Ciao
a tutti e Buon Anno.
Con
il mio racconto eravamo rimasti all’inizio del campionato di C1
1983/84, il secondo consecutivo.
Rimasero
solo Bianchi, Gridelli, Foglietti, Neri, Onofri, Vichi e Sistici
(oggi affermato agente di calciatori). Gli arrivi furono poco
conosciuti alla grande massa degli sportivi. Lattuca e Pernarella dal
Latina, svincolati per mancata iscrizione al campionato dei laziali,
Porrino dalla Casertana, Mirra dall’Empoli (oggi assistente
dell’attuale “diversamente direttore sportivo” del Siena),
Perinelli e Surro dalla primavera della Lazio. In più furono
aggregati, in parte all’inizio e altri in seguito, molti
giovanissimi: il portiere Bucelli, i centrocampisti Fabbri ed Ebeyer,
l’attaccante Macrì (poi ceduto in prestito al Grosseto, da cui era
intanto rientrato Danilo Tosoni) diciottenni, e i diciassettenni
Tosini, difensore, che a fine campionato fu ceduto alla Sampdoria in
comproprietà per la ragguardevole somma di 100 milioni di lire, e
l’attaccante di Rapolano Pistella. Al mercato di novembre vi furono
poi degli aggiustamenti con lo scambio dei prestiti gratuiti con il
Rende dei centrocampisti Stringara, ai calabresi, e il poggibonsese
Spinoccia a Siena. Poi l’acquisto dalla Casertana della mezzala
Filippi, voluto con insistenza dal suo ex compagno Porrino. Ma il
colpo grosso fu la cessione in comproprietà al Bologna di Antonio
Bianchi e Fabrizio Foglietti, in cambio del 50% dell’attaccante
Paradiso (l’altra metà era dell’Inter) e poco meno di 400
milioni di lire. Quindi la squadra ringiovanita, le casse sistemate e
senza più rischi di tracollo. Mancava la guida tecnica. Guido Mammi
al termine della stagione precedente accettò le offerte della
Carrarese, ed a Siena giunse Romano Mattè, maestro di calcio e
grande conoscitore della serie C, con la “mania” della
preparazione atletica al di sopra di tutto. In alcune partite il
gioco spumeggiante della squadra ebbe modo di strappare applausi
all’esigente pubblico senese, e la giovane età media della
compagine bianconera dava veramente speranza di un futuro roseo. Mai
previsione fu più sbagliata. Purtroppo durante la stagione i
molteplici caratteri diversi dei calciatori a contrasto con la grande
riservatezza e rigidità di Mattè provocarono frizioni,
ingiustificate dal campionato tranquillo che il Siena stava
disputando (alla 3^ di ritorno era al sesto posto che, secondo le
norme di allora, avrebbe potuto portare alla disputa della Coppa
Italia con la serie A e serie B), che dopo 4 sconfitte consecutive
(a Benevento, in casa col Rende 0-1 con rigore sbagliato da Surro, a
Messina in maniera immeritata, in casa con la Ternana 0-1, dopo una
partita scialba e piena di errori) portarono all’esonero di Mattè
dopo una rivolta silenziosa dello spogliatoio verso i suoi metodi. Io
e Dotti non riuscimmo ad evitare tale decisione, che fu presa anche a
malavoglia dal patron Nannini. Egli rimase profondamente deluso dal
comportamento della squadra, non volendo scegliere alcun nuovo
allenatore ma decidendo di dare la responsabilità ai calciatori.
Ufficialmente l’allenatore sarebbe stato Luigi Galasi, il secondo
di Mattè, ma in effetti sarebbe stato Giuseppe Porrino, portiere al
centro di molte polemiche fra gli sportivi dopo le ultime sconfitte
del Siena, il responsabile della gestione tecnica.
Voglio
farla breve. Riuscimmo a retrocedere per soli 4 punti di distacco
dalla quint’ultima, appaiate Ternana e Campania a 32 punti, con
Civitanovese quart’ultima a 31. Il Siena chiuse a 28 punti, in
fondo Foligno e Rende con 21 punti già in C2 da tempo. Nelle ultime
battute del torneo perdemmo troppe occasioni per raggiungere una
ormai insperata salvezza (basta pensare agli o-o interni con Cosenza
e Foligno). Fu un peccato in quanto era partito un progetto con i
giovani molto interessante, e la permanenza in C1 avrebbe
maggiormente valorizzato il programma tecnico. La delusione del
patron Nannini tuttavia era la maggior preoccupazione per tutti noi.
