervento dei carabinieri. Offese e insulti reciproci si sprecarono. Il Presidente Rivaroli si rivolse anche nei miei confronti, trovandomi fra gli auditori nei pressi della porta di accesso, poiché avevo esultato all’ascolto delle parole registrate al telefono, urlandomi: “Anche te eri a Imperia a comprare la partita”. Completamente impazzito. 
Passata la tempesta vi furono le arringhe. Porceddu per l’accusa, Catenaccio e Carignani per la difesa. Massimo Carignani, che, oltre ad essere un valente legale, era ed è tutt’ora un acceso tifoso della Robur, concluse la sua arringa in modo irrituale, togliendosi la giacca, gettandola su una sedia e gridando: “L’illecito sportivo sta solo nella mente fantasiosa dell’avvocato Porceddu”, fra gli applausi di tutti gli interessati presenti, e fra le urla di presidente e componenti la Commissione Disciplinare, che minacciavano di far sgombrare l’aula.
La sentenza fu un’apoteosi. Prosciolto il Siena, prosciolti i calciatori Sansonetti, Calcaterra ed Onofri, ovviamente prosciolto Dotti. Condannati invece per “falso ideologico” Rivaroli e Cocco, squalificati dalla disciplinare. Il Siena era finalmente in C1, l’Imperia in serie D, di Rivaroli e Cocco mai più sentito parlare. Ma i veri eroi furono Schiesaro, con il colpo di genio della telefonata registrata, e Massimo Carignani, che con la sua linea difensiva aveva già comunque smontato una larga parte delle accuse.
Fuori dalla Lega, sul marciapiede opposto, stampa e tv di Siena che attendevano con ansia gli esiti della vicenda scrissero e ripresero la gioia di tutti noi che avevamo vissuto quelle vicende con trepidazione per oltre due mesi.
Il giorno dopo “La Nazione” di Siena titola: “Il Siena è salvo! E ora i danni chi li paga?”. Non li pagò mai nessuno, ma la certezza di partecipare alla terza serie nazionale ormai era dato scontato. Sarebbe mancato un pezzo per completare il “puzzle”: denunciare alla Commissione Disciplinare della Lega il comportamento quantomeno ambiguo ed oscuro del Prato. Ma eravamo troppo felici per pensarci, anzi calcolammo che la loro consapevolezza di avere rischiato loro stessi di essere coinvolti in qualche pericolo, anche se di minore gravità, con il Siena che non aveva calcato la mano avrebbe in futuro, forse, portato ad un credito. Chissà. 
Intanto la Lega, a prevenzione, giustificando con la tecnica di divisione dei due gironi con sistema orizzontale lineare, metteva il Prato nel girone A con Carrarese e Rondinella (allora R.M. Firenze), Siena e Livorno nel girone B.

Il fatto curioso fu che nel mese di Luglio 1999 (14 anni dopo), quando fui assunto dal Prato come segretario generale, mi presentai dal presidente Andrea Toccafondi e dal figlio Paolo per la firma del contratto con le fotocopie dei giornali dell’epoca, contenenti inequivocabili riferimenti al Prato a rischio per induzione alla creazione di falso illecito sportivo. Molto imbarazzo, due anni di contratto per me e sicuramente, anche senza esprimerla, una buona dose di riconoscenza.

Stefano Osti

4 commenti:

  1. Meravigliosa pagina di storia bianconera. Grazie ancora mitico Stefano. Che differenza. Dotti che ha avuto le palle per dire nel muso a Porceddu quello che pensava. Un altro anni dopo nella stessa.situazione se le fatta addosso. Altra gente vera passione. Dotti eh. Wsg

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    1. Veramente grazie dell'apprezzamento. Altro calcio, altre persone.....purtroppo.
      s.o.

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  2. Bella roba............grazie dell'aneddoto.

    Gianluca

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  3. Un GRAZIE SENTITO per tutto ciò che ha fatto per la Robur Stefano Osti.
    Ed un caro ricordo vada anche al Dottor Nannini,VERO E GRANDE SENESE che tanto ha dato a questa città.

    Cuorenero.

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