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mercoledì 19 febbraio 2014

Anni movimentati (1983-1985)

Ciao a tutti e Buon Anno.
Con il mio racconto eravamo rimasti all’inizio del campionato di C1 1983/84, il secondo consecutivo.


Da notare lo “scoppio” della pace fra il patron Danilo Nannini e il direttore sportivo Efrem Dotti, che rientra in società. La squadra parte assai rinnovata. Non vi sono più Busi, Beatrice, Bencini, Coppola, Del Neri, Testa, Rocca, Pelati, Pecchi. Soprattutto le operazioni di trasferimento di Coppola al Padova (il 50% del Siena, l’altra metà era della Fiorentina) e di Pecchi al Benevento portarono denaro fresco per una gestione sempre più faticosa da parte del dottor Nannini, rimasto ormai solo alla guida della Robur. E con i contributi della Lega di Serie C e gli incassi del parcheggio (era già nell’aria la possibile costituzione di una società che avrebbe gestito tutti i parcheggi, esistenti e da costruire, della città, con il futuro conseguente mancato incasso per la Robur) si poteva solo vivacchiare fra la C2 e la C1.
Rimasero solo Bianchi, Gridelli, Foglietti, Neri, Onofri, Vichi e Sistici (oggi affermato agente di calciatori). Gli arrivi furono poco conosciuti alla grande massa degli sportivi. Lattuca e Pernarella dal Latina, svincolati per mancata iscrizione al campionato dei laziali, Porrino dalla Casertana, Mirra dall’Empoli (oggi assistente dell’attuale “diversamente direttore sportivo” del Siena), Perinelli e Surro dalla primavera della Lazio. In più furono aggregati, in parte all’inizio e altri in seguito, molti giovanissimi: il portiere Bucelli, i centrocampisti Fabbri ed Ebeyer, l’attaccante Macrì (poi ceduto in prestito al Grosseto, da cui era intanto rientrato Danilo Tosoni) diciottenni, e i diciassettenni Tosini, difensore, che a fine campionato fu ceduto alla Sampdoria in comproprietà per la ragguardevole somma di 100 milioni di lire, e l’attaccante di Rapolano Pistella. Al mercato di novembre vi furono poi degli aggiustamenti con lo scambio dei prestiti gratuiti con il Rende dei centrocampisti Stringara, ai calabresi, e il poggibonsese Spinoccia a Siena. Poi l’acquisto dalla Casertana della mezzala Filippi, voluto con insistenza dal suo ex compagno Porrino. Ma il colpo grosso fu la cessione in comproprietà al Bologna di Antonio Bianchi e Fabrizio Foglietti, in cambio del 50% dell’attaccante Paradiso (l’altra metà era dell’Inter) e poco meno di 400 milioni di lire. Quindi la squadra ringiovanita, le casse sistemate e senza più rischi di tracollo. Mancava la guida tecnica. Guido Mammi al termine della stagione precedente accettò le offerte della Carrarese, ed a Siena giunse Romano Mattè, maestro di calcio e grande conoscitore della serie C, con la “mania” della preparazione atletica al di sopra di tutto. In alcune partite il gioco spumeggiante della squadra ebbe modo di strappare applausi all’esigente pubblico senese, e la giovane età media della compagine bianconera dava veramente speranza di un futuro roseo. Mai previsione fu più sbagliata. Purtroppo durante la stagione i molteplici caratteri diversi dei calciatori a contrasto con la grande riservatezza e rigidità di Mattè provocarono frizioni, ingiustificate dal campionato tranquillo che il Siena stava disputando (alla 3^ di ritorno era al sesto posto che, secondo le norme di allora, avrebbe potuto portare alla disputa della Coppa Italia con la serie A e serie B), che dopo 4 sconfitte consecutive (a Benevento, in casa col Rende 0-1 con rigore sbagliato da Surro, a Messina in maniera immeritata, in casa con la Ternana 0-1, dopo una partita scialba e piena di errori) portarono all’esonero di Mattè dopo una rivolta silenziosa dello spogliatoio verso i suoi metodi. Io e Dotti non riuscimmo ad evitare tale decisione, che fu presa anche a malavoglia dal patron Nannini. Egli rimase profondamente deluso dal comportamento della squadra, non volendo scegliere alcun nuovo allenatore ma decidendo di dare la responsabilità ai calciatori. Ufficialmente l’allenatore sarebbe stato Luigi Galasi, il secondo di Mattè, ma in effetti sarebbe stato Giuseppe Porrino, portiere al centro di molte polemiche fra gli sportivi dopo le ultime sconfitte del Siena, il responsabile della gestione tecnica.