Scoprimmo infatti che aveva dato mandato di cedere la società al
miglior offerente. Spesso infatti ripeteva “non è più il mio
calcio”, e questo ci rattristava molto perché non avremmo potuto
prevedere un futuro professionale a Siena per ognuno di noi senza di
lui.
Intanto
ci preparavamo al campionato di C2 1984/85. Su suggerimento di Nello
Governato, allora d.s. della Lazio, buon amico del Siena, di Dotti,
del patron ed anche mio personale (nell’estate del 1988 volle
portarmi con sé al Bologna in serie A), il nuovo allenatore fu una
scommessa, Ferruccio Mazzola. Veniva dal calcio femminile e l’anno
precedente aveva rilevato in corso di stagione la guida tecnica del
Cynthia Genzano in serie D.
La
squadra fu ovviamente ancora molto rinnovata. Le comproprietà di
Bianchi e Foglietti furono risolte alle buste in favore del Bologna
per circa 150 milioni, quindi partirono Biasin (alla Fiorentina per
fine prestito), Gridelli (al Bari), Lattuca, Pernarella (entrambi
svincolati per fine contratto), Neri (all’Asti), Porrino (al
Sorrento), Sistici (al Fano), Spinoccia (al Rende per fine prestito),
Surro (alla Lazio per fine prestito), Tosini (alla Sampdoria al 50%).
Gli arrivi furono un misto di gioventù ed esperienza. Arrivarono
alcuni giovani richiesti espressamente da Mazzola: l’attaccante
Bianchini (22 anni) e il difensore Grassi (20) dalla serie D, il
portiere Ielpo (21) dalla Lazio, i diciannovenni Monti
(centrocampista) e Calcaterra (difensore) dall’Inter. Ed il colpo
con l’Inter, legato all’arrivo di Monti e Calcaterra, fu la
cessione della nostra metà di Paradiso in cambio di 70 milioni più
Stringara definitivo, in quanto quest’ultimo era ancora di
proprietà della società nerazzurra. Gli arrivi di esperienza furono
due, Pietro Ghedin, difensore, classe 1952, e Claudio Desolati,
classe 1955, entrambi ex compagni di squadra di Mazzola
rispettivamente con Lazio e Fiorentina. Della squadra dell’anno
precedente rimasero soltanto Mirra, Onofri, Perinelli, Tosoni e
Vichi. Nuccio rientrava dal prestito, altri giovani inseriti in rosa
furono Bucelli (portiere, 19 anni), Bocchini e Valente (difensori,
18), Fabbri (interno, 19), Pistella (attaccante, 18). Al mercato di
novembre poi arrivarono Sciarpa, difensore, 20 anni, dalla Lazio, e
Claudio Rastelli, centrocampista, 22 anni, dalla Lodigiani.
Il
Siena fu inserito in girone A, con squadre liguri (Imperia, Savona e
Spezia), piemontesi (Derthona e Alessandria), toscane (Massese,
Prato, Montevarchi, Lucchese, Pontedera), sarde (ben 4, Nuorese,
Carbonia, Olbia, Torres), laziali (Civitavecchia e Lodigiani) e la
lombarda Vogherese.
