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martedì 10 dicembre 2013

Lo stadio nuovo. Dubbi e proposte

"Qui Studio, a voi Stadio".
Era il refrain dei nostri anni giovanili, negli scambi di linea tra Roberto Bortoluzzi, all’epoca factotum de "Il calcio minuto per minuto" ed i vari ed indimenticabili Gianni Ameri, Sandro Ciotti, Riccardo Cucchi, Bruno Gentili, Livio Forma, Carlo Nesti. Insieme ad altri che non ricordo, ma che hanno contraddistinto le domeniche di intere generazioni.
Prendo in prestito queste quattro parole, che forse hanno poco a che vedere con quello che andrò a trattare. Ma di STUDIO si discuterà, perché qualcosa da studiare nei prossimi mesi di sicuro ci sarà; e di STADIO si parlerà, perché oggi, dopo innumerevoli volte negli anni (forse più di dieci), risiamo a polemizzare di: nuovo stadio, progetto stadio, ristrutturazione stadio.

Non nego che quello dell'impianto sportivo è sempre stato un mio pallino, che si muoveva a seconda dell’impulso che prendeva ogni volta il progetto in essere.
Mi ricordo una sensazione di stupore, quando la conca diventò una buca attrezzata soprattutto per la modifica della curva Robur; e di profonda depressione, quando si iniziò a parlare di stadio dell’Arbia, come una struttura asettica, lontana dal cuore cittadino pulsante, quello che ci vede vivere ogni nostra più recondita passione, traslata in una landa sperduta e nebbiosa che per niente ci riportava alle epiche passioni del Rastrello o del Rino Daus, che dir si voglia, a seconda dell'età.
Presidenti che si succedevano, ma mai un progetto che decollava. Non se ne capiva il perché. A volte avevamo il pane ma non i denti, a volte il contrario. La chance più clamorosa di tutte, la messa della prima pietra a Monteroni d’Arbia di un sempre più deluso Presidentissimo De Luca, allora già pesantemente osteggiato dalla nomenclatura cittadina e dalle Istituzioni, nel suo guasconesco modo di interpretare la vita, il calcio, la passione.
Erano i tempi del: "Tranquilli, tanto ci siam qui noi". Ma ogni anno che passava, il progetto stadio rimaneva nel cassetto e serviva solo a gonfiare i bilanci del Comune, in maniera artefatta.
Si passava da cifre ingenti a cifre astronomiche l’anno dopo, senza mai vedere un seguito - meno male dico io - né dello stadio dell’Arbia, né di qualunque altro progetto finalizzato alla risistemazione del nostro mitico Rastrello, scenario di tante battaglie in categorie molto più infime, ma che trasuda ancora di un profumo diverso, un profumo d’altri tempi, che ci ha visto per anni gioire nelle scarpate dietro la curve piuttosto che sui gradoni della gradinata, un calcio provinciale che pian piano ha fatto spazio ad altre cose, forse più belle ma di sicuro meno romantiche.
Siamo andati avanti, fra mille parole, quelle che hanno contraddistinto questi anni di ostentata opulenza, servite solo a qualche pescecane per riaffermare la propria leadership, a detrimento però del bene collettivo e, nel caso dell'impianto sportivo, di tutto il popolo bianconero.
Oggi, per venire ai tempi nostri, si ripropone il "casus belli" dello stadio, con una veloce quanto improvvida calata del presidente del Siena con il suo galoppino di fiducia, nelle stanze di Ser Brunetto da Monteriggioni, Sindaco di Siena.
A tutti lo scoop del giornalista è sembrato da subito l’ennesima bugia del nostro presidente affabulatore, il quale te ne dà sempre una "diaccia" ed una calda.
Onestamente, di cosa si parli non lo sa nessuno. Nell’enfasi del momento, sulle ali dell’entusiasmo, all’altezza del Gavinone si parlò subito di "PROGETTO STADIO". Sono bastati un giorno e poche ore per sentirsi dire che si parlava di “IDEA”, non più di progetto. Certo che se qualcuno non si fosse preso la briga di indagare, spulciare, spaccare il capello in quattro, tanto da ridimensionare l’evento, a quest’ora lo stadio era già finanziato costruito, rinnovato... però, cosa non fa l’onestà intellettuale, eh?
