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lunedì 17 febbraio 2014

Stupide galline che si azzuffano per niente

Auuuuuuuuuuuuuuuuuum.
Meditazione. Scarico delle energie negative.
Non è ancora stato divulgato praticamente niente del progetto pallanchiano/mezzaromiano della rimessa in sesto dell'area del Rastrello, che subito le voci nichiliste di certi Folosi hanno iniziato a vibrare nell'aria. Terrorizzate, nevrotiche.



Una tecnica del controllo delle menti si basa sulla mistificazione della realtà, nella maniera più bieca ed abietta possibile. Si cerca in questo modo di giocare sull'assurdo, di distruggere la Verità, di creare una Matrix dietro la quale nascondere l'ovvio.
Qui sotto, una per una, vi metto le ragioni delle bizzose critiche rivolte al progetto (ripeto: senza nemmeno sapere ciò di cui si parla) e poi le considerazioni che le rovesciano, risolvendo il problema per farlo divenire una grande opportunità per tutti.

1. LA VIABILITA'
Critica: il progetto crea nuovi problemi alla viabilità, aumentando il flusso del traffico.
Verità: i problemi alla viabilità, nella zona antistante lo stadio, esistono tutti i giorni a tutte le ore. E come non potrebbe essere possibile, visto che si tratta dell'unico ingresso al centro storico su quattro ruote? In realtà, dato che non si vuol costruire uno stadio ex novo, né ampliarne la capienza, né allargarne il volume, non si intende davvero quale sia il reale fondamento di tale obiezione. Anzi, con l'aumento possibile dei posti macchina (vedi punto 2), il problema rimarrebbe quello di risolvere la regolarità del flusso, ma non più l'accoglienza. Vorremmo infine ricordare che esistono altre e ben notoriamente tristi zone di congestione del traffico, frutto di certe cervellotiche decisioni delle varie amministrazioni comunali (rotondine e bistondine dello Stellino in primis). Ed infine, se proprio non si vogliono automobili in zona, bisogna togliere subito il mercato del mercoledì.

2. I RESIDENTI
Critica: i residenti di San Prospero e del centro storico diventeranno ostaggio delle partite.
Verità: da cittadino della Repubblica di Santo Prospero, dichiaro di aver subito per anni un'operazione di apartheid nei giorni della partita, ma solo per l'assurdità di certe decisioni di ex questori iper-zelanti; da quando queste hanno finito di essere messe in atto, la tranquillità ha infatti regnato sovrana nel quartiere borghese per eccellenza. I residenti del centro storico troverebbero anzi un enorme, incredibile, eccezionale vantaggio nella costruzione di nuovi posti macchina. O forse è meglio pagare una quota mensile senza neppure avere la sicurezza del parcheggio fra le lastre cittadine?

3. L'ECONOMIA
Critica: non ci sono soldi pubblici per sostenere il progetto.
Verità: premesso che, volendo, un po' di soldi il Comune li trova, non si vuol intendere, o meglio si fa finta di non intendere, che, ammesso che Mezzaroma non abbia perso completamente la testa, la copertura finanziaria totale del progetto esiste ed è di una banca estera (non del Mp meno ESSE, se Dio vuole). La cittadinanza non caccerebbe un euro, anzi godrebbe di grandi vantaggi, in primis della riqualificazione di un'area semi-degradata a costo zero.

4. LE PRIORITA'
Critica: prima dello stadio nuovo, altre cose sono da fare.
Verità: quali? Nessuno sa rispondere. O non si ha un'idea di ciò che di meglio c'è da fare, o altrimenti di meglio non c'è. In più, anche la Robur è una priorità, sia per volume di denari, sia per passione cittadina. E pertanto, si risolvesse la questione stadio, si lavorerebbe almeno ad una di esse.

5. IL LAVORO
Critica: manca il lavoro, non ci si può concentrare sullo stadio.
Verità: il progetto, andasse avanti, porterebbe un eccezionale impulso all'occupazione cittadina, sia nella fase della realizzazione, sia in quella successiva, legata alla commercializzazione dei prodotti e dei servizi.