La
partenza non fu brillantissima (due pareggi, 1-1 a Nuoro e 0-0 in
casa con il Derthona), ma alla 3^ giornata in casa con il Savona la
vittoria per 4-1 cominciò a dare l’impressione che il meccanismo
si stava oliando bene. Nonostante un cammino altalenante fino
all’inizio del girone di ritorno, la Robur poi prese il volo
superando in classifica tutte le squadre che la sopravanzavano:
Prato, Alessandria, Derthona, Lucchese e Pontedera. Apoteosi
all’ultima giornata con la vittoria per 3-0 sul Civitavecchia (i
laziali chiusero l’andata con 10 punti e dopo i rinforzi di
novembre disputarono un ritorno con media promozione, salvandosi con
31 punti ad una giornata dalla fine). Ricordo con dispiacere solo che
Mazzola e la squadra avevano chiesto espressamente che al termine
della partita nessuno entrasse in campo, per poter fare più volte il
giro di campo sotto i vari settori riservati al pubblico per salutare
tutti i tifosi. Invece già prima del fischio finale molti spettatori
erano già sul terreno di giuoco, e quindi Mazzola, particolarmente
indispettito, chiamati a sè subito tutti i giuocatori, fuggì con
loro letteralmente negli spogliatoi, con chiusura immediata del
tunnel. Peccato, perché sarebbe stata una bella festa per tutto il
Rastrello, invece quell’episodio rischiò di rompere il bel
rapporto di Mazzola con i tifosi, soprattutto con i gruppi
organizzati.
In
sostanza il cammino fu trionfale: primo posto con 44 punti, frutto di
15 vittorie (di cui 3 esterne, Spezia, Derthona e Pontedera), 14
pareggi (di cui solo 3 in casa, con Derthona, Lucchese e Nuorese) e 5
sconfitte (2 in casa con Prato, 0-4, e Lodigiani, 1-2, e 3 in
trasferta con Civitavecchia, Lodigiani e Torres, tutte per 1-0). Coi
tre punti a vittoria di oggi avremmo totalizzato 59 punti, all’epoca
dei due punti i pareggi erano spesso un grande risultato. Dietro a
due lunghezze Prato e Alessandria, che si giocarono l’altra
promozione nello spareggio di Modena con vittoria dei lanieri per
3-2. Dietro tutte le altre, Derthona, Lucchese e Pontedera a 5 punti,
quindi Lodigiani, Massese, Torres, Savona, Montevarchi e
Civitavecchia. In coda 6 squadre a 29 punti con la retrocessione di
Imperia, Nuorese e Olbia per la differenza reti.
Perché
questa litania finale? Perché non erano trascorsi neanche 10 giorni
dalla fine del campionato che il Prato denuncia il Siena all’Ufficio
Indagini per illecito sportivo. Il contendere era la partita Imperia
– Siena, disputata sul neutro di Savona per la squalifica del campo
dei liguri la penultima giornata di ritorno e terminata 2-2.
L’accusato era il d.s. Efrem Dotti, i giuocatori Calcaterra del
Siena e Sansonetti e Schiesaro dell’Imperia. Successivamente si
costituirono quali terzi interessati contro il Siena anche la Nuorese
e l’Olbia, per ovvie ragioni. Le presunte rivelazioni avvennero in
occasione della partita Prato – Imperia, ultima di campionato, da
parte del presidente dei liguri Rivaroli e di un suo collaboratore,
tale Cocco. Il Siena rischiava seriamente la retrocessione all’ultimo
posto e quindi la serie D o nella migliore delle ipotesi punti di
penalizzazione nel campionato trascorso, facendo svanire la
promozione, oppure punti di penalizzazione nel campionato di C1
dell’anno successivo. Ovviamente la difesa del Siena, affidata
all’avv. Carlo Catenaccio, componente del CdA della Robur, ma
soprattutto all’avv. Massimo Carignani, grande tifoso bianconero,
che si occupava della difesa di Dotti, cruciale ai fini del processo
sportivo, puntava al proscioglimento per non aver commesso il fatto.
Iniziava una battaglia che sarebbe durata fino al mese di settembre,
il cui racconto nelle pieghe degli eventi che molti non conoscono ma
da me vissuti direttamente merita un capitolo a parte.
Vorrei
concludere questo racconto con un aneddoto relativo alla stagione
sportiva 1983/84, l’anno della retrocessione dalla C1. Lo spunto mi
è venuto a seguito della conoscenza delle disavventure accadute in
occasione della trasferta a Bari del Siena in questa stagione, per la
partita di venerdì 7 febbraio scorso. Sembra che il viaggio di
andata sia avvenuto in aereo per la squadra, l’allenatore e il team
manager e in treno per tutto il resto dello staff. Il ritorno tutti
in treno. Beh, sono cose che capitano, d’altra parte la Lega solo
all’ultimo momento ti dice che giochi al venerdì sera invece che
al sabato pomeriggio ed allora nasce il problema organizzativo. O no?