Quindi siamo all’IDEA. Sì, quelle di cui tutti quanti ci nutriamo tutti i giorni, ma gamba di cane se ce ne passano una che sia una. A Mezzaroma, evidentemente, un pochino di credito è rimasto, tanto che, a parte i soliti noti, ha ricevuto da subito lodi più o meno sperticate, dal bravo al bravissimo, un po’ da tutto l’ambiente, visto che presentava una cosa così. Tanti sono immediatamente risaliti sul carro del vincitore, colpiti dalle bonarie parole di un (per me) parolaio. Nessuna parola contro, qualche sibilo di qualche maldicente che conosco, ma per il resto: "VEDIAMO IL PROGETTO, VALUTIAMO L’IDEA", come se questa fosse scorporata da chi in quel momento la proponeva. Il nostro presidente… mi capite vero?
Però, siccome la richiesta di due righe due, del mio amico di “Wiatutti”, verteva su un articolo sullo stadio e non su come mai l’altra metà di Roma avesse anticipato tempi e modi di ingresso in scena - che avrebbe ben altro modo di essere considerato, visto che risulta palese la volontà del presidente di spostare l’attenzione dal vero problema dell’AC. Siena, vale a dire da lui stesso - parliamo allora dello stadio (NDR: per me potete scrivere ciò che volete).
Bah, come lavoro ne faccio un altro, quindi non mi posso certo sostituire a celeberrimi e rinomati scienziati delle assi e dei profili, anche se devo dire che tante volte mi sono sognato il mio stadio ideale, salvo svegliarmi tutto sudato.
Come lo vedrei io? Bello!
Anni fa, giravano alcuni progetti su una ipotetica rivisitazione del Rastrello da parte di architetti local/britannici, vista la connotazione architettonica del “monumento a Mazzini” in questione… ops, Mazzini… Col tempo se ne sono perse le tracce in sbiaditi ricordi, messi da parte per far posto all’avveniristico quanto mai utopistico stadio dell’Arbia, sul quale mi sono sempre domandato cosa si fosse fumato il giorno prima di pensarlo quello che lo disegnò, per non parlare di cosa c’aveva visto chi glielo assegnò.
Il mio stadio ideale è all’inglese, tutto coperto, con massimo 20.000 posti, anzitutto visto le stringenti regolamentazioni UEFA prese a prestito anche dalla nostra federazione. Considerate anche le nostre non pressanti esigenze, dato i non moltissimi abbonati, penso tuttavia che, in caso di serie A, la capienza debba essere adatta non solo ad accogliere le numerose tifoserie avversarie, ma volendo, visto che si parla di stadio incastonato in altre progettualità, pensarlo anche per altri eventi non sarebbe male. Una volta che ci rimetti le mani, sarà il caso di valutare proprio tutto.
Purtroppo di questo fantomatico progetto poco se ne sa, ma l’averlo proposto al Sindaco (giusto per farglielo strozzare), di sicuro potrebbe interessare un’area ben più vasta della zona del Rastrello tanto da andare magari che so, ad interessare le aree circostanti, costellate di parcheggi, piuttosto che la Fortezza Medicea, in un progetto di più ampio respiro per tutta la zona, per anni al centro di interessi trasversali e che ora per mancanza di chi mette i soldi, abbandonata non solo come progettualità, ma soprattutto a se stessa.
L’occasione che l’altra metà di Roma ha dato al Sindaco è apparsa agli occhi del primo cittadino subito da cogliere, (tanto i soldi li metteva qualcun altro), quindi siamo passati dai sorrisi, alle strette di mano, ad “interessante progetto” in un amen, salvo poi ripensarla secondo me al momento in cui il Valentini ha capito di cosa si trattava, ma soprattutto alle concessioni che il Comune avrebbe dovuto fare per portare a termine il progetto. E CHI GLIELO DICE AI COMMERCIANTI CHE QUESTI VOGLIONO SFRUTTARE LA PANCIA DEL RASTRELLO PER FARCI UN CENTRO COMMERCIALE? E CHI GLIELO DICE ALLA SIENA PARCHEGGI CHE C’E’ DA RINUNCIARE AGLI INTROITI DEL PARCHEGGIO? E CHI GLIELO DICE AI CITTADINI CHE PER AVERE I SERVIZI DOVRANNO PAGARE PIU’ TASSE PERCHE’ NON SAREBBERO STATI PIU’ SFRUTTABILI GLI INTROITI DEGLI ATTUALI 740 POSTI AUTO OLTRE AGLI ALTRI 1300 PREVISTI? Queste semplici riflessioni di sicuro sono transitate nella testa del nostro primo cittadino, ma a quel punto era già tardi, il danno d’immagine era già stato fatto, quella stretta di mano galeotta in Sala delle Lupe e la successiva dichiarazione d’interesse lo hanno purtroppo messo con le spalle al muro. Se non va bene è colpa sua, se niente di quello pensato poi non sarà realizzato.