6. I COMMERCIANTI
Critica: una vasta area commerciale crea danni ai piccoli commercianti locali.
Verità: a parte che in tutto il mondo, meno che nella medievale Siena, la grande distribuzione (bassi prezzi) affianca il medio e piccolo commercio (alta qualità del prodotto), a parte altre considerazioni sulla categoria che non mi pare il caso di vergare qui e ora, mi chiedo quale danno potrebbe arrecare l'avere a disposizione marchi ad oggi non presenti, firme ad esempio non rappresentate. L'afflusso inoltre di nuove persone porterebbe indirettamente anche ad altri negozi più potenziale clientela. Infine, per pari trattamento, dovrebbero sparire dal centro storico i punti CONAD e COOP, i negozi in franchising, le filiali di aziende multinazionali, ecc.

7. LA LEGGE
Critica: non si capisce la base normativa su cui si basa il progetto. In più, questo non è contestualizzato in un piano urbanistico regolatore.
Verità: da poco, è stata promulgata la legge sulla restaurazione dei vecchi stadi (e ce n'era bisogno!), che mette in condizione privati e società calcistiche di provvedere a lavori di riqualificazione dei vecchi impianti. Si vuol dare impulso in questo modo all'economia, mettendo mano al contempo a stadi fatiscenti, che da decine di anni mancano della adeguata manutenzione.

8. PROGETTO
Critica: la conca del Rastrello non può prevedere un cambiamento urbanistico così drastico.
Verità: solo pochi anni fa l'amministrazione comunale (non un presidente della Robur) ipotizzò – e l'ipotesi costò - di costruire uno stadio a forma di bidet in una zona alluvionabile, pur di disporre, dove attualmente esiste il Rastrello, un ampio parcheggio, una zona verde, un auditorium; e chi più ne ha più ne metta. Ma forse allora, forti dei finanziamenti del MP meno ESSE, la disposizione a dire di sì da parte della città era differente?

9. LA CONDIVISIONE
Critica: il progetto deve essere condiviso e non è giustificato che ad oggi ne abbiano parlato solo alcuni soggetti (tifosi-sindaco-presidente).
Verità: premesso che chi richiede tutto ciò - stampa e politici - finora si era tendenzialmente dimenticato dei problemi della Robur, si stia sicuri di un fatto: se e quando il progetto prenderà corpo, non solo esisterà una totale condivisione dello stesso, ma una forzata lettura e discussione, che sarà portata all'evidenza di tutti. A quel punto, vorremmo vedere davvero se esiste una volontà di confronto in chi – giustamente – lo invoca, ma non su ideologie e pregiudizi, su fatti concreti.


7 commenti:

  1. Non mi è affatto chiaro in che modo un centro commerciale della grandezza paragonabile a quella di Porta Siena in pieno centro possa portare vantaggi ai piccoli esercenti. Vado a vedere il Siena dalla C1 e ho una bottega in città: tra il pane e il pallone scelgo il primo. Saluti.

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    1. come fai già a parlare di grandezze e dimensioni quando ancora nessuno conosce i progetti definitivi? su quale base si ipotizza che i nuovi spazi verranno occupati da nuovi o diversi esercenti? vi potreste spostare anche voi vecchi commercianti in una zona più di passaggio. Sono d'accordo però che è più importante il pane del pallone, ma quanto pane ha portato in periodi grami il pallone in serie A? e poi quanto nuovo pane porterebbe portare una simile costruzione in una città in crisi ed ingessata? e poi sbaglio o in Italia siamo in un regime di libera concorrenza? che la devo subire solo io la concorrenza nel mio lavoro (per di più sleale....)? almeno vediamolo e parliamone di questo progetto, come fanno in tutti i paesi civili, ma non in Itaglia!
      Stefano Ricci
      che va a vedere il Siena dai tempi della C2......

