Ci
eravamo lasciati all’ultimo intervento con il termine del
campionato, vittorioso, 1984/85 e la conseguente promozione in C1.
Ma
anche con la spada di Damocle di un processo sportivo per illecito
sportivo.
L’evento si riferiva alla partita Imperia – Siena,
terminata 2-2, e giocata sul neutro di Savona per la squalifica del
campo dei nerazzurri liguri di ponente.
Era la penultima giornata di
campionato, la domenica successiva i bianconeri di Ferruccio Mazzola
avrebbero ospitato l’ormai già salvo Civitavecchia e con 3 punti
in due gare (ricordiamo che vi erano ancora i 2 punti a vittoria)
sarebbe stata C1 matematica. Peraltro l’Imperia era coinvolto in
zona retrocessione in un maxi - gruppone, dove con un solo punto di
differenza si trovavano Savona, Civitavecchia, Montevarchi, Spezia,
Carbonia, Vogherese, Olbia, Nuorese e appunto Imperia. Nell’ultima
giornata, i liguri sarebbero stati impegnati a Prato, con i lanieri
impegnati nello sprint finale con l’Alessandria per la seconda
promozione in C1.
Il
fattaccio fu che il direttore sportivo bianconero Efrem Dotti
stazionò per tutta la gara vicino all’uscita del tunnel degli
spogliatoi, nei pressi della bandierina del calcio d’angolo lato
sinistro, dalla parte delle due panchine. Con una radiolina, che
secondo me ed altri faceva finta di tenere accesa, ai giocatori
locali che si trovavano nei pressi della zona di campo suddetta si
rivolgeva così: “Oh, il Montevarchi perde, il Civitavecchia perde,
lo Spezia perde, la Vogherese perde”, un cinema così per tutta la
partita. Addirittura, nell’intervallo, facendo finta di sbagliare
spogliatoio, finì nelle stanze dell’Imperia dicendo ai presenti,
volendo far credere di rivolgersi alla sua squadra: “In fondo alla
classifica perdono tutti, all’Imperia basta il pareggio, forza che
ci mettiamo a posto!”. Incredibile, fu letteralmente gettato fuori
dallo spogliatoio! Quindi il buon Efrem si precipitò nelle nostre
stanze a commentare i veri risultati, assai negativi per l’Imperia.
La partita finì in parità, 2-2 e l’aria pesante negli spogliatoi
del “Bacigalupo” di Savona quando erano terminate tutte le
partite della 16^ di ritorno era la prova che i dirigenti liguri
ritenevano la retrocessione in serie D purtroppo ad un passo.
Oltretutto avevano i confronti diretti sfavorevoli con molte delle
squadre coinvolte nella bassa classifica.
In
settimana, a Siena si preparava la domenica della grande festa, mentre
intanto usciva una notizia un po’ pericolosa: l’Inter, con cui
avevamo avuto sempre buoni rapporti, migliorati ancora con l’arrivo
di Ferruccio Mazzola, aveva promesso il portiere Gianni Marco
Sansonetti, classe 1965, al Siena. Perché pericolosa? Perché
Sansonetti, nella stagione 1984/85, era il portiere dell’Imperia e la
domenica precedente avevano fatto discutere alcuni suoi interventi
nella partita che sarebbe stata incriminata e terminata 2-2.
Nel
frattempo, la mia preoccupazione saliva alle stelle, solo pensando al
fatto che l’ultima giornata si sarebbe giocata Prato – Imperia,
che il Prato avrebbe dovuto vincere per disputare almeno lo spareggio
con l’Alessandria, insieme al 2° posto con 40 punti (il Siena alla
vigilia dell’ultimo turno aveva 42 punti), che l’Imperia sarebbe
retrocesso in Serie D e che quindi non c’era migliore occasione per
i dirigenti liguri, spettatori della performance
di
Efrem Dotti e delle soffiate giornalistiche della settimana, per
riferire al Prato la possibilità che il Siena potesse essere
denunciato per illecito sportivo, coinvolgendo anche propri giocatori
(Sansonetti ed il capitano Schiesaro). Non riuscii a godermi in
nessun modo i preparativi della festa finale.
Nessuna
profezia fu così facile.
Termina il campionato, il Siena (3-0 al
Civitavecchia) va in C1, Prato ed Alessandria vanno allo spareggio,
Olbia, Nuorese ed Imperia retrocedono in serie D con 29 punti causa
confronti diretti negativi (sempre a 29 punti terminavano anche
Spezia, Carbonia e Vogherese, salvi per i confronti diretti
favorevoli). Il Prato fa un esposto all’Ufficio Indagini, un
Ispettore di tale Ufficio Federale, Marcello Magni, pratese, lo
spinge fino al Procuratore Capo, allora il Dottor Corrado De Biase,
che trasferisce gli atti per le indagini al Vice Procuratore, l’Avv.
