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mercoledì 27 novembre 2013

La rocambolesca salvezza del 1983

Ci eravamo lasciati alle oscure vicende di inizio 1983, con la vecchia Robur praticamente diventata una barca senza remi, con il mare in burrasca. La squadra, tutto sommato, reggeva gli scontri con gli avversari, il pubblico la sosteneva con affetto per l’impegno che metteva. Mi ricorda qualcosa di oggi...



Mitiche furono alcune partite al Rastrello nel girone di ritorno: la vittoria con il Pescara capolista per 2-0, doppietta di Coppola, la vittoria decisiva per la salvezza, come vedremo, con la Reggina per 2-0 con doppietta di Pecchi negli ultimi 20 minuti. L’altra vittoria sempre per 2-0 con la Salernitana, nelle ultime giornate ormai in disarmo. Il pareggio per 2-2 in rimonta con l’Empoli che, clamorosamente al termine della stagione, sarebbe stato promosso in serie B con il Pescara.
Ma fu il rientro del patron Danilo Nannini alla guida della società il fatto decisivo. Con atto d’imperio provvide allo “sgombero” di tutte le persone che avevano fatto parte fino ad allora della provvisoria gestione societaria, stracciò il preliminare d’impegno di acquisto della proprietà della Robur da parte dei cosiddetti “milanesi”, per evidente insolvenza. Rimase al suo fianco solo il “mitico” Mario Brandini, oltre al sottoscritto, a cui il patron volle per prima cosa rilevare tutti gli impegni personali presi in favore della società. Rimanevo l’unico funzionario che aveva la possibilità di gestire l’azienda, avendo, e ciò da tempo, la firma in Lega per tutti i rapporti federali, e poi con il Dottor Danilo alle spalle era tutta un’altra cosa.
Ricordo che la “bomba” esplose in occasione della trasferta di Casarano, che, per ragioni economiche, sarebbe dovuta essere effettuata in pullman. Riuscii a trovare un’agenzia di viaggio ad Arezzo (quelle di Siena ormai avevano tutte mangiato la foglia….), denominata “Chimera Travel”, che ebbe il coraggio (grazie a Renzo Ricci che, probabilmente impazzito, garantì sulla solvibilità) di emettere i biglietti andata e ritorno Fiumicino – Brindisi. Quindi ebbi la buona sorte di inviduare un proprietario di autolinee da turismo di Lecce, Salvino Tarantini, che fornì il pullman per tutti i transfert della squadra in Puglia. Questo Signor Tarantini, per la sua capacità, bravura, competenza ed affabilità, riuscì a farci prendere l’aereo del ritorno entrando in pista con l’autobus, mise a disposizione di tutti noi la sua personale ospitalità e non potetti fare a meno di pagargli i servizi con anticipazione personale alla partenza da Brindisi. Devo dire che la ditta Tarantini ha servito da allora sempre il Siena in ogni trasferta in Salento, fino ad oggi, restando in splendidi rapporti personali.
Dicevo la “bomba” in occasione della trasferta di Casarano. Perché il così detto “management milanese/romano” (tra l’altro insolvente) intendeva esonerare l’allenatore Guido Mammi la sera della domenica (il Siena fu sconfitto per 3-0), cosa assolutamente contraria all’idea del patron Danilo Nannini. Il quale si scatenò improvvisamente esautorando di fatto tutta la compagnia. Dalla settimana successiva alla trasferta di Casarano il Dottor Danilo prese ad andare in panchina con l’allenatore, fra l’entusiasmo del pubblico che al suo ingresso in campo uscendo dal tunnel lo osannava. Lentamente la situazione economica andò migliorando, anche se il patron chiese alla squadra ancora un po’ di pazienza prima di poter definitivamente essere messi in pari con gli stipendi arretrati.