Voglio farla breve. Riuscimmo a retrocedere per soli 4 punti di distacco dalla quint’ultima, appaiate Ternana e Campania a 32 punti, con Civitanovese quart’ultima a 31. Il Siena chiuse a 28 punti, in fondo Foligno e Rende con 21 punti già in C2 da tempo. Nelle ultime battute del torneo perdemmo troppe occasioni per raggiungere una ormai insperata salvezza (basta pensare agli o-o interni con Cosenza e Foligno). Fu un peccato in quanto era partito un progetto con i giovani molto interessante, e la permanenza in C1 avrebbe maggiormente valorizzato il programma tecnico. La delusione del patron Nannini tuttavia era la maggior preoccupazione per tutti noi. Scoprimmo infatti che aveva dato mandato di cedere la società al miglior offerente. Spesso infatti ripeteva “non è più il mio calcio”, e questo ci rattristava molto perché non avremmo potuto prevedere un futuro professionale a Siena per ognuno di noi senza di lui.
Intanto ci preparavamo al campionato di C2 1984/85. Su suggerimento di Nello Governato, allora d.s. della Lazio, buon amico del Siena, di Dotti, del patron ed anche mio personale (nell’estate del 1988 volle portarmi con sé al Bologna in serie A), il nuovo allenatore fu una scommessa, Ferruccio Mazzola. Veniva dal calcio femminile e l’anno precedente aveva rilevato in corso di stagione la guida tecnica del Cynthia Genzano in serie D.
La squadra fu ovviamente ancora molto rinnovata. Le comproprietà di Bianchi e Foglietti furono risolte alle buste in favore del Bologna per circa 150 milioni, quindi partirono Biasin (alla Fiorentina per fine prestito), Gridelli (al Bari), Lattuca, Pernarella (entrambi svincolati per fine contratto), Neri (all’Asti), Porrino (al Sorrento), Sistici (al Fano), Spinoccia (al Rende per fine prestito), Surro (alla Lazio per fine prestito), Tosini (alla Sampdoria al 50%). Gli arrivi furono un misto di gioventù ed esperienza. Arrivarono alcuni giovani richiesti espressamente da Mazzola: l’attaccante Bianchini (22 anni) e il difensore Grassi (20) dalla serie D, il portiere Ielpo (21) dalla Lazio, i diciannovenni Monti (centrocampista) e Calcaterra (difensore) dall’Inter. Ed il colpo con l’Inter, legato all’arrivo di Monti e Calcaterra, fu la cessione della nostra metà di Paradiso in cambio di 70 milioni più Stringara definitivo, in quanto quest’ultimo era ancora di proprietà della società nerazzurra. Gli arrivi di esperienza furono due, Pietro Ghedin, difensore, classe 1952, e Claudio Desolati, classe 1955, entrambi ex compagni di squadra di Mazzola rispettivamente con Lazio e Fiorentina. Della squadra dell’anno precedente rimasero soltanto Mirra, Onofri, Perinelli, Tosoni e Vichi. Nuccio rientrava dal prestito, altri giovani inseriti in rosa furono Bucelli (portiere, 19 anni), Bocchini e Valente (difensori, 18), Fabbri (interno, 19), Pistella (attaccante, 18). Al mercato di novembre poi arrivarono Sciarpa, difensore, 20 anni, dalla Lazio, e Claudio Rastelli, centrocampista, 22 anni, dalla Lodigiani.
Il Siena fu inserito in girone A, con squadre liguri (Imperia, Savona e Spezia), piemontesi (Derthona e Alessandria), toscane (Massese, Prato, Montevarchi, Lucchese, Pontedera), sarde (ben 4, Nuorese, Carbonia, Olbia, Torres), laziali (Civitavecchia e Lodigiani) e la lombarda Vogherese.
La partenza non fu brillantissima (due pareggi, 1-1 a Nuoro e 0-0 in casa con il Derthona), ma alla 3^ giornata in casa con il Savona la vittoria per 4-1 cominciò a dare l’impressione che il meccanismo si stava oliando bene. Nonostante un cammino altalenante fino all’inizio del girone di ritorno, la Robur poi prese il volo superando in classifica tutte le squadre che la sopravanzavano: Prato, Alessandria, Derthona, Lucchese e Pontedera. Apoteosi all’ultima giornata con la vittoria per 3-0 sul Civitavecchia (i laziali chiusero l’andata con 10 punti e dopo i rinforzi di novembre disputarono un ritorno con media promozione, salvandosi con 31 punti ad una giornata dalla fine). Ricordo con dispiacere