Trovato il finanziatore, il povero fesso "Morino", Big P. aveva un altro problema da risolvere: la Sede. Un'impresa seria deve avere una Sede, una bella Sede. Il Quirinale gli sarebbe andato bene, ma era impossibile. Casa sua non andava bene. I fornitori che non avrebbe mai pagato avrebbero avuto un posto certo per andarlo a trovare. E i fornitori, finché poteva, non ne avrebbe mai pagato uno.
Ripensò al Morino, ma non aveva un recapito. E poi gli aveva fatto un finanziamento, che non avrebbe restituito. "Meglio di no. Sarebbe capace di chiedermi i soldi indietro. Fossi scemo", si disse.
Chiese alla moglie.
"Cara, credo che i tuoi potrebbero andare pure in una casa di riposo. I tuoi fratelli in collegio. Cosi la casa potrebbe diventare la Sede dell'Impresa".
"Dear big P, Daddy and Mommy non hanno età per casa di riposo. Hanno poco più di 50 anni. My brothers a 30 in collegio? Ti mandano in culo. E poi casa my parents è a London Town. Tu vuoi sede a Roma".
Big P. si intristì. Per quei pochi dettagli... alla parola dettagli fece un espressione strana. Come se avesse detto il nome di un caro amico. Ma niente, quella casa non poteva essere la Sede.
Girò per Roma, voleva prendere la corriera per andare a trovare qualcuno in un paese di borgata. Ma a pochi metri dalla fermata lasciò perdere. Cambio di idea? No, presenza del Morino alla fermata . Fosse mai che gli chiedesse i soldi indietro.
Camminava pensieroso. Camminava guardandosi intorno. Visto mai che qualche creditore si facesse vivo... Quando si trovò davanti ad un edificio, ebbe una folgorazione: ecco, forse ci siamo. Si trovava davanti ad una chiesa. Una chiesa che conosceva. O meglio ne conosceva il parrocco. Don Ginetto, colui che celebrò il suo matrimonio. Don Ginetto rimase stupito. Gli chiese:
"Big P. come stai? E' tanto che non ti vedo".
"Eh sì, tanto tempo".
"E' anche tanto che non confessi i tuoi peccati a Nostro Signore. Vieni che recuperiamo".
Big P. non fu molto entusiasta, ma accettò. Dopo aver confessato di tutto, fu preso da una strana curiosità:
"Padre, ma promettere di pagare e non aver intenzione di farlo, è peccato?".
"Sì figliolo. E' peccato".
"Anche se a fin di bene?".
"Anche se a fin di bene".
"Aggiunga anche questa alla lista", disse sconsolato.
Dopo aver detto per tre ore preghiere, si alzò e raggiunse Don Ginetto in sagrestia.
"Padre, Le devo chiedere un piacere".
"Dimmi figliolo".
"Mi metto in proprio, ma ho bisogno di un posto per farci la Sede".
"Figliolo, come posso aiutarti? Dimmi dimmi".
"Pensavo... Ma a Lei serve veramente questa chiesa? Questo posto sarebbe perfetto".
Don Ginetto lo guardò con malevolenza.
Big P. capì e chiese se aveva un immobile da vendere. Don Ginetto aveva una palazzina con due appartamenti, ma gli fece presente:
"Ci vivono due anziani, e l'uomo non sta nemmeno tanto bene".
Big P. gli porse 50.000 lire (false): "Ma forse stanno meglio ora".
"Un leggero miglioramento in effetti...".
Big P. gli dette altri 50.000 (false).
"Pensandoci bene non è mai stato così bene in vita sua. Li metto in un ricovero. Ma al secondo piano c'è un giovane un po bonaccione. Si chiama Er patatone. E' disoccupato. Magari se gli trovi un posticino nella tua nuova ditta... Si accontenta di poco".
"Si accontenta di poco? Assunto".
Fu così che Big P. trovò la Sede. Sfrattando due poveri vecchi e un bonaccione. Dando, o meglio promettendo, svariati milioni a Don Ginetto. Che non vide mai. Nemmeno quella chiesa vide piu' Big. P. Nemmeno il Sommo Pontefice riuscì a farsi dare quella cifra. Big P. disse che dopo quella cosa con Don Ginetto si sentiva tanto protestante.
Nessun commento:
Posta un commento