Con il mio aiuto si convinsero tutti i giuocatori, l’allenatore e lo staff (allenatore in seconda, massaggiatore, medico) ad accettare le condizioni con il massimo impegno al fine raggiungere una salvezza che pareva insperata. Unico che oppose resistenza, per ragioni familiari particolari, fu il povero Bruno Beatrice, che, poi, di fronte alla risposta degli altri, accettò anche se a malincuore la situazione da affrontare.
La squadra quindi si incamminava verso il finale del campionato, che prevedeva quattro retrocessioni, due delle quali (Nocerina e Paganese) ormai virtualmente assegnate. La lotta ormai era limitata a Siena, Ancona, Reggina, Livorno, Casarano, Rende, mentre la Ternana, che a metà stagione pareva già con entrambi i piedi in C2, ebbe un girone di ritorno favoloso che la relegava qualche punto oltre la linea pericolosa.
Ultime giornate: pareggio in casa con il Livorno 0-0, pareggio a Rende 1-1 (gol del pareggio subito al 92’ con Coppola espulso per proteste), quindi 0-0 interno con il Campania, risultato che precluse alla squadra napoletana la promozione in serie B. Direttore Sportivo del Campania era un “certo” Luciano Tarantino, che anni dopo proficuamente avrebbe lavorato per la Robur a fianco di Giorgio Perinetti. Tarantino ha sempre negli orecchi il frastuono provocato dai tifosi bianconeri che andarono a disturbare il sonno degli ospiti alla Vecchia Cartiera a Colle val d’Elsa. E dire che avevano scelto di andare fuori Siena, su mio suggerimento, per evitare disturbi. Ma non avevano fatto i conti con il fatto che “inavvertitamente” ebbi modo di far sapere dove sarebbero in effetti andati in ritiro. Cose che capitavano nei finali di campionato………..
Ma l’aneddoto più divertente fu la trasferta di Rende. Nessuna agenzia di viaggio, oserei dire in Italia, volle emettere i biglietti aerei per la trasferta in Calabria, ma questo fu preso bene dal patron. Era bene risparmiare, questo il suo motto. Decidemmo quindi, sentito il parere (negativo) dell’allenatore, che non fu preso assolutamente in considerazione, di andare a Rende in pullman, peraltro partendo il venerdì mattina per spezzare ed addolcire il viaggio. Sostammo la sera di venerdì all’Hotel Quadrifoglio di Castel Cisterna, nei pressi di Pomigliano d’Arco, abituato ad ospitare squadre di calcio di ogni categoria, e presso il quale ogni fine settimana soggiornavano anche tre squadre insieme. Quella volta, essendo venerdì, eravamo soli, al mattino del sabato fu svolta nel campo di allenamento dell’Hotel la seduta di rifinitura, e dopo pranzo partenza per Rende, con arrivo per cena. Alla partenza incrociammo l’arrivo in Hotel del Latina e del Catanzaro, che avrebbe giocato ad Avellino per il campionato di serie A. Ma il dramma sarebbe stato il ritorno, con un viaggio in pullman di poco meno di 800 chilometri, tanto da arrivare a Siena all’alba.
Ma per convincere della bontà del programma ne parlò direttamente alla squadra il Dottor Nannini qualche giorno prima. Con il suo entusiasmo contagioso promise a tutti un bel regalo a sorpresa. Alla mattina del venerdì con cosa si presenta allo Stadio Danilo Nannini ? Con 30 cuscini colorati, acquistati all’Upim, che, a suo dire, avrebbero reso il viaggio migliore. Risate a crepapelle, perché quello era lo spirito, e se non ci fosse stato quel grande spirito di corpo fra tutti noi, dirigenti, tecnici, squadra, quell’anno saremmo sicuramente retrocessi e anche in malo modo.
Purtroppo l’espulsione ingenua di Guglielmo Coppola, coincisa con il gol del pareggio dei calabresi allo scadere, guastò una prestazione di spessore. I due punti (non va scordato che allora c’erano ancora i due punti a vittoria, quindi i pareggi non erano comunque poi così male) avrebbero dato la virtuale salvezza alla Robur con due giornate di anticipo, sarebbe bastato infatti un punto fra Campania in casa ed Ancona in trasferta, ultima giornata. Ora invece ne servivano due, oppure anche uno solo in due gare ma solo in presenza di una serie incredibile di combinazioni nei confronti diretti fra le ultime della classifica.