solo che Mazzola e la squadra avevano chiesto espressamente che al termine della partita nessuno entrasse in campo, per poter fare più volte il giro di campo sotto i vari settori riservati al pubblico per salutare tutti i tifosi. Invece già prima del fischio finale molti spettatori erano già sul terreno di giuoco, e quindi Mazzola, particolarmente indispettito, chiamati a sè subito tutti i giuocatori, fuggì con loro letteralmente negli spogliatoi, con chiusura immediata del tunnel. Peccato, perché sarebbe stata una bella festa per tutto il Rastrello, invece quell’episodio rischiò di rompere il bel rapporto di Mazzola con i tifosi, soprattutto con i gruppi organizzati.
In sostanza il cammino fu trionfale: primo posto con 44 punti, frutto di 15 vittorie (di cui 3 esterne, Spezia, Derthona e Pontedera), 14 pareggi (di cui solo 3 in casa, con Derthona, Lucchese e Nuorese) e 5 sconfitte (2 in casa con Prato, 0-4, e Lodigiani, 1-2, e 3 in trasferta con Civitavecchia, Lodigiani e Torres, tutte per 1-0). Coi tre punti a vittoria di oggi avremmo totalizzato 59 punti, all’epoca dei due punti i pareggi erano spesso un grande risultato. Dietro a due lunghezze Prato e Alessandria, che si giocarono l’altra promozione nello spareggio di Modena con vittoria dei lanieri per 3-2. Dietro tutte le altre, Derthona, Lucchese e Pontedera a 5 punti, quindi Lodigiani, Massese, Torres, Savona, Montevarchi e Civitavecchia. In coda 6 squadre a 29 punti con la retrocessione di Imperia, Nuorese e Olbia per la differenza reti.
Perché questa litania finale? Perché non erano trascorsi neanche 10 giorni dalla fine del campionato che il Prato denuncia il Siena all’Ufficio Indagini per illecito sportivo. Il contendere era la partita Imperia – Siena, disputata sul neutro di Savona per la squalifica del campo dei liguri la penultima giornata di ritorno e terminata 2-2. L’accusato era il d.s. Efrem Dotti, i giuocatori Calcaterra del Siena e Sansonetti e Schiesaro dell’Imperia. Successivamente si costituirono quali terzi interessati contro il Siena anche la Nuorese e l’Olbia, per ovvie ragioni. Le presunte rivelazioni avvennero in occasione della partita Prato – Imperia, ultima di campionato, da parte del presidente dei liguri Rivaroli e di un suo collaboratore, tale Cocco. Il Siena rischiava seriamente la retrocessione all’ultimo posto e quindi la serie D o nella migliore delle ipotesi punti di penalizzazione nel campionato trascorso, facendo svanire la promozione, oppure punti di penalizzazione nel campionato di C1 dell’anno successivo. Ovviamente la difesa del Siena, affidata all’avv. Carlo Catenaccio, componente del CdA della Robur, ma soprattutto all’avv. Massimo Carignani, grande tifoso bianconero, che si occupava della difesa di Dotti, cruciale ai fini del processo sportivo, puntava al proscioglimento per non aver commesso il fatto. Iniziava una battaglia che sarebbe durata fino al mese di settembre, il cui racconto nelle pieghe degli eventi che molti non conoscono ma da me vissuti direttamente merita un capitolo a parte.
Vorrei concludere questo racconto con un aneddoto relativo alla stagione sportiva 1983/84, l’anno della retrocessione dalla C1. Lo spunto mi è venuto a seguito della conoscenza delle disavventure accadute in occasione della trasferta a Bari del Siena in questa stagione, per la partita di venerdì 7 febbraio scorso. Sembra che il viaggio di andata sia avvenuto in aereo per la squadra, l’allenatore e il team manager e in treno per tutto il resto dello staff. Il ritorno tutti in treno. Beh, sono cose che capitano, d’altra parte la Lega solo all’ultimo momento ti dice che giochi al venerdì sera invece che al sabato pomeriggio ed allora nasce il problema organizzativo. O no? Vi siete fatti un’idea?
L’aneddoto fa riferimento alla trasferta di Messina, nel febbraio 1984. Avevo programmato da tempo, per evitare rischi e contrattempi, il volo con Alitalia Roma/Catania per il pomeriggio del sabato, con rientro alla domenica sera. Ma il lunedì precedente l’allenatore, dopo la sconfitta interna con il Rende, chiese di partire il venerdì per preparare meglio la partita. Quindi pronti via, annullo i posti per il sabato e cerco spazi sufficienti per un volo del venerdì, che arrivasse a Catania entro le 20,00, comunque non troppo tardi.