Vi siete fatti un’idea?
L’aneddoto
fa riferimento alla trasferta di Messina, nel febbraio 1984. Avevo
programmato da tempo, per evitare rischi e contrattempi, il volo con
Alitalia Roma/Catania per il pomeriggio del sabato, con rientro alla
domenica sera. Ma il lunedì precedente l’allenatore, dopo la
sconfitta interna con il Rende, chiese di partire il venerdì per
preparare meglio la partita. Quindi pronti via, annullo i posti per
il sabato e cerco spazi sufficienti per un volo del venerdì, che
arrivasse a Catania entro le 20,00, comunque non troppo tardi.
Lo
trovo ed organizzo nuovamente tutta la trasferta. Allenamento al
mattino di venerdì, quindi partenza per Fiumicino con sosta per il
pranzo prevista al ristorante “La Vecchia Maremma”, poco prima di
Orbetello Scalo. Dopo pranzo, partenza per l’aeroporto con arrivo
in orario. Si scaricano dal pullman della Sena di Renzo Ricci tutti i
bagagli e ci dirigiamo al bancone per il check
in.
Si
tenga presente che all’epoca in trasferta venivano al massimo 17
calciatori, oltre l’allenatore, il massaggiatore e il dirigente
accompagnatore, che ero io. Totale 20 persone, 21 quando trasferte
solo in autobus e quindi con l’autista ovviamente al seguito.
Almeno ai tempi della serie A, ricordo di aver gestito anche 40
persone, fra calciatori, tecnici, magazzinieri, medico,
fisioterapisti e dirigenti. Credo che anche oggi siamo su questi
numeri.
Quindi
ci imbarchiamo sul volo Roma – Catania, se ricordo bene, in
partenza circa alle ore 18,45. L’arrivo all’aeroporto di
Fontanarossa sarà stato circa alle ore 20,00. Scendiamo e, sul
pullmino, ci trasferiamo in aerostazione per il ritiro dei bagagli.
Aspetta
aspetta, i bagagli non arrivano. Arriva di tutto sul rullo ma di
nessuno dei nostri, sia borse e borsoni sportivi che personali, se ne
vede traccia. Si ferma il rullo. Vado alle informazioni. Nessuna
notizia. Dopo venti minuti (nel frattempo l’autobus prenotato per
il transfer all’Hotel di Messina era fuori in attesa) veniamo a
sapere la ferale notizia: per errore del personale di Fiumicino tutti
i bagagli etichettati Siena Calcio a nome Stefano Osti erano stati
caricati sul volo Roma – Bari e quindi erano in deposito
all’aeroporto di Bari. Dopo almeno altri 15 minuti ci viene
assicurato che il mattino successivo, con il volo in arrivo a Catania
da Roma alle ore 11,10 sarebbero stati consegnati tutti i bagagli.
Che facciamo ? Partiamo per Messina ed arriviamo all’Hotel Europa
ormai molto tardi, appena in tempo per consumare una cena fredda. Chi
aveva portato con sé bagaglio a mano stava a posto per la notte, gli
altri non avevano neanche il pigiama… Avevo portato con me come
bagaglio a mano la valigetta con i documenti dei calciatori e quanto
necessario per la trasferta, almeno... E meno male che eravamo
partiti al venerdì, proviamo a pensare se fosse successo al sabato
sera con la partita il giorno dopo…
Spostato
al pomeriggio l’allenamento previsto per il mattino (ma su un altro
campo che gentilmente l’Hotel riuscì a trovare, in quanto
l’originario impianto nel pomeriggio sarebbe stato impegnato con
gare giovanili), col pullman della ditta Scionti di Catania, io e il
massaggiatore Mauro Fanetti partiamo prima delle 10 per l’aeroporto
di Catania per ricevere gli agognati bagagli.
Muniti
delle ricevute delle etichette d’imbarco, ci dirigiamo agli uffici
del caposcalo ma siamo subito gelati. I bagagli arriveranno con il
volo successivo, quello delle 13,45, in quanto erano arrivati a Roma
in ritardo da Bari. Avvisiamo in Hotel l’allenatore Mattè del
problema, che a malincuore decide di annullare anche l’allenamento
del pomeriggio, a meno che l’Hotel non fosse riuscito a trovare la
disponibilità di un campo dalle 17,30/18,00 in poi.
