Per lo più, è stata vomitata dai giornalai nazionali una valanga di merda, cui seguiranno mirabolanti misure repressive di un Governo che avrebbe altro cui pensare.
A mio avviso, tuttavia, nessuno ha toccato il tema che leggerete, che rappresenta IL problema di quanto accaduto.
Vi invito a togliere il termine "ultras" da ciò che avete sentito ed aggiungere la parola "voi". Fatelo, perché ciò che oggi sta succedendo per i tifosi di calcio, domani lo applicheranno indiscriminatamente a tutti.
Quando andavo a scuola, mi hanno fatto studiare le teorie contrattualistiche (Hobbes, Locke, Rousseau), che sostenevano che la società si basa su un contratto tra stato e cittadini, per cui i cittadini rinunciano a parte della loro libertà in cambio della certezza di essere ben governati.
Aggiungevano anche che se lo stato rompe il patto, il potere diventa illegittimo ed il popolo ha il diritto di ribellarsi.
Ecco, a Salerno è successo proprio quello, lo stato ha rotto il patto. Ma commentatori, sociologi, giornalisti hanno fatto finta di non capirlo e questo ha fatto sì che gran parte della gente non si sia accorta di chi ha per primo fatto carta straccia del contratto sociale. Si deve solo ringraziare se il popolo, invece di spaccare tutto, si è limitato a festeggiare che non si sia giocata una partita, impedendo così che l'insulto al contratto sociale arrivasse a termine.
I fatti. Lo stato ti dice: cittadino, ti chiedo di rinunciare alla tua libertà costituzionale di movimento, di farti schedare su una tessera magnetica, di far conoscere i tuoi movimenti, in quale posto allo stadio ti siedi, se vai a cacare nell'intervallo; in cambio ti assicuro "corsie preferenziali" e ti garantisco di poter seguire la squadra in trasferta.
A parte le "corsie preferenziali" che sono rimaste, come tutti immaginavano, delle solenni prese di culo, domenica scorsa lo stesso stato, per mezzo del suo rappresentante provinciale, cioè il prefetto di Salerno, ha detto: m'importa una sega delle promesse, se hai fatto la tessera, se sei stato un cittadino ossequioso delle leggi, io so' io e te non sei un cazzo, per cui ti vieto di andare alla partita.
Il popolo tifoso ha risposto con anche eccessiva tranquillità, limitandosi a chiedere ai giocatori di non giocare una partita su cui incombevano comportamenti antigiuridici da parte di chi le leggi dovrebbe farle rispettare.
Apriti cielo: i giornalisti, i commentatori, sempre pronti a leccare culi ai potenti e dare addosso alle vittime predestinate, si sono sfogati a chiedere la galera (nel paese in cui nemmeno gli assassini varcano le porte del carcere) e dare del delinquente, a chi? Ai tifosi.
Non uno, salvo l'unico che non è servo dei potenti, Massimo Fini, ha minimamente stigmatizzato il comportamento del prefetto che, non volendo o potendo fare quello che era il suo dovere, cioè garantire il regolare svolgimento della partita, ha preferito l'atto di imperio di cancellare le norme di quello stato di cui dovrebbe essere servitore e non padrone.
E quello che è più grave è che è cominciata la repressione, con i beati giornalisti a benedire, di quei tifosi che hanno osato nientemeno che festeggiare l'interruzione della partita.
Ecco, una società che conta prefetti come quello di Salerno, giornalisti come la quasi totalità di questa categoria, cittadini che si bevono le novelle dei tifosi brutti, sporchi e cattivi, meriterebbe quello che auspicavano i filosofi Hobbes, Locke e Rousseau: la rivolta, non l'interruzione di una partita. Proprio la rivoluzione, perché domenica non è stata insultata la libertà dei tifosi della Nocerina, ma i fondamenti del rapporto tra stato e cittadini.
Aggiungevano anche che se lo stato rompe il patto, il potere diventa illegittimo ed il popolo ha il diritto di ribellarsi.
Ecco, a Salerno è successo proprio quello, lo stato ha rotto il patto. Ma commentatori, sociologi, giornalisti hanno fatto finta di non capirlo e questo ha fatto sì che gran parte della gente non si sia accorta di chi ha per primo fatto carta straccia del contratto sociale. Si deve solo ringraziare se il popolo, invece di spaccare tutto, si è limitato a festeggiare che non si sia giocata una partita, impedendo così che l'insulto al contratto sociale arrivasse a termine.
I fatti. Lo stato ti dice: cittadino, ti chiedo di rinunciare alla tua libertà costituzionale di movimento, di farti schedare su una tessera magnetica, di far conoscere i tuoi movimenti, in quale posto allo stadio ti siedi, se vai a cacare nell'intervallo; in cambio ti assicuro "corsie preferenziali" e ti garantisco di poter seguire la squadra in trasferta.
A parte le "corsie preferenziali" che sono rimaste, come tutti immaginavano, delle solenni prese di culo, domenica scorsa lo stesso stato, per mezzo del suo rappresentante provinciale, cioè il prefetto di Salerno, ha detto: m'importa una sega delle promesse, se hai fatto la tessera, se sei stato un cittadino ossequioso delle leggi, io so' io e te non sei un cazzo, per cui ti vieto di andare alla partita.
Il popolo tifoso ha risposto con anche eccessiva tranquillità, limitandosi a chiedere ai giocatori di non giocare una partita su cui incombevano comportamenti antigiuridici da parte di chi le leggi dovrebbe farle rispettare.
Apriti cielo: i giornalisti, i commentatori, sempre pronti a leccare culi ai potenti e dare addosso alle vittime predestinate, si sono sfogati a chiedere la galera (nel paese in cui nemmeno gli assassini varcano le porte del carcere) e dare del delinquente, a chi? Ai tifosi.
Non uno, salvo l'unico che non è servo dei potenti, Massimo Fini, ha minimamente stigmatizzato il comportamento del prefetto che, non volendo o potendo fare quello che era il suo dovere, cioè garantire il regolare svolgimento della partita, ha preferito l'atto di imperio di cancellare le norme di quello stato di cui dovrebbe essere servitore e non padrone.
E quello che è più grave è che è cominciata la repressione, con i beati giornalisti a benedire, di quei tifosi che hanno osato nientemeno che festeggiare l'interruzione della partita.
Ecco, una società che conta prefetti come quello di Salerno, giornalisti come la quasi totalità di questa categoria, cittadini che si bevono le novelle dei tifosi brutti, sporchi e cattivi, meriterebbe quello che auspicavano i filosofi Hobbes, Locke e Rousseau: la rivolta, non l'interruzione di una partita. Proprio la rivoluzione, perché domenica non è stata insultata la libertà dei tifosi della Nocerina, ma i fondamenti del rapporto tra stato e cittadini.

Purtroppo è da tempo che insultano la nostra libertà, ed il calcio è solo un aspetto, vale sempre di più su tutta la vita sociale, politica, civile, familiare....
RispondiEliminaSolo che per ora e sottolineo per ora stiamo ancora troppo bene e le pecore non si ribellano ancora al pastore....