Lo trovo ed organizzo nuovamente tutta la trasferta. Allenamento al mattino di venerdì, quindi partenza per Fiumicino con sosta per il pranzo prevista al ristorante “La Vecchia Maremma”, poco prima di Orbetello Scalo. Dopo pranzo, partenza per l’aeroporto con arrivo in orario. Si scaricano dal pullman della Sena di Renzo Ricci tutti i bagagli e ci dirigiamo al bancone per il check in.
Si tenga presente che all’epoca in trasferta venivano al massimo 17 calciatori, oltre l’allenatore, il massaggiatore e il dirigente accompagnatore, che ero io. Totale 20 persone, 21 quando trasferte solo in autobus e quindi con l’autista ovviamente al seguito. Almeno ai tempi della serie A, ricordo di aver gestito anche 40 persone, fra calciatori, tecnici, magazzinieri, medico, fisioterapisti e dirigenti. Credo che anche oggi siamo su questi numeri.
Quindi ci imbarchiamo sul volo Roma – Catania, se ricordo bene, in partenza circa alle ore 18,45. L’arrivo all’aeroporto di Fontanarossa sarà stato circa alle ore 20,00. Scendiamo e, sul pullmino, ci trasferiamo in aerostazione per il ritiro dei bagagli.
Aspetta aspetta, i bagagli non arrivano. Arriva di tutto sul rullo ma di nessuno dei nostri, sia borse e borsoni sportivi che personali, se ne vede traccia. Si ferma il rullo. Vado alle informazioni. Nessuna notizia. Dopo venti minuti (nel frattempo l’autobus prenotato per il transfer all’Hotel di Messina era fuori in attesa) veniamo a sapere la ferale notizia: per errore del personale di Fiumicino tutti i bagagli etichettati Siena Calcio a nome Stefano Osti erano stati caricati sul volo Roma – Bari e quindi erano in deposito all’aeroporto di Bari. Dopo almeno altri 15 minuti ci viene assicurato che il mattino successivo, con il volo in arrivo a Catania da Roma alle ore 11,10 sarebbero stati consegnati tutti i bagagli. Che facciamo ? Partiamo per Messina ed arriviamo all’Hotel Europa ormai molto tardi, appena in tempo per consumare una cena fredda. Chi aveva portato con sé bagaglio a mano stava a posto per la notte, gli altri non avevano neanche il pigiama… Avevo portato con me come bagaglio a mano la valigetta con i documenti dei calciatori e quanto necessario per la trasferta, almeno... E meno male che eravamo partiti al venerdì, proviamo a pensare se fosse successo al sabato sera con la partita il giorno dopo…
Spostato al pomeriggio l’allenamento previsto per il mattino (ma su un altro campo che gentilmente l’Hotel riuscì a trovare, in quanto l’originario impianto nel pomeriggio sarebbe stato impegnato con gare giovanili), col pullman della ditta Scionti di Catania, io e il massaggiatore Mauro Fanetti partiamo prima delle 10 per l’aeroporto di Catania per ricevere gli agognati bagagli.
Muniti delle ricevute delle etichette d’imbarco, ci dirigiamo agli uffici del caposcalo ma siamo subito gelati. I bagagli arriveranno con il volo successivo, quello delle 13,45, in quanto erano arrivati a Roma in ritardo da Bari. Avvisiamo in Hotel l’allenatore Mattè del problema, che a malincuore decide di annullare anche l’allenamento del pomeriggio, a meno che l’Hotel non fosse riuscito a trovare la disponibilità di un campo dalle 17,30/18,00 in poi.
Impossibile non innervosirsi, ma tant’è. Quella era la situazione.
Morale della favola, alle 14,30 circa riusciamo a partire, dopo avere caricato (in due persone) tutti i bagagli sul pullman, per arrivare in Hotel a Messina verso le 16,00. Ci si organizza per un allenamento di rifinitura, trovato il campo, fangoso come non mai, tutti inc…ti neri. Ecco, vai a preparare una trasferta importante per tempo e poi vedi che ti succede.
Il giorno dopo al mitico “Celeste” perdiamo immeritatamente 2-1, ma il viaggio di ritorno per fortuna tutto liscio, fino a Catania, imbarco per Roma, sbarco a Fiumicino, pullman Sena per tornare a casa. “Era meglio avere pareggiato e perso l’aereo di ritorno e i bagagli”, disse Mattè. Lo guardai senza parole, l’avrei strozzato….