Di Siena - Campania ho già detto in precedenza, un pareggio importante per noi, deludente per gli ospiti, allenati da Giorgio Sereni che quattro anni dopo si sarebbe seduto sulla panchina della Robur per un girone di ritorno forse il più scarno di punti della storia del calcio italiano.
Quindi siamo all’ultima giornata. Ancona - Siena. L’Ancona vincendo è salvo matematicamente, il Siena perdendo è salvo solo se il Livorno perde a Napoli con il Campania e il Casarano batte la Reggina. Rende e Ternana, nel loro confronto diretto, con un punto a testa sarebbero stati salvi matematicamente.
La classifica avulsa avrebbe condizionato gli ultimi novanta minuti del campionato. Un pareggio ad Ancona significava rischio C2 per i dorici, proviamo a pensare che clima si sarebbe respirato al vecchio Stadio Dorico di Ancona, già all’arrivo del nostro pullman.
Antefatto. Il lunedì precedente con il Dottor Nannini ci mettiamo ad organizzare la trasferta di Ancona. Decidiamo di scegliere un albergo fuori Ancona. Per motivi di sicurezza, alla stampa, locale e nazionale, avremmo raccontato che il ritiro sarebbe avvenuto in un Hotel di Senigallia, che fu infatti teatro di incredibili assedi di tifosi anconetani ad ignari turisti……una volta si riusciva a depistare, oggi provateci un po’ a vedere se vi riesce.
Avevo in agenda tre hotel per scegliere quello giusto, due a Jesi e uno a Osimo. Spiego al Dottore ubicazione, prezzi, caratteristiche, logistica. Improvvisamente gli si accende la luce negli occhi: “E’ questo il nostro albergo !!”, mi dice. Si chiamava Hotel dei Nani. Risate a crepapelle con lui, e poi con la squadra all’arrivo a Jesi, sai con quel nome dell’ albergo….. Perché solo l’allenatore sapeva che andavamo a Jesi, i giocatori sapevano di Senigallia. Non si mai, qualche telefonata sbagliata fra colleghi………
Siamo alla domenica decisiva. E’ il 5 giugno 1983. Arriviamo al Dorico, scendiamo dal pullman in mezzo ad una folla che con fatica le forze dell’ordine riescono a tenere a bada. Capiamo che servirà un’impresa per uscire imbattuti da quel campo.
Prendiamo gol nel primo tempo, non riusciamo a reagire, la fatica e la stanchezza si fanno sentire. A questo punto cerchiamo di avere notizie dagli altri campi. Senza i cellulari di oggi era una parola avere notizie in tempo reale. Il Livorno stava perdendo a Napoli 1-0, la Reggina stava perdendo 1-0 a Casarano. Con questi risultati eravamo salvi. Ma arriva una notizia da Casarano: partita sospesa sull’ 1-0 per, pare, un oggetto scagliato dalle tribune che aveva il colpito il portiere della Reggina. Intanto terminiamo ad Ancona. Festeggia il vecchio Dorico stracolmo di gente, con la vittoria sono salvi, ma per la nostra salvezza manca il risultato di Casarano. Ma se a Casarano riescono a sapere che Ancona – Siena è finita 1-0 possono riprendere, pareggiarla e salvarsi entrambi a spese nostre. Terrore assoluto. Con l’aiuto del collega dell’Ancona, l’amico Renato Bizzarri, mi fiondo sull’unico telefono dello Stadio, all’interno dei locali degli spogliatoi. Suona spesso il telefono, chiedono il risultato, rispondo io e sempre a tutti “1-1, ha pareggiato il Siena al 90’”. Chiunque chiamava veniva a sapere che avevamo pareggiato, e questo risultato avrebbe condannato il Casarano in caso di pareggio con la Reggina. Ma dal Salento nessuna notizia. Intanto il Livorno era in C2 con la sconfitta di Napoli, ma nessuno di noi conosceva l’esito della partita più importante.