Carlo Porceddu. Particolarità: l’Ispettore Federale Magni era un
impiegato della Bruzzi Petroli, quindi dell’azienda che aveva visto
nei suoi massimi dirigenti Artemio Franchi, purtroppo deceduto come
tutti ricordiamo il 12 agosto 1983. Fine della protezione? Questa era
la nostra paura.
Nel frattempo, si parla di alcuni mesi indietro, la
compagine societaria aveva subito alcune variazioni. Vi erano dei
nuovi soci, inizialmente in affiancamento al dottor Danilo Nannini,
poi in seguito, al termine della stagione, in sua sostituzione. Il
Notaio Fabiani e suo figlio Federico (purtroppo deceduto in giovane
età per cause naturali), il Notaio Gilardoni, l’avv. Battista e
l’Avv. Max Paganini, il quale assunse la carica di Amministratore
Delegato con Danilo Nannini Presidente pro-tempore (nel vero senso
della parola).
Quindi la nuova compagine societaria si trovò subito
di fronte ad un bell’impiccio. L’accusato principale fu Efrem
Dotti, ed essendo dirigente provocava la responsabilità diretta
della società nell’allora eventuale processo. I nuovi Soci, con
poca attenzione, pensarono di poter scaricare Dotti, credendo di
risolvere i problemi, ma alla luce degli inquirenti fu un tentativo
che peggiorò la situazione.
Intanto
si svolgevano degli interrogatori, soprattutto ad Imperia, con il
Presidente Rivaroli ed il suo braccio destro Cocco che attaccavano il
Siena, Dotti e i loro calciatori Sansonetti e Schiesaro, presunti
colpevoli di essere addivenuti ad accordi economici per pareggiare
una partita che l’Imperia avrebbe dovuto tentare di vincere.
Nel
frattempo il Prato rincarava la dose, raccogliendo delle
testimonianze false da parte di giornalisti, asserenti che Sansonetti
era da tempo un giocatore del Siena e che quindi questa era la prova
provata della colpevolezza. Neanche la vittoria nello spareggio con
l’Alessandria per 3-2, che promuoveva in C1 anche i lanieri di
Andrea Toccafondi, fermava l’offensiva contro il Siena. E anche
l’Olbia si costituiva quale terzo interessato nella vicenda,
sostenendo in tesi che sia Siena che Imperia erano colpevoli per
mezzo di propri tesserati, e quindi reclamando la permanenza in C2,
in ipotesi che il Siena dovesse essere retrocesso all’ultimo posto
e quindi comunque con i galluresi confermati in C2.
Avevamo
tutti contro, a partire dall’opinione pubblica, che ci dava già
spacciati. La stampa nazionale (non era ancora il tempo del web) già
considerava l’Alessandria in C1 al nostro posto, con squalifiche
esemplari per tutti i coinvolti.
Tuttavia
dovevamo dare un segnale di tranquillità, ed al calciomercato di
luglio 1985 Efrem Dotti con le indicazioni di Ferruccio Mazzola
compose la squadra per la C1 con acquisti non altisonanti ma di
assoluto gradimento dell’allenatore. Arrivarono Claudio Fermanelli
(“il genio”) dal Parma, via Como, il difensore Frascella ed il
portiere Sansonetti dall’Inter, l’altro difensore esterno Willy
Pederzoli dalla Lucchese, Ravazzolo (mezzala) e Molteni (attaccante)
dal Derthona, il difensore Porru dalla Nuorese, l’attaccante Ugo
Ricci dal Cynthia Genzano, serie D, ma già calciatore con Ferruccio
Mazzola. Rispetto all’anno precedente avevano lasciato il
bianconero Calcaterra e Monti, tornati all’Inter, il portiere
Ielpo, alla Lazio, Desolati, Ghedin e Mirra (attuale assistente del
“diversamente direttore sportivo” della Robur) per fine
contratto, Sciarpa ceduto al Latina, Perinelli ceduto alla Spal, ed
alcuni giovani mandati a farsi le ossa in serie D: Pistella al
Poggibonsi, Fabbri al Certaldo, Bucelli alla Figlinese, Grassi al
Cynthia. In più arrivò, per fine contratto con il Pescara, il
portiere Luciano Bartolini, classe 1949, destinato a far da chioccia
a Sansonetti, per il quale l’Inter, così come per Frascella, aveva
destinato un ottimo premio di valorizzazione a fine stagione.