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    2. Rispondo volentieri all'amico tifoso commerciante. Si premettono due cose: 1) che stiamo probabilmente parlando del niente (vedi titolo). 2) che anche io sono d'accordo che il pane viene prima del pallone. Detto questo, mi permetto di commentare la sua cortese annotazione. Il discorso, mi scusi, mi pare più da "bottegaio" (nel senso più nobile del termine), che da commerciante. Quest'ultimo, difatti, conta molto sulla presenza della potenziale clientela, che sicuramente si ha quando nelle vicinanze si costruisce un centro commerciale. Sta al commerciante pertanto stabilire delle strategie per attrarre tale potenziale clientela. Il bottegaio, invece, attende nella propria bottega (appunto) e, probabilmente qui ha ragione Lei, può avere detrimento dalla vicinanza di altri poli più dinamici. Io vado a vedere il Siena da quest'anno.

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    3. Ah, dimenticavo. Il Sig. Ricci, anziano tifoso che ci scrive sopra, è uno di coloro i quali, invece di piangersi addosso e di rinchiudersi (... a riccio), ha sfruttato in maniera impeccabile l'opportunità della serie A e di tutto ciò che di riflesso questa ha portato. Direi che solo in questa maniera si fa impresa, dalla piccola alla grande

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    4. Questo è in effetti un esercizio di discussione sul "niente", però gradevole e che permette anche di prendere in considerazione diverse sensibilità riguardo al problema stadio. Ad essere sincero la mia attività non subirebbe delle conseguenze negative, semmai il contrario, tuttavia per ragioni ideologiche e di "cuore" mi trovo a schierarmi dalla parte dei piccoli commercianti. Non perché la concorrenza sia una cosa negativa (tutt'altro), ma perché ho in odio quella concorrenza sleale della grande distribuzione che fagocita le piccole attività. Uno sponsor che volesse mettere dei soldi chiederebbe degli spazi commerciali ampi, e dubito che verrebbero occupati da una cooperativa di allevatori locali o di artigianato tipico. Non si tratta di dinamicità, ma di fare una seria valutazione sull'impatto economico che un complesso del genere avrebbe sull'economia della città. E col discorso "vado a vedere il Siena dalla C1" (all'epoca con discontinuità per essere sinceri) intendevo solo porre implicitamente l'accento sul fatto che per progetti così importanti che colpiscono tutti, anche chi il calcio non lo segue, preferirei che si tenesse un atteggiamento oggettivo. Forza Siena.

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    5. Quindi il tiro si sta reindirizzando... Quindi non è Lei che troverebbe detrimento per la sua attività, al contrario... Quindi non si sta parlando del SUO pane, ma di quello degli altri. Lei anzi probabilmente, ci guadagnerebbe.
      Già così va meglio.
      Sulla sua obiezione riferita alla grande distribuzione, con me sfonda una porta (semi)aperta, nel senso che esistono IMPRENDITORI (merce rara a Siena) che sanno sfruttare anche l'installazione di centri commerciali. L'unica cosa è far muovere le rotelline, cosa che a Siena, per pigrizia mentale, in pochi fanno.
      In più, se questo è il ragionamento, DEVONO andare via da Siena i grandi marchi di cooperative (CONAD e COOP), che stanno aprendo in centro storico a più non posso, anche grazie all'interpretazione allegra di certe leggi. Io sarei felicissimo.
      Infine, mi pare (mi pare) che finora, anche senza stadio, le cose per i commercianti non stiano andando benissimo... Il pane sta iniziando a mancare, anche senza progetto stadio di mezzo.
      Forse bisogna iniziare a sorridere al cliente che entra in un negozio? Forse bisogna far pagare la roba come in una normale cittadina di provincia e non come a Milano?
      Infine, non conviene secondo lei almeno osservare ciò che viene proposto?

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    6. Certamente! Non esistono porte da tenere chiuse a prescindere, specie in questo momento! La mia preoccupazione, che mi pare lei condivida, è che per via della scarsa qualità del tessuto imprenditoriale senese, si vadano a favorire solo i franchising. Ecco, questo io preferirei evitarlo, perché penso sarebbe il cosiddetto guadagno di pottino. Sul fatto che i commercianti debbano iniziare ad avere un po' la faccia meno...di gomma mi trova più che d'accordo! Lavorando con i turisti devo comunque rilevare con meraviglia che negli ultimi anni sono sempre più quelli che mi raccontano di avere trovato persone mediamente più gentili a Siena che nel resto della Toscana...che sia un buon segnale?

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