Premetto che quello che auspico è che il Siena non smetta di giocare al Rastrello nonostante i lavori in corso - in tanti altri posti d’Italia e del mondo continuano a giocare pur nel mezzo al cantiere - il Siena non si può permettere di emigrare. Per questo auspico un progetto non troppo invasivo senza colate di cemento e strutture sotterranee, che oltre a complicare la fattibilità economica del progetto andrebbe a mutare troppo la visibilità e la vivibilità dell’area stessa. Qualcosa di semplice, ben fatto, funzionale, con dentro tutto quello che riguarda e riporta al Siena, un nuovo museo del calcio di una Robur che vanta ormai tradizione più che centenaria, fruibile dal Senese e dal turista alla maniera delle società inglesi, veri pionieri di questo tipo di organizzazione.
Il mio Rastrello lo vedrei con il campo posizionato pari pari dove è adesso, avvicinando le tribune al campo e non il campo alla tribuna coperta (come ventilato da qualcuno). Modificare o toccare il manto erboso, di gran lunga uno dei migliori d’Italia, sarebbe un delitto; per questo mettere a bordo campo le tribune è assolutamente necessario.
La questione più spinosa per me rimarrebbe la tribuna coperta, che ciclicamente torna, una volta dilaniabile, una volta intoccabile, a seconda di cosa prevede il progetto, ma soprattutto di chi lo presenta ed in relazione agli interessi che vi gravitano intorno.
Il progetto della sistemazione dell’area del Rastrello (scevra dallo stadio) proposto dalla Giunta Cenni prevedeva una colata lavica di cemento per realizzare tutto sotto terra, con pratino verde a raso all’altezza di Via dei Mille. E secondo voi quella che è la struttura della tribuna coperta sarebbe rimasta intatta o sarebbe franata miseramente sotto i colpi della burocrazia e degli interessi privati? Bona la due...
Nella mia mente bacata invece vedo la tribuna coperta ancora intonsa, ma NELLA PANCIA DELLA NUOVA TRIBUNA diventerebbe per me il nuovo auditorium per convegni ed altro, uno spazio da ben 1200 posti a sedere. Senza apportare modifiche, lasciandola proprio così com’è, compresa la copertura, fiancheggiata da enormi vetrate, che consentirebbero la vista anche da chi transitasse lì accanto, con gli attuali crismi di una tribuna da calcio. Il tutto, come detto, dietro alla nuova che gli sorgerebbe davanti.
La struttura, per la gioia della Sovrintendenza, non sarebbe toccata, ma sarebbe addirittura visibile ai più che, pur non partecipando ai convegni previsti, volessero ammirarla da fuori, in un percorso ideale dentro allo stadio che andrebbe così anche ad accogliere un museo del Siena, come tante squadre inglesi hanno all’interno dei propri impianti. Bellissimo!
Gli spazi cosiddetti commerciali invece non dovranno essere troppo predominanti, in quanto potrebbero solleticare la suscettibilità di qualche categoria ad oggi a Siena molto potente, ma sarebbe interessante magari ritrovare lì sotto un ristorante, uno store del Siena, magari un bar, o altri tipi di attività che possano completare quelle esistenti in centro e non andare a cozzare con le stesse.
Da quello che trapela, invece, pare che il campo sia spostato verso la tribuna coperta (andando a rovinare uno dei più bei manti erbosi naturali di tutto il panorama calcistico nazionale), per far spazio in pratica (dove è attualmente la gradinata) al business del momento, i parcheggi, che nell’area del Rastrello andrebbero ad aumentare di circa 1300 unità (troppi per me) così da toglierne altri in zone sovrastanti lo stadio stesso.