P.s. Sento parlare della ristrutturazione dello Stadio “Artemio Franchi” come ultima ancora di salvezza per il nostro povero Siena. Intanto leggo che Andrea e Diego Della Valle sperano nel nuovo Stadio per la Fiorentina, esiste un progetto da alcuni anni, ma enormi difficoltà burocratiche non hanno permesso ancora neanche di dare il primo colpo di vanga. E non mi sembra che il Sindaco di Firenze in questi anni sia stato ostico alla società viola. Tutt’altro.
Il Presidente Massimo Cellino si è fatto un po’ di carcere per aver costruito uno Stadio all’apparenza perfetto ma forse troppo vicino a terreni vincolati dai Beni Ambientali. Ora il Cagliari gioca di nuovo al Sant’Elia con 5.000 posti di capienza, dopo essere andato spesso anche a Trieste!
Il decreto legge sulla costruzione di impianti nuovi o sulla ristrutturazione degli esistenti è in qualche cassetto nascosto di Palazzo Chigi.
Conosco storie di piccole società che svolgono attività giovanili al coperto che hanno dovuto attendere anni prima di avere esaudite le proprie necessità.
Ma, dico io, non è che rischiamo di non iscriverci al prossimo campionato per colpa dello Stadio che non sarà pronto (!!), del Sindaco, della Giunta, del Consiglio Comunale, dell’amministrazione Provinciale, della Regione Toscana, della Sovrintendenza ai Beni Ambientali, del mercato del mercoledì, della commissione disciplinare, della Polizia Municipale, dei fornitori che, cattivoni, chiedono sempre i soldi invece di darne? Povero Mezzaroma, è proprio sfortunato. gli sarebbe rimasto questo famoso cerino in mano… ma soldi nel Siena li hanno messi, bene o male, quando necessario ed a tempo debito, anche il dottor Beneforti, il dottor Nannini, l’Ing. De Luca e l’Avv. Stronati (almeno fino al maxi sequestro che subì alla fine del 2008). Che idea vi siete fatti?
Intanto la squadra andrà a Terni per giocare sabato partendo al mattino e anche la primavera andrà sempre sabato a giocare a Novara partendo al mattino… Mah.
Alla prossima.

Stefano Osti


2 commenti:

  1. Io ricordo la vigilia di Siena Imperia, quando con pale portateda casa spalammo il campo dalla neve e la Robur potè giocare e vincere....il tutto per un biglietto omaggio datoci dall'allora ds Efrem Dotti....oppure le feste bianconere al paradise (o club 72 per i nostalgici)...il gol di Nuccio a Pontedera...Per fortuna sono esistiti quegli anni che mi hanno permesso di amare la Robur....quando l'unico contributo per cui litigavamo era il parcheggio...
    Federico

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  2. Che ricordi . Altri anni. Altro calcio Altro presidente. Di Desolati mi ricordo il rigore sbagliato contro il Prato. Forse il piu'assurdo errore dal dischetto che mi ricordo. Grazie per questo.pezzo mitico Osti. E'poesia allo stato puro. Wsg

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