Impossibile
non innervosirsi, ma tant’è. Quella era la situazione.
Morale
della favola, alle 14,30 circa riusciamo a partire, dopo avere
caricato (in due persone) tutti i bagagli sul pullman, per arrivare
in Hotel a Messina verso le 16,00. Ci si organizza per un allenamento
di rifinitura, trovato il campo, fangoso come non mai, tutti inc…ti
neri. Ecco, vai a preparare una trasferta importante per tempo e poi
vedi che ti succede.
Il
giorno dopo al mitico “Celeste” perdiamo immeritatamente 2-1, ma
il viaggio di ritorno per fortuna tutto liscio, fino a Catania,
imbarco per Roma, sbarco a Fiumicino, pullman Sena per tornare a
casa. “Era meglio avere pareggiato e perso l’aereo di ritorno e i
bagagli”, disse Mattè. Lo guardai senza parole, l’avrei
strozzato….
P.s.
Sento parlare della ristrutturazione dello Stadio “Artemio Franchi”
come ultima ancora di salvezza per il nostro povero Siena. Intanto
leggo che Andrea e Diego Della Valle sperano nel nuovo Stadio per la
Fiorentina, esiste un progetto da alcuni anni, ma enormi difficoltà
burocratiche non hanno permesso ancora neanche di dare il primo colpo
di vanga. E non mi sembra che il Sindaco di Firenze in questi anni
sia stato ostico alla società viola. Tutt’altro.
Il
Presidente Massimo Cellino si è fatto un po’ di carcere per aver
costruito uno Stadio all’apparenza perfetto ma forse troppo vicino
a terreni vincolati dai Beni Ambientali. Ora il Cagliari gioca di
nuovo al Sant’Elia con 5.000 posti di capienza, dopo essere andato
spesso anche a Trieste!
Il
decreto legge sulla costruzione di impianti nuovi o sulla
ristrutturazione degli esistenti è in qualche cassetto nascosto di
Palazzo Chigi.
Conosco
storie di piccole società che svolgono attività giovanili al
coperto che hanno dovuto attendere anni prima di avere esaudite le
proprie necessità.
Ma,
dico io, non è che rischiamo di non iscriverci al prossimo
campionato per colpa dello Stadio che non sarà pronto (!!), del
Sindaco, della Giunta, del Consiglio Comunale, dell’amministrazione
Provinciale, della Regione Toscana, della Sovrintendenza ai Beni
Ambientali, del mercato del mercoledì, della commissione
disciplinare, della Polizia Municipale, dei fornitori che, cattivoni,
chiedono sempre i soldi invece di darne? Povero Mezzaroma, è proprio
sfortunato. gli sarebbe rimasto questo famoso cerino in mano… ma
soldi nel Siena li hanno messi, bene o male, quando necessario ed a
tempo debito, anche il dottor Beneforti, il dottor Nannini, l’Ing.
De Luca e l’Avv. Stronati (almeno fino al maxi sequestro che subì
alla fine del 2008). Che idea vi siete fatti?
Intanto
la squadra andrà a Terni per giocare sabato partendo al mattino e
anche la primavera andrà sempre sabato a giocare a Novara partendo
al mattino… Mah.
Alla
prossima.
Stefano Osti
Io ricordo la vigilia di Siena Imperia, quando con pale portateda casa spalammo il campo dalla neve e la Robur potè giocare e vincere....il tutto per un biglietto omaggio datoci dall'allora ds Efrem Dotti....oppure le feste bianconere al paradise (o club 72 per i nostalgici)...il gol di Nuccio a Pontedera...Per fortuna sono esistiti quegli anni che mi hanno permesso di amare la Robur....quando l'unico contributo per cui litigavamo era il parcheggio...
RispondiEliminaFederico
Che ricordi . Altri anni. Altro calcio Altro presidente. Di Desolati mi ricordo il rigore sbagliato contro il Prato. Forse il piu'assurdo errore dal dischetto che mi ricordo. Grazie per questo.pezzo mitico Osti. E'poesia allo stato puro. Wsg
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