Quello dei parcheggi e della loro gestione è stato fin da subito l’obiettivo di questi supposti investitori, ancor di più degli spazi commerciali, perché, conti alla mano, renderebbero alla “società olandese” la bellezza di svariati milioni di euro all’anno ai quali né il Comune né la Siena Parcheggi rinunceranno tanto facilmente.
Questo di sicuro sarà il primo scoglio da superare, oltre alla concorrenza feroce che andrebbe ad instaurarsi fra il nuovo centro commerciale previsto sotto le tribune con un parcheggio a propria disposizione, a fronte invece delle esigenze dei commercianti senesi che probabilmente da tali nuovi insediamenti andrebbero ad essere ampiamente penalizzati. Però che qualcosa nell’aria ci sia è confutabile da alcune acquisizioni vicino a S. Domenico di ambienti commerciali da parte di imprenditori locali, che evidentemente hanno già annusato il business di avere una propria attività attigua ad una zona interessata a tali mutamenti.
Da capire in realtà chi c’è davvero dietro a questo progetto. Saranno Olandesi come da tempo si vocifera, Tedeschi (come già anticipato da Mezzaroma nell’incontro con i tifosi) o forse anche sinergie locali che, visto il grave momento economico e le ataviche difficoltà, hanno intravisto nel nuovo stadio forme e fonti di ripresa anche personali? Non ci è dato saperlo ancora, ma spero che a breve tempo tutte le carte in tavola possano essere svelate, per capire davvero e fino in fondo entità e sostenibilità del progetto.
Il mio personale pensiero sulla questione è che forse Mezzaroma ha anticipato e involontariamente svelato un progetto che esiste, ma è ancora ben lontano dall’essere sviluppato. Il perché l’abbia fatto è facilmente individuabile soprattutto nelle pressioni che la tifoseria gli sta mettendo da tempo per valutarne interesse e disponibilità verso il risultato sportivo, unico obiettivo da perseguire per un immediato rilancio del calcio a Siena.
Non escludo nemmeno che nel suo incedere abbia fatto pure incazzare qualcuno, visto che svelato l’arcano tanti - troppi - soggetti hanno già drizzato le antenne, forse compromettendo addirittura la fattibilità del progetto stesso. Ma, come detto sopra, troppo forte era l’esigenza di presentare qualcosa che potesse spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri e reali problemi del Siena, cioè l’insolvenza di una società e la idiosincrasia a frugarsi in tasca della proprietà.
Tante e troppe parole sono volate su questo progetto, le mie idee sono chiarissime al riguardo. Se qualcuno volesse usufruirne sono disposto a metterle a disposizione di chiunque anche a gratis, ma vorrei però che tale questione non modificasse di una virgola il nostro vero e primario obiettivo: avere una società forte ed organizzata (che ad ora non abbiamo). E siccome vedo il progetto stadio ancora lontano nel tempo, credo che non dovremmo nemmeno smettere di parlare di un cambio di proprietà, perché se il piano al momento che sarà presentato dimostrasse delle accentuate fattibilità, la cosa potrebbe essere condotta in porto da chiunque fosse interessato in primis a risollevare la Robur, in seconda battuta a dargli delle strutture adeguate. E che non sia OBBLIGATORIAMENTE QUESTA PROPRIETA’, che ha dimostrato ormai di essere arrivata al capolinea a livello di intenti, ma soprattutto di investimenti.
Ma a prescindere da chi poi porterà in fondo la progettazione, L’IMPORTANTE SARA’ SAPERE DI AVERE COLLEGATO IL CERVELLO, NEL SUPREMO INTERESSE DELLA CITTA E DELLA ROBUR.

Braccio da Montone

2 commenti:

  1. Condivido al 100%. Se l'ultimo Presidente non fosse stato osteggiato dalla casta il Rastrello era gia ristrutturato. Lui il progetto lo presento sul serio. Ma gli trovarono tremila scuse tra cui anche la cupola di S.Domenico.
    Unico appunto, ma per fare il pignolo e'che Ameri si chiamava Enrico.Wsg

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  2. Ah semmai.........un ce l'ho fatta a finirlo.
    Spero tu non ti sia laureato perchè altrimenti per stamparti la tesi c'è voluto più carta che per la divina commedia:)

    Tdf

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