La situazione era questa: con la nostra sconfitta ed il pareggio fra Casarano e Reggina andavano in C2 Siena e Livorno. Mentre se la Reggina avesse vinto a Casarano la retrocessione sarebbe toccata al Casarano ed al Siena, per la differenza reti nella classifica avulsa con il Livorno. Quindi a Casarano era necessario che la squadra di casa battesse la Reggina, per salvarsi lei (sapendo che Ancona – Siena era finita falsamente 1-1) a danno della Reggina. Nel viaggio di ritorno a radiorai sentiamo i risultati della C1 girone B, Ancona – Siena 1-1 (aveva funzionato il telefono degli spogliatoi di Ancona……) e Casarano – Reggina 2-0 ma ancora in corso di svolgimento. Poi in tarda serata, sempre alla radio, vengono corretti alcuni risultati errati, fra cui Ancona – Siena 1-0 e Casarano - Reggina finale 2-0. Siamo salvi, finalmente. Festa grande in pullman, all’arrivo troviamo una sciarpa bianconera al collo di Santa Caterina, fuori dal Rastrello. Un altro campionato di C1. Sembra tutto finito. Sembra.
Il mattino dopo la notizia: “la Reggina preannuncia reclamo dopo la sconfitta di Casarano. Chiederà la vittoria a tavolino a seguito del sasso scagliato dalla curva dei tifosi locali che aveva colpito alla testa il portiere calabrese Vettore”. Torna la paura. Unica nota positiva sarà che i pugliesi si dovranno difendere bene in sede legale perché altrimenti, con il Siena, sarebbero loro a retrocedere.
Chissà se Sant’Artemio ci mise una mano, ma la Giustizia Sportiva dette sempre ragione al Casarano. Eravamo ufficialmente in C1 anche per la stagione sportiva 1983/1984. Evviva.
Purtroppo però il 12 agosto 1983, tragicamente, periva in un incidente stradale Artemio Franchi. Il secondo dirigente più importante del calcio mondiale, che viaggiava in aereo da un emisfero all’altro, che andava e veniva dall’Italia all’ Europa con assidua frequenza, veniva a morire in uno scontro frontale sulla provinciale per Asciano, la vigilia della tratta del palio di luglio 1983.
Quella perdita fu gravissima e grandissima per l’Italia del calcio, ma anche nelle povere cose bianconere della Robur la sua mancanza fu sentita molto nel tempo.
Coppa Italia estate 1983. Mese di settembre. Tocca giocare a Livorno, appena retrocesso in C2, come abbiamo visto poco prima. Polizia e carabinieri di scorta, mai visti tutti insieme.
Tutta l’ Ardenza canta per l’intera partita, sulle note del tormentone estivo del momento “vamos alla playa” dei Righeira, “….è morto Artemio Franchi, oho, oho, oho….”. Quindi assalto alla tribuna d’onore con fuga dei dirigenti bianconeri negli spogliatoi ed assedio fino a notte. Solo con gli autoblindo della polizia riusciamo a raggiungere il pullman che era stato portato nel cortile della Questura di Livorno. Come inizio della nuova stagione non c’è male.

Beh, anche per stavolta termino così, fra il dolce (poco) e l’amaro (molto). Si avvicina l’inizio di un nuovo campionato, con tanti cambiamenti, con una squadra rinnovata, con un importante ritorno. Sarà una stagione che chiamarla in chiaroscuro sarà un eufemismo. 

(Stefano Osti)

2 commenti:

  1. In quella squadra c'era anche un giocatore che poi e'stato anche un ottimo allenatore dei giovani. Pelati. C'era un certo giggi Del Neri. Grande Nannini. Avra'fatto i suoi sbagli ma e'stato veramente un grande . Lui e'differente da uno che c'e'ora. Lui aveva passione . Grazie pervquesta pagina mitico Stefano Osti. Wsg

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  2. Sono passati più di 30 anni ....ma a dirla tutta....sembra ne siano passati 100 per quanto le cose sono cambiate...e non in meglio. Tu chiamale se vuoi..emozioni..

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