Gag
clamorosa al calciomercato a Milano, Centro Congressi di Milanofiori:
io e Dotti ci rechiamo presso gli uffici della Lega di Serie C per il
deposito di alcuni contratti, all’interno dei quali spesso
sostavano per controlli a campione alcuni Ispettori dell’Ufficio
Indagini. Appena è il nostro turno (si entrava a chiamata, tipo
“seggio elettorale”), il buon Efrem ad alta voce: “Oh, era
l’ora di farci entrare, state attenti perché c’è in giro quel
pelo rosso di Porceddu, è il più stronzo di tutti”, ed io,
voltato lo sguardo dietro la porta di accesso, faccio: “Buon
pomeriggio avvocato”. Era l’avvocato Carlo Porceddu, che
naturalmente aveva sentito tutto, facendo finta di niente. Io dico
sottovoce a Efrem: “…..Ssss zitto, per favore”. Dopo il
deposito, uscendo anche Dotti vede Porceddu, il quale gli dice con
tono severo: “Caro Dotti, presto la dovrò interrogare, si prepari
bene….”. Fuori dalla porta Efrem rise nervosamente, a me si gelò
il sangue nelle vene.
Quindi
fatta la squadra e programmato il ritiro precampionato a Sangemini
(Terni), con soggiorno presso l’Hotel Duomo ed allenamenti al
locale campo sportivo, di buona consistenza per terreno di giuoco e
struttura generale.
Intanto
arrivano i deferimenti. Le accuse sono di illecito sportivo consumato
da parte dell’A.C. Siena per mezzo di suoi tesserati, il direttore
sportivo Efrem Dotti, i calciatori Calcaterra, Onofri e Sansonetti
(ora al Siena ma deferito come Imperia). Responsabilità diretta del
Siena, responsabilità oggettiva a carico dell’Imperia a causa
della partecipazione dell’illecito dei calciatori Sansonetti e
Schiesaro. Le prove sembrano schiaccianti. Il Collegio difensivo si
prepara alla battaglia presso la Commissione Disciplinare della Lega
di Serie C, presieduta dall’avv. Orsenigo. Il legale del Siena era
l’avv. Carlo Catenaccio, quello di Dotti (posizione fondamentale a
carico della Robur) fu l’avv. Massimo Carignani. Parteciparono alla
preparazione degli atti anche l’avv. Battista, l’avv. Paganini e
il dottor Nannini, che seppur ormai defilato, non si perse nessuna
seduta presso la Disciplinare.
Il
facente funzioni pubblico ministero era l’avv. Carlo Porceddu che,
con terribili tono e frasario, elencò tutte le violazioni commesse
dai tesserati. Si passò agli interrogatori di parte dei convenuti,
con gli interventi del presidente dell’Imperia Rivaroli e del
dirigente Cocco, i quali furono particolarmente astiosi nei confronti
del Siena ed anche nei confronti del loro capitano Schiesaro. Per
motivi tecnici la seduta fu sospesa e rinviata di due giorni. Fu la
nostra fortuna.
Infatti
in quei giorni il capitano dell’Imperia Schiesaro volle telefonare
a Cocco, chiedendogli spiegazioni sul comportamento suo e del
presidente Rivaroli. Cocco disse che era tutta una messa in scena per
tentare di salvarsi dalla retrocessione, che il Prato aveva fatto
capire che avrebbe “partecipato alle spese”, che Rivaroli non
poteva accettare che l’Inter avesse già ceduto Sansonetti al Siena
senza che prima fosse lui ad essere interpellato. Insomma, aveva
detto quanto bastava per rendere nulle tutte le accuse. Ma il colpo
di genio di Schiesaro fu di avere registrato integralmente la
telefonata con Cocco.
Il
giorno convenuto viene ripresa la seduta con il termine degli
interrogatori. Stavolta tocca ai calciatori ed a Dotti.
Dopo
essersi svolto l’interrogatorio di Porceddu a Dotti, quest’ultimo
uscì dalla stanza e si recò in saletta d’aspetto, dove attendevo
io con un paio di funzionari della Lega. Qui ebbe un malore
improvviso mentre stava raccontando con concitazione le fasi
dell’interrogatorio. Fu chiamata la Misericordia e trasportato
all’Ospedale di S.Maria Nuova, vicino al Duomo e vicino alla Lega,
allora in Via Roma n. 3. Sembrava una cosa seria, forse un ictus, lo
stress d’altra parte era stato eccessivo in quei mesi.
Intanto
proseguiva la seduta ed al termine di tutti gli interrogatori fu
richiesta l’ammissione a prova della registrazione telefonica.
Porceddu contrario, ma la Commissione l’accolse. All’ascolto vi
fu il tentativo di aggressione di Cocco e Schiesaro, con momenti di
vero caos, con il presidente Orsenigo che minacciò di chiedere
l’intervento dei carabinieri. Offese e insulti reciproci si
sprecarono. Il Presidente Rivaroli si rivolse anche nei miei
confronti, trovandomi fra gli auditori nei pressi della porta di
accesso, poiché avevo esultato all’ascolto delle parole registrate
al telefono, urlandomi: “Anche te eri a Imperia a comprare la
partita”. Completamente impazzito.
Passata la tempesta vi furono le
arringhe. Porceddu per l’accusa, Catenaccio e Carignani per la
difesa. Massimo Carignani, che, oltre ad essere un valente legale,
era ed è tutt’ora un acceso tifoso della Robur, concluse la sua
arringa in modo irrituale, togliendosi la giacca, gettandola su una
sedia e gridando: “L’illecito sportivo sta solo nella mente
fantasiosa dell’avvocato Porceddu”, fra gli applausi di tutti gli
interessati presenti, e fra le urla di presidente e componenti la
Commissione Disciplinare, che minacciavano di far sgombrare l’aula.
La
sentenza fu un’apoteosi. Prosciolto il Siena, prosciolti i
calciatori Sansonetti, Calcaterra ed Onofri, ovviamente prosciolto
Dotti. Condannati invece per “falso ideologico” Rivaroli e Cocco,
squalificati dalla disciplinare. Il Siena era finalmente in C1,
l’Imperia in serie D, di Rivaroli e Cocco mai più sentito parlare.
Ma i veri eroi furono Schiesaro, con il colpo di genio della
telefonata registrata, e Massimo Carignani, che con la sua linea
difensiva aveva già comunque smontato una larga parte delle accuse.
Fuori
dalla Lega, sul marciapiede opposto, stampa e tv di Siena che
attendevano con ansia gli esiti della vicenda scrissero e ripresero
la gioia di tutti noi che avevamo vissuto quelle vicende con
trepidazione per oltre due mesi.
Il
giorno dopo “La Nazione” di Siena titola: “Il Siena è salvo! E
ora i danni chi li paga?”. Non li pagò mai nessuno, ma la certezza
di partecipare alla terza serie nazionale ormai era dato scontato.
Sarebbe mancato un pezzo per completare il “puzzle”: denunciare
alla Commissione Disciplinare della Lega il comportamento quantomeno
ambiguo ed oscuro del Prato. Ma eravamo troppo felici per pensarci,
anzi calcolammo che la loro consapevolezza di avere rischiato loro
stessi di essere coinvolti in qualche pericolo, anche se di minore
gravità, con il Siena che non aveva calcato la mano avrebbe in
futuro, forse, portato ad un credito. Chissà.
Intanto la Lega, a
prevenzione, giustificando con la tecnica di divisione dei due gironi
con sistema orizzontale lineare, metteva il Prato nel girone A con
Carrarese e Rondinella (allora R.M. Firenze), Siena e Livorno nel
girone B.
Il
fatto curioso fu che nel mese di Luglio 1999 (14 anni dopo), quando
fui assunto dal Prato come segretario generale, mi presentai dal
presidente Andrea Toccafondi e dal figlio Paolo per la firma del
contratto con le fotocopie dei giornali dell’epoca, contenenti
inequivocabili riferimenti al Prato a rischio per induzione alla
creazione di falso illecito sportivo. Molto imbarazzo, due anni di
contratto per me e sicuramente, anche senza esprimerla, una buona
dose di riconoscenza.
Stefano Osti
Meravigliosa pagina di storia bianconera. Grazie ancora mitico Stefano. Che differenza. Dotti che ha avuto le palle per dire nel muso a Porceddu quello che pensava. Un altro anni dopo nella stessa.situazione se le fatta addosso. Altra gente vera passione. Dotti eh. Wsg
RispondiEliminaVeramente grazie dell'apprezzamento. Altro calcio, altre persone.....purtroppo.
Eliminas.o.
Bella roba............grazie dell'aneddoto.
RispondiEliminaGianluca
Un GRAZIE SENTITO per tutto ciò che ha fatto per la Robur Stefano Osti.
RispondiEliminaEd un caro ricordo vada anche al Dottor Nannini,VERO E GRANDE SENESE che tanto ha dato a questa città.
Cuorenero.